Mentre sui forum si specula sulla dicotomia ludica tra simcade e simulazione tout court, Project Cars 2 arriva sul mercato con la promessa di segnare, più del suo predecessore, un solco profondo proprio nel mezzo. Più realistico e complesso di un qualsiasi Gran Turismo e, anche, di un Forza Motorsport, il secondo capitolo della serie targata Slightly Mad Studios sembra quasi voler settare nuovi standard in una categoria a parte, dove gli elementi di una fisica sicuramente più accurata rispetto alla citata concorrenza si mescolano a decine di settaggi personalizzati e personalizzabili. Realistico il giusto e a più livelli, quindi, ma adatto lo stesso solo a chi, armato di pad e volante, voglia davvero cimentarsi con un racing ricco di contenuti e spiccata personalità.
IN PISTA NON ESISTONO AMICI
Project Cars 2 non è un gioco amichevole. Non per forza, almeno. I settaggi di default, posizionati nel mezzo delle possibilità offerte dalla fisica che regola l’universo di gioco, mettono le cose in chiaro già nella prima corsa quando, in attesa di completare il corposo download del codice, veniamo messi al volante di una McLaren 720S sul circuito americano di Long Beach. Pur venendo dall’ottimo F1, l’impatto con il gioco, armati di un semplice dual shock in dote alla console utilizzata per la prova, è stato in parte destabilizzante. Proprio come sarebbe, evidentemente, nella realtà, controllare un bolide con un motore V8 da oltre 700 cavalli su un tracciato particolarmente tecnico non è stato per nulla facile e, anzi, i primi minuti di gioco sono passati più a sbattere contro i guardrail che sulla traiettoria completa. Eppure, prima cedendo agli aiuti elettronici dal menù e poi, giro dopo giro, ritornando alle impostazioni iniziali, cercando magari di replicare il setting reale della vettura, quando il gioco completo era ormai installato sull’hard disk ed il Logitech G29 già collegato il danno era ormai fatto. Colto da frenesia competitiva ed entrato in sintonia con la particolare filosofia alla base dell’interessante progetto ho cominciato a chiedere sempre più realismo, sempre più difficoltà, sfidando, in alcuni casi, i limiti delle mie capacità di pilota virtuale e, anzi, andando a cercare nuove difficoltà tramite l’innalzamento delle abilità e aggressività degli avversari. Project Cars 2 non è un gioco amichevole, per niente, ma è anche uno splendido prodotto per qualità e quantità dei contenuti.
SEMPRE DI PIÙ, SEMPRE PIÙ FORTE
Si parta proprio dai numeri. Importanti, notevolmente incrementati rispetto alla prima interazione. Se il primo capitolo si presentava come una produzione quasi artigianale per quanto rifinita e piacevole, Project Cars 2 non nasconde la sua anima da prodotto Tripla A. Lo fa, appunto, anche nella quantità di auto, tracciati, competizioni e licenze che compongono tutte le modalità, in primis quelle single player. Sono ben 189 le vetture fedelmente riprodotte, per 9 diverse serie che, poi, si ampliano in diverse categorie per oltre 140 circuiti, noti e meno noti, estratti da oltre 60 location. Dai Kart alla Formula Rookie, passando per il campionato inglese Ginetta: i primi passi all’interno del magico mondo delle corse scorrono tra i campionati cui il nostro acerbo pilota virtuale accede dopo aver firmato i contratti con le varie scuderie. Dopo aver settato la lunghezza delle gare e delle regole dei weekend, è evidente come ogni auto e, più in generale, ogni categoria presenti le sue peculiari caratteristiche. Come dire che ogni bolide è diverso dall’altro. Per davvero. Il modo in cui si guida una monoposto è evidentemente agli antipodi rispetto allo stile e alla tecnica richiesti da una vettura da Rally o, magari, da una supercar stradale. E allora, la “gabbia” in cui è comunque rinchiusa la carriera in singolo, diventa una sorta di scuola guida che, serie dopo serie, si trasforma in accademia. Inutile dire che per primeggiare in ogni categoria e con ogni auto servirà molto più tempo e molta più dedizione di quella richiesta da un qualsiasi simcade. Escludendo dalla nostra trattazione l’iconico Assetto Corsa, probabilmente l’unico racing sul mercato a giocare in una categoria realmente diversa, Project Cars 2 sposta l’asticella della simulazione verso punti inesplorati dalla più famosa e commerciale concorrenza. Le differenze con altri prodotti, per altro, si riflettono anche nelle enormi possibilità di personalizzazione nascoste tra i vari menu. Detto degli aiuti e del livello di realismo e puntualizzando come anche l’IA dei piloti e la loro aggressività siano elemento da plasmare alle proprie esigenze, quello che colpisce è l’incredibile mole di setting dedicati al numero di giri, avversari in pista, condizioni meteo stagionali e incidenza del ciclo giorno/notte.
https://www.youtube.com/watch?v=eAK9LKWlkZ0
Si tratta di variabili che, oltre ad incidere visivamente, influenzano pesantemente ogni singola esperienza, modificando in più casi l’approccio alla gara ed il gameplay. Non si tratta solo di percezione, ma di cambiamenti, alle volte anche bruschi e improvvisi, che incidono pesantemente sulla fisica. In Project Cars 2, insomma, si sente ogni giro del motore, ogni goccia d’acqua scesa sulla pista, ogni temporale abbattutosi sulla vettura, persino ogni piccola pietra portata sull’asfalto da un incauto fuoripista del pilota che ci precede. Si badi, per la maggior parte si tratta di elementi e sensazioni presenti parzialmente anche nel primo capitolo, ma che in questo seguito rivendicano con forza maggior influenza. Per certi versi, al netto dei soliti aiuti e di impostazioni personali che possono limitare e semplificare in maniera drastica il gameplay, Project Cars 2 resta un’esperienza di guida estrema, alle volte quasi violenta nel suo sbatterti addosso qualsiasi tipo di imprevisto una gara automobilistica potrebbe realmente custodire nella vita di un pilota professionista.
SEMPRE DI PIÙ, SEMPRE PIÙ BELLO
La struttura della carriera, pur ingabbiata nell’evoluzione tipica del novellino pronto a farsi strada e un nome nell’universo corsistico, regala ad ogni step diverse categorie ed eventi che, a dirla tutta, rischierebbero altrimenti di rendere l’incedere della campagna un po’ troppo monotona. Scampato il pericolo di una schematicità troppo pressante, è giusto puntualizzare come sia sempre possibile, in qualunque momento, creare la propria corsa o il proprio evento utilizzando, sin da subito, qualsiasi tipo di contenuto. Non vi sono, insomma, circuiti o auto da sbloccare, ma solo gare da creare, decidendo qualsiasi elemento possibile. Lunghezza, meteo dinamico, stagione. Una piccola ripetizione, questa, che ci permette di introdurre adeguatamente la critica sugli aspetti tecnici del titolo Bandai Namco.
Partendo da un frame rate ancorato ai 60 fotogrammi al secondo, obiettivo minimo del team su console, la versione PS4 ha mostrato un’ottima modellazione delle vetture e, soprattutto, degli interni. Lo stesso dicasi per i tracciati e gli elementi, tanti elementi, a bordo pista, ennesimo step evolutivo di questo secondo capitolo. Ottimo anche il sonoro, specie nella riproduzione dei rombi e della loro percezione a prescindere dalla visuale utilizzata. Quello che più stupisce, però, sono proprio le peculiari caratteristiche legate alla dinamicità del meteo, con effetti notevoli su quanto mostrato a schermo. La realizzazione della pioggia, lieve o temporalesca, ma anche della neve, si mescolano con lo scorrere del tempo, realistico o accelerato, per creare fotografie deliziose, fatte di luci e colori tipiche di una stagione piuttosto che di un’altra. Certo, lo stile asettico dei circuiti professionistici non può, per sua natura, regalare la fantasia e la scenografia di un Forza Horizon. Eppure, quando a bordo di una Ferrari da Turismo si affrontano altri 30 avversari sulle strade della Costa Azzura, partendo magari con la pioggia del pomeriggio per poi, dopo decine di sorpassi al crepuscolo, tagliare il traguardo sotto il cielo stellato, si comprende la grandezza anche visiva di una produzione imponente che, specie su PS4 Pro e, quindi, a risoluzioni maggiori, urla con orgoglio una sorta di primato tecnologico con cui tutti, anche nei prossimi mesi, dovranno comunque fare i conti.