Nintendo, con il Game Boy, sperimenta con successo nel 1989 il settore delle console portatili, di cui diventa leader incontrastata; nessuno, nel corso degli anni ‘90, riesce a scalfire il dominio della grande N, andato consolidandosi sempre più con il Game Boy Color. Atari, Sega, SNK e Bandai – giusto per citare i competitor più accreditati – capitolano miseramente nel tentativo di togliere lo scettro alla casa di Mario e Zelda.

Le cose però potrebbero cambiare verso la metà del primo decennio del nuovo millennio: la parola chiave diventa multimedialità, ossia la possibilità da parte dei nuovi sistemi d’intrattenimento di trascendere il mero concetto di gaming strizzando l’occhio alla telefonia, ai navigatori satellitari e agli MP3. Può la multimedialità rappresentare la nuova frontiera degli handheld? Aziende come la finlandese Nokia e la svedese Tiger Telematics sono disposte a scommetterci, tanto da presentare rispettivamente i sistemi N-Gage e Gizmondo, quest’ultimo oggetto di interesse di questo articolo.
L’ESORDIO
Gizmondo viene presentato alla stampa nel 2004; la sua uscita avviene nel marzo dell’anno successivo. Forte di specifiche tecniche notevoli per l’epoca (sulle quali torneremo) Gizmondo entusiasma la stampa specializzata e non. Anche nel nostro paese testate come il Sole24Ore si occupano di questo dispositivo, pompandolo come hardware dal futuro radioso.

Opinioni della stampa a parte, Tiger Telematics crede nel proprio progetto tanto da aprire in diversi paesi negozi specializzati nella commercializzazione di Gizmondo; su tutti, spicca quello inaugurato a Londra a Regent Street. Non solo: per il lancio del proprio dispositivo la compagnia scandinava arriva ad organizzare un party presso il Park Lane Hotel in cui compaiono personalità come Danii Minogue, Sting, Busta Rhymes, Pharrell e Jamiroquai.

Almeno inizialmente, poi, pare esserci un interesse non indifferente da parte di vari publisher, pronti a supportare l’handheld con titoli anche esclusivi. Tutto sembra promettere al meglio per Gizmondo.
SPECIFICHE
La console si presenta con un design compatto e dai colori sobri, con una forma che rimanda ai classici sistemi di gioco portatili più che ad un cellulare. Sul lato anteriore risaltano al di sopra dello schermo i cinque key buttons per la gestione dei menu e la regolazione del volume, su quello posteriore la fotocamera ed il coperchio per il vano batteria. Sul lato inferiore, oltre allo slot per SD card e jack per le cuffie, compare anche un secondo slot mini USB.
Oltre alla scheda grafica GoForce 3D 4500 (che garantisce un’alta risoluzione di 320 x 240 pixel) frutto della partnership con NVIDIA, Gizmondo vanta caratteristiche impressionanti per i tempi; qualità, certo, ma anche quantità, pensando alle tante funzionalità multimediali.
Tecnicamente, infatti, si parla di una macchina con un processore Samsung ARM9 a 400 Mhz di frequenza, 128 MB di RAM e uno slot per SD card. A fare di Gizmondo un sistema d’intrattenimento a tutto tondo contribuiscono le applicazioni GPS per localizzazione e mapping, la fotocamera JPEG da 1.3 megapixel, la possibilità di riprodurre file in formato MP3 e MPEG 4 e il Bluetooth per il multiplayer. Forte del sistema operativo Windows CE 4.2 e del lettore Windows Media Player 9, Gizmondo attinge dalla telefonia mobile per l’invio e la ricezione di SMS e MMS. Per una panoramica completa vi rimando al seguente video:
I GIOCHI
La libreria software Gizmondo è davvero molto esigua; ufficialmente, risultano usciti per questa console circa venti giochi. La quasi totalità dei titoli consiste in giochi esclusivi; solo EA Sports (Fifa Football 2005, SSX 3) e SCI (Carmaggedon, Richard Burns Rally) sviluppano porting di alcuni propri franchise.

Titoli di un certo interesse sono lo stiloso Toy Golf, Gizmondo Motocross 2005, Sticky Balls (una sorta di biliardo con l’obiettivo di eliminare le palle presenti nell’area di gioco facendole scontrare tra loro), Ball Busters (un Arkanoid in 3D) e la raccolta Fathammer Classics.
LA TRISTE FINE
Gizmondo rimane sulle scene per poco meno di un anno. Parlando di vendite, la stima è di appena 30000 unità vendute in tutto il mondo, cosa che fa di questo prodotto uno dei peggiori flop di sempre; per fare un raffronto, N-Gage di Nokia, uscito poco prima di Gizmondo, riesce a vendere qualcosa come 300000 pezzi.

Al fallimento contribuiscono sicuramente un supporto da parte delle terze parti dapprima garantito ma poi venuto meno, una campagna marketing sprovveduta (annunciare a pochi giorni dal lancio lo sviluppo di un secondo modello crea senza dubbio confusione nei consumatori) ed un prezzo non proprio alla mano intorno ai 400 dollari. Voler offrire un qualcosa di innovativo – non solo in termini di potenza ma anche per funzionalità non espressamente legate al gaming – ad un’utenza forse non ancora mentalmente pronta per cambiamenti così radicali può costare caro, come purtroppo insegna la storia.

Attualmente, Gizmondo si trova in rete con quotazioni che oscillano tra gli 80 e i 150 euro; la rarità della console ed il suo prestarsi all’emulazione ne fanno un oggetto di culto. Nota a margine: Tiger Telematics fece parlare molto di sé anche per via delle peripezie giudiziarie in cui venne coinvolto il CEO Stefan Eriksson, personaggio stravagante e divenuto famoso per spese folli (come riportato sopra). Eriksson venne accusato di appartenenza alla mafia di Uppsala e condannato a dieci anni di carcere per frode.

Tra le frodi perpetrate da questo soggetto possiamo ricordare quella legata al progetto “Smart Ads”: l’idea di base era quella di vendere Gizmondo ad un prezzo molto più basso rispetto alla standard edition introducendo inserzioni pubblicitarie da far apparire sullo schermo, inserzioni che l’utente doveva vedere per poter continuare a giocare. Di fatto, tenuto conto degli alti costi di produzione di Gizmondo, sarebbe stato impossibile coprire tali spese abbassando drasticamente il prezzo di vendita della console; l’unico intento di Eriksson era quello di intascare anticipatamente gli introiti per gli investimenti pubblicitari. Molte compagnie abboccarono; Tiger Telematics accusò perdite per centinaia di milioni di dollari e dichiarò bancarotta nel gennaio del 2006.