La leggenda narrava che i videogiochi ispirati a film o cartoni animati fossero tutti inevitabilmente mediocri. Da bambini, questa regola era abbastanza infallibile, e capitava di acquistare un titolo perché amanti della storia originale, rimanendo poi allegramente fregati. Certamente c’erano delle eccezioni (anche rilevanti), ed oggi più che mai la situazione è cambiata in meglio. Di recente, decine di titoli ispirati agli anime sono approdati in occidente, mentre in oriente ce ne sono a bizzeffe praticamente da sempre, e innegabilmente di qualità se ne trova eccome.
Naruto, Dragon Ball ed Attack on Titan hanno fatto la loro bella figura con le loro recenti incarnazioni videoludiche, e ne sono molto lieta. Tuttavia, esiste ancora qualche caso in cui un titolo basato su un’opera animata tenti di avere successo unicamente grazie ad essa, senza impegnarsi nel creare un gameplay valido ed adeguato all’atmosfera a cui si ispira. Ciò vale soprattutto per anime molto popolari, magari apprezzati soprattutto da un target giovanile o femminile (e lo dico da donna), per il quale si può pensare che basti più il contorno dell’effettivo contenuto.
Little Witch Academia è un’opera animata davvero gradevole, di cui mi posso definire senza remore una grande ammiratrice. Il feeling di leggerezza degli episodi si mescola elegantemente ad un sottotono di mistero, creando una storia sempre spensierata ma con elementi sorprendenti e maturi. E poi c’è la magia, che ovviamente rende tutto più interessante e vendibile, nonché la presenza di numerosi personaggi ben caratterizzati ed impossibile da odiare. Con queste premesse, avevo un cuore d’asino ed uno da leone nel provare Little Witch Academia: Chamber Of Time, perché temevo che si ripetesse la maledizione in cui la qualità del cartone animato assorbisse il resto, lasciando solo uno scheletro di gameplay. Avevo ragione, ma solo in parte.
La vita a Luna Nova è uno sballo
La nostra avventura in Little Witch Academia: Chamber of Time è divisa in due, e include le nostre scorribande nella scuola di Luna Nova e le sanguinose battaglie in misteriose realtà parallele. L’accademia magica di per sé sarebbe abbastanza interessante da attirare la nostra attenzione, perché è grande ed offre parecchio da esplorare. Fin troppo ad essere onesti: è complesso all’inizio riuscire ad orientarsi e capire come gestire i vari eventi, anche se ci viene incontro il fatto che i primi giorni di gioco siano fortemente guidati e ripetitivi. I personaggi presenti sono quasi tutti quelli dell’anime ed è gradevole interagirci, godendosi anche qualche cut-scene e dialogo con le voci originali giapponesi. Può essere fastidioso che la storia sia ambientata nella prima sezione del cartone animato, poiché ciò fa sì che le relazioni tra i personaggi siano in stato embrionale: è come un gioco di Dragon Ball in cui Goku e Piccolo vogliono ancora uccidersi. Retrò.
A parte la sezione di avventura scolastica, il fulcro del gioco è una sorta di picchiaduro a scorrimento che si sviluppa in dungeon, sbloccabili recuperando diversi tipi di chiavi. Ogni dungeon può ospitare mostri, un (grosso) boss finale o risorse utili per proseguire, come armi, accessori o elementi per creazioni magiche. Nonostante ci sia parecchia carne al fuoco, il gameplay del combattimento é veramente semplice: abbiamo a disposizione un certo numero di incantesimi, per la verità modificabili e potenziabili, ed attacchi base per sconfiggere i nemici. Ogni magia richiede un certo tempo di ricarica per essere utilizzata, ma alla fin fine ci si ritrova a mashare il bottone d’attacco, in un delizioso caos di maghette.
Poter personalizzare la propria squadra scegliendo tra 7 alleate migliora la situazione, anche se alla fin fine é solo il capogruppo ad essere controllato: le altre 2 fanno un po’ quello che vogliono, e la IA non brilla per intelligenza (per la verità nemmeno quella dei mostri….). Tirando le somme, abbiamo a disposizione numerosi potenziamenti, trucchi ed equipaggiamento per tentare di migliorare il nostro potenziale d’attacco, ma tutto ciò si scontra con lotte ridicolmente facili e abbastanza ripetitive. Un vero spreco.
La Magia è negli occhi di chi guarda
Chamber of Time è un delizioso miscuglio di elementi apprezzabili, in primis l’ambientazione, le cut-scene e la stessa presenza dei personaggi, e di mezzi disastri. La resa grafica è piuttosto deludente e poco curata, escludendo le scene animate, mentre la stessa Akko si muove in maniera bizzarra, a scatti, ed anche i combattimenti sono lenti e sembrano davvero macchinosi. Tutti i mostri paiono avere l’artrite, e il frame rate instabile non è d’aiuto. Le belle musiche, voci e tutti gli elementi presi dall’anime (peraltro appositamente scelti per essere appetibili anche per chi non lo conosce), sono gradevoli, ed anche la chiara volontà di voler arricchire il titolo inserendo innumerevoli opzioni di creazione oggetti, potenziamento magie e abilità, ma tutto ciò si fonde con una sostanziale mancanza di sostanza. Si può decorare con gemme preziose un vestito, ma se poi è pieno di buchi, rimane comunque difficile da indossare con orgoglio.
Da appassionata delle streghette di Luna Nova, mi trovo un po’ combattuta: da una parte vorrei punire il solito cliché di titolo che esiste unicamente basandosi su una serie animata, dall’altra mi sento di giustificare in parte le carenze grazie alla cura messa per accontentare i fan più accaniti, e alla buona fede (credo) di voler creare un videogioco facile ed accessibile per tutte le giovani amanti di Little Witch Academia.