Vagrant Story: Il sogno rivelatore di Yasumi Matsuno

Sean Murray

2000 – Non fosse che per il prezioso supporto riservatogli negli anni da un coriaceo stuolo di cultori, Vagrant Story sarebbe praticamente scomparso dalla memoria collettiva: un destino senz’altro difficile da spiegare, visto il singolare clamore con cui venne accolto all’epoca del suo debutto sul mercato.Ā Volendo azzardare un’ipotesi tesa a sbrogliare l’enigma, si potrebbe in ogni caso ricondurre questa deriva mediatica ad un’impostazione fin troppo originale che, andando ad infrangere molti dei dogmi strutturali propri del culto JRPG, avrebbe finito col trasformarlo nel sovrano incontrastato di una stretta corte di sognatori, piuttosto che in un’epica avventura degna di essereĀ celebrata come un Final Fantasy VII.

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La trama di Vagrant Story ci avrebbe trasportato alla volta dei fascinosi orizzonti del regno Valendia: un immaginifico universo dai tratti architettonici nord-europei lacerato dalla guerra civile e inevitabilmente legatoĀ alla sorte dell’antichissima cittĆ  di LeĆ  Monde.

Frutto della precisa scelta di rimpiazzare la classica storyline progressiva con un semplice antefatto di background, ma anche della volontaria decisione di lasciare il minimo spazio possibile a molti dei più collaudati clichĆ© di categoria quali la presenza di aree neutrali in cui intrattenersi con PNG, il sistema di accumulo dei punti esperienza e la massiccia presenza di filmati in CGI, l’opera prodotta e diretta da Yasumi Matsuno sarebbe in tal senso vissuta degli equilibri del suo gameplay, trasformando elementi generalmente contestuali come esplorazione dei dungeon e combattimenti annessi nel proprio centro di gravitĆ .

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Sempre in rottura con i dogmi concettuali della categoria JRPG della sua epoca, Vagrant Story permetteva ai giocatori diĀ vedere i nemici sparsi per i dungeon in tempo reale, offrendo cosƬ loro l’eventuale opportunitĆ Ā di sottrarsi ai famosi combattimenti casuali.

BenchĆ© siaĀ lecito immaginare il contrario, Vagrant Story non si riduceva, tuttavia, ad uno sterile esperimento tattico: il mondo di gioco, il suo ideale avatar,Ā Ashley Riot,Ā e i rispettivi comprimariĀ presentavano uno spessoreĀ tale da non temere alcun confronto con i più celebrati colossi del settore, nĆ© tanto meno con suggestioniĀ letterarie di classica memoria.Ā E non soltanto in virtù dei riferimenti concettuali e strutturali rintracciabili nel fascinoso setting adottato, ma anche e soprattutto per la cura riservata alla creazioneĀ di figure portanti tutt’altro che ordinarie.Ā 

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Il personaggio di Ashley Riot ĆØ stato al centro di uno dei più insoliti equivoci della storia moderna dei videogame, nonchĆ© fulcro di polemiche più o meno marcate circa la sua effettiva identitĆ  sessuale. A fronte di un nome proprio dichiaratamente femminile e di un abbigliamento non esattamente convenzionale, il giovane Riskbreaker era tuttavia un uomo tutto d’un pezzo. Se non altroĀ a livello biologico, come ribadisconoĀ i più maliziosi.

Più simile ad un atto d’amore incondizionato nei confronti del genere di riferimentoĀ che ad una semplice sfida ai suoi dogmi,Ā Vagrant StoryĀ vaĀ in tal senso inquadrato come il coraggioso mattatoreĀ di una delle più arditeĀ rivoluzioni concettuali mai azzardate in suolo orientaleĀ e riconosciuto, per estensione, quale una delle opere più rilevanti della storia degli RPG moderni.


IN VIDEO

Per entrare in contatto con la profonda essenzaĀ di Vagrant StoryĀ ĆØ assolutamente necessario provarlo con mano: in questo senso, non c’ĆØ davvero video che possa assolvere, anche solo in parte, alla funzione. In ogni caso, ondeĀ agevolare l’eventuale processo di avvicinamento al capolavoro,Ā il seguente filmatoĀ potrĆ  anche bastare…