Indivisible Recensione

Indivisible Recensione | Negli ultimi anni le produzioni indie hanno acquisito sempre più importanza nel mercato videoludico, riuscendo a ritagliarsi una grossa fetta di appassionati tra chi cerca esperienze diverse e con quel guizzo di originalità che li distingue dai tripla A. Gli indie infatti, non avendo a disposizione le risorse di questi ultimi, devono puntare molto sull’innovazione e sul poter fornire un’esperienza diversa dai grandi classici. Il 2019 è stato un anno molto proficuo per questa categoria, e le sorprese non sono ancora finite, come ci dimostra Indivisible di Lab Zero Games. Questo studio di sviluppo americano è ora al suo secondo gioco dopo il successo raggiunto con il picchiaduro Skull Girls, stavolta puntando a qualcosa di ancor più complesso; un titolo che definire semplicemente come RPG è riduttivo. Ormai categorizzare i videogiochi in un singolo genere è sempre più difficile e, probabilmente, deleterio. Si può benissimo osservare come attualmente gran parte dei titoli sia una fusione di generi diversi tra loro, seppur con la predominanza genericamente di uno su tutti gli altri. Indivisible riesce ad andare oltre, creando un mix ancora più originale, una commistione di generi dove nessuno è primario. Dopo averlo provato in anteprima, finalmente abbiamo potuto mettere le mani sulla versione completa, analizzando per bene quanto sia riuscito nel complesso questo intrigante miscuglio di tipologie.

Indivisible

Gli scenari risulteranno davvero accattivanti.

Indivisible: tanti eroi, un unico corpo

Chi ricorda i JRPG vecchio stampo avrà ben presente com’era la gestione del party durante gli spostamenti sulla mappa di gioco. Spesso infatti veniva rappresentato su schermo solo il personaggio principale, mentre gli altri scomparivano come se fossero assorbiti da questo ricomparendo soltanto nei combattimenti e nei momenti cruciali della storia. Indivisible fa di questa caratteristica – ai tempi usata per evidenti limiti tecnici – uno dei punti principali della sua storia. L’incipit della storia del gioco è molto classico. Ajna è una giovane che sa molto poco del suo passato e vive nel villaggio di Ashwat con il padre, Indr, che la addestra diligentemente nelle arti marziali ogni giorno. Spesso i due litigano perché l’uomo si rifiuta di rivelare dettagli sulla madre e sul passato della giovane ragazza di 16 anni. Tutto cambia quando il loro villaggio viene attaccato dall’esercito di Ravannavar, un essere spietato che sembra voler soggiogare il mondo. Indr muore in combattimento per mano di Dhar, un luogotenente di Ravannavar, e Ajna giura di vendicarlo affrontandolo. Durante lo scontro Ajna scopre qualcosa di insolito: la sua mente assorbe il suo avversario confinandolo a rimanere rinchiuso dentro una sorta di dimensione interiore di Ajna. La fanciulla, costretta a convivere con l’assassino di suo padre, partirà allora alla ricerca di Ravannavar per fermare le atrocità commesse dal suo esercito e per cercare risposte al suo strano potere e al suo misterioso passato che il padre non ha potuto comunicarle. Durante il viaggio Ajna scoprirà di poter assorbire dentro di sé le diverse persone con cui riuscirà a stabilire un legame, potendole richiamare all’esterno quando dovrà affrontare una minaccia.

Indivisible

Indivisible si basa molto sulla mitologia indiana con diversi rimandi ad altri miti medio orientali, con diverse influenze buddhiste, arabe e anche cinesi. L’unione di miti e culture diverse riesce a creare un variopinto mondo molto interessante da visitare e, soprattutto, ben caratterizzato nel racconto che andremo a vivere. Da un certo punto in poi potremo anche selezionare una meta tra quelle obbligatorie per proseguire la trama, certo, una scelta che non cambia gli esiti della storia, ma che permette di affrontare le regioni visitabili nell’ordine in cui preferiamo. Purtroppo la narrazione vacilla in certi momenti, con alcune situazioni piuttosto raffazzonate e dialoghi non sempre riuscitissimi. Nonostante ciò, la storia è comunque molto godibile, seppur d’impostazione molto classica. Alcuni colpi di scena ben piazzati riescono a intrattener fino allo scorrere dei titoli di coda, ma la vera forza del gioco sta nell’ottima caratterizzazione di molti dei nostri comprimari, come ad esempio la folle sciamana Ramzi con le sue battute sarcastiche, la forse troppo amorevole Thorani o la focosa regina dei pirati Baozhai. In Indivisible troverete circa una ventina di personaggi giocabili, tutti molto riusciti per quanto riguarda sembianze e abilità in combattimento. Nonostante l’alto numero di eroi, non saranno tutti fondamentali per la trama. Molti saranno più delle comparse all’interno della mente di Ajna, utili soltanto in combattimento. Palese poi l’ispirazione dei Lab Zero Games agli anime giapponesi, basti pensare che la opening animata è stata realizzata dallo Studio Trigger, autori di Kill la Kill e Little Witch Academia. Lo stile con cui sono disegnati i personaggi ricorda alla lontana lo Studi Ghibli, mentre gli appassionati delle opere nipponiche riconosceranno più di un archetipo tipico da anime tra i personaggi principali. Sicuramente un punto a favore per gli appassionati di animazione giapponese.

Un unico gioco, tanti generi

Il gameplay di Indivisible si basa principalmente su combattimento ed esplorazione. Quest’ultima è un mix ben riuscito tra platform e metroidvania: nelle prime fasi dell’avventura troveremo infatti diverse aree inaccessibili, e spesso sarà necessario fare un po’ di sano backtracking per scoprire i segreti lasciati indietro. Con il progredire dell’avventura infatti sbloccheremo diverse abilità extra, come l’ascia in grado di darci un ulteriore slancio verso l’alto una volta conficcata in una parete, un arco per colpire interruttori lontani, una lancia che ci permette di fare balzi dalla maggiore potenza e la forma Heruka, una trasformazione che sfrutta il potere misterioso di Ajna per abbattere le pareti più dure e passare da strettoie normalmente invalicabili. Il titolo presenterà anche diversi enigmi ambientali da superare non solo con l’agilità delle nostre dita, ma anche con l’ingegno. Trappole come spuntoni e rovi potranno danneggiare la nostra salute, costringendoci ad affrontare i combattimenti con gli HP non al massimo. Molto interessante anche la possibilità di indebolire i nemici colpendoli con attacchi (e contrattacchi) prima che inizi il vero scontro. Sarà infatti possibile attaccarli prima che lo facciano loro così da iniziare il combattimento vero e proprio con alcuni vantaggi, come avere l’iniziativa dalla nostra e diminuire gli HP avversari facilitando la battaglia.

Indivisible

Bisogna dire che tra le creature che incontreremo non c’è una grandissima fantasia e andando avanti si noterà un certo riciclo di avversari con magari una diversa palette di colori. Discorso diverso per i boss principali, molto accattivanti nel design e nella struttura dello scontro, che unisce fasi platform e di battaglia insieme in maniera originale. Nonostante tutto, Indivisible non è un gioco particolarmente difficile una volta assimilate le meccaniche; In caso di sconfitta in combattimento si ricomincerà da una o due schermate prima della battaglia, o dall’ultimo punto di salvataggio (molto abbondanti in tutto il gioco). Se moriremo per un salto sbagliato ricominceremo addirittura nella stessa area proprio poco prima del salto calcolato male, rendendo il titolo davvero poco frustrante, ma mai troppo semplice da non percepire il livello di sfida, che definiremmo equilibrato.

Indivisible: un combat system atipico

Il secondo pilastro della produzione è legato al combat system, un perfetto mix tra un RPG vecchia scuola dotato del sempre amato ATB e un picchiaduro. Potremo portare in battaglia massimo quattro personaggi e a ognuno di essi sarà associato un tasto frontale del pad. Solitamente avremo tre tipi di attacchi a seconda se premeremo un tasto singolarmente o accompagnato dai direzionali su e giù. I nostri combattenti non saranno limitati ad attaccare uno per volta, ma quando avranno l’azione pronta potremo farli attaccare in contemporanea per generare delle combo degne di un picchiaduro. Le sinergie tra i diversi personaggi saranno fondamentali nei tanti incontri che affronteremo. Ad esempio alcuni nemici potranno essere colpiti solo da attacchi alti, mentre altri dovranno essere sollevati dal terreno per potergli poi infliggere dei danni. Non tutti i membri del nostro party sono dotati di ogni possibile azione, e dovremo stare attenti ad avere il party giusto al momento giusto. Sarà presto palese che il button mashing non è un’opzione per vincere le battaglie, anche perché i nemici colpiscono duro. Fortunatamente avremo anche la possibilità di difenderci premendo il tasto relativo al personaggio attaccato. Inoltre, se riusciremo a premerlo un attimo prima di essere colpiti limiteremo ancor di più i danni subiti. In alternativa potremo usare il tasto dorsale L1 per difendere contemporaneamente tutti i membri del party da un attacco ad area. Altra meccanica fondamentale sarà quella della barra Iddhi, che aumenterà le cariche accumulabili andando avanti con l’avventura fino ad avere tre barre. Questa permetterà di scatenare gli attacchi speciali di ogni personaggio, e potremo decidere di usare le tre barre ad esempio per fare tre attacchi speciali di livello 1 con tre diversi personaggi, oppure un singolo e potente attacco di livello 3 con un solo eroe.

Indivisible

Il combat system è probabilmente l’aspetto più riuscito del gioco. Questo si evolverà con il progredire della storia e l’aggiunta di nuovi personaggi ed elementi, diventando sempre più tecnico e vario. Una volta assimilato perfettamente ci consentirà di eseguire delle combo davvero spettacolari e potenti con cui saremo in grado di annichilire i nemici più ostici in breve tempo. Ovviamente ciò non sarà automatico, ma ci vorrà molta pratica. Vi possiamo comunque garantire che non ci siamo mai annoiati in un singolo combattimento in tutto il gioco. La progressione invece è molto minimale per un titolo dalla forte componente RPG. I nostri personaggi aumenteranno di livello guadagnando esperienza dopo ogni combattimento, ma non potremo vedere le loro statistiche e non potremo equipaggiarli con nuove armi o armature. L’unico modo per aumentare il numero e la forza di attacchi o la resistenza della nostra difesa sarà quella di utilizzare le pietre Ringsel, degli speciali cristalli di colore rosso sparsi nei livelli. Ne serviranno davvero tanti per portare al massimo l’attacco e la difesa, e dovremo fare un bel po’ di backtracking per prenderli tutti sfruttando la componente metroidvania del gioco.

Abbiamo notato anche che i menu di gioco sono molto minimali e forniscono lo stretto indispensabile di informazioni, lasciando spesso il giocatore all’oscuro di funzioni secondarie che potrebbero tornare utili. Ad esempio premendo L1+R1 in combattimento con la barra Iddhi carica potremo curare e far resuscitare i nostri compagni. Questo però non viene mai spiegato all’interno del gioco, mentre altre volte troveremo abilità nell’apposita sezione del menu non mostrate esplicitamente nei tutorial che troveremo all’acquisizione di ogni nuova abilità. Tecnicamente Indivisible è risulta davvero ben fatto per quanto riguarda le animazioni in 2D, sia nelle fasi platform che in quelle di combattimento vi sembrerà di vedere un anime in movimento. Le sequenze in cui la storia viene narrata sono realizzate con dei disegni statici di elevata fattura, per un lato artistico che ci ha convinto molto. Le ambientazioni invece sono realizzate in un 3D piuttosto scarno, e, tolte le aree cittadine, il resto è molto povero di dettagli. Il gioco è doppiato in inglese ma con i testi completamente in italiano.

Indivisible è un titolo coraggioso, che riesce a unire in un mix quasi perfetto tanti generi diversi, passando da fasi platform e metroidvania a combattimenti a metà tra un JRPG e un picchiaduro. L’unione delle parti convince in quasi ogni aspetto, nonostante alcuni piccoli difetti nella narrazione e un sistema di sviluppo dei personaggi troppo semplicistico. Indivisible è sicuramente una delle produzioni indie più interessanti dell’anno. Se nella vostra carriera videoludica avete amato uno o più generi di quelli fusi all’interno di questo titolo, allora vi consigliamo di provarlo: potreste restare folgorati dal miscuglio di tipologie presenti, scoprendo magari di amare aspetti del gioco che non avreste mai immaginato.

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).