Brothers A Tale of Two Sons Recensione

Brothers A Tale of Two Sons

Brothers A Tale of Two Sons  Recensione| Le fiabe non invecchiano, ma per i videogiochi accade davvero lo stesso? E se accade lo stesso, siamo certi che non esistano delle eccezioni alla regola? Prendiamo ad esempio Brothers A Tale of Two Sons, che è anche l’argomento principale di questa recensione: è stato pubblicato una prima volta nel  2013 su PC, PlayStation 3 Xbox 360; poi nel 2015 gli sviluppatori hanno offerto un secondo giro, su PlayStation 4 ed Xbox One. Arriviamo così a giugno 2019, ben sei anni dopo la pubblicazione originale, con l’eterno ritorno anche su Nintendo Switch: del resto alla console portatile della Casa di Kyoto guardano ormai un po’ tutti con estremo interesse, sia per titoli vecchi che nuovi. Brothers: A Tale of Two Sons e la sua storia sono quindi di nuovo disponibili: come se la cavano su Nintendo Switch? Per capirlo bisogna ripartire da un assunto fondamentale: il videogioco in questione era ed è prima di tutto una avventura narrativa, lenta ma intensa.

Brothers A Tale of Two Sons, la narrazione

La narrazione di Brothers A Tale of Two Sons rappresenta l’aspetto fondamentale della produzione, tanto che in una recensione sarebbe possibile parlare anche esclusivamente di lei; oppure di potrebbe tenere presente esclusivamente il comparto narrativo per valutare un possibile secondo acquisto su Nintendo Switch, qualora si possieda già (ed è altamente probabile) una copia del titolo su PlayStation 3, PlayStation 4 o PC. Possibile che in sei anni ci sia ancora qualcuno che abbia trascurato una partita a Brothers A Tale of Two Sons, complice anche un prezzo che è diminuito sempre di più? La versione che abbiamo provato su Nintendo Switch ci è sembrata in tutto e per tutto conservativa: è esattamente lo stesso gioco, con gli stessi contenuti e con le stesse meccaniche già viste sulle altre console e su PC, semplicemente riadattate alla console portatile-fissa di Nintendo e con un sistema di vibrazioni leggermente aggiornato per meglio supportare i Joy-Con e l’HD Rumble. Ma in fondo da aggiungere ci si potrebbe inventare poco: Brothers A Tale of Two Sons è una storia. Una storia piacevole, fiabesca, e soprattutto breve: bastano tre ore di tempo (procedendo con molta calma) per portare a termine le vicende dei due protagonisti.

Brothers A Tale of Two Sons

E i protagonisti di Brothers A Tale of Two Sons sono due fratelli, perfetti sconosciuti il cui compito è quello di incarnare i fratelli per antonomasia. La loro vita scorre tranquilla, finché il padre si ammala: da qui parte un viaggio avventuroso per trovare l’acqua della vita in una magica fonte, la sola che possa guarirlo. Si noti come anche i presupposti narrativi siano quindi estremamente basilari e tutto sommato poco originali: in quanta narrativa fiabesca, in quanto cinema, in quanta letteratura avete trovato, negli anni, il tema del famigliare in pericolo e dei suoi parenti che partono in viaggio nella speranza di salvarlo? Il valore di Brothers A Tale of Two Sons, semmai, risiede nella sua capacità di adattare il tema al mondo videoludico, e di esprimerlo adeguatamente secondo le potenzialità del medium in questione. Il giocatore non deve solo leggere/assistere ad una bella ed emozionante storia, ma viverla: viverla come solo il videogioco permette di fare, cioè riflettendo e agendo nello stesso momento. Così nelle prime fasi dell’avventura i due fratelli si caricano sulla carretta il padre decrepito e se lo portano dietro fino alla città più vicina, ed è qui che il giocatore comincia a capire che dovrà controllare contemporaneamente l’uno e l’altro personaggio (l’uno e l’altro fratello) affinché assieme riescano a portare a termine compiti impossibili per chiunque dei due preso singolarmente. L’avventura presenta tematiche adatte a tutte le tipologie dei giocatori: è un gioco perfetto sia per bambini, che adolescenti, che adulti e anziani. Ogni fascia d’età proietterà poi le proprie esperienze e la propria sensibilità all’interno della storia: non è da escludere che alcuni (forse i meno sensibili) possano vedervi solo un gioco lineare e facile da completare.

 Il gameplay

A Brothers A Tale of Two Sons si gioca controllando nello stesso momento entrambi i fratelli protagonisti, e accompagnandoli nel loro breve viaggio verso la salvezza del padre. Metà del controller (analogico e tasto dorsale) controlla un personaggio, l’altra metà controlla l’altro: in caso non utilizziate un Pro Controller su Nintendo Switch, la questione diventa ancora più semplice. Molto intuitivamente il Joy-Con destro, infatti, è preposto al controllo del primo fratello, il sinistro a quello del secondo: ma la tecnologia dei controller non è stata comunque adeguatamente sfruttata, limitandosi ad un adattamento dei controlli già presenti sulle altre piattaforme di gioco (PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox 360, Xbox One). L’avventura vera e propria verte invece su una progressione a metà tra l’esplorazione (poca e guidata) e la risoluzione di semplici enigmi ambientali (tanti e variegati). Si tratta, sostanzialmente, di trovare di volta in volta soluzioni efficaci a problemi pratici: come si fa a portare il trasporto del padre malato ad un livello più alto rispetto a quello del suolo? Utilizzando una sorta di montacarichi, spostando un ponte di legno? E dove sono i meccanismi per attivare i macchinari? In ogni situazione di questo tipo, il giocatore dovrà trovare la giusta sinergia tra i due fratelli, che non possiedono poteri di alcun tipo ma solo abilità e predisposizioni differenti, e che rispecchiano i loro diversi caratteri.

Brothers A Tale of Two Sons

Il fratello più grande, ad esempio, è più agile, più resistente, può notare, e sopporta meglio la fatica. Ma il più piccolo non per questo si rivela meno utile: è il solo a potersi infilare in pertugi stretti o bui, oppure a poter passare attraverso le sbarre di una gabbia o di una cella. L’uno arriverà sempre in aiuto dell’altro, e questo al di là del gameplay è importante anche dal punto di vista narrativo: al termine della loro storia, infatti, i personaggi non saranno più gli stessi di prima, ma individui nuovi, che sono maturati assieme. Lo scopo principale degli sviluppatori di Starbreeze è del resto quello di raccontare una bella storia, a tratti molto toccante: quella di due fratelli che si vogliono bene, e che farebbero di tutto per aiutare il padre malato. Il livello di difficoltà dell’intera produzione è uno dei principali “problemi” (se è possibile definirlo tale) della stessa: non ci sono dei veri ostacoli nel portare a termine l’avventura, e tutti gli indovinelli ed enigmi ambientali sono facilmente risolvibili dopo una prima occhiata superficiale.

https://www.youtube.com/watch?v=YSq87fiWGo8

A sei anni di distanza dalla sue pubblicazione originaria, Brothers A Tale of Two Sons continua a raccontare una storia piacevole, fiabesca, toccante. Il gameplay è rimasto estremamente originale: si controllano contemporaneamente i due fratelli protagonisti, cercando di trarre il meglio dalle loro capacità al fine di risolvere semplici enigmi ambientali. Proprio la facilità generale dell’intera offerta rappresenta anche il suo difetto principale, assieme ad un comparto tecnico ormai invecchiato e al mancato sfruttamento delle potenzialità di Nintendo Switch. Se non avete mai giocato Brothers A Tale of Two Sons, comunque, questo è il momento giusto per farlo, anche semplicemente considerando la gradita aggiunta della modalità portatile.

La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.