Passione su due ruote, passione vera. Finalmente, con un motore grafico adeguato a quel lavoro certosino infuso in una serie che, nell’attuale panorama dei racing motociclistici, non ha praticamente eguali. Se è vero che l’intero genere sia, al momento, praticamente monopolizzato da Milestone, è altrettanto vero che Ride 3 rappresenta il fiore all’occhiello della software house milanese. Bello, quasi sempre, da vedere. Veloce, divertente. Addirittura opulente nei contenuti. Un sorta di enciclopedia digitale di quella passione, passione vera, messa in pista ancora una volta. La volta giusta.
Di più. Meglio.
Tra alti e bassi, nel bene e nel male, il 2018 è stato, per Milestone, un anno importante. Crocevia, guardando al prossimo futuro, di un nuovo modo di intendere lo sviluppo. Uno sviluppo “intensivo”, verrebbe da dire, reso possibile, da una parte, dall’immenso know how maturato in oltre due decenni di storia nel settore dei racing motociclistici. Dall’altro, impossibile non pensarlo, dall’abbandono del vecchio motore grafico proprietario che inficiava sensibilmente la qualità complessiva di prodotti di buon livello. Tra alti e bassi, per l’appunto. Perché, se Gravel, excursus su quattro ruote in salsa arcade, non ha ottenuto il successo sperato, è altrettanto vero che MotoGP 18, al contrario, sia stato un gioco capace di mostrare i muscoli tanto sul fronte del gameplay, quanto su quello tecnico. E allora, se strada da fare ce n’era, e ce n’é tuttora, davvero tanta, ecco che Ride 3 rappresenta, nel curriculum della casa milanese, un importante tassello evolutivo che avvicina ulteriormente la produzione Milestone ai Tripla A di Microsoft e Sony. Perché sì, parliamo di moto e non di auto. Eppure, già dai primi minuti passati tra i menu di gioco, è evidente che le fonti di ispirazione primaria siano, per struttura e contenuti, le serie di Gran Turismo e Forza Motorsport. Chiariamo: avvicinarsi al concept di un grande gioco di guida “simcade” capace di inglobare quante più moto, circuiti e “classi” diverse è sempre stato l’obiettivo della serie. Quel che mancava, al netto delle già citate deficienze grafiche, erano proprio i livelli produttivi fuori scala e, pure, una cura ed un gusto estranei a titoli, se pur ambiziosi, limitati da un budget tutt’altro che smisurato. In questo senso, Ride 3 è sorprendente: perché Milestone ha tirato fuori dal cilindro un gioco mastodontico, curato nei dettagli e adatto praticamente a chiunque, dall’appassionato al giocatore occasionale, voglia mettersi alla prova con una campagna single player pregna di gare, competizioni e, appunto, passione sfrenata per l’universo su due ruote. A tal proposito, riallacciandoci alla mole di contenuti, è necessario fornire qualche numero, adeguatamente contestualizzato. Al day one, tralasciando le promesse su un corposo supporto post lancio garantito dai futuri DLC e aggiornamenti, Ride 3 mette sul piatto 230 modelli di moto suddivisi in 7 categorie, ma anche 30 tracciati in gran parte riprodotti con interessanti aggiunte sul fronte “stradale”. Considerando la varietà dell’offerta, che viaggia nello spazio e pure nel tempo, ce n’è davvero per tutti i gusti. Una sorta di enciclopedia digitale che, nel sotto settore dei racing motociclistici, non ha praticamente eguali. A meno di scomodare il “vecchio” Tourist Trophy di Polyphony Digital. Appunto.
Un ragazzo tutto casa – circuito
Se Ride 3, come detto, è per Milestone una piccola rivoluzione, è opportuno puntualizzare come, estendendo la critica ad un contesto globale, la struttura di gioco sia, in realtà, ancorata alla tradizione. Il fulcro del gioco resta la modalità “Carriera”. Nei panni del nostro alter ego digitale, personalizzabile attraverso un risicato editor facciale, si acquista la prima moto per racimolare crediti e prestigio in giro per i circuiti di tutto il mondo, ampliando di volta in volta il proprio garage. Si parte, meglio: è possibile partire con la “Scuola della velocità” che, attraverso tre diversi step, permette di familiarizzare con le quattro categorie principali in cui sono suddivise le moto del gioco. Ovvero, Supersport, Supermoto, Naked e Superbikes, per poi, accumulando denaro e acquistando nuovi modelli, affrontare una lunga serie di “riviste” su cui imprimere il proprio nome. Le varie lezioni mettono subito bene in chiaro una cosa: non tutte le moto sono uguali. Anzi. Cambiare categoria vuol dire cambiare, pure radicalmente, l’approccio alla gara e alle curve. Vuol dire, anche, cambiare profondamente stile di guida. In tal senso, il lavoro svolto sulla caratterizzazione di ogni categoria e, addirittura, di ogni classe “interna” sfiora il maniacale. Ogni moto si doma, a prescindere dagli aiuti e dalla difficoltà, in maniera completamente diversa. Si tratta di un elemento distintivo fondamentale, non fosse altro che proprio Milestone, tra cross europeo e americano e varie annate di MotoGP, in questo “solito” 2018, ha coccolato gli appassionati di specifiche discipline. Ecco, invece, che Ride 3 sceglie di fare le cose in grande senza trascurare, però, la cura per il dettaglio. Guidare una Hornet, per dire, è tutt’altra storia rispetto a domare una Desmosedici. Non si tratta solo di “potenza”, ma di filosofia e, pure, di studio certosino nel ricreare, pad alla mano, il diverso feeling proprio di ogni bolide. Ogni modello, insomma, ha la sua anima. Ogni giocatore, qualsiasi giocatore, dovrà sviluppare la sua. Anche per questo, la possibilità di personalizzare la posizione del pilota sul mezzo, decidendo lo stile da adottare in ingresso e uscita di curva, tanto per dire, contribuisce ulteriormente a segnare un netto stacco tra il giocatore occasionale, magari particolarmente avvezzo alla derapata scomposta, e il professionista della staccata, particolarmente diligente nel disegno delle traiettorie. Nel mezzo, tanta altra roba: un nuovo casco, magari, da abbinare a quella tuta fluorescente adocchiata nel vastissimo catalogo dedicato all’abbigliamento, forte dei marchi più noti ai motociclisti. Si tratta, in questo caso, della punta dell’iceberg, ereditata ma ampliata, delle sezioni legate alla personalizzazione. Quel che mancava, piuttosto, era la possibilità di “disegnare” ogni elemento grafico da appiccicare sui modelli avendo, come unico limite, quello del comune buon gusto. L’editor di livree richiama, tanto per semplificare, quello di un qualsiasi “Forza”. Questo vuol dire che, con la giusta dose di dedizione e pazienza, ogni “progetto” diventa la tavolozza dove riversare fantasie, ricordi. Persino suggestioni. Le proprie, certo. O, magari, quelle di qualcun altro, grazie alla “condivisione” dei design. E se non si vive di sola estetica, è giusto rilevare come Ride 3 potenzi, pure, le possibilità offerte dal menu di elaborazione in dote ad ogni modello. Dall’assetto al motore in ogni suo aspetto, passando per trasmissione, freni, sospensioni e ruote. Ogni elemento può essere modificato, potenziato o, viceversa, depotenziato in base alle proprie esigenze. In base ai propri gusti e, idealmente, alla propria filosofia. Non è sbagliato, a fronte del corposo garage, pensare che in chiunque in Ride 3, possa trovare la moto dei suoi sogni. O, magari, crearla “quasi” da zero. E se, come detto, la carriera, con la sua infinita carrellata tra gare classiche, mini campionati, sfide e prove a tempo, non brilla per originalità, aver puntato in maniera così forte sulla personalizzazione estende oggettivamente il comparto multiplayer. Da questo punto di vista, Ride 3 non rinuncia alle classiche gare con altri piloti “umani”, prevedendo un’ovvia divisione tra competizioni pubbliche e private, completamente personalizzabili. Ride 3, però, anche in questo caso “raddoppia”, garantendo con le Sfide Settimanali, al momento legate a specifiche prove a tempo, una futura e rosea scena competitiva. D’alto canto, la natura da “simcade” della produzione emerge anche sul fronte gameplay. Pur non diventando mai una simulazione pura e cruda e, neppure, un seguito di Hang-On, smanettare con le opzioni relative agli aiuti di guida garantisce un raggio piuttosto ampio di ulteriore personalizzazione. La guida, da rilassante, può diventare davvero ostica.
Irreale, ma vero
Possibile che sia davvero tutto merito dell’Unreal Engine 4? Di certo, il passaggio al nuovo motore ha snellito i tempi di sviluppo, permettendo di abbandonare asset ormai obsoleti anche dal punto di vista della fisica. A dirla tutta, le cose da migliorare sono ancora tante. Dal comportamento delle moto in determinate situazioni, in primis in uscita di curva, al sistema di collisioni, in parte da rivedere e rendere, nel futuro, più complesso e realistico. Difetti, piccoli e grandi a seconda della propria sensibilità, che si sommano alla non perfetta ottimizzazione del gioco sugli hardware meno performanti. Su PS4 e Xbox One base, spiace dirlo, il lock a 30FPS non solo pesa sul controllo delle moto, ma anche sul divertimento. Gli episodi di stuttering e la perdita di fotogrammi influiscono sulla qualità complessiva del titolo, evidentemente in difficoltà ad esprimere tutte le sue potenzialità. Si tratta di una critica che, però, viene “nuclearizzata” sulle console mid gen dove la presenza di due modalità grafiche distinte, una legata alla risoluzione e l’altra alle performance, garantisce sempre un frame rate stabile e, pure, raddoppiato, con supporto ai pannelli 4K. Se le versioni base, inoltre, mostrano un’eccessiva sporcizia visiva, ad occhio sotto il target del full hd “pieno”, PS4 Pro e One X scolpiscono ogni elemento del fondale sulla tela dello schermo, per un impatto visivo di gran pregio che, se mai, mostra il fianco negli elementi a bordo pista e nella gestione dell’illuminazione, specie in notturna. Nessun dubbio che tale situazione ottimale, testata in sede di recensione, possa essere replicata e addirittura “pompata” senza particolare fatica anche sui PC di fascia alta. A chiudere il cerchio, ci pensa il comparto sonoro. Belli, bellissimi, i rombi dei motori, ottimamente riprodotti tra le “urla” dei due tempi e il composto boato dei moderni scarichi. Ottime, pure, le musiche. Non era così scontato. Alcune composizioni, immaginiamo originali, ben si sposano con l’eleganza dei menu e dell’interfaccia. Segno ultimo di una produzione che non solo si ispira ai racing AAA di Microsoft e Sony, ma che, specie nella riproduzione delle livree, ci si avvicina pure come mai prima d’ora.
Ride 3 non è solo il classico “buon gioco” della solita Milestone. È, pure, una produzione coraggiosa, che lancia una sfida importante ai colossi del settore. Il simcade “made in Italy” è opulente nei contenuti, curato nel gameplay e, sui migliori hardware, persino bello da vedere. Un piccolo miracolo, considerando i mezzi della software house milanese e, anche, l’incredibile produttività dei suoi team nell’arco di questo 2018 quando, nel bene o nel male, ci siamo ritrovati più volte a parlare di Milestone. Ecco, Ride 3 rappresenta proprio il meglio di questi 12 mesi, o 22 anni, di rincorsa sfrenata al top dell’industria. Di quell’orgoglio tutto italiano sempre più vicino a tagliare il traguardo.