Lucifer Stagione 4 Recensione

Lucifer Stagione 4

Lucifer Stagione 4 Recensione | Salvata da Netflix lo scorso anno, la serie Lucifer – che rischiava la cancellazione da Fox – è di quelle che si amano o si odiano, senza mezze misure. Come lo è in effetti anche il soggetto (ispirato all’omonimo fumetto della Vertigo-DC Comics), la cui struttura narrativa strampalata e a tratti decisamente “stiracchiata” si sorregge interamente sull’istrionico e volutamente esagerato Tom Ellis/Lucifer, uno dei personaggi più interessanti e ben caratterizzati nel panorama serial di questi ultimi cinque anni.

Lucifer Stagione 4

All’inizio il diavolo a Los Angeles

In soldoni, il diavolo in persona, dall’aspetto di un fascinoso damerino inglese (Tom Ellis), annoiato dalla vita negli Inferi, decide di “trasferirsi” a Los Angeles (e dove, altrimenti?) con la sua demone di fiducia, Mazikeen (Lesley-Ann Brandt), anche lei dall’aspetto tutt’altro che mostruoso. Nella ridente città californiana il diavolo dall’accento british veste i panni – nemmeno troppo scomodi – di Lucifer Morningstar, il proprietario della discoteca e night club “Lux” che – anche grazie alla presenza di Lucifero che concede favori ai suoi avventori – diventa ben presto un locale molto frequentato. Quello che succederà poi non ha ovviamente senso raccontarlo, se siete qua. Come promesso, Netflix ha lasciato (più o meno) tutto al suo posto, senza stravolgere una formula narrativa e registica super collaudata e che in tre anni è riuscita a dar vita ad una schiera di fan davvero solida (gli stessi che hanno lanciato la petizione per salvare la serie): dall’impossibile e tormentato amore tra il diavolo e la bella detective Chloe Decker (Lauren German) alle surreali sedute dall’amica psicologa Linda Martin (Rachael Harris) passando per i casi di omicidio che la coppia Lucifer-Decker dovranno risolvere; riuscendoci ovviamente ad ogni puntata (o quasi). Il tutto con i confermati Dan Espinoza (Kevin Alejandro), Trixie (Scarlett Estevez), Ella Lopez (Aimee Garcia), Amenadiel (D.B. Woodside) e le new entry Padre Kinley (Graham McTavish) ed Eve (Inbar Lavi).

Lucifer Stagione 4: Come prima, più di prima

Se quindi, in generale, gli ingredienti della ricetta Lucifer non cambiano, sono i dosaggi ad essere portati ad un livello superiore. Rispetto alle stagioni precedenti (soprattutto alla terza, che contava ben 26 episodi) gli showrunner hanno condensato lo sviluppo narrativo orizzontale, che spesso soffriva di numerose fasi di “pausa” forzata. Capitava spesso, infatti, che per diversi episodi le vicende personali di Lucifer & Co venissero bruscamente stoppate in favore di una narrazione verticale (gli omicidi) tra l’altro non particolarmente esaltante (e da sempre il tallone d’Achille della serie tv), utile solamente a inanellare qualche episodio in più. Non è così con Netflix, che ha evidentemente puntato ad un intreccio dal ritmo decisamente più serrato – 10 gli episodi, come ormai da tradizione – senza episodi “riempitivi” e una maggior permeabilità fra trama orizzontale e verticale, ovvero una più forte comunicazione fra le vicende personali dei personaggi e gli omicidi. Maggior spazio a momenti introspettivi e intimi – e non solo per la coppia Lucifer e Chloe -, che vanno a scavare a fondo nella condizione emotiva e umana (o ultraterrena) dei personaggi. In tal senso è davvero notevole il processo di umanizzazione che ha coinvolto non solo – ovviamente – Lucifer, ma anche e soprattutto Maze (che si conferma il personaggio più interessante e sfaccettato, dopo Lucifer) e Amenadiel.

Lucifer Stagione 4

Con Netflix il Lucifer più umano di sempre (forse troppo)

E proprio il processo di umanizzazione (croce e delizia di questa serie) sembra essere letteralmente sfuggito di mano agli sceneggiatori. Sì, perché, in certi momenti, si fatica davvero e credere che dietro la maschera del belloccio Tom Ellis si nasconda in realtà Satana. Se è vero che la conversione a brav’uomo del diavolo british era già cominciata nelle prime stagioni – ed è parte dell’evoluzione del personaggio e chiave di volta di tutta la messinscena – , a volte il diavolo è davvero “troppo poco diabolico”. Va bene che si sta addolcendo, ma resta pur sempre il re degli Inferi, non un uomo comune. Al contrario, Maze, pur evolvendo e adattandosi al contesto terrestre (molto più lentamente di Lucifer), non perde la sua natura. Lo stesso vale per Amenadiel, che ha comunque un ruolo piuttosto marginale in questa quarta stagione. E dire che gli sceneggiatori ci hanno pure provato con una sorta di ritorno alle origini del vecchio diavolo malefico: la vena maligna ormai sopita dalla vita terrestre viene riaccesa dall’arrivo della vecchia compagna Eve, innamorata di Satana quando faceva Satana. Una parentesi comunque breve e mai veramente travolgente: si poteva osare certamente di più, con qualche scelta più scomoda e che spingesse le dinamiche del rapporto Chloe-Lucifer fuori da quella che è ormai diventata una sorta di comfort zone narrativa.

Ma probabilmente va bene anche così, perché dopo la rivelazione del finale della terza stagione non era facile riproporre la stessa divertente e frizzante atmosfera che contraddistingue da sempre questa serie tv. Operazione Netflix riuscita, quindi. Il finale di Lucifer Stagione 4, poi, dà adito a soluzioni davvero interessanti e fantasiose per l’eventuale quinta season.