Black Clover: Quartet Knights Recensione, un sassolino che infrange il diamante

Black Clover: Quartet Knights

C’era una volta un mondo fantastico nel quale la magia permeava ogni cosa, governando la vita di tutti i suoi abitanti. Questo mondo un tempo fu minacciato dall’avvento di un potente demone, il cui unico scopo sembrava essere la totale estinzione della razza umana, ma l’ingerenza di un giovane stregone e della sua straordinaria conoscenza delle arti magiche riuscì a respingere il malvagio, garantendo così ai propri simili una nuova era di benessere e prosperità. Il campione degli uomini venne in seguito eletto primo Imperatore Magico, la più alta autorità di tutti i regni al cui volere rispondono le compagini dei Cavalieri Magici, ordini costituiti allo scopo di preservare lo status quo, ma questa non è la sua storia: Black Clover narra invece le (dis)avventure di Asta, un ragazzo ambizioso che, assieme al suo amico d’infanzia Yuno, aspira a diventare un giorno il prossimo Imperatore Magico. Il problema risiede nel fatto che, diversamente da Yuno, Asta è nato senza la benché minima traccia di magia nel proprio sangue e, a dispetto del rigoroso addestramento fisico cui si è da sempre sottoposto, tale limitazione costituisce per lui un severo handicap. Poi, il giorno della cerimonia di consacrazione dei maghi, nel quale ogni incantatore riceve il proprio libro degli incantesimi, tutto cambia: mentre a Yuno viene consegnato un raro grimorio a quattro foglie del medesimo tipo utilizzato dall’Imperatore, Asta rimane chiaramente a bocca asciutta ma, quando un ladro tenta di strappare la preziosa reliquia dalle mani dell’amico, il suo disperato intervento fa materializzare dal nulla un ancor più pregiato grimorio a cinque foglie, che gli accorda l’utilizzo di una possente spada dotata del potere di annullare qualsivoglia sortilegio, garantendo così al protagonista la possibilità di imporsi a modo suo nella società cui appartiene e di continuare a inseguire il sogno che nutre fin da bambino.

Ad appena tre anni dalla pubblicazione, il manga scritto e disegnato da Yuuki Tabata ha già riscosso un successo tale da garantirgli di estendere la propria presenza al di fuori dei confini cartacei, con un primo adattamento animato prodotto dallo Studio Pierrot e questo Black Clover: Quartet Knights, trasposizione videoludica realizzata da Ilinx, lo studio responsabile dei primi Gundam Breaker, e distribuita da Bandai Namco: considerato il “pedigree” degli sviluppatori, era lecito aspettarsi un hack ‘n slash in terza persona con ampie possibilità di personalizzazioni sia estetiche che funzionali, formula che funziona oltremodo bene con le atmosfere high fantasy, ma in questo caso la posta è stata ulteriormente alzata con un robusto comparto multiplayer e un gameplay incentrato soprattutto sul lancio di stregonerie al fulmicotone che punta a ricreare i frenetici duelli alla base dell’opera originale. La storia del gioco è originale e funge sia da introduzione nel mondo di Black Clover per quanti vi si avvicinano per la prima volta che da contenuto inedito per gli appassionati che invece conoscono bene le vicissitudini di Asta e della compagnia del Toro Nero, raccontata con un’alternanza di spezzoni animati, sequenze non interattive che utilizzano il motore grafico tridimensionale e classici pannelli illustrati in stile visual novel. Le carte per confezionare un buon prodotto adatto a un pubblico eterogeneo ci sono tutte, non resta che vedere se Ilinx sia anche riuscita a giocarsele come si deve.

Black Clover: Quartet Knights
Gli attacchi combinati si possono attivare quando un compagno sta attaccando un nemico entro la nostra portata, e permettono di scagliare un attacco supplementare che non consuma energia magica e va a segno in automatico.

La tenacia è la mia magia!

Come dicevamo poc’anzi, la trama di Black Clover: Quartet Knights è inedita e inizia con una breve introduzione di Asta, Yuno e dei loro compagni, per poi spostare l’attenzione sul comandante dei Cavalieri Magici del Toro Nero, Yami Sukehiro, che si ritrova coinvolto in un intricato avvicendamento di antiche vendette, possessioni spirituali e viaggi nel tempo. Molti dei protagonisti e degli antagonisti che abbiamo già incontrato fra le pagine del fumetto sono disponibili come personaggi giocanti, con i quali è possibile affrontare i diversi capitoli della modalità storia e soddisfare le molteplici condizioni (utilizzare un mago diverso da quello standard, alzare il livello di difficoltà, completare il livello senza mai morire e così via) che ci permettono di accumulare ricompense quantificate in termini pecuniari, con le quali andremo di conseguenza a sbloccare differenti alternative per ciascuno dei combattenti inclusi come costumi e colorazioni differenti, nonché uno dei tre mazzi disponibili che potenziano l’efficacia dei colpi speciali e permettono di impostare quattro carte dalle quali trarre ulteriori benefici, utili tanto nelle modalità per giocatore singolo quanto, in particolar modo, nel multiplayer. In un certo senso, possiamo affermare che la storia sia soltanto un pretesto per introdurre le meccaniche di gioco, dato che permette di affrontare una vasta gamma di situazioni sia da soli che in squadra, ma bisogna ammettere che l’intreccio narrativo, per quanto breve, risulta piuttosto interessante anche grazie alla rilettura dei vari episodi sotto diversi punti di vista, in modo da presentare un quadro complessivo che si arricchisce man mano di ulteriori tasselli. Peccato soltanto per la qualità delle animazioni, che purtroppo risulta poco accattivante al pari del Black Clover televisivo, ma si tratta di un difetto congenito al quale Ilinx non ha chiaramente saputo ovviare.

Al racconto interattivo si aggiunge un buon assortimento di sfide specifiche per ciascun personaggio, anch’esse impostate in modo da mettere in risalto i punti di forza o le combinazioni di poteri migliori degli stessi, che aiutano ad approfondire la conoscenza delle varie classi disponibili: il cast è infatti grossomodo definito dalla funzione che riveste sul campo di battaglia, e ogni incantatore viene annoverato in una categoria ben precisa come Aggressore (dotato di potenti attacchi in mischia e di un’elevata capacità di rigenerazione della salute), Tiratore (capace di scagliare devastanti incantesimi a distanza), Guaritore (che dà il meglio di sé con magie di cura e protezione) o Supporto (in grado di assistere i compagni e intralciare i nemici con le sue abilità), anche se di solito, specie se coadiuvati da un’accurata selezione dei mazzi personalizzati, è possibile ricoprire adeguatamente più ruoli a beneficio del proprio team. La facoltà di adattare la gestione dei poteri al nostro stile di gioco è un buon compromesso tra il bisogno di apprendere la portata delle opzioni offensive e difensive dei lottatori (comunque non troppo complesse da memorizzare, essendo limitate a quattro attacchi di base più uno speciale che si ricarica gradualmente) e la volontà di focalizzarsi soltanto su quelle ritenute più efficiente sulla base del proprio giudizio personale.

Black Clover: Quartet Knights
Oltre alle variazioni estetiche, la personalizzazione consente di impostare tre “mazzi” diversi che potenziano le caratteristiche offensive e difensive dei personaggi.

Un samurai non pensa due volte

Ma il vero potenziale di Black Clover: Quartet Knights emerge una volta entrati nell’arena globale della modalità multigiocatore, dove squadre di Cavalieri Magici composte da quattro membri ciascuna si danno battaglia all’interno delle arene che abbiamo imparato a conoscere offline. È in questo frangente che le ore trascorse ad addestrarci cominciano a dare i loro frutti anche perché, una volta esauriti tutti gli episodi della storia e le sfide individuali, non è più possibile accumulare altri fondi per continuare a sbloccare le caratteristiche personalizzate se non tramite partite classificate, dunque si tratta di un passo abbastanza obbligato se vogliamo acquisire l’intero ventaglio di attributi disponibili per ogni mago. Oltre al tradizionale deathmatch a squadre, sono presenti altre competizioni come la lotta per il controllo di determinate zone magiche o il trascinamento di cristalli da una parte all’altra della mappa dove i gruppi si alternano nel ruolo di attaccanti e difensori. La verticalità delle mappe, costruite su più livelli e provviste di un consistente quantitativo di dettagli pregevoli, come pure la destrezza dei contendenti riportano alla mente in più di un’occasione la dinamicità delle contese dei più popolari fra gli sparatutto competitivi da arena, mentre il matchmaking non bilancia troppo bene la differenza di esperienza fra avversari ma svolge un discreto lavoro di compensazione qualora non si trovino giocatori disponibili per gli scontri, supplendo alla loro mancanza con uno o più bot sufficientemente credibili.

Sfortunatamente, i controlli non sono tanto precisi quanto ci si aspetterebbe, e spesso riuscire a seguire l’azione di gioco che imperversa tutt’intorno è un’impresa più ardua che tentare di difendersi dagli assalti nemici, in particolar modo quando le arene sono anche costellate da ostacoli di tipo ambientale come corsi d’acqua o burroni. In tal senso, neanche la telecamera ci supporta più di tanto, perché gli incantesimi che prevedono un puntamento specifico prima di essere lanciati ci costringono a restare fermi mentre ruotiamo l’inquadratura, e la velocità di quest’ultima non è proporzionata con l’azione che imperversa tutt’intorno a noi, nonostante sia prevista anche una mira assistita parziale per seguire gli obiettivi. Il motore grafico non mostra eccessive incertezze, anche quando i partecipanti scatenano tutto il loro arsenale in contemporanea, mentre i personaggi sfoggiano una ricchezza di movenze, espressioni ed effetti speciali che ricalcano alla perfezione le loro controparti animate, arrivando anche a superarle in certi contesti. Al comparto visivo si aggiunge un’ottima colonna sonora e la presenza dei doppiatori di Black Clover, che faranno la gioia degli estimatori.

Black Clover: Quartet Knights è un adattamento fedele del manga omonimo, che traduce in maniera adeguata i tratti distintivi dei suoi protagonisti, garantendo diverse ore di svago nel processo di apprendimento delle rispettive caratteristiche. Purtroppo, l’attenzione dedicata prevalentemente al multiplayer online limita l’appetibilità del titolo al bacino di utenza disponibile per prendere parte ai match, e i controlli non proprio perfetti rendono l’azione eccessivamente caotica laddove sarebbe invece necessaria una maggiore precisione. Resta comunque un titolo abbastanza divertente da provare, sicuramente migliore della media dei tie-in su licenza che infestano il mercato, e pensato per un pubblico più vasto di quello costituito dai semplici appassionati del materiale originale.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.