Se avete mal di testa o mancanza di concentrazione, non guardatevi un episodio della seconda stagione di Dark. Piuttosto fate altro: ascoltate musica, disegnate, immergetevi in qualche videogioco o vedete una sit-com. La nuova season, uscita su Netflix lo scorso 21 giugno, riprende infatti il filo narrativo intrecciato dai precedenti episodi e lo prolunga aggiungendoci ancora un po’ di tessuto sci-fi. La prima stagione è stata paragonata piuttosto ingiustamente a Stranger Things, altra serie molto popolare del gigante dello streaming su un ragazzo che scompare in circostanze misteriose. Ma mentre lo show dei fratelli Duffer è un omaggio agli amati film anni ’80, la narrativa opprimente, emotiva, risonante e a tratti incomprensibile di Dark spesso sembra ispirarsi a qualcosa di più vicino a Twin Peaks di David Lynch.
Dark 2 è un countdown per la fine di tutto
A distanza di un anno e mezzo dall’uscita della season 1, Dark Stagione 2 ripresenta l’immaginaria cittadina tedesca di Winden da cui sono ormai scomparse sei persone, incluso il protagonista Jonas che viene mostrato nel futuro mentre arranca tra i resti radioattivi del posto. Il primo episodio della stagione 1 si è svolto nel 2019 e la stagione 2 si apre a giugno 2020 (dopo una sosta nel 1921), saltando avanti e indietro tra quell’anno, il 2052, il 1987 e il 1954. Con la seconda stagione, Dark abbraccia ancora di più il tema dei viaggi nel tempo, facendo rimbalzare tra le diverse linee temporali gli spettatori che, generalmente attoniti, sentono il loro cervello lavorare il triplo per capirci qualcosa. Ponendo complesse domande sul determinismo e il libero arbitrio, Dark Stagione 2 ha grandi ambizioni narrative e continua a ricordarcelo a ogni svolta: attraverso i suoi 8 episodi, progredisce in una storia sempre complessa, creando nuove domande man mano che alle precedenti viene data risposta. Ma la ragione per cui tutto funziona e non sembra mai troppo buttato a casaccio, o come se stesse sviluppandosi con eccessiva velocità, è perché la trama rimane radicata nelle emozioni dei personaggi.
Dark Stagione 2 è meno una meditazione sul male di tutti i giorni e più un’esplorazione del perché le persone fanno le scelte che fanno – nonché un’analisi introspettiva che conduce alla domanda “si può davvero fare la cosa giusta?”. La dilagante paura di fare spoiler mi impedisce di entrare in molti dettagli su ciò che effettivamente accade in Dark Stagione 2, ma questa stessa fobia assicura a voi lettori che il mistero insito nello show – Perché ciò sta accadendo? Chi c’è dietro tutto? Che cosa significa quest’altro? – rimanga tale, nonostante la tentazione di parlarne sia per me tanta. Ci sono sicuramente rivelazioni più sorprendenti nella Season 2 che nelle puntate precedenti, e i nodi vengono via via al pettine mentre Jonas cerca di capire cosa sta succedendo e come fermarlo. Per farla breve, e senza spoilerare niente, tutto ciò che gli spettatori adoravano della serie tedesca torna nella seconda stagione, solo che qui la narrazione è trainata dal pericolo imminente dell’Apocalisse.
Anche se la maggior parte dei personaggi non ha idea del destino che l’attende nel prossimo futuro, gli spettatori – al contrario – vedono chiaramente la fine scritta per tutti gli abitanti di Winden sin dalla prima puntata, e la consapevolezza di ciò che accadrà al mondo è una minaccia che incombe su quasi tutte le scene ambientate ai nostri giorni. Aggiunge peraltro un senso di urgenza alla storia, questa consapevolezza, una sorta di ticchettio dell’orologio che conta il tempo rimasto prima della fine. Per ogni minuto che Jonas è nel futuro disastroso che abbiamo visto per la prima volta alla fine della stagione 1, è un minuto in cui non è nel presente e sta potenzialmente prevenendo l’Apocalisse. Più a lungo i membri della comunità di Winden sono all’oscuro della verità sul cunicolo spazio-temporale nelle caverne, meno tempo avranno per scoprirla: la buona notizia è che più persone entrano in gioco (per esempio un nuovo agente a supporto di Charlotte) e fanno progressi nelle indagini atte a diseppellire ciò che sta realmente accadendo in città… che poi credano o meno a quanto vedono è un’altra storia.
Una delle ragioni per cui Dark è uno show così avvincente è perché presenta il viaggio nel tempo come qualcosa di possibile. Sebbene la sua struttura non lineare possa rendere la serie un po’ (tanto!) complessa da seguire, a volte una delle grandi soddisfazioni viene proprio dal riuscire a sbrogliare i nodi e capire come si è arrivati a un determinato punto. Dark Stagione 2 eccelle nel rinforzare un mistero avvincente, e il fatto che la trama non perda mai di mordente è la prova calzante di uno script solido. Sappiamo che ci sarà un’ultima tranche di episodi dopo questa: tre cicli, tre stagioni, come rivelato da un recente trailer di Netflix per la season 2 (riportato poco sopra). E questo mi fa supporre che i creatori dello show Baran bo Odar e Jantje Friese abbiano già in mente un finale: ciò mi rende sia ottimista circa la direzione presa da Dark Stagione 2, sia fiducioso che la serie saprà stupire fino al suo epilogo (sempre che ne abbia uno).