Five Nights at Freddy’s VR | Adoriamo la pizza. Ci si può mettere sopra praticamente qualunque cosa, e sarà sempre ugualmente buona. E’ un fatto. Così come è certo, però, che alcuni ingredienti leghino fra loro meglio di altri, a prescindere dal gusto e dalla preferenza personale. Se lo chiedete a noi, una delle pizzerie videoludiche migliori, anzi, la migliore ad oggi, sempre aperta h24, è la celebre “Freddy’s”, disponibile finalmente anche nella sua immersiva versione in realtà virtuale. Dunque fidatevi: la VR sta a Five Nights at Freddy’s come la migliore delle mozzarelle di bufala sul più croccante impasto, trasformando l’ormai datato fenomeno horror in un nuovo gustosissimo prodotto: Five Nights at Freddy’s VR: Help Wanted.
La prima notte non si scorda mai…
Five Nights at Freddy’s VR: Abituati male
La prima volta che avete giocato, se lo avete fatto in passato, al primissimo episodio di Five Nights at Freddy’s (non mentite sappiamo che è così) vi siete spaventati, e tanto. Non c’è nulla di cui vergognarsi, il gioco fa leva sulla più incontrollabile delle reazioni umane: l’istinto. Con semplici jumpscare lancia letteralmente in faccia al giocatore un faccione robotico mostruoso, con tanto di grido inumano di sottofondo a volume massimo: rimanere impassibili, almeno le prime volte, era impossibile. La strategia ha funzionato egregiamente per un bel po’, più o meno uguale in ogni successiva iterazione della saga. L’effetto orrorifico degli animatronic è andato però via via accentuandosi, per scongiurare nei veterani l’effetto “già visto”, bilanciando la consapevolezza del jumpscare con la mostruosità incrementata dei modelli, spaventosi nell’apparenza anche dopo gli innumerevoli jumpscare subiti da chi con il gioco aveva passato centinaia di ore (e non sono pochi!). Innegabilmente siamo stati “abituati male” da anni di spaventi “cheap”, gore e violenza spiattellati in prima visione quasi quotidianamente, al punto che la carica di quelle prime volte, chiusi nella stanzetta buia del primo Five Nights at Freddy’s è andata via via scemando: abbiamo visto tutto, provato tutto, e spaventarci è diventata un’impresa, ammettiamolo. L’attenzione dei fan negli ultimi tempi si è perciò totalmente spostata dal “gameplay” alla “lore” del mondo di gioco, estremamente affascinante, pur nel suo essere intricata oltre ogni misura. Non la tratteremo in questa sede, limitandoci a dirvi: gli spiriti che albergano i costumi animati che attenteranno alla vostra vita (sia in game che reale, per i cuori più deboli) hanno decisamente delle buone ragioni per essere arrabbiati. Una magra consolazione, di fronte al fatto che pur comprendendo le loro motivazioni da conoscitori della saga, pur essendo diventati tanto avvezzi ai jumpscare dei capitoli regolari, anche se doveste essere dei campioni con migliaia di ore trascorse a switchare telecamere e accendere o spegnere luci e musichette varie, non potrete fare a meno di spaventarvi, oggi come la vostra primissima volta; e non solo per una volta. Five Nights at Freddy’s VR costruirà fisicamente intorno a voi l’atmosfera più che tangibile di ogni ambientazione della saga, dimostrando una volta per tutte quanto possa essere reale la realtà virtuale, e quanto il genere horror in generale, e questo titolo fondato sui jumpscares in particolare, formino con la VR il perfetto connubio della tecnica applicata all’intrattenimento. Non c’è abitudine che tenga, per quanto possiate essere stati “abituati male”, desensibilizzati allo spavento: quando Freddy o chi per lui vi azzannerà in realtà virtuale, lo sentirete, eccome se lo sentirete.
B-b-bu?
Five Nights at Freddy’s VR: Riapertura allo stato dell’arte
Certamente non basta importare brutalmente un gioco nato per un gameplay tradizionale su di un visore VR per farne un gioco in realtà virtuale. E sicuramente è necessario un lavoro preciso e approfondito di adattamento per le ambientazioni, la resa visiva delle location, e in generale un vero e proprio adattamento per garantire la massima immersione e fusione del giocatore nell’ambiente virtuale. Il lavoro di Steel Wool Studios ha, in questo senso, lavorato più che egregiamente, sia per quanto riguarda la traduzione dei comandi per i controller Move, che per lo sfondamento della parete delle due dimensioni, e per ogni ambiente di gioco disponibile nelle varie modalità presenti in Five Nights at Freddy’s VR: Help Wanted. La ricca offerta del titolo vi metterà infatti alla prova con una sequenza dei più claustrofobici uffici e postazioni dei vari Freddy’s, proponendo il gameplay già collaudato per ogni iterazione, che risulta contemporaneamente familiare a chi lo aveva sviscerato in 2D, ma allo stesso tempo più che intuitivo per tutti; con il risultato che viene naturale usare le dita virtuali mosse dai Move per cambiare telecamera e osservare sul monitor della nostra scrivania gli spostamenti degli animatronic, o magari voltarsi di scatto se ci accorgiamo che uno dei mostri si è avvicinato troppo, e dobbiamo prendere provvedimenti per evitare lo spauracchio. Ma anche smontare un animatronic in una sorta di “allegro chirurgo” non troppo allegro, muovendosi lentamente davanti al gigantesco mostro che, lo sappiamo già, aspetta un nostro errore per saltarci addosso. Ma, e qui si privilegiano i conoscitori del gioco originale, l’esecuzione di queste operazioni nel più efficace dei modi, l’unico che garantisce di non farsi venire una lunga serie di infarti, non è altrettanto intuitivo, nè spiegato da tutorial o simili. Come nel’originale del resto. In un certo senso sono i primi livelli di ogni modalità a fare da tutorial, da FNAF 1 (abbreviazione di Five Nights at Freddy’s), FNAF 2, FNAF 3, a Dark Rooms (a nostro avviso uno dei più terrificanti dopo il primo capitolo), Parts and Service (la nostra modalità preferita in assoluto!), Vent Repair e Night Terror (più un livello finale che si sblocca più in là…). Con il piccolo dettaglio che non per questo i jumpscares risulteranno più clementi solo per “farci imparare”!
Ma in quale mente perversa questi animatronic sono mai stati per bambini?
Le ambientazioni sono dettagliatissime, la sensazione è che siano nate e sempre state pensate in VR, dato che ogni angolo buio, ogni luce lampeggiante, ogni anfratto, porta semichiusa dietro la quale si cela chissà quale orribile macchina assassina contribuisce a trascinare il giocatore in un vortice di paura e ansia, in un modo nemmeno lontanamente immaginabile per uno qualunque dei titoli della serie FNAF giocato in maniera tradizionale. Semplicemente non reggono più il confronto, contro un titolo in VR che alza vertiginosamente l’asticella del terrore. Vi sentirete davvero in pericolo, pur consci di essere, in fondo, tranquillamente seduti nella vostra stanza con in testa un visore, perché l’ambience claustrofobico e l’impossibilità di difendersi propria di Five Nights at Freddy’s VR, gli effetti audio, la colonna sonora, la resa grafica, intesa sia come direzione artistica che come pura tecnica, sono tutti tasselli di un puzzle di alto livello sia nel panorama horror generico, che nel panorama horror VR.
Five Nights at Freddy’s VR: Help Wanted è il gioco definitivo della saga di FNAF, un horror terribilmente efficiente capace di rievocare nella mente dei fan le memorie dei primi spaventi nel modo più semplice possibile: facendoli spaventare di nuovo, come prima e più di prima. Pur facendo parte della schiera dei giochi non VR proiettati nelle magiche lenti di un visore a posteriori, Five Nights at Freddy’s ha evidentemente sempre posseduto il potenziale latente per diventare un gioco VR, e come tale rinasce naturalmente e senza alcun attrito: più spaventoso, immersivo e divertente che mai. Beh, sempre se la vostra idea di divertimento è provare l’ebbrezza delle scariche di un defibrillatore. Fa male. Siete avvertiti.