Obbligo o Verità, Recensione del nuovo film horror di Jeff Wadlow

Obbligo o Verità, titolo italiano dell’interessante horror statunitense Truth Or Dare?, arriva sui nostri schermi dopo aver raccolto consensi e qualche critica in giro per il mondo e ci propone un film perfetto per l’estate, tra brividi, salti sulla sedia ed una trama che, pur legata ad alcuni cliché forse un po’ troppo desueti, alla fine risulta interessante e ben scritta.

Un plot che ricorda molto da vicino le classiche produzioni dell’orrore riprodotte negli anni ottanta, a tratti persino i classici film da Drive-In statunitense in cui un gruppo di ragazzi, poco più che ventenni, come da manuale, si ritrovano invischiati in una storia dalle atmosfere tetre, sinistre, persi tra le loro paure più recondite e segrete costretti, loro malgrado, a dover dire la verità a tutti i costi, o a fare una penitenza che, guarda caso, si rivelerà complessa e mortale in caso di errata esecuzione.

Obbligo o Verità

Si, perché Obbligo o Verità si basa su un semplice gioco infantile, molto di moda negli Stati Uniti, in cui si sceglie se rispondere a una domanda con la pura verità, per quanto scomoda, oppure di dover superare una prova spesso imbarazzante o difficile da fare. Un passatempo innocuo, in cui di solito un gruppo di amici se la cava al massimo con un ragazzo che confessa di essere segretamente innamorato della sua migliore amica, o una ragazza che deve dare prova di coraggio togliendosi il reggiseno davanti a tutti. Joke Time, direbbero negli States. Ma se a guidare il gioco è una misteriosa entità maligna, le cose si complicano, ed è proprio quello che scopre il manipolo dei nostri sventurati eroi che, per seguire un nuovo amico appena conosciuto a una festa, si ritrova in un sito archeologico infestato, legato a una maledizione a dir poco inquietante.

Obbligo o Verità

Un horror anni ottanta, ai tempi dei social network

Obbligo o Verità è un fin troppo classico horror demoniaco vecchio stile, con possessioni, chiese, antichi luoghi infestati, maledizioni, come non se ne vedevano da tanto, con ottimi ritmi narrativi ed assenza di tempi morti. Le persone morte invece non mancano. La sceneggiatura è a cura di Michael Elliot Reisz, un attore ed autore californiano che i fan di Star Trek ricordano nel ruolo dell’ipocondriaco ufficiale scientifico William Telfer a bordo della Voyager. I dialoghi di Obbligo o Verità sono semplici ma ben scritti, ed il tutto potrebbe essere stato girato tranquillamente nel 1986, se non fosse per alcuni piccoli particolari che rimandano alla modernità. Ad esempio alcune citazioni necessariamente legate al mondo di oggi, come ad esempio la modernità ed attualità dei social network, citati molto spesso nel film, oltre che a Internet stesso, del resto. La ricerca della maledizione di Spring Break sul motore di ricerca Google, ad esempio, è una scena che, trentanni fa, si sarebbe svolta in una polverosa biblioteca di un monastero, mentre oggi bastano due click sul computer. La ricerca sul web di Truth Or Dare?, oltretutto, è una sorta di presa in giro di quello che faranno gli spettatori in cerca delle recensioni del film, cosa che, voi stessi lettori di questo sito, curiosi sul film, avete appena fatto. Oggi, ammettiamolo, la prima cosa che si fa nel ricercare informazioni su una persona, è cercarlo su facebook, ed è proprio così che i nostri eroi trovano il misterioso Carter, il ragazzo che, in Messico, li ha coinvolti in questa storia dell’orrore. Grazie a un semplice “tag” sul social. E che dire dei filtri di Snapchat, una trovata geniale, che oltretutto è uno dei momenti chiave del film, mentre un amico si trasforma all’improvviso in nemico, poiché posseduto dal macabro gioco. Anche l’idea del regista Jeff Wadlow, innovativa, di inquadrare l’orrore attraverso lo schermo di uno smartphone, attualizza una storia altrimenti squisitamente retrò.

Per il resto il film è ricolmo di trovate classiche, cliché old-style e trucchetti narrativi che funzionano sempre bene sullo schermo. Antichi rituali recitati in spagnolo, violenze su delle bambine avvenute nel passato che sono il motivo catartico per cui l’umanità deve pagare la sua stessa esistenza, un arcaico spirito demoniaco, Calux, che si impadronisce di un gioco infantile proprio in ricordo di quello che è accaduto, evocazioni, il sacrificio estremo della lingua da parte di chi è, forse senza reale colpa, colpevole di questa situazione. Tanti segreti inconfessabili e vecchie storie, la rottura di un vaso che va a citare il fin troppo inflazionato Vaso di Pandora, da sempre uno degli escamotage narrativi più usati nell’horror, il chiedersi, anche da parte dello spettatore, se davvero funzionerà il rito di quella misteriosa vecchia suora.

Per il cast del film il regista ha avuto una geniale trovata, ed ha deciso di scegliere alcuni attori più o meno noti, ma che, per qualche motivo, erano già nel cuore degli appassionati dell’orrore. La protagonista, in particolare, Lucy Hale, dopo aver debuttato in un talent Show come cantante, ha recitato in piccole parti in diverse serie TV come The O.C. o CSI, ma il grande pubblico la ricorda per il ruolo in Scream 4 del regista di culto Wes Craven. Anche Tyler Garcia Posey, dopo una gavetta in TV con tante serie come SmallVille o Teen Wolf, ha avuto una parte nell’horror demenziale Scary Movie V. L’attore canadese Landon Ryan Liboiron è un volto ben noto per la sua apparizione nella serie R.L. Stine’s The Haunting Hour e nel sequel del film cult L’Ululato, The Howling: Reborn del 2011.  Un altro canadese, Nolan Gerard Funk, ha partecipato a L’uomo senza ombra 2 e Riddick con Vin Diesel. L’affascinante Violett Beane è stata un volto della serie The FlashAurora Perrineau è apparsa nel film cult Freaks of Nature, commedia horror tra le più amate dal pubblico di fedelissimi del genere. Nulla lasciato al caso, quindi. Un personaggio in particolare, anticipiamolo senza fare troppi spoiler, è un vero classico e misterioso Deus ex Machina, grazie al quale, forse, l’incubo potrebbe avere fine. La bravura degli attori, di fatto tutti provenienti da una buona gavetta di settore, tra TV e cinema, non mette in evidenza l’uno piuttosto che l’altro, in un lavoro corale davvero ben interpretato.

Obbligo o Verità

Location evocative, FX e musiche citazionistiche d’autore

La scelta delle ambientazioni è davvero ben realizzata, con scenari di primo piano evocativi e molto affascinati. Il Messico, in primo luogo, con le sue spiagge assolate e le sue ragazze scollacciate. Alcune scene in interni, come quella ambientata in una sala biliardo, o quella in biblioteca, sono parecchio coinvolgenti, e la cura dei particolari nella preparazione dei set salta subito all’occhio. Una scena ambientata nel classico ospedale fa sobbalzare dalla sedia, un semplice vecchio trucco ma sempre efficace, mutuato dal cinema d’annata. Diversi particolari sono realizzati egregiamente, ed anche le trovate sceniche sono ottimizzate al massimo, la scritta della frase che da il titolo al film, Obbligo o Verità, Truth or Dare, in questo caso, è ben mascherata negli arredi urbani, ed anche la cura di personaggi minori ed oggetti di scena è palese, tra questi spiccano ad esempio un barbone, una macchina, ed un inquietante graffito. Stesso discorso per alcuni particolari di scene forti, come il Marchio a fuoco sul braccio, ottenuto con pochi spicci, ma decisamente efficace. Da non sottovalutare, nella visione d’insieme, i curati effetti speciali realizzati da Janison Scott Goei, un grande veterano del settore, che realizza FX dai primi anni novanta per il cinema indipendente e quello hollywoodiano, uno dei suoi primi lavori è L’ultima profezia del 1995, ma è conosciuto anche per aver contribuito a film come L’angelo del male, Hellraiser 5 dell’indimenticabile “Saga dei Supplizianti” tratta da una storia originale di Clive Barker, e, soprattutto, la trilogia Dal Tramonto All’Alba.

A dare coesione al tutto ci pensa infine una brillante colonna sonora di stampo carpenteriano decisamente d’atmosfera realizzata dal musicista statunitense Matthew Margeson. Il Maestro del cinema fantahorror, del resto, insegna, e, come dice John Carpenter, anche la scena più stupida, con la musica d’atmosfera giusta può diventare una scena esplosiva. Tra le opere a cui ha collaborato Margeson con le sue musiche ricordiamo diversi film, a partire da Catwoman, nel 2004, fino alla parodia cartoon Night of the Living Carrots, ispirata all’opera di George Romero del 1968 La Notte dei Morti Viventi. Non solo film, però, nella sua carriera, ma anche decine di serie televisive ed anche videogiochi, tra i quali PlayStation All-Stars Battle Royale.

Blumhouse Productions: l’orrore costa poco e rende tanto

L’ultimo film del regista di culto del settore horror Jeff Wadlow è prodotto dall’ormai specialista Blumhouse Productions,una casa di produzione statunitense, fondata nel  duemila da Jason Blum che, dopo aver prodotto alcune commedie e polizieschi, si è pian piano specializzata in thriller e sopratutto film horror a basso costo che, spesso, si rifanno al mai dimenticato filone dei B Movies all’americana degli anni ottanta. Obbligo o Verità, ad esempio, può vantare un budget di soli tre milioni e mezzo di dollari. Tra i grandi successi della casa spiccano film come The PurgeInsidious, Ouija del 2014 ed il suo seguito Ouja – L’origine del male del 2016 ma sopratutto la serie Paranormal Activity, che vanta ben quattro episodi al suo attivo, ed è uno dei maggiori successi della casa fondata da Jason BlumThe Visit, falso documentario in salsa horror del 2015 diretto dal regista indiano Manoj Nelliyattu Shyamalan, ha incassato ben novantotto milioni di dollari, costando meno di cinque milioni. Lo stile, dunque, altro non è che quello della gloriosa casa britannica Hammer Film, fondata nel 1949 da William Hinds che ha prodotto centinaia di film a basso costo basandosi spesso su mostri famosi, come Dracula o Frankenstein, e distribuita, guarda caso, da Universal Pictures. Tutto torna, dunque.

Tra Teen Horror industriale e citazionismo d’autore per appassionati, Obbligo o Verità resta sempre in bilico tra i due filoni, dovendo, per forza di cose, produrre un’opera commerciale per le sale cinematografiche e per il grande pubblico senza pretese, ma con la voglia, sempre e comunque, di creare qualcosa di artistico ed unico, desiderio, in fondo, di ogni autore cinematografico a prescindere dal genere. Il lavoro di ricerca dietro il film è decisamente alto, forse maggiore di quello che richiederebbe un “vero” prodotto dell’orrore industriale come molti vorrebbero etichettare l’invece appassionate pellicola. Del resto, il periodo preso in esame dal regista Jeff Wadlow, riconosciamolo, è stato uno di quelli che di più hanno dato al genere horror, e negli anni ottanta pellicole basate su un simile canovaccio narrativo andavano decisamente per la maggiore. In tempi più recenti solo la fortunata saga di Final Destination, che dal 2000 ad oggi ha visto ben cinque capitoli, si è ispirata allo stesso modello cinematografico. A differenza del film di James Wong IV, regista anche in serie TV cult come X-Files e Millennium, oltre che del bizzarro film Morte a 33 giri, dedicato al mondo della musica Heavy Metal, però, la pellicola di Jeff Wadlow ha un cattivo molto ben caratterizzato e che troverà una manifestazione fisica ben solida, mentre il film di Wong ha solo un impalpabile destino di morte come nemico, nulla di tangibile. Anche Lucio Fulci, ricordiamolo, si autodefiniva un semplice artigiano dell’orrore. Certo, è difficile fare Arte quando sei coinvolto in una produzione commerciale, per di più a basso costo, ne sappiamo qualcosa, ma se davvero si ha un messaggio da dire quello verrà compreso, prima o poi, dal pubblico e dalla critica.

Una pellicola vecchio stile, dunque, questo Obbligo o Verità, che ben si inserisce nel filone degli horror soprannaturali anni ottanta, ricolmi di suore e preti con segreti misteriosi. Citazioni dal mondo moderno che paiono quasi stonare col resto, una trama a tratti banale e già vista, ma al contempo appassionante scritta in modo egregio da un veterano del settore, con musiche d’atmosfera che paiono quasi citare lo stile carpenteriano. Un film che abusa spesso di citazioni dei vecchi colpi di scena tipici del settore, come ad esempio la tanto amata “pozza di sangue” che incede da sotto la porta, un vero grande ed indimenticabile classico del genere horror. Il finale impossibile, sappiatelo, vi stupirà decisamente.

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.