Yo-Kai Watch 3 Recensione, zombie, street food e spiriti sfuggenti

Yo-Kai Watch 3

È capitato più e più volte che mi trovassi a tentare di spiegare ad altri videogiocatori cosa mi attirasse nella saga di Yo-Kai Watch, che ritengo gradevole e adatta a tutti. In italia questa serie non ha raggiunto il successo sperato: pur essendo amata dai bambini, grazie soprattutto alla divertente trasposizione animata, non è entrata nei cuori di molti adulti. Viene probabilmente considerata semplice, sciocca e da qualcuno persino una copia sbiadita di Pokémon, senza troppa personalità e attrattive. Niente di più sbagliato. Perciò altro giro altra corsa: l’arrivo nel nostro paese di Yo-Kai Watch 3 mi fornisce un’ulteriore possibilità di provare a convincervi di quanto i mostriciattoli Level-5 meritino il vostro tempo. Vediamo se è la volta buona per trascinarvi nel mondo degli spiritelli, dal quale poi non si può più tornare indietro.

Yo-Kai Watch 3

Quando viene realizzato un nuovo capitolo di una saga si procede generalmente aggiungendo nuovi contenuti, mantenendo qualche meccanica di base e introducendo nuove location che vanno a sostituirsi in buona parte alle vecchie. Yo-Kai Watch in questo è decisamente diverso: il terzo titolo contiene praticamente tutto ciò che c’era nei precedenti, con in aggiunta le novità. Il risultato è un bouquet di attività veramente variegato: c’è così tanto da fare che a volte non si sa da dove iniziare. Esplorazione della città, combattimenti, Terrore Onirico, Notte degli Zombie, minigiochi ritmici, missioni secondarie, personalizzazione del MioNyan, rafting sulla zattera, avventure Blasters…persino il semplice elenco delle modalità risulta quasi ridicolo nella sua opulenza. Yo-Kai Watch 3 è perciò il classico videogioco che mi piace definire “da isola deserta”: ha una tale longevità da poter tenere impegnati per tanto (troppo!) tempo.

Yo-Kai Watch 3

Non sono solo i contenuti ad essere cresciuti in ampiezza, ma anche le mappe esplorabili. Yo-Kai Watch 3 consente di passeggiare per la vecchia e cara Valdoro, arricchita da una nuova zona palesemente ispirata a Akihabara, ma anche di avventurarsi in una location americana nuova di zecca. La storia procede infatti su due binari paralleli: in Giappone interpretiamo la bizzarra nerd Luna Celesti, mentre negli USA ci possiamo immedesimare nel sempreverde Nathan Adams. Possiamo scegliere liberamente quale filone portare avanti, ma di tanto in tanto siamo costretti a switchare per ottenere indizi necessari per procedere. Tale meccanica è molto ben realizzata e consente di appassionarsi ad entrambi i protagonisti, evitando di trascurarne uno per troppo tempo o di dimenticarsi a che punto era rimasta l’altra storia in corso. Le ambientazioni sono esattamente come ci avevano abituato finora: magnifiche e piene di dettagli. Ogni minuscolo angolino della città è ben realizzato e può celare qualche segreto, ogni NPC ci racconta qualcosa e ogni nascondiglio può ospitare uno spiritello birichino. Oltre alla solita atmosfera nipponica possiamo godere anche di quella della piccola cittadina americana di Arachidia, dove pullulano i venditori di hot-dog, i giganteschi autocarri e (sigh) gli NPC sovrappeso. È piuttosto divertente studiare il modo in cui Level-5 abbia interpretato la vita negli USA, che sembra suddividersi tra incursioni in bisteccherie, passeggiate in giganteschi supermercati o visite in chiesa. Zombie, macchinoni e bibite frizzanti: l’incredibile tamarraggine sprizza da ogni poro ed è un valore aggiunto notevole. Seppur curate e invitanti, le mappe rimangono fin troppo vaste. Non avrei mai pensato di potermi lamentare dell’eccesso dei luoghi visitabili, eppure è un problema reale: Yo-Kai Watch 3 richiede di spostarsi per distanze notevoli e al contempo riduce le possibilità di fast travel, implementate molto meglio nei titoli precedenti. Non è un connubio vincente, poiché ci costringe per gran parte del gioco a muoverci dal punto A al punto B, e poi ripetere. Senza dubbio nelle nostre lunghe passeggiate ci possiamo imbattere in notevoli distrazioni e side quest, ma ciò non toglie che le nuove location possano essere per assurdo sia un pregio che un difetto del titolo.

Yo-Kai Watch 3

Come era lecito aspettarsi, nuove regioni ospitano nuovi spiritelli: Yo-Kai Watch 3 offre 600 esemplari diversi, di cui alcuni già noti ma moltissimi inediti. E americani! L’arrivo negli USA ci consente infatti di fare amicizia con i ‘Merican Yokai, dai design più bizzarri che mai. Se in Giappone troviamo infatti mostriciattoli ispirati al folklore classico, negli Stati Uniti il filo conduttore è più la vita quotidiana ed il patriottismo. Ecco perciò arrivare noccioline, mais, marinai, cowboy, bacon e paparazzi, più una serie di Yokai del tutto inspiegabili, ma che hanno conquistato il mio cuore. Il desiderio di fare amicizia con tutti si scontra con il solito scoglio della serie, ovvero la difficoltà nell’aggiungere in squadra un nuovo spiritello. Combattendo contro uno Yokai si ha una piccola possibilità che a fine battaglia si unisca a noi, e si può aiutare la fortuna donandogli cibo che apprezza o sfruttando abilità particolari del nostro team. Nonostante sulla carta sembri tutto facile, in verità a volte è impossibile avere nuovi amici: alcuni Yokai richiedono ore di tentativi e maledizioni per cedere. Questo problema rende il collezionismo incredibilmente frustante e si ripete, più o meno immutato, sin dal primo capitolo della serie: risulta perciò abbastanza difficile passarci sopra e considerarlo un difetto da poco. È chiara la differenza tra “catturare” un mostriciattolo e “farci amicizia”, poiché la seconda opzione richiede la sua libera scelta e partecipazione, ma ciò non giustifica una modalità quasi del tutto luck-based e fastidiosa. Completare il Medallium Yokai rimane perciò una bella impresa, ed è un modo molto poco gradevole di aumentare la longevità, già di suo notevole.

Yo-Kai Watch 3

Ciò che invece è cambiato eccome, ed in meglio, è il battle system: la nostra squadra combatte sempre in tempo reale ma è ora schierata su una griglia 3×3. La possibilità di muovere ogni membro del team consente di evitare attacchi nemici o studiare meglio i nostri, nonché di raccogliere sfere luminose a terra per curarci o potenziarci. Come se non bastasse, questo capitolo ci consente addirittura di sparare in prima persona ai boss, dando una mano al nostro team. L’aggiunta di un’ulteriore componente strategica è molto gradita e aumenta la complessità dell’elemento un po’ più debole della saga, ovvero la scarsa partecipazione del giocatore durante i combattimenti. Questa novità rende le sfide maggiormente impegnative, poiché ritirare e sostituire ogni Yokai richiede più tempo di prima, obbligandoci a riflettere prima di prendere ogni decisione.

Yo-Kai Watch 3

Il punto forte di Yokai Watch è e rimane sempre lo stesso: la sua stranezza. I titoli possiedono un umorismo infantile e becero, che risulta però incredibilmente riuscito e coinvolgente. L’adattamento della maggior parte delle battute e dei nomi degli Yokai non è affatto facile, ed è abbastanza riuscito, basti pensare a genialate come il nome Picco di velocità per un mostro montagna con in mano un volante da guida. In alcuni casi però il risultato è esilarante, e non in maniera voluta: uno degli Yokai protagonisti, compagno della simpatica Luna, è ispirato ad un astronauta ed inserisce parole a tematica spaziale nei suoi dialoghi. Ciò fa sì che dalla sua tenera boccuccia escano di frequente meraviglie come “che razzo dici” o “ma che razzo succede”, frasi che mi hanno fatto scoppiare a ridere nel silenzio della mia cameretta. Non ho intenzione di spoilerare niente, come è mia buona abitudine, della trama, mi limito perciò a segnalarle la validità, soprattutto grazie alla divisione in due filoni. I boss sanno essere inquietanti, così come alcuni momenti di esplorazione in ambienti cupi, perciò il titolo offre un ottimo equilibrio tra momenti di divertimento e di tensione, pur rimanendo adatto ad ogni età ed ogni indole.

Yo-Kai Watch 3

Dal punto di vista tecnico Yo-Kai Watch 3 è ben realizzato: curato e colorato, non presenta praticamente mai rallentamenti e cali di frame rate. Fila tutto liscio insomma, anche se va ammesso che non ci sia assolutamente nulla di nuovo, poiché tutti i modelli sono recuperati dai suoi predecessori. Persino le musiche (belle) sono le stesse, ad eccezione dei nuovi gradevoli theme americani che ci accompagnano ad Arachidia. Squadra che vince non si cambia? Aspettiamo con ansia l’approdo su Switch, per goderci gli spiritelli con una grafica degna. Il mio più grande rammarico riguardo questo titolo è lo scarso tempismo di arrivo in occidente: l’epoca del Nintendo 3DS è tristemente finita. Di conseguenza alcune meccaniche davvero gradevoli e con grande potenziale, in primis lo StreetPass e gli scambi di medaglie o i combattimenti, verranno sfruttate solo marginalmente. È un vero peccato, poiché Yo-Kai Watch è assolutamente perfetto per le community e per gli eventi, e meriterebbe un Rinascimento tutto suo della portatilina Nintendo.

Yo-Kai Watch 3 è un banchetto di contenuti: offre talmente tanto da fare che ci si dimentica del tutto della missione in corso nel gioco e persino dei propri impegni nella vita reale. Tantissimi Yokai, mappe vaste e modalità per tutti i gusti contribuiscono a rendere questo capitolo il più completo e godibile finora realizzato. Il titolo rimane però afflitto dalla maledizione che rende insensatamente difficile fare amicizia con alcuni spiritelli e che sa rovinare tutto il divertimento. Perché mai non ci vogliono bene? Che abbiamo fatto di male?

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.