Chicken Assassin: Reloaded Recensione, tiriamo il collo al pollo!

Chicken Assassin Reloaded

Mean McAllister è un duro. Mean McAllister picchia come un fabbro decisamente su di giri. Mean McAllister è… un pollo. Con premesse del genere non potevamo non occuparci del titolo di One SharkAkupara GamesChicken Assassin: Reloaded, non credete? Ma chi è Mean McAllister, macchina di distruzione durante il giorno e focoso amante nelle ore dopo il crepuscolo? Beh, non vi resta che scoprirlo affrontando insieme a noi il suo viaggio alla ricerca della sua amata Candy.

Polli, pupe ed ematomi sparsi

Ignorante. Questo è il primo aggettivo che viene alla mente pensando a Chicken Assassin: Reloaded. Pregno di rimandi alla pop culture degli anni ’90 e ’80 dello scorso secolo e carico di quello humor sottile come un baobab che ha caratterizzato buona parte delle produzioni cinematografiche in primis, ma che ha attraversato ogni aspetto dell’entertainment delle ultime due decadi del ventesimo secolo, Chicken Assassin: Reloaded si presenta al suo debutto su home console (abbiamo avuto l’occasione di testare con mano il lavoro di OneSharkAkupara nella versione Nintendo Switch) come un monumento al trash e allo humor più becero. E va bene così, fa egregiamente il suo lavoro, tutto è contestualizzato e funzionale allo spartano gameplay del gioco. La storia di Mean McAllister è quanto di più banale e scontato ci sia, tanto da poter essere riassunta senza alcuno spoiler in sole poche righe: durante un incontro di lotta clandestino il nostro eroico materiale per brodini incontra lei, Candy, compagna del temibile Dr. Spritzel. E tra il nostro pennuto e la svampita biondina l’amore trabocca, come da una cornucopia, per approdare al tragico epilogo: il Dr. Spritzel, resosi conto che le piume regolarmente rinvenute tra le sue lenzuola non provengono da un cuscino malconcio e strapazzato, rapisce la fedifraga amante e costringe il nostro buon (mica tanto) Mean McAllister a fare ciò che meglio gli riesce, ossia: scendere in campo e spaccare qualche sedere, magari intonando una bella marcetta per darsi la carica. Da qui si parte, attraversando tutta una serie di livelli popolati da MOB splendidamente caratterizzati che dovremo prendere a schiaffibottigliate e fucilate per far capire a Spritzel chi è il vero e unico pollo alpha.

Chicken Assassin: Reloaded

No pain, no gain. Non fate i polli!

È un po’, insieme all’ignoranza di cui sopra, il mantra di Chicken Assassin: Reloaded e soprattutto del suo gameplay che definire spartano è un eufemismo. Di fatto il titolo, per quanto improntato all’azione nuda e cruda, è un action RPG basato sull’utilizzo di un singolo tasto e di uno stick analogico, attraverso il quale muoveremo il nostro indicatore. Questo è forse il maggior limite del gioco, che nasce come un punta-e-clicca, formula funzionale se armati di mouse e tastiera e del tutto organica per la release iniziale, su PC, del titolo ma del tutto macchinosa e in grado di spezzare il ritmo elevato del gioco se approcciata tramite un pad. I comandi risultano lenti, a volte imprecisi, e vedere Mean McAllister soccombere ai propri nemici soltanto a causa di uno scrolling del cursore troppo lento e incespicante scatena crisi di rabbia cataclismatiche. La difficoltà complessiva del gioco, inoltre, non è molto elevata e sin dai primi minuti si è in grado, anche grazie alla moltitudine di oggetti che potremo equipaggiare, di competere con la minaccia rappresentata dai molti nemici. Come dicevamo, la natura RPG del titolo si palesa quasi immediatamente, anche se tutto è lasciato all’intuizione del giocatore: non ci sono tutorial, non ci sono spiegazioni. Si viene presi, implumi pulcini, e scaraventati solo laddove i più forzuti dei pennuti possono sopravvivere, in mezzo alla bolgia. Per farlo, oltre ai nostri formidabili cazzotti piumati, avremo a disposizione un cospicuo numero di armi, alcune delle quali decisamente stravaganti. Porre fine a una rivolta armati di fucile a pompa? Visto e rivisto, ne conveniamo. Ma mettere fine alla stessa sommossa armati di un collo di bottiglia rotto, magari agghindati come le modelle del paginone centrale di Vogue (la versione rumena o armena, probabilmente) non ha quasi prezzo. In Chicken Assassin: Reload avrete questa e molteplici altre possibilità. Starà a voi scegliere come e in che vesti affrontare i vostri nemici.

Chicken Assassin: Reloaded

Tanto loot, molti nemici ma… poca ciccia su questa graticola

Gli oggetti collezionabili, così come i vari nemici, sono davvero un numero spropositato. I primi poi, nell’ottica RPG del titolo, garantiranno boost unici alle nostre principali statistiche, come attaccodifesadanno critico e via dicendo, in perfetto stile gioco di ruolo anni ’90. Eh già, tutto basato su percentualistatistiche, per la gioia dei più attempati tra i giocatori. Ma, ahìnoi, esiste un però ed è pure ingombrante, quasi quanto i bicipiti di Mean McAllister: l’offerta di gioco è scarsa, ridotta come i brodini della nonna, quelli dove infilavi il cucchiaio e questo rimaneva in piedi come un soldatino. Quelli, per intenderci, pieni di mille odori e colori ma che poi, di fatto, avevano un gusto solo. Questo è quello che accade con Chicken Assassin: Reloaded, che appare come un coacervo di colori e impressioni ma che, di fatto, propone poco al giocatore. Oltre alla modalità storia, abbastanza lunga e in grado di impegnare per alcune ore, avremo solo un’altra modalità di gioco denominata Boss Raid, nella quale dovremo batterci sia contro il tempo che contro i vari boss (per l’occasione potenziati, come se ci fosse davvero bisogno di altri.. steroidi!) incontrati durante le nostre peripezie. Vero è che le migliaia di combinazioni possibili, grazie al nutrito numero di equipaggiamenti, garantiscono una continua ventata di freschezza alle nostre sessioni ma rimane comunque il fatto che due sole modalità di gioco, peraltro abbastanza simili tra loro, siano un’offerta davvero ridotta… all’osso. Menzione, veloce, d’onore per il comparto tecnicoaudio del gioco: tutto gira, fila e suona come meglio non si potrebbe, senza sbavature degne di nota. Come direbbe il buon Francesco Amadori, questo è un pollo 10+!

Chicken Assassin: Reloaded

Chicken Assassin: Reloaded riesce a divertire, e lo fa bene. Magari non è il massimo, sia chiaro, ma fa il suo sporco lavoro senza scomporsi. Mean McAllister, il pollo più tosto della storia, è sicuramente un personaggio dotato di grande carisma e appeal, specialmente se come chi vi scrive apprezzate una sana dose di trash e uno humor a volte un po’ pesante. I continui richiami alla pop culture delle ultime decadi dello scorso secolo è forte e quasi irresistibile, come i baci della bella Candy per il nostro pennuto eroe, e riesce a irretire i più nostalgici. La realizzazione tecnica di questo porting è praticamente ineccepibile, il motore di gioco regge benissimo ogni situazione e riesce a far girare tutto egregiamente, sia in modalità handheld che fissa. Purtroppo ha anche dei difetti e, nonostante tutto, questi pesano non poco sul prodotto finale che risulta tanto accattivante quanto povero di contenuti. Peccato, perché questo nuovo anti eroe, così umano nelle sue debolezze, ne esce alla fine come un pollo.
Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.