Pokémon Masters Recensione

Pokémon Masters

Pokémon Masters Recensione |Già vi vediamo: seduti in posa zen a contemplare l’universo dei nuovi titoli Pokèmon Spada e Scudo espandersi trailer dopo trailer intorno a voi ingigantendosi come un Pokèmon durante la sua evoluzione Gigantomax. La scimmia dell’attesa che si viene così a formare è tanto enorme quanto fastidiosa, al punto che vi sembra di impazzire, e non sapete più come metterla a tacere in queste lunghissime settimane che vi separano dal catturarli ancora una volta tutti (o beh, quasi tutti stavolta, ma lasciamo perdere i dettagli). Ebbene piccoli e grandi allenatori, siamo qui oggi per presentarvi un modo come un altro, non il migliore, ma di sicuro nemmeno il peggiore che abbia calcato gli schermi dei vostri cellulari, per ingannare tale attesa. Un po’ fanservice (fin troppo velato per ora) un po’ gatcha (un po’ tanto, al punto che dai, allora potevano metterci più fanservice) tutto, in ogni caso, “Pokémonoso”. E’ Pokémon Masters, disponibile gratuitamente negli shop digitali di tutti i vostri dispositivi mobili!

Pokémon Masters

Pokémon Masters: 3 is the magic number

Cos’è dunque Pokémon Masters? Lo abbiamo anticipato nella riga qui sopra, ma qualche specifica in più non fa mai male: lanciati dentro il centro Pokémon di una nuova regione, l’isola di Paslo, la cui mappa è parzialmente visibile durante le schermate di caricamento delle missioni, ma non liberamente esplorabile (ovviamente), siamo resi edotti del fatto che dobbiamo partecipare ad un fantomatico torneo mondiale, che raduna tutti i più grandi campioni di ogni altra parte del mondo Pokémon. Un torneo tanto prestigioso che, per forza di cose, attira sì le figure più splendenti del globo, quali capipalestra e protagonisti dei titoli della serie regolari, ma anche loschi figuri mascherati dagli ancor più loschi scopi, e altri allenatori che non definirei proprio “personcine a modo”, come avrete modo di scoprire voi stessi. Sempre nello spazio di pochi minuti, il gioco ci mostra un campionario decisamente esaustivo di tutte, tutte le attività che avremo modo di svolgere in Pokémon Masters, il che è sia un bene che un’ovvia limitazione. Voglio dire, ok rendere accessibile tutto fin da subito, ok ingolosirti mostrandoti Pokémon fighissimi con cui combattere, salvo poi darti in dote il solito piccolo, puccioso (inutile) Pikachu, ma diamine, viene spontaneo pensare, alla fine del tutorial e delle prime missioni: è davvero tutto qui? La risposta è sì, è davvero tutto qui. Per adesso. Per adesso?

Pokémon Masters

Non fraintendete, non è che sia un “tutto” tanto povero, considerando anche che lo stile grafico e la fluidità delle animazioni sia dei personaggi e allenatori che incontreremo, che dei Pokémon durante le lotte sono curati davvero alla perfezione, al pari di un qualunque altro titolo del franchise per console portatile. E ci mancherebbe, visto che, in fondo, il gioco altro non è che un “gatcha action”, se così si può dire, ovvero uno di quei giochi che, in cambio di valuta in game ottenibile con il contagocce giocando, o di soldini reali, ti permette di incontrare, uno alla volta e a caso, senza poter scegliere chi incontrare e reclutare quindi, gli allenatori di cui sopra e un Pokèmon rappresentativo per ciascuno, ad esempio, quello della capopalestra Chiara (n.d.r. che non sarà mai amata abbastanza, è troppo per questo mondo) è Miltank. A che pro incontrarli e farceli amici dunque? Per poterli sfruttare in sezione action semplice e immediata, raggruppati in team da 3 elementi. Lo ammettiamo, tali sezioni sono abbastanza coinvolgenti, sempre se non vi annoia la ripetitività che il “punta e clicca” dei controlli da smartphone racchiude inevitabilmente. E sì che ci hanno provato a renderlo meno iterativo e lento, inventandosi quasi un active time battle condito di mosse che migliorano le statistiche, ultimate da sbloccare dopo tot mosse di fila, e ultimate delle ultimate, mosse combinate dalla straordinaria potenza e dalla scenografia curata come le migliori mosse Z. Anche la presenza dei tipi e delle debolezze che implicano naturalmente donano uno spessore strategico al gioco, certo, spessore che però, purtroppo, precipita inesorabilmente nel pozzo “dell’accessibilità a tutti i costi”, al punto che non siamo ancora mai stati messi davvero in difficoltà in nessuna sezione; a patto di scegliere, anche tramite un sistema automatico (ugh, addio di nuovo, livello di sfida), i Pokémon migliori per ogni fase dell’avventura.

Insomma, Pokémon Master è un giochino free sui Pokémon ancora abbastanza povero di contenuti, con pochi allenatori e Pokémon da sfruttare, carenza di veri “stimoli gatcha”, come un fan service più spinto (che in questa tipologia non fa mai male) o anche solo un pool di versioni alternative (con diversi abiti o diversi Pokémon) degli allenatori che abbiamo imparato ad amare nella serie. Al contempo, però, proprio la cura riposta nella rappresentazione di tali allenatori, delle loro movenze e delle loro personalità, che emergono durante i dialoghi quasi da “dating Sim” che è possibile intrattenere di tanto in tanto con loro, fanno ben sperare per una evoluzione del gioco in un qualcosa per cui varrà la pena addirittura spendere un euro o due di tanto in tanto, per poter combattere con il proprio Pokémon e allenatore preferito. Apprezzabile la ricerca di profondità strategica insita nelle possibilità di miglioramento statistiche dei Pokémon e degli allenatori, le nuove mosse che ogni Pokémon può imparare, la suddivisione in tipi classica, e l’active time battle che funziona davvero bene, pur con i limiti intrinsechi di una produzione di questo genere. Insomma: in un mondo, quello dei giochi gatcha per mobile, dove “acchiappali tutti” è il motto dei developer, più che dei giocatori, a Pokémon Masters manca ancora qualche aggiornamento per poter avvinghiare a sé qualche player in più, risultando, ad oggi, in una scatolina davvero graziosa da guardare da fuori, tutta pizzi e merletti; una scatolina, una Pokéball, se preferite, che quando la apri, però, nasconde solo un piccolo vuoto senza fondo. Manco fosse il di sotto del travestimento di un Mimikyu. Ma ehi, è gratis! (…)

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.