Da appassionato lettore e giocatore quale sono, mi sono spesso domandato se i numerosi libri-game divorati voracemente in adolescenza avessero condizionato il mio modo di vedere o immaginare le cose. Un lungo curriculum da Dungeon Master ne è verosimilmente la riprova, ma temo che vi sia ancora di più. La problematicità che ti porta a esaminare una situazione descritta su carta, e conseguentemente l’inventiva che ne scaturisce, è in grado di dare facilmente assuefazione a una mente debole come la mia: che si tratti di problemi, situazioni imbarazzanti o fastidiose commissioni, trovo sempre un modo per ricostruire il tutto in chiave RPG o per ponderare le scelte in base a un allineamento che mi ostino cocciutamente a mantenere.
Questa forma mentis mi ha posizionato in uno strano limbo tra il creativo dedito a spargere il seme dell’utopia, e l’ingegnere intento a progettare con impareggiabile cinismo. Forse nell’universo fantasy creato da Alberto De Stefano ho ritrovato proprio questo: utopia e cinismo, due poli che racchiudono a discrezione di chi scrive, l’essenza stessa del vivere. The Ballad Singer, nell’impostazione e nei toni infatti, ripropone un’atmosfera cruda, venale e atterrente, proprio come quelle avventure nelle quali non avevo timore di perdermi o di puntare la punta di grafite sulla “tabella del destino”. Oltretutto è davvero inusuale per me trattare di un’opera in modo così personale, ma sono disposto a correre il rischio di non assurgere agli obbiettivi della critica a costo di riportare quanto la nostalgia che The Ballad Singer trasmette sia autentica per chiunque condividesse i miei trascorsi.
Sulle note della ballata di Hesperia
L’epopea inscenata da Curtel Games prende luogo nelle terre di Hesperia, un regno nel quale la magia e la politica si intrecciano indissolubilmente e le contee sono sconquassate dalla guerra scaturita dall’operato dei maghi, potenti detentori dell’arte arcana. Questi individui in grado di assoggettare la natura al proprio volere si sono appropriati di un potere immenso che ha permesso loro di condurre nei più scellerati casi esperimenti genetici in grado di dar vita a vere e proprie razze dalla Torre di Balanor, loro base operativa.
L’opera di Curtel Games, prendendo le mosse dall’ispirazione letteraria su cui si basa, non ha problemi ad affrontare le venature più oscure del fantasy, risultando in definitiva un’opera con un forte carattere, collocata in un genere, sì, ma inequivocabilmente identitaria. Pur usando la metafora del fantastico, The Ballad Singer non rifugge le problematiche del mondo reale, risultando un’opera nei confronti della quale è inevitabile empatizzare e che, in più di un frangente, invita il giocatore a riflettere sulla propria moralità e su quella del mondo che lo circonda.
Anche l’élite di cui parlavamo a inizio paragrafo, tuttavia, ha delle limitazioni, oltre che derive maligne. Le vicende narrate prendono luogo in un periodo di apparente pace alcuni anni dopo le vicende narrate nei romanzi della Saga dei Kalesin editi da A.Car Editore: una vera e propria calma prima della tempesta, poiché l’arcimago Leon Munar, l’ultimo in grado di controllare tutti e quattro gli elementi, sta per attuare il suo piano di conquistare l’intero continente. Leon è guidato da un’irreprimibile rabbia che lo ha accompagnato dall’assassinio dei suoi genitori a sei anni, e non lo ha abbandonato neanche durante e dopo gli studi alla torre di Balanor dal potente mago e capo della gilda Raimond. Motivazioni forti e dolori dell’anima sono alla base della caratterizzazione di molti dei personaggi, rendendoli umani, credibili nonché oltremodo affascinanti.
A combattere contro il giogo del nuovo malvagio signore di Hesperia sarà la Resistenza, capitanata dallo stesso Raimond, che ha raccolto a sé gli elfi e tutte le altre creature bistrattate generate dalla magia, in cerca di vendetta e pari diritti. Mentre Leon si adopera affinché tutti sottostiano al suo volere, Ancoran, una giovane silfide, parte in nome della Resistenza alla ricerca del leggendario Daragast Liar detto “Il Serpente”, un tempo il più grande spadaccino del continente. Dopo aver salvato Leon da morte certa ed essere stato suo maestro, il famoso bardo e guerriero si è eclissato nell’ombra degli anni, in seguito a funesti avvenimenti.
Questi saranno i personaggi che interpreteremo all’interno dell’avventura, potendo scegliere inizialmente tra Leon e Ancoran prima, e Ancalimo – spietato assassino prezzolato al servizio del primo – e Daragast poi. Ognuno di loro avrà un allineamento, un’abilità in combattimento e una fama nelle terre di Hesperia. Nulla vieta tuttavia al giocatore di incrinare gli equilibri di partenza con il susseguirsi degli avvenimenti, e questa possibilità di intervenire nel profondo sul dipanarsi narrativo di The Ballad Singer è anche uno dei maggiori motivi di attrattiva del prodotto.
Il fascino del libro-game in digitale
Parete RPG, parte interactive novel, The Ballad Singer risponde pienamente alla definizione di libro-game, sebbene il formato digitale e la copiosa mole di splendide illustrazioni ne potenzi in maniera drammatica l’accezione. Il gioco, nonostante la sua inclinazione letteraria, non è affatto avaro di bellezza artistica, e i personaggi e gli sfondi che avremo modo di ammirare sono in più di un’occasione in grado di mozzare il fiato, e strizzare l’occhio agli artisti immortali che hanno plasmato l’immaginario collettivo tramite le illustrazioni di capolavori come Il signore degli anelli.
Al contrario di alcuni esponenti del genere che potremmo menzionare, quale a esempio Lupo Solitario di Joe Dever, l’opera interattiva in questione non integra nessun sistema di combattimento vero e proprio, il che risulta in un ulteriore aumento della fluidità e godibilità del titolo, favorita dalla qualità e coerenza eccezionali della narrazione. Abbiamo apprezzato moltissimo una scelta di campo netta, ossia quella di rifuggere meccaniche troppo complesse, che avrebbero distolto dal vero principe della scena, ossia lo storytelling. Questo rende The Ballad Singer apprezzabile anche da un pubblico che non nasce videogiocatore, ma che apprezzerà senza dubbio la possibilità di intervenire in prima persona sullo sviluppo narrativo, attraverso dilemmi morali che spesso e volentieri lasceranno il giocatore senza fiato, massacrato dal dubbio e terrorizzato all’idea delle conseguenze di quello che sta per compiere.
Questa filosofia interamente basata sull’approfondimento narrativo, infatti, accentua ancor più il valore delle scelte del giocatore, che in più di un caso porteranno inequivocabilmente alla morte, senza che alcun dado possa miracolare il nostro personaggio di turno. Lo spietato mondo di The Ballad Singer ricorda, per certi versi, quello creato da George R.R. Martin, nel suo rendere la vita dei personaggi precaria e tormentata.
In questo frangente è doverosa una digressione sul bilanciamento della difficoltà, della variabilità e del livello di coinvolgimento restituito. La struttura del gioco non permette effettivamente di stabilire una difficoltà, bensì di scegliere quante volte si potrà riavvolgere il tempo nel caso una scelta si riveli fatale per il personaggio usato: niente paura tuttavia, anche qualora sceglieste la “difficoltà” massima senza possibilità di appello in caso di decesso.
La storia potrà comunque continuare con gli altri personaggi, creando anzi nuove e interessanti variabili. Come già detto, anche cercando di limitare gli azzardi, le terre di Hesperia ospitano mille e più insidie, quasi letteralmente: oltre 400 diverse morti potranno sopraggiungere nei modi più disparati. Allargando l’inquadratura, le strade percorribile con i quattro personaggi sono moltissime, tant’è che i “finali” sono più di 40 (l’amore per i multipli di quattro non finisce qui), su un totale di circa 400.000 parole di narrazione totali.
Ce n’è per tutti gusti, e soprattutto la coerenza dei vari intrecci, insieme con un’ottima gestione della tensione e la consapevolezza che il titolo tendere a essere punitivo, garantisce un’immersione incredibile: questa forse la prerogativa più importante del genere, che il raffinato libro-game digitale ideato da Riccardo Bandera e dal suo team rispetta ossequiosamente. Anche perché intendiamoci: quale gioco di ruolo potrebbe mai eccellere se chi ne fruisse avesse la pulsione a vendere cara la pelle più d’ogni altra cosa?
L’innovazione che accentua l’arte
Il fatto che il formato cartaceo abbia lasciato il passo a un’opera interattiva digitale ha permesso a Curtel Games di impreziosire la narrazione con numerosissime illustrazioni. Per fare ciò, il team italiano si è affidato al maestro Federico Musetti, il quale è stato pienamente all’altezza del compito. Se vi è qualcosa che eleva radicalmente The Ballad Singer dalla concorrenza, quella è certamente il lato artistico.
Artwork animati e illustrazioni sono di qualità eccelsa e si mescono in maniera naturale e prolifica ai testi. Essi non sono mai troppi né troppo invasivi e non limitano il lavoro di immaginazione alla base dell’esperienza testuale, ma la incanalano magistralmente rendendo l’atmosfera sublime. Il lato artistico dell’opera è innegabilmente ispirato e può persino aiutare a focalizzare e dirimere le scelte.
Ad accompagnare le splendide illustrazioni vi è un doppiaggio completo del gioco, dalle voci narranti ai dialoghi diretti tra i personaggi. Anche in questo caso stupisce la cura con cui è stato realizzato e come per la parte visiva rappresenta una graditissima aggiunta al tradizionale libro-game, aumentando l’immersione e instillando enfasi nelle battute più incisive. In sostanza, il comparto tecnico è pressoché inattaccabile. Degna di menzione anche l’accompagnamento musicale di sottofondo, che pur non essendo mai invadente, accompagna i momenti salienti del gioco costruendo tensione, emozione e stupore.
The Ballad Singer è un’esperienza interattiva ricercata, cerebrale e ricca di contenuti, che propone una formula di gioco totalmente incentrata sulla narrazione d’autore, graziata da una direzione artistica sublime. Basandosi sul retaggio di classici che hanno accompagnato più d’una generazione, The Ballad Singer riesce comunque a innovare il genere del libro-game e a sfruttare in maniera saggia e dirompente il formato digitale. Il gioco è assolutamente consigliato non solo a chi vuole leggere una storia coinvolgente, ma al contempo desidera diventarne protagonista, emozionandosi per le scelte che compierà… ma anche dannandosi terribilmente per gli errori fatali con cui dovrà fare i conti.