World War Z Recensione

World War Z

World War Z | Da New YorkMosca l’umanità è ormai in ginocchio: orde di infetti, veri e propri oceani di gambe, braccia e, soprattutto, tanti denti, avanza attraverso metropoli e borghi. Nessuno è al sicuro, ma, collaborando, la salvezza potrebbe essere a portata di mano. World War Z, l’ultima fatica di Saber Interactive, ispirata all’omonimo romanzo di Max Brooks, prende le mosse da qui e mette il giocatore nei panni di uno di questi sopravvissuti all’apocalisse virale che sta flagellando il globo.

World War Z, l’infezione globale non risparmia nessuno

La trama, in World War Z, è ridotta all’osso. Letteralmente. Nei panni di uno dei sopravvissuti all’epidemia ci ritroveremo, nostro malgrado, a dover collaborare con altri superstiti per sopravvivere. Tutto ruota intorno a questo, non ci sono grandi colpi di scena o situazioni particolarmente ispirata, in un mondo dove ogni cosa può e vuole azzannarci ai polpacci al nostra missione è oltremodo semplice: lavorare in squadra per vedere un’altra alba. Su questo fronte sarebbe stato bello vedere, forse, un po’ più di inventiva e coraggio da parte del team di sviluppo, che non è riuscito a confezionare -nonostante il blasonato franchise cui si ispira il titolo- una vera e propria storia, delegando di fatto tutta la sezione narrativa ad una piuttosto anonima cutscene alla conclusione di ogni missione. Fortunatamente per Saber, però, seppur questo sia un difetto riesce a non essere così devastante: seppur striminzita, la componente narrativa risulta funzionale, sapremo sempre cosa stiamo facendo e, soprattutto, perché.

World War Z

Orde orripilanti di zombie si staglieranno sul vostro cammino.

Zombi a centinaia per World War Z

Una cosa che colpisce in positivo, sin dalle prime battute, è la moltitudine di zombi che affolleranno le claustrofobiche ambientazioni di World War Z. Che siate nella metropolitana di New York o nei vicoli di Tokyo la sensazione di poter essere sopraffatti e sbranati nel giro di pochi secondi è qualcosa di palpabile e insindacabile. L’attacco di un’orda, composta letteralmente da centinaia di non-morti, è come una fiumana inarrestabile e, a livelli di difficoltà più elevati -potremo infatti selezionare la difficoltà all’inizio di ogni missione, partendo da facile fino alle più impegnative, che ci premieranno con un bottino migliore- un gioco di squadra quasi perfetto è d’obbligo per portare a casa la pellaccia. Il gameplay di World War Z ricorda da vicino un altro caposaldo del genere, Left 4 Dead, anzi, quasi ne ricalca le orme. Citazionismo evidente a parte, è indubbio che Saber si sia ispirata al fortunato franchise di Valve, andando a mutuarne una parte delle meccaniche per questo sparatutto in terza persona. Nel gioco, come abbiamo accennato, impersoneremo un sopravvissuto che, insieme ad altri tre -i quali potranno essere giocatori umani o bot– dovrà affrontare una serie di missioni per la propria sopravvivenza. Il giocatore ha a disposizione diverse classi, dal pistolero -specializzato nell’uso di armi da fuoco- al distruttore -l’unico armato di cariche esplosive e in grado di far saltare muri e altri ostacoli- ognuna caratterizzata dai propri bonus e da uno stile di gioco peculiare. Completando missioni e obbiettivi in gioco otterremo punti esperienzascorte, una valuta in gioco che ci consentirà, accumulando abbastanza esperienza, di sbloccare nuove abilitàpersonalizzazioni per la nostra classe o arma preferita. Anche le armi, infatti, aumenteranno di livello con l’utilizzo e, man mano che progrediremo nell’uso del nostro fucile preferito, avremo l’occasione di potenziarne alcune caratteristiche. Anche qui, purtroppo, nonostante il buon lavoro di Saber, ci sarebbe piaciuto avere la possibilità di personalizzare ulteriormente le nostre armi. Avanzando di livello sbloccheremo infatti nuove versioni di queste, adornate di molteplici gadget, ma non avremo modo di scegliere quali montare e quali no dovendoci, di fatto, accontentare di una serie di set preconfezionati. A dispetto di una componente narrativa piuttosto debole -quasi non pervenuta, a onor del vero- World War Z offre una serie apprezzabile di situazioni differenti da fronteggiare. Le orde, attacchi massicci di veri e propri eserciti di famelici zombi, sono la meccanica centrale del gioco, ma l’esperienza non si esaurisce a queste. La varietà di obbiettivi da raggiungere durante le diverse missioni è abbastanza ampia e non si limita al classico “andare da A a B” ma offre al giocatore una gamma di situazioni variegata e divertente. Scortare altri personaggitrasportare risorse recuperare oggetti in situazioni apparentemente impossibili sono solo alcune delle situazioni che ci troveremo di fronte, tutte risolvibili senza troppi problemi anche a livelli di difficoltà piuttosto elevati a patto di tenere a mente il concetto alla base di World War Z: la cooperazione. I lupi solitari non hanno vita lunga in questo globo infestato da zombi.

World War Z

La fame di carne umana, quando è pressante, porta a questo!

Divertente ma grezzo

Tecnicamente parlando il titolo di Saber non eccelle, eccezion fatta per il comportamento delle orde di zombi, il resto risulta un po’ sottotono. Ottime le ambientazioni che, da Gerusalemme Tokyo, trasmettono un senso di terrore e oppressione che ben si sposa con l’esperienza che gli sviluppatori ci propongono -e, almeno in parte, riprende quella creata da Max Brooks e ripresa dalla pellicola del 2013 di Forster– ma non basta. Al netto di un sapiente uso dell’illuminazione e di effetti particellari godibili, abbiamo potuto notare texture a tratti sgranate e una realizzazione generale dei modelli piuttosto grossolana, che ci ha restituito una sensazione di generale incompiutezza. Il vero tallone d’Achille, su questo fronte, è però il gunplay: nonostante sia divertente piazzare headshot su headshot ai danni di poveri zombi, utilizzare un fucile anzichè una mitragliatrice leggera non farà alcuna differenza, la sensazione sarà sempre quella di sparare coriandoli. Il sonoro delle armi, specialmente quelle di grosso calibro, è realizzato in modo del tutto approssimativo e, da solo, riesce a spezzare l’atmosfera di gioco. Di contro, nella versione PlayStation 4 che abbiamo testate per questa recensione, il framerate rimane stabile anche nei momenti più concitati, con centinaia di zombi a schermo. Nel complesso un buon prodotto, sicuramente, ma non c’è nulla che lo renda memorabile sul fronte tecnico.

World War Z è un titolo che, a dispetto dell’amore che si possa nutrire per il romanzo di Max Brooks o per la sua controparte cinematografica, non riesce a farsi amare. Una realizzazione tecnica piuttosto mediocre, nonostante la bontà del motore Swarm, unita ad una trama inconsistente e a un gameplay che ricorda Left 4 Dead e ripropone, in chiave più o meno al passo coi tempi, le stesse meccaniche viste nell’opera di Valve. Certo, rimane un buon shooter e, affrontato con un gruppo di amici in particolar modo, è sicuramente divertente e in grado di cannibalizzare un buon numero di ore della vostra vita. Ma se siete in cerca di adrenalina pura, una grafica all’avanguardia o uno storytelling appassionante siete decisamente nel posto sbagliato. Un lavoro sufficiente da parte di Saber Interactive, che avrebbe potuto capitalizzare meglio questa opportunità. Un buon acquisto per gli appassionati di titoli a base di non-morti ma, e lo diciamo a malincuore, un’offerta dannatamente povera per tutti gli altri giocatori.

Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.