Johnny English colpisce ancora Recensione, Atkinson ritorna con licenza di ridere

Johnny English colpisce ancora

I film di spionaggio sono sempre stati un grande classico dell’intrattenimento di stampo inglese, e personaggi come James Bond sono entrati di diritto nell’immaginario collettivo mondiale. Del resto, come negare il fascino impalpabile dell’agente segreto, con il suo completo elegante, le sue trovate tecnologiche nascoste e il contorno fatto di bellissime donne e panorami mozzafiato? Ma se l’eroe della pellicola ha il nome di Johnny English, il più imbranato agente della corona britannica, dobbiamo essere pronti al disastro più totale, soprattutto quando Johnny English colpisce ancora!

Johnny English colpisce ancora

In principio era Mr. Bean

Rowan Atkinson è un insospettabile ingegnere elettrico britannico che, a un certo punto della sua vita, si è reso conto di avere un volto troppo adatto al mondo della comicità, con una mimica facciale che, da sola, era già un vero e proprio personaggio.  Partendo da lontano e riprendendo un filone di comicità basata su fisica e gesti, spesso muta come quella degli artisti di strada francesi di Montmartre, a sua volta discendenti diretti di esempi greci e latini, il filone inglese ha, negli anni ottanta e novanta, trovato nuove maschere della commedia istantanea, adatte ai ritmi televisivi veloci e sincopati, primo tra tutti l’indimenticabile Benny Hill, che con il suo omonimo show ha intrattenuto per anni il pubblico televisivo britannico e poi mondiale. Di poco successivo il bizzarro personaggio di Mr. Bean, interpretato magistralmente da un insospettabile e anonimo personaggio dalla faccia troppo buffa per fare quello che aveva studiato, ovvero ingegneria. Dalla TV al grande schermo il passo è decisamente breve, ed ecco che, nel 1997, arriva al cinema il primo film di un dittico ancora indimenticabile dedicato alla grande maschera comica amata da milioni di fan. Ma Rowan Atkinson non è ricordato dal grande pubblico solo per quello, un altro personaggio da lui ideato ha avuto altrettanto successo: si tratta dell’agente segreto Johnny English, che oggi, nel mondo cinematografico, è arrivato alla sua terza avventura dal largo respiro. Tenendo in vita un filone, quello parodistico demenziale, troppo spesso sottovalutato dalla critica tradizionale, ma oggi rivalutato in maniera decisamente positiva e canonizzato.

Mi chiamo English, Johnny English

Parodiando il più celebre e iconico tormentone dell’agente segreto più noto del grande schermo, il nostro eroe si presenta dimesso, stralunato e fuori di testa al punto giusto. Protagonista di una trilogia che ha sempre mantenuto un livello qualitativo molto alto e che, soprattutto, è decisamente divertente. Sì, perché diciamolo subito, riderete a crepapelle per tutta la durata del film e uscirete dalla sala ricordando ancora le assurde gag ideate dal geniale autore britannico. Una comicità spesso basata sulla mimica, sulle situazioni assurde, sugli equivoci non voluti, con poche battute e tanta, tanta azione e casualità irriverente. Se è possibile fare la mossa sbagliata, state sicuri che il nostro imbranato cugino di 007 la farà assolutamente.

Secret Location. Tra Gran Bretagna , Scozia e Francia

Abituati alle grandi produzioni del filone degli agenti segreti di sua maestà britannica, gli spettatori fedeli di Johnny English hanno negli anni visto location decisamente evocative e affascinanti. E anche stavolta la produzione non bada decisamente a spese, con uno spettacolare castello scozzese, alcune vie londinesi con centinaia di comparse e sfarzosi palazzi del potere all’altezza del nome che portano. Ogni singolo posto è però letteralmente funestato dall’incapacità quasi irriverente dell’attore britannico, con gag ai limiti dell’assurdo che ricorderemo a lungo. Nulla di più iconico per il Regno Unito del celebre autobus a due piani londinese, protagonista di una delle scenette più riuscite del film. Alla caotica città si alternano però panorami mozzafiato degni delle migliori produzioni fantasy. Tra le location più belle spicca un grand hotel parigino, nella ridente località di Cagnes Sul-Mer, in cui, ovviamente, la catastrofe annunciata non tarderà ad arrivare. I set presentano anche una bella discoteca, in cui è ambientata una scena che, ammettiamolo, da sola, vale l’intero film…

Johnny English colpisce ancora

Umorismo Inglese per agenti segreti inglesi?

Quando immaginiamo una commedia inglese, il primo nome che ci viene in mente è quello, mai dimenticato, dei Monty Phyton, eppure il geniale Rowan Atkinson si avvicina decisamente di più ai classici della comicità statunitense del genere, con pellicole degli anni ottanta come la saga immortale di Scuola di Polizia e soprattutto all’indimenticabile trilogia demenziale di Una Pallottola Spuntata dei registi Zucker-Abrahams-Zucker con Leslie Nielsen. Eppure si ritrovano anche reminiscenze dei classici film dedicati alle avventure surreali dell’imbranato Ispettor Jaques Clouseau, interpretato nella serie La Pantera Rosa degli anni sessanta da Peter Sellers; un attore, guarda caso, britannico, cosa che chiude il cerchio. Eppure il personaggio di Johnny English è davvero unico, con una maschera ormai classica e ispirata alle produzioni del genere dei due decenni d’oro, nonostante il franchise sia nato di recente, nel 2003, col primo titolo omonimo. Un umorismo dalle tante ispirazioni passate, dunque, per una commedia dal tono classico, ma che riesce a far ridere ancora grazie a trovate comiche magari scontate, ma di fatto immortali.

Ai vecchi tempi c’erano le penne esplosive!

I film di spionaggio sono da sempre noti per gli incredibili marchingegni che vengono presentati all’interno delle pellicole, ed ecco che Johnny English colpisce ancora non è da meno, presentando gadget hi-tech all’avanguardia, tra cui bombe lacrimogene, stivali magnetici, improbabili cotton fioc esplosivi, esoscheletri, tute in neoprene e molto molto altro, ma il tutto, paradossalmente, è materiale ormai da museo per il servizio segreto britannico, poiché l’informatica e il web hanno ormai sostituito tutto. Gli agenti segreti moderni pare però siano stati tutti ormai scoperti proprio grazie alla tecnologia, e l’unica speranza è proprio l’attrezzatura obsoleta dell’attempato agente in pensione Johnny English, che spesso funziona grazie a impossibili floppy disc e retro computer provenienti dagli anni ottanta! Per gli amanti del genere, comunque, il film lancia un messaggio molto attuale: che aspetto avrebbe il mondo se fosse governato da multinazionali del settore come Apple Inc. o Google Corporation? Un tema interessante, che mette in primo piano come l’attuale fenomeno dell’interconnessione tra i dati del mondo sia in realtà un’arma a doppio taglio. Il classico Super Villain Informatico che vuole conquistare il pianeta potrebbe con un solo click realizzare questa fantasia. Il futuro del settore, con una iconografia mutuata dai recenti film di fantascienza, è rappresentato da un semplice cellulare trasparente super intelligente. Il futuro, in uno scontro perenne col passato che, nelle mani dell’imbranato Johnny English, diventa ulteriore motivo di risate incontenibili. Non mancano citazioni al mondo moderno e, tra eventi come il G-12,  evocativi costumi scozzesi e una fotografia di scena decisamente azzeccata, ci regalano travestimenti cult e persino una citazione di Donald Trump, con la sua iconica cravatta rossa alla Andrea Diprè. La famosa scena in VR, già resa celebre dal trailer, offre un tocco di modernità alla comicità di stampo tipico di Atkinson, in cui le baguette vengono utilizzate come armi e tanto altro ancora. Quello che non ci aspetteremmo da un film demenziale è una trama realmente appassionante da film giallo, magari a tratti banale, certo, ma condita con una comicità surreale irresistibile, ovviamente. Il film strizza l’occhio proprio ai setting originali di James Bond degli anni sessanta, con autovetture iconiche come le già citate Aston Martin, e fa leva sulla nostalgia per i vecchi agenti. Lo zoccolo duro dei fan dell’attore si chiederà se nella pellicola ci sono citazioni provenienti da Mr. Bean. Ebbene, gli appassionati del personaggio più amato di Rowan Atkinson troveranno pane e aragoste per i propri denti, decisamente. Le gag più fisiche della comicità renderanno il film gradevole come un grande classico. Il film si rifà certamente alla nostalgia degli anni sessanta delle classiche spy story, mescolandola però con gli immancabili anni ottanta, inserendo nella colonna sonora persino la musica degli Wham!, indimenticabile gruppo di George Michael e dei FGTH.

Johnny English colpisce ancora

Non so se ho mai conosciuto un uomo come lei…

Ol’ha Kostjantynivna Kurylenko è l’attrice ucraina dal nome impossibile che interpreta la super bellona di turno, l’agente segreto Ophelia. Sì, perché l’icona sexy della spia russa è un classico che non tramonta mai. Con una tradizione che va avanti dai tempi dello Zar Nicola II, con Nadezhda Plevitskaya, nota nell’ambiente dello spionaggio come “l’usignolo di Kursk”, o la sfuggente Margarita Konyonkova, ricercata in oltre quaranta stati! Anche se la più celebre spia di tutti i tempi è in realtà olandese, con Mata Hari, una affascinante danzatrice del ventre che, durante la Prima Guerra Mondiale, era un agente segreto sotto copertura! Rispettando il cliché delle donne fatali e impossibili, mutuato per altro dalla tradizione delle Bond Girl che annovera attrici di culto quali Honor Blackman nel ruolo dell’iconica Pussy Galore, Ursula Andress nei panni della prima storica ragazza della saga, Honey Ryder, o Monica Bellucci, nei panni di Lucia Sciarra. Ma se scorriamo la lunga lista di affascinanti spie, spesso senza veli, troviamo proprio la nostra miss Kurylenko protagonista di un film di James Bond nel 2008 in Quantum of Solace; una citazione che piacerà decisamente agli appassionati della saga di 007! Decisamente una scelta più azzeccata delle precedenti Natalie ImbrugliaGillian Anderson, quest’ultima nota per il ruolo dell’agente Scully dell’FBI in X-Files, viste negli altri film.

L’innocenza di Johnny English ci seppellirà tutti!

Super spie affascinanti, certo, o comprimari del calibro di Emma Thompson nel ruolo del Primo Ministro, Jack Lacy nel ruolo di una sorta di Mark Zuckerberg malvagio (o ancora più malvagio dell’originale, verrebbe da dire) e Ben Miller nuovamente nei panni dell’aiutante Angus Bough. Nessuno, però regge la scena come Rowan Atkinson e la sua incredibile capacità mimica. Disastri impossibili di cui l’irreprensibile agente segreto Johnny English non si accorge nemmeno, un umorismo letteralmente impalpabile, derivato dall’innocenza di un bambino, simile per certi versi alla comicità di Mr. Bean. Un film leggero, semplice, che scorre via veloce regalandoci risate continue. Poco conta che un super pirata informatico minacci il pianeta Terra e che l’impero britannico, che una volta governava il mondo, sia costretto ad affidarsi a un personaggio goffo (benché puro di cuore) come l’agente English. La trama, per quanto a tratti interessante, stavolta conta poco. Le incredibili gag comiche, anche slegate l’una dall’altra, reggerebbero da sole l’intero film. La comicità è quella tipica dell’autore, che spesso si autocita in modo molto velato, con situazioni classiche e personaggi tipici del genere. Ed ecco gli immancabili studenti della scuola guida o i ciclisti francesi da bombardare, che sono di fatto elementi che riportano immediatamente al canovaccio tradizionale della commedia demenziale, un genere che questo film onora decisamente bene. Forse non diventerà un classico senza tempo, ma ci farà ridere tutto il tempo. Manierismo della comicità, che aggiunge poco o nulla al genere, ma alcune gag sono decisamente fantastiche. Forse poco per un personaggio che ha decisamente ben più alte possibilità, e il film poteva osare assolutamente di più.

Un filone, quello degli agenti segreti cinematografici, decisamente prolifico e capace di intrattenere almeno due generazioni. Vestiti sempre in modo impeccabile, alla guida di auto sportive e apparentemente solo persone amanti della bella vita, questi misteriosi individui sono invece al servizio del governo, statunitense o sovietico, di sua maestà la regina Elisabetta o di qualche potenza straniera in generale. Con a disposizione un arsenale di gadget tecnologici invidiabili, truccati da oggetti comuni. Se il nome risponde a James Bond va tutto bene, ma se tiriamo fuori quello dell’imbranato e stralunato collega Johnny English dobbiamo prepararci decisamente al disastro… Rowan Atkinson è tornato, con licenza di farci morire dal ridere. L’attore appare però troppo legato al personaggio originale di Mr. Bean e il film ne soffre. Nulla di nuovo sotto al sole, ma il film diverte in modo onesto e genuino.

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.