Lo stand-alone di Relic vince, ma non convince. Scopriamo assieme il perché. [Review]
Poche saghe fantascientifiche sono tanto adatte alla trasposizione videoludica quanto quella di Warhammer 40k: l’universo ideato da Games Workshop è un colossale campo di battaglia, all’interno del quale si affrontano eserciti spaziali che più cattivi (e carismatici) non si può. Non è un caso che la succulenta ambientazione sia stata declinata in più di una salsa: dal seminale Space Hulk al wargame a turni Rites of War, allo sparatutto in soggettiva Fire Warrior. In ambito RTS, è Dawn of War a reggere lo stendardo di Warhammer 40k.
La serie targata Relic, forte di due titoli principali e di cinque pacchetti aggiuntivi, si qualifica come una delle più interessanti ed evocative dell’attuale panorama strategico. Ci occupiamo, oggi, dell’ultimo nato in questa prolifica nidiata di espansioni: Retribution, titolo stand alone che, però, riprende e rafforza il gameplay proprio di Dawn of War II e del successivo Chaos Rising.
Diciamo subito che l’ultima fatica di casa Relic giunge sui nostri monitor all’insegna della conservazione: praticamente nessun cambiamento radicale è stato introdotto. “More of the same”, come dicono gli anglosassoni: non che sia un male, di per sé, quando sia il “more” che il “same” sono di qualità. Retribution risulta essere, come i suoi predecessori, un tattico in tempo reale che fa del ritmo serrato e della spettacolarità i propri cavalli di battaglia: gestione delle risorse semplificata e grande enfasi sulla microgestione di squadre ed eroi. Alla prova dei fatti, si tratta di uno strategico contaminato con elementi di role-play – esemplificati dalla crescita in esperienza e abilità dei comandanti – e persino di hack and slash. La vaga ispirazione “diablesca” del titolo Relic si ravvisa soprattutto nelle campagne, le cui missioni si risolvono spesso e volentieri nell’attraversamento di mappe lineari e nello sterminio di orde di nemici e tostissimi boss finali, pronti a lasciarsi dietro, una volta che li avremo costretti ad abbandonare il mondo dei vivi, una pletora di armi, armature ed equipaggiamenti con cui rivestire i più tamarri tra i nostri eroi.
Parlando di campagne, Retribution ne offre ben sei, una per ciascuna razza. Occorre frenare gli entusiasmi, però: le differenze fra una campagna e l’altra sono risibili, le mappe riciclate all’insegna del risparmio, e l’esperienza di gioco complessivamente molto simile. Nondimeno, si tratta pur sempre di sedici missioni single-player e di sei eserciti, ciascuno di essi liberamente utilizzabile sia in modalità schermaglia contro il PC che online: tutto ciò garantisce una longevità che, pur non rivelandosi straordinaria come si potrebbe pensare di primo acchito, rimane comunque attestata su buoni livelli.
Oltre alla nuova campagna, il piatto forte di Retribution è rappresentato dall’introduzione della Guardia Imperiale, che va ad aggiungersi a Tiranidi, Space Marines, Eldar, Orki e Caos. Di certo il più “umano” tra gli eserciti di Warhammer, sia quanto a stile visivo che per quanto riguarda le premesse narrative, la Guardia non possiede la tecnologia Eldar né il fanatismo battagliero dei Marines: quello che non le manca sono i cannoni. Grossi e rumorosi, spesso montati su veicoli corazzati all’inverosimile, supportati da legioni di fantaccini, ciascuno con il suo simpatico fucile laser. Un volume di fuoco incomparabile, quindi, per un’armata che si qualifica, essenzialmente, come difensiva, ed ha dalla sua anche l’opzione di edificare bunker e torrette sul campo di battaglia.
In linea di massima, l’intero impianto di gioco di Retribution sembra virare leggermente in favore della difesa. Le battaglie multiplayer sono sempre serrate, e il controllo aggressivo del territorio rimane fondamentale, ma i nuovi, limitati elementi di costruzione delle strutture e di reclutamento contribuiscono a uno stile più classico e meno votato all’azione tattica immediata.
Dal punto di vista tecnico, Retribution conferma il valore di Dawn of War II. Il motore grafico non è più all’avanguardia e non si distingue per numero di poligoni o purezza delle texture, ma l’impressione di insieme è ancora ottima, le battaglie si susseguono spettacolari in un tripudio di esplosioni ed effetti, mentre le animazioni, soprattutto quelle relative agli scontri in mischia, restano convincenti. Come resta convincente il sonoro, e soprattutto le voci dei soldati, auliche e sopra le righe come Warhammer 40k comanda.
Alla fine della fiera, Retribution non cambia troppo le carte in tavola: Dawn of War II resta tale e quale a sé stesso, e chi non ne ha apprezzato lo stile non cambierà certo idea. Quanto ai contenuti aggiuntivi, qualcosa di più si sarebbe potuto, onestamente, fare – una sola nuova unità per razza, ad esempio, non è poi moltissimo – ma gli appassionati apprezzeranno comunque.