This Is The Police 2 Recensione, benvenuti (forse) a Sharpwood

This is the police 2

Nulla è solo bianco o nero, specialmente nella piccola e chiusa comunità dei poliziotti di provincia. Con questa premessa ci siamo approcciati a This Is The Police 2, il titolo a metà tra graphic novelgestionale dei ragazzi di Weappy Studios. Un po’ noir, estremamente crudo sin dalle prime (lente) battute, questo piccolo titolo indie ha molto più da dire di quanto appaia ad una occhiata superficiale. Ecco quindi che, armati di lente di ingrandimento e spirito da navigati detective, ci siamo messi al lavoro su questo “caso”.

Benvenuto a Sharpwood, agente Boyd

Chi ha già testato la prima iterazione della saga di Weappy Studios conoscerà sicuramente Jack Boyd, protagonista del precedente capitolo, che qui ritroviamo invecchiato e al limite della sconfitta nella piccola, fredda e tetra cittadina di Sharpwood. Amena, rurale e spietatamente banale nella sua provincialità, Sharpwood nasconde una faccia dura e spietata sotto la maschera di una soporifera realtà suburbana e, in questo contesto, il reduce Boyd si troverà invischiato suo malgrado in una serie di delittuosi eventi che lo porteranno a dover uscire dall’anonimato e a prendere nuovamente le redini di una squadra di agenti di polizia, ognuno afflitto dai propri problemi. Questo, insieme alla narrazione, è uno dei punti di forza del titolo: l’essere riusciti a rendere una vera dimensione umana, non parodistica non forzata, ad ogni comprimario che incontreremo nelle nostre avventure. L’ottimo doppiaggio e la fantastica narrazione sono il giusto complemento alla trama, che riesce a essere accattivante e a riservare sorprese. L’incipit da solo, per quanto lento, conquista immediatamente l’attenzione: dopo aver preso in affitto una piccola proprietà, Jack Boyd verrà arrestato dagli uomini dello sceriffo Lilly Reed nell’ambito di una operazione antidroga. Messo spalle al muro, rinchiuso in una cella, Boyd si troverà costretto a rivelare alla collega la propria identità e quale modo migliore per dimostrare di essere un vero agente di polizia se non quello di mettersi al servizio, sia pur ufficiosamente, della comunità? Da qui partiranno le vicende del titolo che, come abbiamo già accennato, sono il vero cuore dell’esperienza. Scordatevi sparatorie e arresti clamorosi: in This Is The Police 2 avrete a che fare con la vita da poliziotto, ma non quella vista nelle serie TV.

This is the police 2

Poca azione ma tanto ragionamento

Il gameplay di This Is the Police 2 ci vedrà impegnati in tre diversi tipi di missione: emergenzainvestigazioneazione sul campo. Quest’ultima è la fase più concitata di gioco e, lasciatevelo dire, offre la stessa quantità di azione di una partita alla bocciofila locale. In modalità azione infatti saremo chiamati a gestire in prima persona gli agenti sul campo, muovendoli e assegnando loro azioni specifiche a seconda delle differenti abilità ed esperienza di ognuno, in una sorta di combattimento a turni dall’esito sempre incerto: non sarà infatti così raro veder saltare tutta la nostra strategia a causa di un evento casuale repentino, come una sentinella nemica che sceglie di girare a destra piuttosto che a sinistra durante la propria ronda. Per il resto il titolo offre esattamente la stessa proposta di gioco di This Is The Police, il suo predecessore, in un trionfo del more of the same che, seppur raffinato nelle meccaniche e un filo più appagante, non riesce a toglierci un po’ di amaro dalla bocca. Sarebbe stato infatti bello vedere una maggior evoluzione del titolo, magari con sessioni dal pacing più alto, tanto per spezzare la monotonia delle (lunghe) sessioni narrative. Se cercate l’azione, questo non è il titolo per voi.

This is the police 2

Visivamente appagante e tecnicamente curato

Innanzitutto, una piccola lode a Weappy: la localizzazione in italiano, perlomeno nei sottotitoli, riesce a rendere facile e godibile seguire lo snodarsi dell’articolata trama di gioco. Questo, unito ad un buon comparto tecnico e ad uno stile grafico peculiare, un cell shading che appare quasi abbozzato e nel quale i volti dei personaggi sono anonimi, da un nuovo valore al doppiaggio, ottimo e in grado di creare, insieme alle atmosfere del gioco e ai temi trattati, una vera e propria empatia nei confronti di Jack BoydLilly Reed e gli altri agenti della stazione rurale di Sharpwood. Su questo fronte non abbiamo trovato nulla da eccepire, anzi, possiamo tranquillamente affermare che This Is The Police 2 può essere preso ad esempio: una produzione indipendente, perchè di questo parliamo, con una tale attenzione al dettaglio è rara, quasi unica. Il gameplay spartano, che fa da mera cornice a quella che potrebbe essere definita una sorta di serie TV interattiva, riesce ad essere funzionale seppur ci sia qualche piccolo problema di bilanciamento della difficoltà. A volte, infatti, sembra quasi di partire in perenne svantaggio, con un sistema di gioco lento a lodare e premiare ed estremamente repentino nel punire ogni piccolo errore nella gestione della nostra squadra di poliziotti.

This is the police 2

Un titolo che basa il suo appeal sulla narrativa, su una storia che aldilà delle banalità proprie dei temi trattati riesce ad irretire anche trattandosi di un more of the same. Non c’è azione, non nel senso canonico del termine, ma tanto pathos si. Le peripezie di Boyd, i problemi di Lilly Reed e tutta l’umanità degli agenti della piccola stazione di Sharpwood traspaiono da ogni cutscene. This Is The Police 2 ci ricorda che la vita dietro ad un distintivo è fatta di scelte, che non tutto è bianco o nero e che la vita di un poliziotto, seppur di provincia, è fatta di una scala di grigi. Starà a noi scegliere quale gradazione di grigio vestire e se essere buoni poliziotti o agenti corrotti. La trama, il doppiaggio e la narrazione salvano il titolo che, a conti fatti, è da intendersi più come una evoluzione del primo capitolo che come una produzione ex novo. Cercate pathos e umanità? Le troverete a Sharpwood, ma se volete l’azione e gli inseguimenti e le sparatorie non esitate: prenotate piuttosto un volo per Los Santos.
Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.