Moschettieri del Re Recensione, divertenti eroi di “cappa e spada”

Moschettieri del Re

Romanzi, film e serie tv: fin dai primi approcci con questi personaggi, siamo abituati a immaginare la figura del moschettiere come un valoroso eroe, abile spadaccino e, spesso, affascinante rubacuori.
Nella sua saga, Alexandre Dumas ci ha regalato una descrizione accurata delle imprese di D’Artagnan e i suoi tre moschettieri, fino al loro epilogo. Insomma, tra romanzi, film e cartoni animati, tutti noi ci siamo costruiti una versione più o meno epica di questi celebri protagonisti delle storie di cappa e spada. Ma Giovanni Veronesi, nel suo nuovo film in uscita il 27 dicembre, Moschettieri del Re, stravolge, seppur in parte, questa visione epica e romantica dei quattro eroi, e lo fa attraverso battute mirate, ben scritte e una caratterizzazione dei personaggi che fortunatamente si distacca dal genere di “film italiano”, che per cercare il consenso del pubblico è basato troppo spesso (e solamente) su stereotipi linguistici e culturali del nostro Paese.

Moschettieri del Re

Questi nostri moschettieri, invece, sotto la ruggine e la stanchezza di anni senza combattimenti, una nuova vita lontano dalla spada e da Palazzo e una fama ormai sbiadita, hanno ancora un fuoco che arde. Certo, all’inizio non sembra proprio così: D’Artagnan (Pierfrancesco Favino) è finito a fare l’allevatore, e non rinuncia al suo essere romantico e conquistatore trovandosi spesso nei guai con i mariti traditi; Athos (Rocco Papaleo) vive nel suo castello circondato da amanti, uomini e donne e si definisce, infatti, “ambidestro”; Aramis (Sergio Rubini) non ha perso la sua fede ma, a differenza del personaggio dei romanzi, la sua fede è più un rimedio al fatto che si trova ormai indebitato, mentre Porthos (Valerio Mastrandrea) ormai ha perso addirittura i suoi chili in più ed è costantemente offuscato da droghe e alcol.

Pensare a loro come salvatori della Francia è molto difficile e, quando la Regina (Margherita Buy) decide di richiamare i suoi vecchi e fedeli combattenti per una missione di vitale importanza per il Paese, lei stessa non è convinta fino in fondo della scelta. Ma D’Artagnan riesce a rimettere insieme la vecchia squadra e, con l’aiuto di fedeli compagni e armi all’avanguardia, riescono a tornare in sella, è proprio il caso di dirlo.
La storia di base è volutamente semplice e lineare. Sono infatti i personaggi e le loro caratteristiche e simpaticissime gag a deliziare il pubblico. Si ride tanto e si ride bene, con una performance di Favino che eccelle sulle altre e conferma il suo essere istrionico, un piacere vederlo in questi panni e ascoltare il suo simpatico accento “alla francese”.

Moschettieri del Re

Ci affezioniamo inevitabilmente alle disavventure dei personaggi, ai loro difetti ma anche al ritrovato cameratismo che li porterà ad essere invincibili nonostante un inizio non proprio entusiasmante.
Lo stesso Dumas ci ha descritto nel libro finale delle loro gesta, Il Visconte di Bragelonne (dal quale prende spunto anche la storia de La maschera di ferro), degli eroi ormai lontani dagli intrighi di corte ma pur sempre valorosi e pronti a rischiare la vita nella loro ultima, patriottica missione.
Ed è proprio questa versione alternativa dell’ultimo romanzo della trilogia che chiude la storia di D’Artagnan e dei suoi compari e, seppur con vicende e finali diversi, si può dire che il registra è riuscito a mantenere quella visione eroica dei personaggi, seppur trasposta ai giorni nostri.
Eh sì, perché il finale ci riserva un cambio di epoca e ambientazione più vicina al Natale e alla famiglia, che non vogliamo rivelare. Diciamo però che avremmo apprezzato di più un finale classico che non spezzasse le vicende dei moschettieri.
Si torna rischia di tornare a quegli stereotipi che caratterizzano la famiglia italiana nei film, lasciandoci con la sensazione di non riuscire fino in fondo a osare con un genere diverso.

Ma, a conti fatti, non c’è pericolo in questo: i Moschettieri di Veronesi, con la loro simpatia e arguzia riescono a intrattenere ogni tipo di pubblico e a tutti gli effetti si può considerare un piacevolissimo film di Natale.

Alessia "Paddy" Padula, Production Director di Idra Editing nonché abruzzese doc, ha una grave dipendenza dalle serie tv, specialmente Doctor Who e Sherlock! Permalosa in modo pericoloso, potrebbe uccidervi per uno spoiler, quindi siete avvertiti. Il suo punto debole? Panda, koala e tutti gli altri animali coccolosi. E gli arrosticini, ma questa è un'altra storia.