FIFA 20 Recensione | Lo dissi una volta, lo dirò di nuovo… Ancor prima che all’endemico astio nutrito dalle community di appassionati nei confronti di chi occupa il gradino più alto della catena economica, FIFA paga caro dazio alla sua maledetta demo: quell’iperbolico concentrato di ronaldismo in cui il gameplay dell’annuale iterazione finisce puntualmente per dare il peggio di sé. È difatti nel corso di quei cinque minuti di isterico conflitto tra super potenze che maturano le perplessità dell’utente più esigente ed e sempre in quel diabolico frangente che il luogo comune del Calcio-Flipper per bambini viziati trova il suo propulsore mediatico. A quel punto, la partita non può che iniziare in salita: non a caso, senza neanche attendere l’uscita del prodotto completo, mezzo mondo guardava già ad eFootball PES 2020 con la stessa riverenza che si riserva alla capolista.
FIFA 20: Le verità nascoste
E allora, come fare adesso a convincere chi ha legittimamente provato il gioco che dietro quella patina da culturista tutto muscoli e poco cervello si nasconde una produzione tutt’altro che superficiale? A patto che lì fuori ci sia ancora qualche dissidente disposto a concedere il beneficio del dubbio alla proposta di EA Sports, proverei a sovvertire gli estremi della condanna partendo dalle crude basi del progetto.
Facile fare i fenomeni con Barcellona e Man City: per scoprire quanto può essere tuttavia profondo il gameplay di FIFA 20 provate a scendere di categoria. La novella Liga Rumena potrebbe essere un ottimo punto di partenza!
Per il momento, lasciate dunque stare Ultimate Team, Volta Football e tutto il carrozzone annesso e concentratevi sui fondamentali: leghe minori, non importa dove, non importa come, basta che non ci siano funamboli del pallone per mezzo, giacché è proprio in loro assenza che troverete la vera anima di FIFA 20. Su questi terreni, ai margini dello Star System, i ritmi di gioco cambiano in modo difatti significativo e di colpo tutte quelle sfumature fisiche rimaste a bordocampo in sede di demo diventano evidenti. Mi riferisco innanzitutto al progressivo appannamento di calciatori non più infaticabili e finalmente costretti a fare i conti coi propri limiti tecnici, ma anche alla comparsa di contrasti sporchi, marcature muscolari, errori ed erroracci i quali renderanno molto più complesso allestire quegli ipnotici fraseggi che vengono da sempre ritenuti il marchio di fabbrica del brand.
La prima impressione – Dal punto di vista prettamente grafico, FIFA 20 rifinisce laddove possibile gli estremi di un’opera che, con le attuali tecnologie, appare ormai difficilmente migliorabile.
Una volta appurato che senza Messi, De Bruyne e Hazard ad addomesticarla col mojo del campione la sfera un corretto peso specifico ce l’ha eccome, vi si aprirà un novello mondo da scoprire e quel campo per molto tempo ritenuto ad errore come un mero circo di giocolieri diventerà una preziosa palestra in cui sviluppare quella consapevolezza tecnica che vi tornerà utile quando scenderanno in campo i pezzi da novanta. Un conto è d’altronde mettersi al volante di una F1 senza aver neanche preso la patente B, ben altra cosa è farlo dopo un corretto apprendistato! Grazie al bagaglio tattico che vi consiglio di accumulare nelle stagioni calvario di una Modalità Carriera forse non ancora fresca di bucato, ma comunque rinvigorita sotto il profilo gestionale, arriverete a disegnare calcio con criterio anche ai livelli più elevati e, in ultima istanza, a individuare ordine, spessore e logica laddove prima non sembrava esserci altro che vanesia spettacolarizzazione. A quel punto, e solo allora, sarete in grado di domare la bestia e assaporare l’irresistibile essenza di un titolo potente e versatile che neanche gli hater più coriacei dovrebbero permettersi di snobbare.
La possibilità di prendere parte a conferenze stampa dinamiche vi permetterà di influire attivamente sul morale dei vostri uomini. Parallelamente, vi sarà richiesto di gestire con criterio il vivaio dei nuovi talenti, pena indesiderate alterazioni del loro potenziale.
FIFA 20: Testa a Testa
Il fatto che Konami, con il suo eFootball PES 2020, abbia quest’anno sfoderato una prestazione sontuosa non deve in effetti portare a sminuire i meriti di FIFA 20. Sebbene anch’io abbia dovuto resistere alla suggestiva tentazione di celebrare la vittoria del gagliardo Davide dinnanzi al mastodontico Golia è pertanto opportuno fare un passo indietro e rimettere in discussione l’esito di un duello che molti vedrebbero in equilibrio soltanto grazie al pantagruelico parco modalità in forza al Blockbuster canadese. A ben vedere, il confronto risulta difatti aperto anche quando è il solo pallone a parlare e non lo dico per puro spirito di contraddizione. Una parte di quest’affermazione nasce senza dubbio dalla volontà di smorzare gli entusiasmi palesati da FIFA 19 in alcune fasi di gioco conferendo all’azione su schermo quel ritmo più compassato che, specialmente nelle sfide di Champions, offre maggiori spiragli strategici; l’altra parte è legata ad accorgimenti oramai necessari come l’introduzione di un rinnovato modello di gestione dei tiri da fermo o l’ennesima revisione della fase difensiva che, ponendo ulteriore enfasi su contrasti, tackle e raddoppi di marcatura, rende sempre più simmetrico il rapporto di forze con la fase offensiva. Tutto il mio restante entusiasmo è in ogni caso figlio alla decisione di restare saldamente ancorati ad un’idea di calcio ben precisa, Totale per dirla all’olandese, in cui il Bel Gioco ci viene raccontato per come tutti vorremmo che fosse e non soltanto fotografato per come a volte finisce per essere. Questione di gusti dirà qualcuno, ma la sfumatura è molto più intrigante del previsto giacché riflette gli estremi filosofici dello stesso calcio giocato: anche nei salotti TV, dopo tutto, infuria da anni la polemica tra risultatisti ed esteti. Se eroi della panca come Guardiola, Klopp, Ancelotti ed Allegri sono in qualche modo costretti a trovare una sintesi tra le due antitetiche chiavi di lettura per portare a casa la pagnotta, noi videogiocatori possiamo tuttavia permetterci il lusso di guardare solo al divertimento. Ed è a questo punto che strappare lo scudetto dalla maglia di EA Sports diventa impresa ben più ardua del previsto.
Il nuovo sistema di gestione dei calci da fermo, rigori inclusi, passa dall’introduzione di un’inedito mirino a schermo che, compatibilmente con l’abilità del tiratore, vi consentirà di modulare i tiri con maggiore accuratezza. Prima di ottenere risultati appaganti, occorrerà tuttavia molta pratica.
Che scegliate di abbracciare la complessa vita da allenatore o di spassarvela con gli amici in una delle straordinarie variabili impazzite della modalità Calcio di Inizio; che vi dedichiate alla gestione di un singolo giocatore in campo o finiate per imboccare quella via dell’Online che fa da anni storia a sé, FIFA 20 sarà difatti miele per i vostri polpastrelli. E quando penserete di averne avuto abbastanza, ve lo ritroverete ancora lì pronto a darvi il colpo di grazia con la nuova modalità Volta Football.
Il calcio torna in strada, ma non chiamiamolo Futsal
Volendo puntare dritti al sodo, senza prestare troppa attenzione a quelle migliorie tecniche o grafiche che, almeno secondo i detrattori, sarebbero soltanto uno specchietto per le allodole, si sarebbe tentati di attribuire proprio alla sezione Volta Football il merito di aver tracciato la famosa linea di demarcazione tra FIFA 20 e il suo predecessore. Ventilato già l’anno scorso, il ritorno del fu FIFA Street sotto forma di succosa appendice costituisce in effetti un vero e proprio wormhole concettuale attraverso cui raggiungere un universo di gioco alternativo tutto da esplorare che, in altri tempi, sarebbe stato sicuramente venduto a parte. E a prezzo pieno.
La (lunga) modalità Storia di Volta Football colmerà il vuoto lasciato dall’archiviazione del Journey di Alex Hunter, offrendovi l’opportunità di girare i sobborghi di tutto il mondo per affrontare i più insospettabili funamboli dello Street Football.
Lungo le tappe del viaggio che porterà il vostro alter ego a solcare le strade delle più seducenti capitali del mondo alla ricerca dei compagni di squadra più adatti a trasformare il palleggio in arte moderna troverete un esplosivo concentrato delle più iperboliche velleità stilistiche del gameplay di FIFA. Un sogno per alcuni, un incubo per altri. Sia come sia, guai a pensare che questa modalità stia al Futsal come il FIFA tradizionale al calcio giocato. Da quell’affascinante branca dello sport primario si mutuerà solo qualche regola di base, le dimensioni di alcune arene e la tendenza al gioco palla a terra, ma per il resto, complici il “pittoresco” editor abbigliamento e un catalogo di trick da far venire l’acido lattico persino a Peter Parker, finirete presto col trovare maggiori assonanze con hip-hop & break dance. Era quello che avevamo in mente quando si cominciò a parlare di questo innesto? Tutto sommato sì, visti anche i precedenti. Si poteva fare di più sotto il profilo prettamente strutturale? Senza dubbio, ma forse una maggiore profondità tattica avrebbe leso alla spregiudicatezza di una proposta sfacciatamente Arcade. È comunque divertente? Assolutamente sì e, in compagnia degli amici giusti, potrebbe facilmente procurare dipendenza… Il che non è certo poco se si considera che stiamo pur sempre parlando di una “Side Quest”.
Zeppo di licenze, forte di un parco modalità in grado di tenervi impegnati per un decennio e tutt’altro che superficiale sotto il profilo di un gameplay che va necessariamente riscoperto dedicandosi ad un ricco apprendistato nelle leghe minori, FIFA 20 chiude in grande stile un quinquennio di conquiste in attesa di fronteggiare il suo rivale di sempre sul terreno della next generation. Chi ha sempre prediletto i ritmi e la filosofia alla base di PES di certo non troverà in questa nuova iterazione del franchise motivi seri per riconsiderare le sue priorità in fatto di simulazioni calcistiche, ma tutti gli altri – e sono tanti – individueranno subito le ragioni che gli favoriscono il pieno diritto di reclamare il trono di Football Game più completo e divertente di questa epoca. In un mondo normale, nessun gamer dovrebbe volersi privare di un’esperienza così ricca ed appagante e di certo non sarò io a sconsigliarvi il suo immediato acquisto. Se proprio dovete rinunciarvi vi prego soltanto di fare in modo che non sia per mero partito preso.