1982 – Che si tratti di mera teoria, pura letteratura o magari di concreta sperimentazione, la robotica si conferma quale una delle più affascinanti scienze mai sviluppatesi nel corso del secolo passato.

Battezzata dallo scrittore ceco Karel Čapek nel 1920 attraverso l’introduzione del noto termine e successivamente codificata da Isaac Asimov attraverso il conio delle rispettive Tre Leggi cardine, essa ha rappresentato un’inesauribile fonte di ispirazione per i game designer: quale ideale estensione del rapporto tra uomo e macchina, gli stessi videogiochi costituivano d’altronde un campo d’applicazione ideale per chiunque volesse esplorarne le eventuali controindicazioni.

Tra tutte le opere legate a quello che potremmo facilmente definire quale uno dei canovacci più antichi della storia di questo medium, il leggendario Robotron: 2084 rimane a tutt’oggi il più eminente. Speculando diabolicamente sull’ipotetica violazione dei tre succitati princìpi, il top-view shooter firmato da Eugene Jarvis e Larry DeMar ruotava intorno l’eroica impresa di un androide incaricato di proteggere gli esseri umani dalla collera genocida delle macchine in rivolta.

Sviluppandosi all’interno di un’unica videata di gioco animata dall’elementare, ma efficacissima rappresentazione di vittime, predatori ed eventuali dettagli ambientali, il gioco si risolveva negli estremi di una dura prova di resistenza il cui scopo non era costituito dalla vittoria definitiva, bensì dalla sola e disperata ricerca di vite bonus atte a prolungare il conflitto.

Forte di un sistema di controllo incredibilmente reattivo che avrebbe beneficiato oltremodo dell’implemento di due differenti stick analogici rispettivamente asserviti ai movimenti del protagonista e al puntamento del fuoco offensivo, Robotron: 2084 assurse ben presto al rango di vera e propria droga a gettoni.

Divenuto col tempo un punto di riferimento imprescindibile per i frequentatori delle sale giochi, Robotron: 2084 si sarebbe guadagnato una serie più o meno interminabile di cloni, remake e omaggi di sorta, tanto da sopravvivere fino ai giorni nostri nei formati più disparati.