Puรฒ un titolo ludicamente anacronistico essere, allo stesso tempo, il miglior gioco di sempre dedicato allโuniverso di Kenshiro? La risposta, pur banalmente affermativa, pone volutamente lโaccento tanto sui meriti di Fist of the North Star: Lost Paradise quanto sui limiti strutturali dellโultima fatica del Ryรป ga Gotoku Studio, il team di sviluppo dietro alla serie Yakuza. Dโaltro canto, la sfida per la squadra capitanata dallโeccentrico e talentuoso Toshihiro Nagoshi non era certo delle piรน semplici. Ovvero, sfruttare la licenza di Hokuto no Ken, meglio conosciuto in Italia come Ken il Guerriero, per dare vita al miglior gioco ispirato allโuniverso del manga. E se, appunto, vi sono pochi dubbi che lโobiettivo sia stato raggiunto, รจ altrettanto innegabile come la produzione Sega non sia, proprio come un qualsiasi Yakuza, un titolo davvero adatto a tutti.
Hokuto ga Gotoku
Il paradosso si spiega con le tempistiche poco azzeccate studiate dal publisher nipponico, visto che Lost Paradise, adattamento occidentale di Hokuto ga Gotoku, arriva sul mercato dopo Yakuza 6 e Yakuza kiwami 2. Ovvero, i due titoli che hanno avuto il merito di โsvecchiareโ la lunga saga con una lunga serie di innovazioni tecniche e ludiche. innovazioni che, รจ bene sottolinearlo sin da subito, non hanno trovato spazio in Lost Paradise, strutturalmente simile agli Yakuza vecchio stampo. Giochi di indubbia qualitร , resi perรฒ anacronistici dai nuovi e giร citati episodi. Insomma, per farla breve, giocare Fist of the North Star dopo aver spolpato il sesto episodio dedicato a Kazuma Kiryu รจ un poโ straniante, perchรฉ costringe il giocatore a rivivere un design figlio di unโepoca che si credeva superata. Ed รจ fondamentalmente questo il piรน grande limite del titolo in esame.ย Allo stesso tempo, sarebbe improprio, oltre che ingiusto, etichettate Fist of the North Star come una semplice โreskinโ di Yakuza. Pur ereditandone, come detto, la struttura, il titolo pesca a piene mani dallโuniverso del manga di Buronson, al secolo il fumettista Yoshiyuki Okamura, ma propone una visione originale del protagonista e dei personaggi che lo affiancano.
Il Paradiso Perduto
Come ben sanno gli appassionati dellโopera originale, โsiamo alla fine del XX secolo: il mondo intero รจ sconvolto dalle esplosioni atomiche, sulla faccia della terra gli oceani erano scomparsi e le pianure avevano l’aspetto di desolati deserti, tuttavia la razza umana era sopravvissutaโ. Ed รจ in questo contesto che ritroviamo Kenshiro. Lโallievo della Divina Scuola di Hokuto รจ in cerca dellโamata Yuria โ qualcuno la ricorderร come Julia โ imbattendosi nella fortezza del rivale Shin. La prima sequenza, che funge da tutorial per il combat system, unge, pure, da introduzione allโavventura. Una volta superate le prime orde di scagnozzi e, quindi, sconfitto Shin, Ken si ritroverร in viaggio per il deserto in cerca di Eden, una cittร fortezza dove, secondo le indicazioni raccolte, potrebbe trovarsi lโamata Yuria, scampata alla morte. Ora, se il contesto rimane lo stesso, ovvero un mondo stravolto da un conflitto nucleare, la storia personale di Ken e degli altri personaggi a supporto della sceneggiatura originale รจ piuttosto stravolto. E come se quei personaggi si ritrovassero a โrecitareโ una nuova โparteโ, pur conservando il proprio profilo caratteriale e persino qualche battuta. Insomma, piuttosto che riprendere il soggetto del manga, poi traslato nella serie animata e nei lungometraggi, il team di Nagoshi ha scritto la โsuaโ storia di Kenshiro, proponendo una visione originale ad uso e consumo del videogioco. Eden, in questo senso, รจ una sorta di Kamurocho post apocalittica, dove si mescolano diverse visioni e diverse culture, per un mix tutto sommato ben amalgamato e, anche, sorprendentemente divertente.
Con la sola imposizione delle mani
Laddove Yakuza, almeno in occidente, รจ ritenuta una serie di nicchia, รจ giusto immaginare che non tutti i possibili acquirenti di Lost Paradise, attirati dal fascino della licenza, sappiano bene a che tipologia di gioco vadano incontro. Come Yakuza, Fist of the North Star lega un combat system ispirato ai picchiaduro a scorrimento e agli action con elementi esplorativi e ruolistici. A questo, bisogna aggiungere generose quantitร di dialoghi, al solito sottotitolati in inglese, e gli strampalati mini game dal gusto tipicamente nipponico. Chiaramente, il tutto ruota attorno alla quest principale, nel caso specifico la ricerca di Yuria, inframmezzata al bisogno da numerose โsubstoriesโ. La location principale รจ proprio Eden, la cittร fortezza da cui, in un modo o in un altro, partono tutte le vicende con Ken protagonista. Il centro, posizionato nel mezzo della mappa, รจ ricco di negozi, mercati, punti di interesse. Una sorta di open world in miniatura nel bel mezzo del deserto, piรน o meno liberamente esplorabile a bordo di una vettura con cui raggiungere altre zone, portare a termine nuove missioni e combattere migliaia di nemici. Proprio il sistema di combattimento resta il perno principale dellโesperienza: il numero di scontri รจ particolarmente elevato, superiore persino ad un qualsiasi Yakuza da cui, perรฒ, differisce sensibilmente. Piuttosto che legare il combat a piรน stili, Kenshiro puรฒ, o meglio: deve apprendere nuove abilitร e nuove tecniche, aumentando il livello del personaggio e, conseguentemente, sviluppando la crescita di quattro diversi schemi. Per sbloccare mosse e abilitร , si utilizzano gli orb, sfere di diverso colore ottenibili in vario modo. Per scatenare appieno la sua furia, il giocatore puรฒ attivare il Burst Mode o, pure, sfruttare alcuni talismani opportunamente raffinati. Dato il protagonista, non stupisce che Ken sia una vera e propria macchina da guerra, capace, con un tocco, di decidere la vita e la morte dei nemici. E che tocco, verrebbe da dire. Lost Paradise รจ il festival delle esplosioni di teste e braccia, con schizzi di sangue che diventano cascate quando, attraverso numerosi QTE, lโerede della Scuola di Hokuto mette in pratica le tecniche piรน avanzate. Quando lโindicatore apposito, rappresentato dal disegno dellโOrsa Maggiore, raggiunge il massimo, il gioco diventa una vera e propria esplosione di violenza, che puรฒ esser parzialmente mitigata intervenendo nei settaggi, ma che resta, ad ogni modo, fedele alla filosofia del manga originale. Piuttosto, il ricorso ai quick time event potrebbe apparire eccessivo e, alla lunga, persino stancante. Specie ai livelli di difficoltร piรน bassi, infatti, lโattivazione delle tecniche รจ fin troppo โrisolutivaโ, banalizzando un poโ il gameplay. In generale, le scelte operate dagli sviluppatori sembrano quasi un segno di โaperturaโ nei confronti di un pubblico piรน ampio che, proprio in virtรน della licenza, dovrebbe avvinarsi al titolo senza particolari traumi. E se i minigiochi, persino nella loro assurditร โ Kenshiro che prepara cocktail dietro ad un bancone! โ si rivelano tutto sommato ben integrati nellโesperienza complessiva, non convincono le sezioni di guida nel deserto in stile Mad Max. Il controllo del mezzo, ma anche la gestione dello stesso รจ banale, poco stimolante e, per certi aspetti, persino โforzataโ in una struttura forse poco adatta allโesplorazione tout court offerta dai โveriโ free roaming.
Come il cartone!
La sensazione รจ che, sotto questo aspetto, si potesse fare di piรน. Magari, utilizzando lโultima incarnazione del Dragon Engine al debutto con Yakuza 6. E invece, niente da fare. Fist of the North Star utilizza, grosso modo, lo stesso motore di Yakuza Zero cui, perรฒ, รจ stato applicato un interessante filtro cell shading necessario per richiamare lo stile dellโanime. La tecnica, in linea generale, funziona. Le espressioni facciali, i volti e il โdisegnoโ dei personaggi e degli ambienti โchiusiโ richiama in maniera convincente il tratto dei cartoni animati prima ancora che del manga. I guai, se mai, nascono quando il mondo di gioco si โapreโ, per lโappunto, al deserto. Letteralmente. Per garantire, evidentemente, una fluiditร costante, lโenorme area si presenta generalmente spoglia, priva di interesse e, diciamolo, brutta da vedere. Un peccato, perchรฉ nellโeconomia di gioco, vuoi per i semplici spostamenti, vuoi per numerose attivitร secondarie legate alla guida e ai combattimenti, ci si passerร , volenti o nolenti, un bel poโ di tempo. Di buon livello, invece, lโaspetto sonoro. Gli effetti, in linea di massima, sono โimportatiโ da Yakuza, proprio come i doppiaggi in inglese e in giapponese che confermano una grande attenzione da parte del team. Peccato, invece, per lโassenza dei sottotitoli in italiano. La grande mole di dialoghi avrebbe meritato una comprensione โurbi et orbiโ per quanto la lettura, rispetto a Yakuza, sia facilitata da un inglese meno โamericanizzatoโ e, quindi, piรน masticabile da chi ha una conoscenza anche solo scolastica della lingua.
In sede di giudizio, persino al netto di diverse criticitร , Fist of the North Stars: Lost Paradise si conferma una produzione di buon livello, che non faticherร ad essere marchiato come โil miglior gioco di Kenshiro di sempreโ.ย Il sistema di crescita del personaggio, il combat system generalmente azzeccato e il buon livello si scrittura rendono il titolo essenzialmente imperdibile per gli appassionati di Hokuto no Ken. Paradossalmente, alcune semplificazioni apportate alla struttura potrebbero, invece, far storcere il naso ai fan di Yakuza, serie a cui questo gioco resta legato a doppio filo. Pur non toccando le vette produttive raggiunte dagli ultimi episodi di Ryu Ga Gotoku, insomma, Lost Paradise resta un action lungo e convincente e, nello specifico, un ottimo videogioco. Meno prolisso di Yakuza 6 e forse, per qualcuno, meno affascinante e misterioso. Sicuramente, altrettanto divertente.