Mancava da troppo tempo un action game hack and slash sopra le righe, con quel gameplay tipicamente giapponese che premia la bravura del giocatore nell’eseguire combo complesse e spettacolari, senza “cutscene” che eseguono le mosse al posto nostro. Probabilmente l’ultimo titolo degno di nota di questo tipo è stato Bayonetta 2, altra creatura nata da quel genio di Hideki Kamiya, che è anche il padre di Devil May Cry, ossia il creatore dei due massimi esponenti di questo sottogenere action che ha insegnato al mondo cosa vuol dire essere veramente “Stylish”. Fortunatamente, a far tornare il vero Dante tra noi ci ha pensato Hideaki Itsuno, in pratica il secondo padre di Devil May Cry, che ha guidato la serie dal terzo capitolo (non considerando la supervisione durante gli ultimi mesi di sviluppo del due) fino ad oggi. Presentato allo scorso E3 di Los Angeles con un trailer sopra le righe, Devil May Cry 5 ritorna a più di dieci anni di distanza dall’ultima apparizione del cacciatore di demoni più “tamarro” di sempre; ci riferiamo ovviamente al Dante classico e amato da tutti. Recentemente abbiamo avuto occasione di provare Devil May Cry 5 per ben 4 ore di gioco su una build ancora work in progress, che non rappresenta ancora la versione completa del titolo, ma con già tante caratteristiche della versione finale. Mettetevi comodi dunque, perché vi racconteremo com’è stato toccare con mano il gameplay di Nero, Dante e V: “Let’s Rock Baby!”
It’s Showtime!
Prima di entrare nel dettaglio di ognuno dei tre personaggi, volevamo fare alcune considerazioni generali su quanto abbiamo visto nelle ore da noi giocate. Non vogliamo, in questa sede, entrare troppo nei particolari sulla trama, ma vi possiamo assicurare che i toni iniziali del titolo fanno subito capire che ci troviamo di fronte a un evento senza precedenti nella saga di DMC, una minaccia che probabilmente è la più grossa finora affrontata da Dante e dai suoi alleati. Itsuno, d’altronde, aveva specificato che il quinto capitolo sarebbe stato la conclusione della saga dedicata ai figli di Sparda, e da quanto abbiamo visto non stentiamo a crederci. I personaggi che abbiamo imparato a conoscere in tanti anni passati a massacrare demoni ci sono tutti: Dante, Trish, Lady e Nero, e le new entry V e Nico, due ottimi acquisti, da quanto abbiamo potuto vedere. È presente persino J.D. Morrison, personaggio introdotto nella serie animata di Devil May Cry che si occupa di trovare i lavori per Dante, anche se un bel po’ cambiato nell’aspetto rispetto alla sua controparte vista nell’anime. Ovviamente non mancheranno cutscene spettacolari e fuori da ogni schema, a cominciare dai geniali titoli di testa che non vi anticipiamo. Preso il controllo del nostro primo personaggio, ci rendiamo conto che il titolo ha una struttura molto lineare, alcuni direbbero vecchio stile, ma una cosa è certa: chi ha già giocato gli episodi precedenti si sentirà a casa. Devil May Cry 5 è diviso in diversi capitoli, in cui si alterneranno i tre diversi personaggi giocabili: ogni missione ci vedrà andare da un punto A ad un punto B della mappa, senza grosse deviazioni se non per cercare qualche Sfera Rossa in più o trovare le classiche missioni segrete presenti in tutti i DMC. In questo caso sono rappresentate da dei cerchi magici con scritte demoniache da osservare dalla giusta posizione per potervi accedere. Una volta attivate, dovremo soddisfare gli obiettivi, che vanno dalla semplice uccisione di tutti i nemici a richieste più specifiche.
Un level design dunque semplice, ma non per questo da sminuire: seppur a volte ci ritroveremo ad affrontare un corridoio inframmezzato da alcune arene fino ad arrivare al boss di fine livello, il tutto è stato realizzato per esaltare al massimo il combat system. Inoltre, non mancheranno aree più elaborate con alcuni enigmi (anche se nulla di trascendentale) e zone più aperte ed esplorabili, tanto per spezzare la monotonia, anche se, ripetiamo, ogni elemento delle mappe è adibito ad enfatizzare i combattimenti, vero cuore dell’esperienza di Devil May Cry 5. La progressione dei personaggi dipenderà dalle sfere rosse acquisite, con cui potremo acquistare le tante abilità presenti per ognuno dei tre protagonisti. A sostituire le Statue della Divinità stavolta abbiamo il furgoncino di Nico, personaggio dotato di grande parlantina che arriverà a darvi man forte con il suo negozio ambulante, se chiamata al telefono o fra una missione e l’altra. Dunque nessuna grossa rivoluzione, nonostante i 10 anni e oltre passati dal quarto capitolo. In un’epoca in cui molte saghe importanti hanno deciso di rinnovarsi e adattarsi all’imperante modello open world o alla moda videoludica del momento, Itsuno e il team di Capcom hanno fatto una scelta coraggiosa e, secondo noi, intelligente, non cambiando nulla della formula vincente di DMC, ma anzi puntando a migliorare i suoi punti di forza, basati sul gameplay frenetico e tecnico e sul carisma dei personaggi. Devil May Cry non ha bisogno di un cambiamento in grande perché, a distanza di tutto questo tempo, il gameplay del quarto capitolo è ancora uno tra i migliori del genere; dunque l’unica cosa che è rimasta da fare agli sviluppatori è stato superare loro stessi realizzando il capitolo più grande, con ben tre sistemi di combattimento diversi uno dall’altro. Volete sapere come si ammazza un demone? Scegliete il vostro personaggio dunque.
Nero: spavalderia e braccia meccaniche
Abbiamo iniziato la nostra prova con Nero, il giovane cacciatore di demoni introdotto in Devil May Cry 4, che si ritrova senza più il suo braccio demoniaco, rubato da un misterioso figuro incappucciato. A sopperire a questa mancanza ci penserà Nico, grazie alla produzione di particolari braccia meccaniche, chiamate Devil Breaker, dai poteri devastanti. Chi ha provato le due demo rilasciate avrà già potuto toccare con mano la potenza di Nero in battaglia. Nella nostra prova si conferma particolarmente letale grazie alle combinazioni di mosse con Red Queen, la spada con un’elsa a forma di manubrio in grado di accelerare per incendiare i colpi, e Blue Rose, il potente revolver in grado di caricare fino a tre colpi esplosivi. La vera novità di Nero sono le già citate braccia meccaniche, in grado di cambiare molto il pattern di attacco del giovane eroe. Nella nostra prova abbiamo provato i tre Devil Breaker già visti nella demo uscita poco tempo fa, ossia Overture, con i suoi attacchi elettrici, Gerbera e le sue onde d’urto in grado sia di sbaragliare i nemici che di aumentare la nostra mobilità, e Punch Line, il pugno razzo cavalcabile con cui creare delle combo fuori di testa. La novità è stata il Devil Breaker chiamato Helter Skelter, un braccio trivella in grado di perforare le difese nemiche facilmente. Se utilizzato al massimo della potenza trasformerà Nero in una trivella ambulante che travolgerà tutto ciò che si trova sul suo cammino. Una cosa interessante che abbiamo notato è che, rispetto ai quattro iniziali, Nero potrà espandere ulteriormente gli slot dei Devil Breaker posseduti fino a poterne portare in battaglia un massimo di otto. Ovviamente questo sarà possibile comprando gli spazi extra da Nico. Nero quindi è un personaggio fedele al se stesso del precedente capitolo, ma rinnovato dalla presenza dei Devil Breaker. La cosa più intrigante sarà creare strategie basate sul cambio di braccia al momento giusto, in cui bisognerà preparare la posizione di ogni braccio negli slot in base ai combattimenti che ci attendono, dato che non sarà possibile cambiarne uno senza distruggerlo. Contro alcuni nemici alcune braccia funzionano meglio, ad esempio la mobilità del Gerbera è molto più utile del colpo elettrico dell’Overture nella Boss Fight contro Goliath vista nella demo. Dunque, considerando le diverse situazioni che affronteremo, sarà interessante vedere quante possibilità di realizzare combo pazzesche ci saranno, una volta che sarà possibile utilizzare tutti i Devil Breaker presenti nel gioco.
V: poesie e demoni
Passiamo alla new entry assoluta di questo Devil May Cry 5, ossia V. Come avrete avuto modo di vedere dal suo trailer di presentazione, V non combatte in prima persona, ma utilizza ben tre diversi tipi di demoni che affrontano i nemici al suo posto. Questi tre demoni hanno tutti nomi e forme simili ad alcuni illustri avversari visti nel primissimo Devil May Cry. Avremo quindi: Griffon, simile all’omonimo boss e con mosse molto simili, che farà le veci delle armi a distanza grazie alla capacità di sparare attacchi elettrici di vario tipo; Shadow, una pantera nera molto simile a una delle tipologie di nemici più pericolosi del primo DMC, cioè i felini d’ombra, che come pericolosità erano secondi solo ai boss. Il micione manipolerà la sua forma fatta di ombre per creare lame e artigliate con cui colpire i nemici nel corpo a corpo; Nightmare, un gigantesco demone, anch’esso rimando a un boss del primo capitolo, che non potremo controllare direttamente (a meno di non acquisire alcune abilità con cui poterlo cavalcare, come visto nei trailer) in grado di fare rapidamente piazza pulita dei nemici minori. Per utilizzarlo dovremo utilizzare il Devil Trigger di Nero, che si consumerà finché l’energumeno demoniaco resterà in campo. In tutto questo V dovrà stare il più possibile al sicuro, essendo chiamato a intervenire solo per dare il colpo di grazia ai nemici: solo tramite il suo bastone potremo infatti sconfiggere i nemici storditi dalle nostre creature e se non li uccideremo in tempo recupereranno un po’ di vita e torneranno alla carica. V potrà caricare la barra del Devil Trigger leggendo un libro e recitando poesie nel bel mezzo del combattimento, semplicemente tenendo premuto un tasto. Con il Devil Trigger, oltre a richiamare Nightmare, potremo anche potenziare i nostri altri due demoni per un certo periodo di tempo consumando una barra. Shadow e Griffon potranno essere messi temporaneamente fuori gioco, e stando vicini alla sfera d’oscurità che li rappresenta nel momento della loro apparente morte, velocizzeremo il loro processo di ritorno. La cosa divertente di V è la possibilità di creare combo sfruttando il gioco di squadra delle nostre creature. Acquisendo abilità, sarà possibile scatenare attacchi più potenti per ognuna di esse, attivabili tramite diverse combinazioni di tasti. La difficoltà principale sarà gestire i comandi di Shadow e di Griffon e al contempo tenere V al sicuro dai nemici, cosa non sempre facile quando ci si ritroverà in spazi stretti e con parecchi nemici addosso. Bisognerà adattarsi e avere una certa coordinazione per imparare a usare al meglio V, ma abbiamo visto che una volta presa la mano con il misterioso personaggio, questo saprà regalarci soddisfazioni al pari di Dante e Nero, seppure con un gusto diverso nell’azione. L’atipicità del gameplay di V è dunque quello che serviva per non avere un personaggio troppo simile agli altri due eroi, risultando davvero ben pensato nelle sue meccaniche.
Dante: carisma e stili da vendere
Infine non poteva mancare Dante, protagonista storico della saga, che torna in piena forma. Il gameplay di Dante è quello più a noi familiare di quelli dei tre personaggi, basato sulle armi equipaggiabili del cacciatore di demoni e sulla sua trasformazione in demone. Nella nostra prova abbiamo potuto utilizzare la classica spada Rebellion, le pistole Ebony and Ivory, lo shotgun Coyote-A e i guanti da battaglia Balrog. Oltre alle armi tornano anche gli stili di combattimento. Avremo: Trickster, basato sulla mobilità; Gunslinger che potenzia gli attacchi con le armi a distanza; Swordmaster, in grado di migliorare gli attacchi corpo a corpo; Royal Guard, che permette di parare e contrattaccare i colpi nemici. Come nel quarto episodio, potremo cambiare stile istantaneamente con la sola pressione di un tasto. Lo stile di combattimento di Dante è quello più diretto e vario, grazie alla possibilità di cambiare armi e stili nel bel mezzo delle combo, così da creare danze di morte in grado di annichilire orde di demoni e portarci all’agognato punteggio di Smoking Sexy Style, ossia il massimo grado del punteggio di stile in una combo. La possibilità di attivare e disattivare a comando la trasformazione in demone rende Dante ancora più letale, con un incremento di potere non indifferente. Le armi da noi provate sono state quelle più classiche: torna Rebellion con la mossa Stinger, in grado di caricare a distanza i nemici, e con la possibilità di acquisire Milion Stab per proseguire con ulteriori danni. La spada è l’arma più versatile di Dante, adatta in ogni situazione. Balrog, invece, è molto interessante perché in grado di cambiare lo stile basandosi su attacchi di pugni o di calci. I pugni saranno più rapidi ma meno dannosi, mentre i calci saranno più potenti ma più lenti. Man mano che attaccheremo abbiamo notato che l’armatura che copre Dante si infiammerà, generando ancora più potenza. In combinazione con lo stile Swordmaster sarà possibile utilizzare dei nuovi attacchi, come un pugno in grado di generare danni anche dopo aver colpito, soprattutto se usato mentre si è trasformati in demone, o una serie di calci rotanti in stile capoeira che travolgeranno tutto ciò che abbiamo intorno. Purtroppo non ci è stato possibile provare la Cavaliere, la moto divisibile in due potenti seghe elettriche, attualmente l’arma di Dante più interessante come meccaniche tra quelle presentate. Dante dunque risulta un personaggio accessibile, con manovre classiche e conosciute dai fan di vecchia data, ma allo stesso tempo molto complesso, perché, come nei precedenti capitoli, riuscire ad avere la completa padronanza del moveset di ogni arma, unito al cambio degli stili al momento giusto a seconda dei nemici affrontati richiede parecchia maestria e allenamento. Non vediamo l’ora di vedere il pieno potenziale del leggendario figlio di Sparda.
Considerazioni finali: tra demoni e fotorealismo
Il gameplay dei tre personaggi ci ha dunque convinti parecchio in questa prova prima della review. Ognuno dei tre ha caratteristiche uniche che lo differenziano molto dagli altri, rendendo il combat system uno dei più vari e stratificati mai realizzati nella saga. Aggiungiamo inoltre una varietà di nemici non indifferente. Nella nostra prova abbiamo visto oltre una decina di creature demoniache, tra cui alcuni graditi ritorni dal passato, come i Sin Scissor, direttamente dal primo capitolo. Tra i nuovi abbiamo gli Scudo e Proto Angelo, cavalieri demoniaci in armatura che spesso combattono in gruppo accerchiando il nostro personaggio. La cosa più intrigante di Devil May Cry 5 è che quasi ogni capitolo a cui abbiamo giocato (all’incirca 8) aveva alla fine una Boss Fight. Ogni combattimento con i Boss è diviso in fasi come quello visto nella demo con Goliath, anche se non sempre cambiando location. Ogni Boss ha poi le proprie debolezze e i propri pattern d’attacco e sarà interessante capire quale tattica usare per contrastare al meglio i colpi. La cosa certa è che lo scontro contro ognuno di loro sarà epico. Noi abbiamo giocato a livello di difficoltà normale, unico selezionabile nella nostra prova (c’era anche facile, ma siamo veri uomini alla fine). Il titolo risulta impegnativo anche a questa difficoltà, specialmente negli scontri contro i boss. Ovviamente la cosa più difficile sarà riuscire a ottenere un punteggio di stile alto per avere l’agognata S come valutazione alla fine di ogni livello, e basterà prendere un colpo in battaglia per far scendere di parecchio il contatore, cosa che ci spronerà a migliorarci per realizzare sequenze perfette senza mai essere colpiti. Riguardo alla tanto discussa presenza di una modalità multiplayer cooperativa, nella nostra prova purtroppo non abbiamo potuto assistere a livelli in cui ciò era possibile, avendo giocato offline, ma in alcune situazioni era possibile vedere in lontananza un altro personaggio combattere, cosa che ci fa supporre che una volta uscito il gioco potremo assistere dalla distanza a combattimenti di altri giocatori reali.
Infine, a livello tecnico il RE Engine si comporta molto bene, rendendo ambienti e personaggi dal tratto fotorealistico. Il dettaglio grafico è forse meno accentuato del recente Resident Evil 2, ma con una fluidità maggiore e fissa a 60fps in ogni occasione. Abbiamo notato alcuni cali in alcune scene d’intermezzo, ma ci hanno garantito che questi problemi verranno risolti nella build finale. Le animazioni dei combattimenti sono spettacolari e restituiscono la potenza di ogni mossa, rendendo ogni combattimento scorrevole e divertente. Curioso notare come Il primo Devil May Cry sia nato originariamente come un nuovo capitolo di Resident Evil e q uesto quinto utilizzi lo stesso engine del rilancio della saga horror di Capcom, prima con RE7 e ora con il successo del remake del secondo. D’altronde una similitudine è che in entrambi i casi i protagonisti si ritrovano in città invase da mostri, ma nel caso di DMC saranno i mostri a dover scappare da noi!
In conclusione Devil May Cry 5 ci ha convinti del fatto che potrà aspirare a entrare nell’Olimpo dei migliori action hack and slash mai realizzati grazie a un gameplay vario e stratificato. Non ci resta che attendere (con grande impazienza) l’arrivo della versione finale del titolo per poterlo valutare nella sua forma completa.