L’ultima esperienza con il mondo della seria SpellForce è abbastanza recente: SpellForce 3 è stato pubblicato poco più di un anno fa, esattamente nel dicembre 2017, da THQ Nordic. Il titolo di Grimlore Games arriva dopo un bel po’ di anni di silenzio, rilanciando probabilmente il titolo per eccellenza di un genere molto particolare, che ha fuso per la prima volta in modo sinergico gli RPG con gli RTS. La strategia che ruota attorno a SpellForce 3 Soul Harvest, di cui vi parliamo oggi con la nostra recensione, è perfettamente sensata, da qualsivoglia punto di vista la si consideri. Nel mercato dei titoli digitali viene proposta come espansione stand-alone di SpellForce 3, quindi anche chi non possiede il terzo capitolo della serie può comunque giocare senza problemi all’espansione; narrativamente parlando si incastra alla perfezione con i capitoli precedenti, ma senza risultare incomprensibile per i nuovi arrivati. E infine, dal punto di vista del gameplay, aggiunge un numero di classi di gioco tutto sommato sufficiente (due) per tornare nel mondo fantasy che il giocatore ben conosce; e che, se non lo conosce, lo catturerà presto.
SpellForce 3 Soul Harvest: Nani ed elfi oscuri
SpellForce 3 Soul Harvest è ambientato cronologicamente due anni e mezzo dopo le devastanti Guerre della Purezza, quando la Corona richiama un generale in disgrazia per affrontare una minaccia misteriosa: è questa la premessa narrativa che accoglie il giocatore nel mondo fantasy di SpellForce 3. Ovviamente chi ha potuto godere appieno dei precedenti titoli del franchise sa bene che due anni prima che si metta in moto il motore degli avvenimenti il culto della Purezza della Luce ha devastato Nortander venendo poi fermato da Tahar; questo non è però fondamentale per godere dell’intreccio narrativo dell’espansione stand-alone, dato che nelle prime ore dell’avventura il giocatore verrà comunque informato con dovizia di particolari della particolare lore della produzione targata Grimlore Games. Il protagonista vero e proprio è infatti Aerev, un ex generale dell’esercito nortanderiano che ha trascorso gli ultimi dodici anni ad Empyria, paese lontano dalla propria patria; quindi fondamentalmente lui è nelle stesse condizioni di un acquirente casuale di SpellForce 3 Soul Harvest, ovvero non conosce gli eventi delle Guerre della Purezza. La psiche del protagonista era tutta presa da una serie di eventi traumatici avvenuti nella sua vita, che costituiranno parte della narrazione e dell’avventura principale.
Quest’ultima, dalla durata di circa venti ore (che si dilatano e restringono di poco a seconda del ritmo del giocatore), ci condurrà ancora una volta a spasso tra portali, campi di battaglia e variegati mondi di Nortander, offrendo più di un pretesto per l’incontro delle due razze specifiche che in termini di contenuti di gioco (e di gameplay) costituiscono la vera e propria novità di SpellForce 3 Soul Harvest: gli elfi oscuri e i nani. Non vi anticipiamo molto della trama principale, anche considerando che da gran parte della stessa deriva anche l’immersività all’interno dell’avventura, ma sappiate che i segreti del mondo di gioco non affrontati nei capitoli precedenti sono ancora tanti, e che sventata una minaccia pare ve ne sia sempre una nuova dietro l’angolo pronta a minacciare l’equilibro del mondo (e delle forze che che agiscono politicamente sulla sua superficie). A volte queste minacce sanno dare luogo ad alleanza imprevedibili. Tornado a concentrarci un momento sulla principale novità dei contenuti (cioè le razze aggiuntive) bisogna notare per forza di cose un potenziamento nelle possibilità offerta dal titolo: il precedente SpellForce 3 consentiva di controllare tre razze tra umani, elfi e orchi, mentre SpellForce 3 Soul Harvest dispiega gli eserciti (ben più variegati) di cinque fazioni distinte: umani, orchi, elfi, nani ed elfi oscuri. Ognuna di esse possiede attributi, abilità, approcci, strategie e controlli differenti: imparare a controllarle tutte traendo il massimo da ognuna di loro non sarà impresa facile, e ne gioveranno soprattutto la rigiocabilità e la longevità della produzione.
Tra RPG e RTS
Squadra vincente non si cambia, e naturalmente anche SpellForce 3 Soul Harvest torna ad insistere sulla sinergia di due meccaniche di gioco fondamentalmente conservative, la prima RPG e la seconda RTS. Le etichette chiaramente sono note agli appassionati, ma è importante sottolineare come ancora una volta la fusione tra le componenti ruolistica e strategica in tempo reale riesca a dare quelli che sono probabilmente i risultati migliori all’interno del genere particolare di appartenenza. SpellForce 3 Soul Harvest è sì un’avventura fantasy con visuale isometrica che ricorda molto quella di Diablo 3, ma non ha nulla della freneticità e dei combattimenti di quest’ultimo: si prende anzi dei tempi di studio e calcolo da parte del giocatore molto significativi. Prima di ogni azione è necessario dare un’occhiata all’ambiente circostante, ragionare sugli indicatori che gli sviluppatori hanno disseminato in ogni dove, calcolare la portata delle proprie azioni e solo allora agire: questo sia che si controlli un solo personaggio, sia che si gestisca nello stesso momento uno o addirittura due eserciti. Quella di SpellForce 3 Soul Harvest potremmo definirla una grandiosità in piccola scala: è possibile riprodurre battaglie fantasy, duelli appassionanti oppure vivere semplicemente l’esplorazione del territorio circostante focalizzandosi sulla narrazione, il tutto con i propri ritmi, a patto di riuscire a gestire una quantità di informazioni a schermo che nei primi momenti appare soverchiante.
È un limite purtroppo ineliminabile, lo stesso che rischia già durante il tutorial di far desistere il giocatore poco avvezzo al genere: per fortuna che almeno sarà disponibile sin da subito la lingua italiana nei sottotitoli e in tutti i testi a schermo, anche in una buona traduzione che si rivela eccellente nel rispetto delle norme ortografiche nostrane (su cui spesso altrettante produzioni si permettono di soprassedere). Il tutorial, breve ma corposo, richiede innanzitutto di creare il proprio personaggio di gioco, scegliendo classe e tratti dominanti (il nostro eroe è diventato un elementalista con interessi druidici, da bravo studioso) per poi passare all’interazione con il mondo di gioco, alla gestione della componente strategica e delle sue varie strutture, in un crescendo che termina con la prima vera, grande impresa. Non mancheranno occasioni per testare lungo la strada alcune componenti innovative, come il nuovo sistema RTS a settori che permette di semplificare almeno un po’ il caso che si presentava spesso a schermo con la versione base SpellForce 3; e poi va annotata anche la presenza delle unità volanti, perché la varietà nel gameplay non basta mai. Il dettaglio grafico, la cura della direzione artistica e soprattutto l’eccellente comparto sonoro si mantengono sui livelli del capitolo precedente: di tanto in tanto (a parte la componente tecnica fine a sé stessa) viene addirittura da chiedersi se sia davvero possibile pensare di fare di meglio, e di farlo nel contesto fantasy, dove Grimlore Games dimostra ancora una volta di sapere il fatto suo.
SpellForce 3 Soul Harvest rappresenta un ottimo motivo per tornare nell’avvincente mondo fantasy di Grimlore Games e THQ Nordic. Si tratta di un titolo che mescola tra loro con vette eccezionali i generi RPG ed RTS,, e il fatto che venga proposto ad un prezzo budget in versione stand-alone scollegata dal capitolo principale precedente (SpellForce 3) forse è soltanto un bene. Per appena 25 euro potreste incontrare per la prima volta una portata in grado di modificare il vostro palato videoludico; lo scoglio principale che dovrete affrontare è quello di una quantità di informazioni davvero immensa nelle prime ore di gioco, affiancate da un sistema di comandi e controlli che in altre produzioni (ma non in questa) sono ormai diventati quasi scomodi. Fidatevi, e date una possibilità a SpellForce 3 Soul Harvest. Chiaramente per tutti i fan della serie questo è un acquisto imprescindibile.