Fa strano (ri)giocare a Red Faction Guerrilla. Fa strano perché, nonostante gli anni, Volition ci ha dimostrato che un sistema di gioco collaudato non serve necessariamente a farci immergere nel suo mondo, così come bastano degli elementi di contorno per trasformare l’esperienza del giocatore in un vero e proprio parco giochi della follia. Bombe, esplosioni e un pianeta (rosso) che è al totale servizio del videogiocatore, ma soprattutto una gestione della fisica che anche oggi farebbe impallidire alcuni esponenti di questa generazione videoludica. Insomma, il titolo divenne pian piano un cult tra gli appassionati, ed è anche per questo motivo che la rimasterizzazione di Red Faction Guerrilla, annunciata al pubblico con il simpatico sottotitolo del Re-Mars-tered, attirò fin da subito le discussioni della community. Intendiamoci, Red Faction Guerrilla non era di per sé perfetto già nel 2009, ma le sue (molte) qualità erano effettivamente bastate a innalzare l’opera di Volition a un piccolo classico degli open world. L’azienda statunitense era d’altronde già rodata nel genere grazie ai due capitoli realizzati di Saints Row e, non a caso, sarebbe stata proprio la serie dei Saints a dare nuova linfa vitale a Red Faction. Per dirne una, il Geo-Mod 2.0, straordinario motore grafico adottato nel sistema delle distruzioni in Guerrilla, sorse anche dalle ceneri dei Saints Row. Tutte chicche che regalano ovviamente un certo spessore al piccolo gioiello di Volition, ma non è su questo che giustamente andremo a concentrare l’attenzione. Piuttosto, torniamo sul nocciolo della questione: com’è questa Re-Mars-tered?
Alec Mason, una macchietta alla ricerca della libertà
Partendo dalle questioni più basiche, non fu sicuramente la narrazione di Red Faction Guerrilla a sbalordire i giocatori nel periodo d’uscita del gioco. Piuttosto, la trama del titolo altro non fu che un banalotto pretesto per dare il via alla nostra guerriglia contro la malefica Earth Defense Force. Chi è questa organizzazione, vi chiederete? Beh, il nostro arrivo su Marte non sarebbe stato così brutale se non grazie alle forze armate dell’EDF, che nel corso del tempo (e dalla conclusione di Red Faction, ambientato 5 anni prima di Guerrilla) avevano ottenuto il totale controllo del Pianeta Rosso, ora soggiogato con violenza dalle ingerenze quotidiane dei militari. Insomma, una dittatura già non andrebbe bene agli occhi di un comune mortale, tant’è che finiremo fin da subito a confrontarci con questa realtà, ma Alec Mason non vuole essere un rivoluzionario. Il suo arrivo su Marte è difatti segnato dalla volontà di… incassare qualche danaro in più dai preziosi minerali del pianeta, e poco gli importa se in mezzo a tutto ciò avrebbe trovato la dominanza di un esercito o l’altro. Un evento improvviso (quanto prevedibile, va detto) stravolgerà tuttavia le motivazioni di Mason, che da classico lavoratore senza scrupoli si tramuterà in un rivoluzionario pronto a unirsi alla Red Faction per eliminare qualsivoglia forma dell’EDF dal Pianeta Rosso. Da lì, Mason non vedrà altro che violenza nella sua trasferta su Marte, tra macchiette discutibili e altri pretesti narrativi.
Bastano alcuni filmati in CG per darci finalmente il controllo del nostro Mason e del mondo di gioco, blando adesso così come in passato. Per carità, la Re-Mars-tered di Red Faction Guerrilla riesce a migliorare il feeling generale della nostra esplorazione su Marte, sistemando texture, ombre ed effetti di illuminazione. Ma ovviamente non è tutto. Oltre a ciò, la rimasterizzazione di THQ Nordic si concentra anche nel fornire un minimo sindacale di 60fps e una risoluzione nativa da 4K nelle versioni per PlayStation 4 Pro e Xbox One X. Considerati gli intenti del team, è strambo notare che le carenze maggiori della Re-Mars-tered cominciano sfortunatamente a mostrarsi nel framerate del titolo, che cade sporadicamente tra cali improvvisi degli fps nelle fasi di gioco più concitate e problematiche relative al frame pacing; tutti dettagli che non incitano sicuramente all’acquisto immediato, assolutamente, ma che finiscono nondimeno a dare una nuova linfa vitale al mondo di Marte costruito da Volition quasi 10 anni fa.
Il problema è che ciò non riuscirà mai a tinteggiare un mondo di gioco che fatica a uscire dal classico stereotipo del Pianeta Rosso, il quale vive tra ambientazioni deserte e altre che, nonostante cerchino di variare e distaccarsi dalla base dettata da Volition, continuano a vivere nella banalità; un grigiore che purtroppo non spingerà mai il neofita a esplorare quelli che potrebbero essere gli scorci più interessanti del Pianeta Rosso. Fortunatamente, è anche in questo momento che entrano in gioco le demolizioni di Guerrilla.
Rest In Pieces, tra Martelli leggendari e Cariche a distanza
Qual è lo spirito che contraddistinse Red Faction Guerrilla dagli altri open world della scorsa generazione videoludica? Il tutorial è autoesplicativo in tal senso, e vi basteranno degli sparuti minuti di gioco per assorbire la mole di distruzione che dovrete causare per la guerriglia. Aiutato dal fratello maggiore di Mason, infatti, il nostro obiettivo iniziale in quel di Marte sarà la devastazione totale di una struttura abbandonata con il nostro abnorme Martello da lavoro. Tra botte da orbi e falciate rovinose, il nostro ruolo da demolitore doc della Red Faction sarà chiaro in maniera lampante, tant’è che il nostro Alec Mason comincerà il suo viaggio tra le vette del Pianeta Rosso con un bel numero di Cariche esplosive a distanza; quel che basta per non destare dei sospetti nell’Earth Defense Force, ovviamente!
Da lì, le risorse andranno riesumate dagli edifici che avremo distrutto, che si potranno successivamente investire nel potenziamento del nostro armamentario o, in alternativa, nella costruzione di nuovi strumenti di guerra da adottare in battaglia. I nostri conflitti con l’EDF, insomma, non si ridurranno al classico sparatutto ignorante, ma già alla difficoltà Normale proporranno un livello di sfida che non si potrà fronteggiare con leggerezza. Ecco quindi che entreranno in gioco le potenzialità del Geo-Mod 2.0, con le nostre armi che potranno aprire un varco tra le strutture circostanti, facendo crollare un intero soffitto in testa ai soldati nemici o la porzione di un ponte per rallentare i loro movimenti, e così via; tutte tattiche che non fanno altro che stratificare un titolo che ai tempi non poteva permettersi il sistema di coperture di un Gears of War, o tanto meno un gameplay rivoluzionario. Se non per il fenomenale motore fisico, Red Faction Guerrilla è un titolo che non vuole aprire altri scorci nel genere degli open world, ieri così come oggi.
Piuttosto, il mondo di Red Faction Guerrilla viene sorretto dalle classiche missioni principali e secondarie, divise a seconda del grado di difficoltà, delle risorse ottenute o del controllo della zona in gioco. Tra tutte le variabili dovremo tuttavia osservare con cura il controllo della zona, visto che gestione della mappa di gioco, spezzettata tra 6 sezioni, sarà sempre condizionata dall’Earth Defense Force, lasciando alla Red Faction la ribellione come unico atto di protesta nei confronti dei loro oppressori. Dovremo di conseguenza affrontare le missioni secondarie, che varieranno tra la classica sequenza d’assalto e le sezioni di pura demolizione, passando per le missioni di salvataggio e perfino per degli spostamenti a tempo. Una volta che il controllo della zona dell’EDF scenderà a zero, Mason avrà la possibilità di attivare una missione di liberazione, che si chiuderà con l’occupazione totale della sezione da parte della Red Faction. Un sistema classico e sicuramente piacevole nel 2009, sì, ma che negli anni ha dato spazio ad altre soluzioni. Ahìnoi, Red Faction Guerrilla è invecchiato male, e si sente.