Destiny 2 I Rinnegati Recensione, Bungie compie il miracolo

Destiny 2 I Rinnegati

Dite la verità, se state leggendo queste righe siete fra quelli che sei-sette mesi fa (e anche prima) davano Destiny 2 per spacciato, morto e sepolto sotto una pioggia di critiche e insulti nei confronti di Bungie, rea di aver confezionato un prodotto che non è riuscito neanche lontanamente ad essere all’altezza del primo capitolo, soprattutto nella progressione dell’endgame, ormai ridotta ad un banalissimo grinding totalmente fine a sé stesso e al semplice aumento di livello piuttosto che alla ricerca di armi, armature e segreti davvero interessanti. Eppure al lancio il gioco aveva venduto molto bene: prendere i soldi e continuare a fornire un supporto blando e svogliato sarebbe stato facile, ma Bungie, anche per rispetto degli accordi stipulati con Activision e del piano decennale promesso alla community, non si è lasciata tentare. Al contrario, si è seriamente rimboccata le maniche e ha iniziato, a inizio 2018, un percorso di profondo rinnovamento, una strada complessa e tortuosa che ha attraversato un’infinità di scalette e road-map e un DLC, La Mente Bellica, il quale ha parzialmente risvegliato i giocatori ed è riuscito a tenerli impegnati quel tanto che bastava per arrivare a Settembre e all’Anno 2. E temporeggiare è servito. Possiamo dirvelo già da ora, senza timore di essere smentiti: con I Rinnegati (o l’originale Forsaken, se preferite) Destiny 2 è risorto.

Luce e Oscurità

Il totale cambio di marcia impresso da Bungie al suo pargolo è avvertibile già nella storia, nei toni, nei dialoghi fra i personaggi e nell’atmosfera generale, ben più cupa e con colori più affini al passato. I Rinnegati si svolge principalmente sull’Atollo, una zona che i veterani del primo capitolo ricorderanno benissimo. Situato nella cintura di asteroidi fra Marte e Giove, è la casa degli Insonni, una fra le misteriose razze – popolata anche di Guardiani – che compongono la sconfinata mitologia di Destiny. L’evento che funge da incipit per la campagna de I Rinnegati, ormai lo sanno anche i sassi, è l’uccisione del buon Cayde-6 da parte di Uldren Sov. Il fratello della regina Mara, lo ricorderete se avete giocato Il Re dei Corrotti, ha vagato per un certo tempo senza meta per il sistema solare in seguito alla sconfitta subita da parte di Oryx: finito prima su Marte e poi nei pressi della Prigione degli Anziani, è caduto preda di una strana follia che l’ha spinto a liberare gli otto Baroni ivi rinchiusi, i leader degli Infami, una casta dimenticata dei Caduti. Ciò ha causato l’intervento di Cayde stesso, insieme ad una Petra Venj più ribelle e battagliera che mai e al nostro guardiano, come sempre in prima fila e di nuovo dotato – alleluia! – di voce propria. La storia comincia in medias res, senza troppi preamboli, e si snoda attraverso una manciata di missioni principali, completabili in poche ore e concentrate perlopiù su Uldren, sulla sua pazzia e sulle sue visioni dell’amata sorella, che lo attanagliano e lentamente lo logorano. In aggiunta, vanno considerate anche le sei avventure legate all’uccisione di altrettanti Baroni: queste ultime, per difficoltà e progettazione, non hanno nulla da invidiare all’intreccio principale, a differenza, (e per fortuna) di quelle presenti nel gioco base e nelle prime due “espansioni”. Così su due piedi sembrerebbe poco, ma in fin dei conti Destiny non ha mai puntato con forza su questo tipo di contenuti, preferendo relegarli alle leggende del Grimorio (che torna sotto forma dei Trionfi, “obiettivi” completabili come fu per il primo capitolo) per concentrarsi sull’esperienza di fine gioco. Ed è proprio qui che Bungie ha compiuto i cambiamenti più rilevanti.

Si ritorna a grindare, finalmente

Con I Rinnegati, vengono gettate nella mischia non una, ma ben due nuove zone esplorabili: la Riva Contorta e la Città Sognante, ognuna ben più grande dei due pianeti introdotti ne La Mente Bellica e La Maledizione di Osiride, ovvero Marte e soprattutto Mercurio, e entrambe coi loro personaggi, eventi e segreti. Ma andiamo con ordine. La Riva Contorta è il primo posto in cui mettiamo piede nel corso della storia, una vera e propria terra di nessuno, popolata da criminali da tenere a bada e in cui l’unica legge è quella del Ragno, un grosso caduto ben poco amichevole, ma con cui avremo modo di stringere un’alleanza nel segno della guerra contro i Baroni degli infami. È proprio lui, infatti, a commissionarci le taglie di eliminazione di questi ultimi, quest che in qualche modo scandiscono e inframmezzano le vicende de I Rinnegati e ci conducono pian piano all’endgame, il quale è stato completamente stravolto in positivo. Con I Rinnegati è stata introdotta una abnorme quantità di taglie giornaliere, riscattabili perlopiù ovunque, oltre a qualche speciale weekly bounty che, se avremo fortuna (molta fortuna, a quanto pare) ci permetterà di ottenere alcune fra le nuove armi ed armature esotiche, come l’arco Demonio della Trinità e il fucile Signore dei Lupi. Altre, come l’Asso di Picche e l’Accompagnatore, sono invece ottenibili tramite imprese esotiche, a loro volta più complesse che in passato. Sia la progressione verso il nuovo cap di Potere (ora fissato a 600) che il drop degli oggetti più potenti sono stati profondamente rivisti, tornando in un certo senso ai vecchi fasti del primo Destiny. Per spiegarvelo faccio un paragone pratico: dopo qualche giorno passato da mattina a sera sui precedenti due DLC, avevo ottenuto un boost di Potere di quasi 30 punti, aumento che nei Rinnegati è stato più che dimezzato: raggiunto il soft cap di 500, ho dovuto sudare per arrivare a fatica a 515, completando quasi tutte le taglie settimanali e le Pietre Miliari (molto meno “generose”). Tutto ciò senza considerare i perk casuali di armi e armature e i nuovi archetipi e loadout che è possibile utilizzare, introdotti nella patch 2.0.0, una settimana prima dell’espansione. Che abbiate abbandonato il gioco ieri sera o sei mesi fa, insomma, avrete una quantità abnorme di cose da fare. Anche soltanto per ottenere le nuove Super Abilità: I Rinnegati, infatti, introduce ben 9 nuove ultimate, portando il totale a 18. Benché molto spettacolari e utili per stimolare l’uso di tattiche differenti, le super sono accompagnate da un rinnovamento alle abilità dei Guardiani non altrettanto soddisfacente, che si limita ad aggiungere quattro skill per sottoclasse e a rivisitare in maniera soltanto marginale le altre. Da questo punto di vista è stato fatto il classico minimo sindacale, utile più a stupire che ad aggiungere qualcosa di più concreto. Ai giocatori già navigati andrà più che bene, ma un nuovo utente di Destiny, già avvezzo agli MMO, storcerà probabilmente il naso di fronte a classi e ruoli tutto sommato piuttosto semplici da padroneggiare.

Un sogno divenuto realtà

Se la Riva Contorta è comunque una location che tornerete a visitare moltissime volte nel corso dell’endgame, il vero fiore all’occhiello di questa espansione è probabilmente uno soltanto: la Città Sognante. Questo luogo, cuore della civiltà Insonne e custode dei loro più profondi segreti, non è altro che un’espansione del concept del Leviatano, che a conti fatti era strutturalmente una grossa zona esplorabile, ma limitata ai soli tre raid dell’Anno 1. Ebbene, con I Rinnegati Bungie si è davvero superata, decidendo di aprire completamente la zona endgame per eccellenza alla normale esplorazione quotidiana. Al di là dell’incredibile lavoro tecnico – parliamo di un luogo fra i più belli mai visti nell’universo di Destiny, e basta guardarlo per rendersene conto – la Città Sognante è una zona pulsante e viva, ricca di eventi (con molte tipologie nuove di zecca, proprio come nella Riva Contorta), di settori perduti totalmente rivisitati, di segreti e di piccole sfide, con addirittura un raid destinato a cambiare ogni settimana. Come ciò accadrà è ancora presto per dirlo, ma la sola scelta di aver considerato la “zona incursione” alla stregua di ogni altro luogo esplorabile è giustissima, anche soltanto nell’idea di incastonare una simile esperienza in mezzo alla solita routine vissuta ogni giorno da tutti, un po’ come accadeva davanti alla Volta di Vetro (e anche dentro, in alcune quest speciali totalmente slegate dal raid). Nella Città Sognante troviamo ad attenderci proprio Petra, che qui ricopre lo stesso ruolo svolto dal Ragno nella Riva Contorta: un vero e proprio raddoppio di cose da fare e oggetti da ottenere – ogni destinazione, infatti, si porta dietro le sue armi e armature – che da solo basta a tenere impegnati per molti giorni della settimana, fino al successivo reset, dove tutto torna come prima e le taglie tornano disponibili. Stessa corsa, altro giro, insomma: forse è ancora presto per dirlo, ma sembra proprio che Bungie sia riuscita a rendere di nuovo Destiny un vero e proprio hobby, al quale dedicarsi anche soltanto per le piccole cose come il completamento di una taglia o l’ottenimento di un’arma con perk migliori. Certo, bisognerà vedere come il sistema reggerà sulla lunga distanza e soprattutto quali saranno i millantati “cambiamenti” alla Città Sognante e al raid stesso, ma le premesse sono ottime: se non altro, anche grazie ai feedback degli influencer e della community, gli sviluppatori sono riusciti a risvegliare completamente dal suo cronico torpore un endgame che sembrava morto.

Azzarda che ti passa

Se pensavate fosse finita qui vi sbagliavate. C’è anche Azzardo, modalità nata dalla volontà di continuare a sperimentare e proporre qualcosa di nuovo, in modo da non far ristagnare Destiny in eterno nelle solite meccaniche e attività. Probabilmente vi sarete sentiti spiegare mille volte come funziona questa attività, ibrida fra PvE e PvP, quindi cercherò di non tediarvi troppo (se proprio volete sapere più nel dettaglio come è strutturata, andate qui), quanto di darvi delle risposte. Ebbene, Azzardo funziona. Qualcuno si è addirittura permesso di dire che è l’idea più geniale che Bungie abbia avuto dai tempi del primo Halo: chiunque sia stato a dirlo, non ha tutti i torti. Per cominciare Azzardo è unica: non esiste, negli FPS moderni, una modalità che le si avvicini dal punto di vista concettuale e che arrivi a mescolare allo stesso modo un’esperienza cooperativa e competitiva. È un’affermazione forte, lo so, ma per capire cosa intendo dire dovreste gettarvi nella mischia e provarla anche voi. La coordinazione necessaria fra i compagni di squadra per far fuori orde di nemici, i brividi delle invasioni, le fasi convulse di eliminazione del boss finale (il Primordiale), sono tutti elementi che generano sensazioni mai provate, neanche da chi come me gioca a Destiny da ormai quattro anni. E così, una partita dopo l’altra, tenderete quasi a dimenticarvi del povero vecchio (ma anche tradizionale) Crogiolo, anch’esso finalmente nobilitato dal nuovo meta e con nuove mappe, complessivamente ben disegnate. E c’è anche una valanga di altre piccolezze, in questa espansione, un mare di contenuti sommerso e che attende soltanto di essere sviscerato, del quale resterei qui a parlarvi per ore. Ma non posso, altrimenti rischierei di tediarvi: piuttosto, se volete, aggiungete Deckard_92: se giocate su PlayStation 4 ci si becca online, Guardiani.

Destiny 2 I Rinnegati ha davvero compiuto (e compierà ulteriormente, ne sono certo) un vero e proprio miracolo, rivitalizzando un videogioco che è letteralmente morto dopo il primo mese e finito preda di un’orda inferocita di fan, che lo hanno criticato, giustamente e ingiustamente, almeno fino all’estate. Le nostre scorribande sui server di gioco hanno di nuovo un senso, grazie alla valanga di attività da fare e soprattutto al modo in cui queste ultime sono state pensate, per sposarsi alla perfezione con i cambiamenti introdotti nell’Anno 2. E il sottoscritto, fra i pochi che non hanno mai smesso di crederci, non potrebbe essere più soddisfatto dalle nuove idee messe in campo da Bungie, fra cui una Città Sognante a dir poco splendida e la divertentissima modalità Azzardo, anch’essa con le sue taglie e i suoi obiettivi a medio-lungo termine. Tutto fa brodo, insomma, e contribuisce ulteriormente a dare un senso al tornare a giocare ogni giorno, alla ricerca dell’equipaggiamento e del loadout migliore. In attesa del raid, che dovrebbe rappresentare la ciliegina sulla torta di un pacchetto mai così ricco nella storia di Destiny.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.