Warhammer Chaosbane Recensione | Reinterpretare Warhammer in chiave ARPG potrebbe quasi sembrare un controsenso: mentre la declinazione strategica di Creative Assembly ricrea alla perfezione l’atmosfera del gioco di miniature, contrapponendo eserciti gargantueschi su campi di battaglia altrettanto vasti dove conta molto di più la scienza militare che la forza bruta, inserirla in un contesto meno “cerebrale” dove un manipolo di valorosi si dimostra in grado di tenere testa alle orde apparentemente infinite di briganti, soldati nemici e mostruosità assetate di sangue è una mossa azzardata che rischia di far storcere il naso ai puristi… eppure, gli sforzi profusi da Eko Software nella realizzazione di questo progetto si vedono lontano un miglio, ed è bastato saggiare con mano le beta che gli sviluppatori parigini hanno messo a disposizione negli scorsi mesi per capire che Warhammer: Chaosbane possiede tutte le carte in regola per sbandierare con fierezza il vessillo della Games Workshop, nonché per riempire finalmente quella mancanza che gli appassionati di Diablo e Torchlight hanno purtroppo dovuto sopportare in termini di titoli validi della medesima categoria, soprattutto su console.
La cooperazione è una caratteristica fondamentale del titolo, che ci permette di affrontare l’avventura con amici online e offline
La trama di Chaosbane si apre in un’epoca di anarchia e disperazione per l’Impero degli Uomini, dilaniato da terribili guerre intestine e indebolito da carestie e pestilenze. Nel 2301, un Signore della Guerra Kurgan, Asavar Kul il Consacrato, riuscì a radunare sotto il proprio vessillo le selvagge tribù delle terre solitarie dominate dal Chaos ed approfittò della situazione per muovere guerra ai regni degli umani, facendo irruzione nel remoto bastione settentrionale di Kislev e razziando la sventurata città di Praag. Ma, proprio quando sembrava scoccata l’ora più buia, un ardimentoso condottiero originario di una nobile stirpe del Nuln, Magnus von Bildhofen, esortò quanto restava delle armate degli uomini per un ultimo, disperato tentativo di resistenza contro gli invasori, affrontandoli in una colossale battaglia al di fuori delle mura ormai in frantumi che cingevano la capitale kislevita. Sostenuto da una moltitudine di campioni provenienti da ogni angolo del Vecchio Mondo, Magnus infine sfidò Asavar Kul a duello e riuscì a soverchiarlo, lasciando che le restanti armate del Chaos si disperdessero come foglie al vento: benedetto dai numi tutelari dell’umanità e acclamato quale unico e solo imperatore, Magnus il Pio, così sarebbe stato ricordato nei libri di storia, fece ritorno a Nuln in trionfo, ma i servitori degli Dei Oscuri stavano già pianificando la loro vendetta…
In Warhammer Chaosbane, tutto è sempre più fosco prima dell’alba
Come ho già sottolineato in precedenza, Warhammer: Chaosbane è un titolo che non si vergogna affatto di ostentare le sue similitudini con Diablo III, anzi le sfrutta come base per offrire un’interfaccia e un sistema di controllo familiari ai giocatori per poi evidenziare le opportune differenze, il tutto mentre intreccia un racconto che, se di suo non presenta particolari spunti creativi, risulta funzionale per introdurre il nutrito folclore della licenza ruolistica che possiede. I quattro personaggi selezionabili prima di tuffarci a testa bassa nella mischia sono Konrad Vollen, un veterano delle possenti armate dell’Impero, Elontir, principe elfico bandito dai circoli magici dell’Ulthuan, Bragi Axebiter (il cui cognome è stato purtroppo lasciato intonso nell’adattamento italiano), nano sventratore sempre alla ricerca di una gloriosa morte in combattimento, ed Elessa, giovane guardavia desiderosa di esplorare le meraviglie del mondo esterno: ciascuno di essi possiede una serie di abilità peculiari legate alla propria classe, sufficientemente personalizzabili da garantire un certo grado di scelta tra una partita e l’altra. Una delle differenze fondamentali che separano Warhammer: Chaosbane dal pluricitato ARPG firmato Blizzard è la presenza di una caratteristica archetipica unica, specifica per ogni eroe, assegnata alla levetta destra del joypad: laddove nel secondo questa era riservata alla manovra elusiva comune a tutti, qui soltanto Elessa è in grado di volteggiare con leggiadria tra gli avversari, mentre gli altri la utilizzano per eseguire comandi esclusivi che, nella loro limitatezza, rappresentano di fatto approcci di gioco differenti da padroneggiare. Altro connotato distintivo è la meccanica di “sete di sangue”, un particolare indicatore che si riempie con la raccolta di globi scarlatti e che ci consente di entrare in uno stato di letale frenesia per breve tempo, scagliando poderosi attacchi capaci di devastare i contendenti di livello più basso che spesso ci attaccano in folti branchi. Proprio come in tanti altri giochi che dispongono di dinamiche analoghe, il divertimento risiede nella scelta del momento opportuno in cui scatenare questa mossa speciale: cerco di conservarla fino al boss per liberarmi in fretta dei suoi sottoposti oppure la utilizzo adesso prima di venire sommerso da una valanga di nemici alla quale ho paura di non riuscire a sopravvivere? La consapevolezza tattica derivante da simili scelte è un attributo intrigante che spezza la relativa monotonia dell’azione, soprattutto durante le partite in coop.
La corruzione del Vecchio Mondo si palesa nel malsano inquinamento delle ambientazioni
Chaosbane si dipana lungo ogni sorta di scenografia, dalle putride fogne cittadine agli antichi e maestosi templi elfici: tutte le zone visitate possiedono tratti estetici singolari, che spesso mostrano gli effetti sempre più manifesti della corruzione dilagante sulle mura dei castelli, fra i ciottoli delle strade o tra le venature delle colonne. Praag, una delle aree principali sbloccate con il prosieguo della storia, nota anche come Città Maledetta, è l’insediamento più grande e fortificato del nord di Kislev: la sua architettura è stata ricostruita alla perfezione e costituisce uno dei punti di forza del titolo, testimonianza concreta della cura che gli sviluppatori hanno riversato nell’adattamento digitale della tradizione di Warhammer. I passi da gigante compiuti dai tempi del loro precedente How to Survive sono evidenti sia nella fluidità dell’azione, che di rado rivela qualche tentennamento, che nell’attenzione ai dettagli, anche quelli più piccoli e insignificanti, componendo nell’insieme un ambiente immersivo nel quale ci si può perdere con estrema facilità. Gli eventi sono collegati tra loro da una narrazione schematica e concisa, che non disdegna qualche intermezzo illustrato, e si sviluppano fra obiettivi che includono l’uccisione di qualsiasi cosa si muova, la localizzazione di un bersaglio ben specifico oppure il recupero di ostaggi in punti specifici della mappa, forse gli obiettivi più complicati da perseguire in particolar modo quando sono accompagnati da un limite massimo di tempo. Gli scontri con i boss di fine capitolo sono giustamente più impegnativi della media, ed è consigliabile imparare per bene i loro schemi di attacco prima di aggredirli alla cieca. Purtroppo però, nessun avversario mostra chissà quale competenza strategica, e anche i livelli di difficoltà più elevati non fanno altro che incrementare i danni che infliggono e che riescono a sopportare, rendendo la sfida più tediosa anziché stuzzicare l’ingegno in altri modi.
È sull’incudine del dolore che gli déi forgiano i loro eroi
Un altro fattore che ho trovato particolarmente sottotono è la varietà dell’equipaggiamento che è possibile recuperare dai cadaveri dei malcapitati a tiro dei nostri attacchi: le differenze tra un oggetto e l’altro sono poco significative ed in generale l’aspetto estetico, benché specifico per ciascun personaggio, manca di carattere, limitandosi ad offrire semplici (si fa per dire) vantaggi dal punto di vista delle caratteristiche fisiche e magiche. L’alberatura delle abilità di Warhammer: Chaosbane è ben realizzata e funziona con un classico sistema a punti, che ci costringe dunque a razionare quelli racimolati ad ogni passaggio di livello e decidere se avere un ampio ventaglio di poteri speciali oppure un numero ristretto ma più potente. Il doppiaggio svolge il suo lavoro senza infamia e senza lode, con buona parte degli attori che enfatizzano le proprie battute in maniera eccessiva, ma tutto sommato poteva andare molto peggio. La componente cooperativa permette di entrare e uscire da partite multigiocatore senza interruzioni, per affrontare la campagna con un massimo di altri 3 amici che possono anche interpretare il medesimo personaggio, lasciando quindi piena libertà a chiunque: l’interfaccia grafica è stata progettata per funzionare esplicitamente in co-op, evidenziando l’ulteriore attenzione riservata dai ragazzi di Eko Software nella realizzazione del loro prodotto.
Al netto delle sue imperfezioni, Warhammer Chaosbane riesce bene in ciò che si propone di fare: confezionare un’esperienza simile a quella di Diablo regalando ore di divertimento spensierato agli appassionati del genere. La storia si basa sul ricco patrimonio del mondo di Warhammer e graficamente il gioco rispetta i consueti standard che ci si aspettano dall’attuale generazione videoludica: di più, la presentazione davvero stellare riesce ad immergerci con estremo coinvolgimento nelle atmosfere del mondo della Games Workshop e, malgrado qualche problema con la gestione dell’equipaggiamento, il doppiaggio e una lieve ripetitività, posso tranquillamente affermare che si tratta di uno dei titoli migliori ispirati a Warhammer pubblicati negli ultimi tempi, e un ARPG assolutamente capace di soddisfare quanti desideravano un hack’n’slash degno di tale nome da affrontare insieme agli amici.