Final Fantasy X X-2 HD Remaster | Che Final Fantasy X sia, in un certo senso, l’Harvey Dent/Due Facce della storia del videogioco è assodato da anni: da un lato, titolo in grado di esercitare un’enorme influenza sull’industria dall’inizio del millennio, andando persino oltre ogni possibile etichetta o definizione di genere; dall’altro incolpevole responsabile, per via della fusione con Enix, della “fine” della gloriosa Square degli anni ’90. L’epopea costruita da Yoshinori Kitase, con il supporto artistico di Tetsuya Nomura, è comunque ricordata con affetto da enormi schiere di appassionati, che all’epoca del passaggio a PS2 avevano bisogno di una certezza come Final Fantasy su cui appoggiarsi: proprio per questo, non è un caso se negli anni il gioco è stato riproposto in una quantità incommensurabile di riedizioni insieme al suo sequel Final Fantasy X-2, a cominciare da quelle per PlayStation 3 e PS Vita. Nel 2019 è la volta di Xbox One (con un porting speculare a quello PlayStation 4 di tre anni fa) e di Nintendo Switch: noi abbiamo provato proprio quest’ultima versione dei due titoli, riscoprendo un mondo invecchiato persino meglio di come ricordavamo.
Il rapporto fra Tidus e Yuna è tra gli aspetti più belli di Final Fantasy X
Final Fantasy X è innanzitutto la storia di Tidus e Yuna
Ormai anche i sassi conoscono la storia di Final Fantasy X e di X-2, specie dopo i fiumi di parole spesi per parlare di una remaster dopo l’altra, dunque è meglio non soffermarsi troppo su questo punto: basti sapere che, come accade ormai da tempo, gli inguaribili appassionati ritroveranno tutto al proprio posto e verranno come al solito cullati sulle ali della nostalgia, mentre i nuovi giocatori, quelli che magari si sono avvicinati a Final Fantasy dal tredicesimo o dal quindicesimo capitolo, avranno modo di riscoprire un’esperienza più tradizionale ma non per questo meno piacevole. Per quanto superficialmente simili nel tono, le trame di Final Fantasy X e X-2 veleggiano su due binari molto differenti. Il primo, a voler ben guardare, è una delle più efficaci metafore ludiche del fanciullino pascoliano (ok, magari senza riferimenti diretti, ma un fondo di verità c’è), con momenti intrisi di grande sensibilità e malinconia; il secondo è invece più scanzonato, a tratti quasi frivolo e civettuolo, tanto da essere stato spesso criticato in maniera feroce. A guardarle con quasi due decenni sulle spalle, comunque, le loro storie non sono invecchiate più di tanto. Quella di FF X dimostra un’inaspettata capacità di bucare lo schermo ancora oggi, anche grazie ad interessanti espedienti: per mascherare il limitato sistema di animazioni facciali, ad esempio, era Tidus stesso a parlare al giocatore e a “raccontargli” le sue emozioni. Dove non arrivavano le parole, poi, ci pensavano le scene in CGI, cucite con grande intelligenza all’interno dell’avventura e in grado di conferire grande pathos alle fasi cruciali del racconto. Come per le vecchie riedizioni l’intreccio generale è infine arricchito dal prologo opzionale Eternal Calm e dall'”appendice” Last Mission, in realtà collegati più a FF X-2 che non al primo capitolo, ma ripresentati senza variazioni anche su Switch.
Certi tramonti non si vedono tutti i giorni…
Final Fantasy X, l’ultimo dei capitoli curati da Sakaguchi
Final Fantasy X, poi, fu un capitolo di rottura rispetto ai suoi immediati predecessori: il gioco, oltre a caratterizzarsi per una spiccata linearità e al concentrarsi perlopiù sulla storia, eliminava completamente il livello dei personaggi e affidava il loro sviluppo alla sferografia, che nelle versioni in alta definizione è stata semplificata rispetto alla sua versione originale. Fortunatamente, i puristi possono ancora scegliere quale tipologia utilizzare, così come per la colonna sonora, presente sia in forma originale, sulle indimenticabili note di Nobuo Uematsu, che riarrangiata da Masashi Hamauzu, autore delle musiche di Final Fantasy XIII e seguiti. Per rendere l’idea dell’aura di sacralità che circonda la OST e la storia del decimo capitolo, comunque, vi basti sapere che per molti esse sono sufficienti, da sole, a giustificare il costo (altino) della riedizione per Switch. Nel gameplay e nell’intelaiatura di gioco, invece, non trova posto praticamente nessuna novità rispetto alle edizioni rilasciate anni or sono. Qualcuno, quindi, potrebbe trovare obsoleto il sistema a turni “totale” di Final Fantasy X, preferendogli, anche se di poco, il ritorno all’ATB – marchio di fabbrica di Final Fantasy – dell’X-2: anche qui, però, si tratta ormai perlopiù di una questione di gusti e di abitudine, senza pro o contro oggettivi. In modalità portatile, a onor del vero, si può beneficiare di alcuni controlli legati allo schermo touch della console, come la possibilità di guarire rapidamente il party con un oggetto o una magia o di evocare gli Eoni in battaglia tramite un semplice scorrimento con il dito: si tratta di aggiunte che, pur non pesando poi così tanto nel computo totale dei pro e dei contro, aggiungono immediatezza e modernizzano, seppur di poco, un’esperienza già ampiamente rinvigorita dalla possibilità di essere portata sempre con sé.
Imparerete presto ad affezionarvi un po’ a tutti i personaggi. Anche in X-2, dai.
Per un Final Fantasy classico, la portabilità è una preziosa alleata
Il porting per Switch, poi, brilla anche sotto il profilo tecnico, collocandosi subito sotto alle versioni PC e PlayStation 4 (e anche, giocoforza, Xbox One), ma al contempo offrendo l’intera esperienza sul palmo di una mano: è proprio quest’ultima, in effetti, la vera ragion d’essere della versione per console Nintendo – è strano scrivere queste ultime parole così a cuor leggero, a proposito – che altrimenti andrebbe a posizionarsi in maniera indefinita nel mare di remaster già pubblicate e che invece riesce a guadagnare un senso tutto suo. Fatevi un favore se avete intenzione di acquistare questa riedizione, magari per l’ennesima volta: non collegate mai Switch alla sua base, perché sarebbe una vera e propria eresia e un’offesa alla stessa idea alla base del ritorno delle fantasie di Hironobu Sakaguchi sulla sponda più vecchia del mercato giapponese. Anche perché la loro formula si adatta alla perfezione a una fruizione portatile: non solo i checkpoint sono sempre relativamente vicini l’uno all’altro, ma è anche possibile mettere in “pausa” quando si vuole e riprendere senza soluzione di continuità, anche dopo dieci minuti o mezz’ora. E poco importa se altre caratteristiche, come la grande dimensione del download dei due titoli (che vi obbliga ad acquistare una MicroSD), vanno apparentemente in controtendenza con quanto detto finora: Final Fantasy, è inutile negarlo, ha trovato – già da tempo – il suo nuovo Eden su Nintendo Switch.
La riedizione per Switch rende finalmente piena giustizia alle rimasterizzazioni di Final Fantasy X e X-2, conferendo alla loro esistenza un vero, reale senso, dettato dalla portabilità della console: l’unica versione in grado di offrire questa feature fino ad oggi era quella per PS Vita, quasi ancorata al livello delle controparti PS2. Square Enix ha compiuto un ottimo lavoro di adattamento, senza trascurare nessun aspetto delle opere originali e riuscendo perfino a sfruttare lo schermo tattile della console. Cosa, questa, non comune considerata l’età dei due videogiochi, uniti in un pacchetto che, anche grazie all’hardware su cui approda, si riscopre inaspettatamente solido, malgrado l’elevato prezzo di lancio. Quando a tutti sembravano ormai caduti definitivamente nel dimenticatoio, Final Fantasy X e X-2 sono miracolosamente riusciti a ritrovare una nuova casa in cui essere apprezzati: ironia della sorte, è una console Nintendo. Verrebbe da dire “scusate il ritardo”.