Concrete Genie, provata la VR Experience

Concrete Genie

A seguito della prova diretta con Concrete Genie negli studi romani di Sony, abbiamo avuto modo di mettere le mani anche sulle esperienze in realtà virtuale che faranno da contorno al titolo di PixelOpus e che saranno incluse gratuitamente nel pacchetto: secondo gli sviluppatori , il mondo di Concrete Genie e la “vocazione” per la pittura del suo protagonista si adattano alla perfezione ad una fruizione in VR. Ciò, almeno in teoria, è effettivamente vero: alla prova dei fatti, però, i pochi minuti trascorsi con il caschetto in testa hanno evidenziato un’eccessiva semplicità di fondo, che proveremo rapidamente a spiegarvi.

Concrete Genie

L’ambiente 3D che fa da sfondo all’esperienza non è il massimo in termini di interattività.

Concrete Genie in VR è una mezza delusione

Ai comandi di un non meglio precisato alter-ego virtuale, con il diario di Ash fra le mani come principale strumento creativo, abbiamo dapprima provato la vera e propria VR Experience, nella quale seguire il piccolo Splotch, un curioso e simpatico genie di colore rosso, nel completamento di una semplice quest in cui soddisfare le sue necessità, all’apparenza come una sorta di Tamagotchi in VR. Peccato, però, che l’esperienza non si avvicini nemmeno concettualmente ai geniali giochi elettronici anni ‘90, e avrebbe potuto riuscirci, con un minimo sforzo in più: sapete che spasso avere un piccolo compagno in realtà virtuale di cui prendersi cura? Piuttosto, la VR Experience di Concrete Genie è qualcosa di molto più semplice e lineare ed è completabile nell’arco di una quindicina di minuti, nel corso dei quali tutto quel che dovremo fare sarà disegnare forme e oggetti attorno a noi e al nostro festaiolo amico servendoci di un pennello, nel contesto di un ambiente 3D “immaginato” dal protagonista all’interno del faro di Denska, in cui far apparire dal nulla fiori, alberi, arcobaleni o della semplice erba, o passare a comando dal giorno alla notte. Tutto qui, nella più desolante semplicità. A poco aiuta il fatto che l’ambiente attorno a noi sia nel complesso ben realizzato e tutto sommato evocativo, specie negli effetti e nei giochi di luce generati nel passaggio da un gruppo di oggetti all’altro.

Concrete Genie

Di notte, se non altro, la situazione migliora… in parte.

La seconda “modalità” non è altro che quella legata al disegno libero: se la brevissima avventura con Splotch è ambientata in un ambiente tridimensionale, però, quest’ultima si colloca invece in quattro differenti scenari bidimensionali, con le sole caratteristiche hardware di PlayStation VR a dare l’illusione di un qualche tipo di profondità e dell’effettiva esistenza di un muro davanti a noi. In questo secondo caso, tutto quel che possiamo fare è dipingere alla rinfusa sulle pareti che vediamo nella parte centrale dell’inquadratura, con la possibilità di cancellare le nostre azioni se il risultato finale non ci aggrada particolarmente. A nostra disposizione abbiamo tutti gli oggetti e le forme sbloccate nell’avventura principale; volendo, possiamo anche disegnare uno o più genies, ma non farli interagire fra loro (o almeno, nello spazio della nostra prova non abbiamo capito come fare). Anche qui, un’esperienza che si riduce ad essere poco più che una demo di sé stessa, inducendo a chiedersi quando poi arriveranno i contenuti veri e propri.

Concrete Genie

Anche in modalità disegno libero, le possibilità a nostra disposizione sono risicatissime.

Senza mezzi termini, le modalità VR di Concrete Genie sono una completa delusione. Annunciate diverso tempo addietro come qualcosa di ben più corposo, sono innanzitutto completamente slegate rispetto al gioco vero e proprio e vengono a noia nell’arco di poche decine di minuti. Sulla lunga distanza, possono essere piacevoli soltanto per far fare quattro schizzi di disegno ai bambini, ammesso che siano fra i pochi fortunati che non si sentono male con il visore in testa. Un gran peccato, anche considerato che l’opportunità di renderle, nel loro piccolo, qualcosa di geniale era ampiamente a portata di mano, specie per la VR Experience tridimensionale.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.