Sex Education Recensione, come raccontare in modo brillante i problemi di tanti e andare oltre

Sex Education arriva dritta al punto già dal titolo. Che è quello che una breve successione di parole dovrebbe voler riuscire a fare sempre. Ma se si usano due termini come, appunto, “sex” ed “education”, quasi a voler sostenere un modello didattico, si vuole far capire da subito qual’è la direzione in cui punta il proprio prodotto. Ma Sex Education non si limita solo a questo, analizza anche altro, e lo fa molto bene. La scoperta adolescenziale della propria sessualità, descritta in modo tanto efficace quanto caricaturale in Big Mouth, torna in una serie Netflix, e lo fa con delle scelte azzeccate mostrando allo spettatore una commedia che si alterna al drama, rivelando un’anima propria molto forte. Il lavoro fatto da Laurie Nunn e dalle altre circa 10 persone che hanno lavorato nella “writer’s room”, ha dato vita ad una serie teen di livello, impreziosita dai “teen” stessi e da un cast, in generale, molto solido.

Sex Education

Tutti hanno problemi, gli adolescenti forse di più

Otis Milburn (Asa Butterfield) è un timido sedicenne, che vive in una non definita campagna britannica insieme alla madre, Jean (Gillian Anderson). Lei è una sessuologa, che fa consulenza a coppie che hanno problemi. Il suo studio è a casa e la casa è più o meno tappezzata di elementi che lo ricordano. Jean è anche molto disinvolta, con tutte le persone che frequenta e con il figlio. Porta per simbiosi il suo lavoro anche nel rapporto genitore-figlio e questo, unito ad un padre separato, hanno segnato la crescita del nostro protagonista. Tanto che Otis ha problemi anche solo a masturbarsi, intollerante all’autoerotismo e lontano dall’avere un primo rapporto sessuale. Otis è sedicenne e vergine (e sembra che la cosa per un teenager britannico sia un grosso fardello da sostenere in spalla). Come il suo amico, gay, Eric (Ncuti Gatwa). Insieme si avventurano in un liceo post sixteen inquadrando le tante realtà diverse che “abitano” un high school in Inghilterra. Tra di loro c’è anche Maeve Wiley (Emma Mackey), ragazza brillante con tanti demoni dentro ma a cui è affibbiato il soprannome di “mordica**i” e in generale non ben vista dal grande mostro fatto di voci che aleggia nei corridoi di una scuola. Ma lei è comunque brillante, se ne frega, e riesce a capire anche il potenziale che si cela dentro Otis. Sì, perché il figlio di Jean dalla madre ne ha sentite e imparate tante riguardo al sesso. E, pur non avendo esperienza nel concreto, decide con la ragazza di aprire una “clinica” per dare una mano agli studenti che hanno problemi sessuali all’interno del campus. E questo è il motivo trainante che si porta avanti durante la serie, soprattutto nella prima parte. La puntata inizia con una piccola scena che ci fa capire quale sarà l’elemento orizzontale della puntata, di chi si andrà a parlare, di chi ha un problema da risolvere, e questo aiuta lo spettatore a capire come funzionano le dinamiche nel singolo episodio.

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La clinica fa il suo dovere

E inizialmente lo spirito ironico, a tratti (rari) quasi parodistico, è al centro del villaggio, non scadendo però mai nel banale, ma anzi affrontando il tutto in maniera sempre intelligente. Nel mentre, in sottofondo, scorre la storia principale che, partita in sordina esplode andando quasi a confondere lo spettatore. Ad un certo punto  infatti vi sembrerà di aver cambiato serie senza esservene accorti, rispetto a quelle premesse avute all’inizio. Il cambio di mood risulta infatti evidente, ma essendo comunque un’opera estremamente intelligente, per affrontare determinati argomenti, bisogna sapere in primis saperli raccontare; e Sex Education li racconta in modo perfetto, alternando come una bilancia la risata con la riflessione. Si vede che la Nunn è una fan di cuore dei teen-movies/series, perché è riuscita a prenderne gli elementi migliori, modellandoli brillantemente e mettendoli in gioco all’interno di un prodotto che possiamo definire, senza giri di parole, come punto di riferimento per il genere. Un cast di livello, in cui spiccano i tre protagonisti, e dove la coppia Otis-Eric funziona alla grandissima, dove però si possono apprezzare anche le sfumature e gli sviluppi dei personaggi secondari, dal figlio del preside, Adam (Connor Swindells) passando ai momenti quasi caricaturali, ma densi del professor Hendricks (Jim Howick). Il tutto all’interno di un mondo che, se non fosse per la presenza degli smartphone, potrebbe sembrare più arrivato dagli anni 80/90, con una fotografia che ricorda quella di un’altra (ottima) serie con liceali targata Netflix: quel Derry Girls ambientata nell’Irlanda del Nord del 1992. Riferimenti visivi e musicali, da Billy Idol ai Joy Division, dagli Smiths ai Cure e i Talking Heads, con un piccolo passaggio a Fred Buscaglione, il tutto collegato da una presenza massiccia delle sonorità più attuali di Ezra Furman. Come detto dalla stessa Nunn, la serie vuole omaggiare John Hughes (Breakfast Club) e i suoi film, richiamando da una parte la nostalgia, e dall’altra attualizzandola a temi di oggi, formando, anche in questo caso, una miscela vincente di attuale e passato. In chiusura, vi consigliamo di sentire il tutto in lingua originale. Non che il doppiaggio italiano abbia particolari problemi, anzi, le voci scelte per i protagonisti non si allontano neanche troppo dalla versione originale, ma sempre perché sentire come esce il suono nel modo in cui è pensato, risulta più reale.

https://www.youtube.com/watch?v=bBtmvu8bpZw

Sex Education è una serie che va vista. Per chi ama i teen-movie, per chi li odia, per chi ha problemi di natura sessuale, per chi ha una relazione stabile da anni. Un punto di riferimento per il genere che sa far ridere e riflettere, che affronta tematiche importanti e pesanti facendolo però sempre in maniera intelligenze. Mai noioso, gli otto episodi scorrono velocemente e vi farà affezionare ad un cast di livello in cui spiccano i tre protagonisti.