1984 – Ispirato all’omonimo cartoon prodotto dalla Hanna Barbera Productions Inc. tra il 1982 e il 1984, Pac-Land si distinse come uno dei primi arcade platform a scorrimento della Pixel Era, prendendo nette distanze dalla maze-structure che aveva contraddistinto il Pac-Man originale. Caratterizzato da un gameplay essenziale ed immediato, il gioco catturò l’attenzione dei gamer dell’epoca grazie ad un comparto grafico molto vivace e colorato, le cui morbide forme naif rimandavano direttamente al look della serie animata.

Ulteriormente rafforzato dalla riproposizione delle medesime ambientazioni viste in tv, il legame tra le due produzioni sarebbe andato ad alterare la stessa fisionomia del mitico Pac: l’ingorda sfera dai denti aguzzi che il pubblico aveva imparato ad amare avrebbe difatti sfoggiato ora gambe, braccia, nasone e completo da alpino, proprio come si conveniva ad un qualsiasi emulo degli eroi disneyani. A completare una metamorfosi concettuale che non tutti riuscirono ad apprezzare, l’implemento di una storyline più articolata che vedeva il Nostro intento ad aiutare una dolce fatina sperdutasi in quel Pac-Town a ritrovare la strada per il Reame Fatato.

Curate dalla divisione interna della Namco, ma affidate a publisher alternativi quali Grand Slam Entertainment, Atari Games e Quicksilva, le conversioni home del gioco riuscirono a catturare solo in parte l’appeal visivo del progetto originale, finendo allo stesso tempo per estremizzare i limiti concettuali di un format decisamente acerbo. Ma quale versione avremmo dovuto scegliere per godere del porting migliore? Scopriamolo insieme!
VERSIONE NES – 1985 NAMCOT

Prima conversione a giungere sul mercato Home, l’edizione NES puntava tutto sulla velocità di scrolling, sacrificando molti dei graziosi dettagli caratterizzanti i fondali dell’edizione originale. Il risultato ottenuto avrebbe ripagato solo in parte questa scelta. Uscito pressoché in concomitanza col ben più efficace Super Mario Bros., Pac-Land venne presto bollato come un suo modesto clone.
VERSIONE AMSTRAD CPC – 1988

In termini visivi la versione Amstrad riusciva a limitare in modo pressoché accettabile i danni derivanti dal drastico calo di risoluzione. Peccato che il coefficiente di giocabilità risultasse tuttavia compromesso da uno scrolling tutt’altro che fluido e un notevole delay nella risposta dei comandi.
VERSIONE SPECTRUM ZX – 1989

Al contrario dell’edizione Amstrad, la versione Spectrum ZX avrebbero garantito un solido feedback dei comandi, pagando però caro dazio sotto il profilo puramente grafico. Orfano di tutti gli sgargianti colori che ne caratterizzavano la versione originale, il gioco avrebbe difatti smarrito il suo proverbiale look da cartoon e con esso la rispettiva identità.
VERSIONE C64 – 1988

Più che competitiva sotto il profilo del gameplay e graficamente curata, la conversione C64 si rivelò probabilmente la migliore dell’intero lotto 8Bit. Ad offuscare, sebbene solo in parte, l’ottima prova profusa dal team Quicksilva l’adozione di una palette cromatica dai toni piuttosto opachi e il contingente supporto di un tappeto sonoro non certo all’altezza degli standard di sistema.
VERSIONI AMIGA / ATARI ST – 1989

Come prevedibile, le versioni Amiga e Atari ST presentavano un comparto grafico molto più fedele alla controparte originale, ma perdevano qualche colpo di troppo in ottica gameplay. Tra i difetti più fastidiosi, uno scrolling non esattamente fluido e il cronico delay dei comandi, reo di alterare in negativo gli equilibri dell’intera esperienza di gioco.
VERSIONE ATARI LYNX – 1991

Giunta sul mercato con ben 8 anni di ritardo rispetto al lancio del codice originale, la versione Lynx di Pac-Land si distinse come una delle più performanti. Benché il comparto grafico apparisse visibilmente alleggerito, nonché viziato da evidenti sgranature, il gameplay risultava tanto fluido e reattivo da assicurare un esperienza di gioco persino superiore di quello apprezzata in sala.
VERSIONE MSX – 1989

Accomunabile all’edizione Spectrum ZX per look e prestazioni, la versione MSX di Pac-Land avrebbe perso un’eventuale confronto diretto per via della slavatissima palette cromatica impiegata che riduceva gli elementi dei fondali a pixellose griglie biancastre, privando peraltro lo sprite del Pac del suo proverbiale color giallo. Discorso leggermente diverso per un feedback dei comandi sicuramente più solido, ma comunque inferiore rispetto a quello offerto dalla macchina Sinclair.
VERSIONE TURBOGRAFX 16 – 1989

A fronte del pur egregio lavoro svolto da Atari in ambito portatile, la palma del porting perfetto spetta di rigore al possente Turbografx 16: un sistema passato d’altronde alla storia per la qualità delle sue conversioni da arcade. A rendere quest’edizione del gioco ancor più speciale, l’apporto di numerose migliorie strutturali volte ad ottimizzare le dinamiche basilari del gameplay originale e affinare ulteriormente un comparto grafico a questo punto impeccabile.