La conferenza E3 2018 di Microsoft ha tirato fuori dal cilindro un bell’assortimento di gradite sorprese, ma una delle più sbalorditive della serata è stato lo spettacolare trailer di Jump Force, picchiaduro firmato Bandai Namco che schiera i protagonisti di alcune delle opere più conosciute mai apparse fra le pagine di Weekly Shōnen Jump gli uni contro gli altri. Nei mesi precedenti l’uscita, abbiamo avuto l’opportunità di provare con mano diverse build del gioco, che ci hanno lasciati dapprima un po’ interdetti per lo stile realistico che gli sviluppatori hanno deciso di adottare, e poi via via sempre più convinti grazie al gameplay che mescola per bene complessità e accessibilità a completo beneficio dei neofiti e di quanti non si sono mai voluti avvicinare ai tecnicismi che caratterizzano il mondo competitivo di questo specifico genere. Il prodotto che abbiamo tra le mani è, come il suo predecessore spirituale J-Stars Victory Vs, un gigantesco contenitore di storie ucroniche grazie al quale potremo finalmente dare risposta al secolare interrogativo su chi emergerebbe vincitore in una battaglia tra Goku, Naruto e Monkey D. Luffy, senza contare tutti gli altri personaggi inclusi nel pacchetto: le serie annoverate sono infatti una ventina e comprendono, oltre ai già citati Dragon Ball, Naruto e One Piece, anche altri classici come Saint Seiya, Yu Yu Hakusho e Hokuto no Ken per un totale di ben quaranta lottatori, nonché tre antagonisti inediti nati dalla fantasia di Akira Toriyama e un editor inaspettatamente approfondito che ci consente di creare il nostro combattente personalizzato scegliendo tra un nugolo di caratteristiche estetiche e abiti da indossare. Sulla carta, insomma, Jump Force sembra riuscito a bilanciare alla perfezione giocabilità e fan service, non resta dunque che immergerci nel mondo alternativo da lui creato e scoprire cos’altro c’è in serbo per noi…

Il tuo livello di combattimento è 5. Sei un po’ scarso.
A quanti possiedono una certa familiarità con i vari giochi di combattimento 3D basati su varie serie animate che Bandai Namco ha rilasciato nel corso degli anni, Jump Force risulterà immediatamente riconoscibile: la struttura di base è una sorta di Dragon Ball Xenoverse in termini di interattività, con un vasto hub nel quale i personaggi creati dai giocatori sono in grado di muoversi, visitando un certo numero di chioschi che consentono loro di partecipare a diverse attività come scontri offline, battaglie online o missioni che fanno avanzare la storia. I combattenti customizzati sono composti da svariati elementi cosmetici presi dal miscuglio di mondi presenti nel titolo e guadagnano crediti per acquistare attrezzature e poteri sempre nuovi basati sui loro personaggi preferiti. A tal proposito, la resa visiva di questi ultimi non è qualitativamente omogenea: al posto del cel-shading che ha reso i giochi come la serie Naruto Shippuden e lo straordinario Dragon Ball FighterZ così accattivanti, Jump Force tenta di fondere lo stile fumettoso con texture e proporzioni realistiche, e i risultati ottenuti variano dall’apprezzabile al terrificante. In particolar modo, le espressioni facciali perennemente irrigidite di Goku, Luffy e di tutti gli altri eroi dai tratti distintivi molto marcati risaltano in maniera non proprio piacevole in confronto alle fattezze decisamente più bilanciate del nostro protagonista o di altri personaggi quali Ryo Saeba, Ichigo Kurosaki o Light Yagami. Vagabondare per il centro nevralgico del gioco, tanto mastodontico quanto prevalentemente vuoto, con la presenza costante di questi integerrimi manichini è un’esperienza davvero estraniante, peggiorata oltretutto dalle movenze dell’avatar virtuale che si muove con la grazia di un androide zoppo: per nostra fortuna, la presenza di un nutrito assortimento di veicoli rende gli spostamenti meno faticosi, anche se non possiamo fare a meno di sperare che gli interminabili corridoi deserti vengano un giorno popolati da eventi che rendano l’esplorazione in qualche modo significativa, e sull’intera ambientazione aleggia purtroppo una sensazione perpetua di incompiutezza… è innegabile che, allo stato attuale, avremmo preferito di gran lunga un semplice menù per scegliere le modalità da affrontare.
Tuttavia, per quanto le fasi meno concitate soffrano di questa accentuata crisi d’identità, riflessa peraltro anche nelle sequenze non interattive della storia che vedono le nostre marionette preferite alternarsi in scambi di battute spesso testuali (non tutti i doppiatori originali fanno infatti la loro comparsa nel gioco, ed i personaggi senza “prestavoce” restano silenti), i dubbi sulla bontà del lavoro svolto da Spike Chunsoft vengono svolti dal vero fulcro del gioco, ossia i combattimenti: Jump Force è uno dei picchiaduro ad arene tridimensionali più abbordabili che abbia mai provato, con due pulsanti di attacco, leggero e forte, che possono essere tamburellati a ripetizione per eseguire combinazioni automatiche, oppure premuti un po’ più a lungo per assalti lenti ma decisamente dolorosi; un tasto è dedicato alle prese, utili quando l’avversario tenta di nascondersi dietro una guardia, attivabile con uno dei tasti dorsali, mentre l’altro consente ai giocatori di inseguire i propri nemici o di eluderli, posto che abbiano accumulato energia a sufficiente per eseguire tale mossa; R2 serve per l’appunto a caricare l’indicatore della super e, in combinazione con gli altri pulsanti del controller, a sferrare gli attacchi speciali. Premendo la levetta analogica destra una volta soddisfatte determinate condizioni di salute ed energia speciale, si attiva il cosiddetto risveglio che amplifica le caratteristiche personali, consentendo anche ad alcuni personaggi di assumere forme alternative come l’ormai telefonatissimo Super Saiyan Blue di Goku e Vegeta. Di primo acchitto, le possibilità sembrano davvero tante, ma sono incredibilmente semplici da padroneggiare in breve tempo.

Diventerò il re dei pirati!
Le battaglie di Jump Force sono tre contro tre, ma tutti e tre i personaggi di una squadra condividono un’unica barra della salute, quindi non c’è molto da gestire in termini di impiego delle loro capacità in tempo reale: alternarli con la pressione di L2 consente di eseguire un rapido attacco in coppia ma, al di là di questo, lo scambio dipende principalmente dalle preferenze di utilizzo in determinate circostanze, e di fatto è come utilizzare un unico lottatore con tre “forme” differenti. È un sistema di combattimento naturale, elegante e, di nuovo, perfetto per i novizi o i giocatori occasionali, una sorta di versione semplificata di quanto già visto nei vari Ultimate Ninja Storm o in One Piece Burning Blood. Alcuni personaggi possiedono un numero maggiore di attacchi a distanza piuttosto che ravvicinati ed altri prediligono le strategie difensive al posto di quelle offensive, ma si controllano tutti più o meno allo stesso modo. Una volta appresi i fondamentali, scambiare i numerosi personaggi, magari inframezzati dal proprio che avremo provveduto ad equipaggiare con una vasta gamma di abilità speciali si rivelerà un gioco da ragazzi. Il combattimento è talmente semplice che è inevitabile pensare di annoiarsi, ma questa linearità viene bilanciata dall’estrema varietà di tattiche che è possibile impiegare sul campo, sia per quanto riguarda la CPU che per gli scontri multigiocatore con rivali in carne ed ossa. Tra la pura e semplice azione e l’incentivo costituito dagli innumerevoli accessori che è possibile acquistare con la valuta guadagnata al termine delle contese, il titolo offre innumerevoli ore di divertimento.
Il movimento nelle arene è completamente libero, il che conferisce alle battaglie un estremo dinamismo, ma l’esecuzione di un attacco speciale corregge quasi sempre la mira per orientarla verso l’altro contendente fintanto che la direzione in cui siamo rivolti è quella giusta, facilitando il puntamento senza preoccuparsi troppo della precisione. Gli scenari di Jump Force sono un misto di luoghi reali e ambientazioni tratte dalle serie a fumetti, giustificate da un misterioso oggetto mistico il cui potere è così elevato da imbrigliare realtà e fantasia: i luoghi visitabili includono Times Square, il Cervino e il porto di Hong Kong, mentre le ambientazioni fittizie sono tratte principalmente dai franchise più rilevanti inclusi nel gioco. Di contro, la cura riversata nella costruzione di fondali vividi e accurati viene controbilanciato dall’assenza quasi totale di elementi interattivi, che purtroppo rende quasi inutile l’impegno profuso nella realizzazione di paesaggi tanto sfarzosi. Inoltre, la varietà in questo caso è piuttosto scarsa: sarebbe stato davvero bello ammirare un numero maggiore di mash up fra location moderne e scenografie immaginarie.

Con oltre 40 personaggi fra i quali scegliere e la spassosa frenesia che ne caratterizza le battaglie, Jump Force riesce a centrare gran parte dei suoi obiettivi ed a ricreare sugli schermi casalinghi l’intensità dei migliori momenti delle serie che hanno fatto breccia nel cuore di tutti: scagliare un Detroit Smash contro Frieza, Dio o Barbanera, oppure sparare alle evocazioni di Yugi con il possente revolver di Ryo Saeba consente di risvegliare a più riprese il nostro bambino interiore, e in tal senso Spike Chunsoft ha realizzato un lavoro encomiabile. Per sua sfortuna, tutti gli elementi di contorno, compresa la storia costruita e raccontata in maniera decisamente maldestra, abbisognano di una robusta levigata e risultano essere più un male necessario che un valore aggiunto. Consigliato senza dubbio agli amanti delle serie che Bandai Namco ha deciso di includere, e a quanti cercano un picchiaduro accessibile con cui trascorrere un bel po’ di tempo.