Il lancio di GameCube, console accomunata solo al Dreamcast nel suo essere tanto leggendaria quanto sfortunata, coincise con l’ascesa del più improbabile degli eroi. Rimasto nell’ombra fino ad allora, Luigi ebbe il compito di intrattenere il pubblico in sala in attesa dell’arrivo sul palco del mattatore Mario. In realtà, l’impossibilità di aprire l’epoca GameCube con un’avventura di Super Mario, come del resto era stato fino ad allora per ogni lancio di console Nintendo, aveva fortunosamente dato la sponda ai designer Nintendo per creare un eccitante B-side, dove poter sperimentare in libertà grazie a meccaniche oltremodo lontane dai canoni delle esperienze platform. Luigi’s Mansion 3 riprende quell’eredità, appoggiandosi per giunta su quanto costruito dagli sviluppatori del capitolo intermedio per Nintendo 3DS, offrendo un pacchetto perfezionato in ogni suo aspetto, dove la formula originale è stata così rielaborata e remixata da dare l’impressione di star assistendo a una genuina rivoluzione. Anche questa è magia Nintendo, dopotutto.
Com’è ormai tradizione da Super Mario Sunshine in poi, anche Luigi Mansion 3 si apre con un siparietto così adorabile da farci desiderare con tutto il cuore una serie animata dedicata esclusivamente agli eroi del Regno dei Funghi, e che ammicca in più di un momento all’ottimo Hotel Transylvania. Il pretesto lancia subito il giocatore nel bel mezzo dell’azione, una rielaborazione fedele dell’esperienza originale graziata da quel senso di familiarità e meraviglia che solo un gioco Nintendo è in grado di evocare; d’altronde la possibilità di rivedere in alta definizione quanto avevamo sognato negli ormai lontani primi anni 2000 vale da sola il prezzo del biglietto. Già in tempi non sospetti, sul vetusto GameCube, i designer erano riusciti a dare l’illusione di un cartone animato 3D dalla personalità straripante, complice una struttura ripartita in stanze molto più semplice da gestire rispetto alla complessità dei mondi di Super Mario Sunshine.
Un cartone interattivo targato Nintendo
Per i giocatori veterani di quegli anni, che avevano osservato il vero volto 3D di Mario solo nella demo tecnica che introduceva Super Mario 64, l’emozione di vedere finalmente Luigi e Mario con le loro sembianze cartoon era indescrivibile. Quello stile esagerato e personale, che rimandava alla mente l’indimenticabile Lonesome Ghosts con protagonisti Topolino e co. nonché decenni di animazione a tema spooky, rivive a circa 18 anni di distanza, potenziato da una Nintendo Switch assolutamente a suo agio nel gestire animazioni slapstick, espressioni facciali strampalate e innumerevoli giochi di luci, ombre e trasparenze. Poltercucciolo, il cane fantasma di Luigi al centro di diverse meccaniche di gameplay, è solo uno degli innumerevoli elementi che donano all’avventura quell’atmosfera alla Tim Burton vecchia maniera, unita a quell’ironia tipicamente giapponese (ma anche disneyana) capace di giocare con le suggestioni dell’oltretomba, scivolando talora nel macabro ma con la battuta sempre pronta. Il mondo degli spettri in Luigi’s Mansion è coloratissimo, simpatico e folle: in altre parole, Nintendo.
Non c’è occasione più azzeccata per usare la frase cliché “sembra un cartone animato” di Luigi Mansion 3, complice anche un’interazione tra game design, fisica e animazioni che rende un piacere anche solo navigare in mezzo alle ambientazioni di gioco e far cadere tazzine, piatti e ogni altro tipo di oggetti qua e là, magari alla ricerca di un po’ di soldi. Come avevamo già premesso, il loop di gameplay al cuore dell’esperienza non si discosta più di tanto da quello già esperito da chi giocò l’originale. Se la capacità di Nintendo di costruire interattività tramite la semplicità e l’innocenza dei giochi d’infanzia era già ben nota molto nel 2001, riuscire a replicare l’emozione di aspirare fantasmi nel 2019, migliorando e attualizzando questa folle esperienza in ogni suo aspetto, è pura e semplice dimostrazione di genio. Tornando con i piedi ben piantati sulla Terra, tutta questa maestria si traduce in un pacchetto denso di ore di gameplay, vario, bilanciato nella difficoltà e rivolto a tutta la famiglia, tanto ai genitori (magari ex-possessori di GameCube) quanto, ovviamente, ai figli. In questo senso, Luigi Mansion 3 è un gioco molto consapevole delle sue aspirazioni family-friendly, come dimostra anche la sua lunghissima lista di minigiochi collaborativi e competitivi, pensati appositamente per il social gaming ormai centrale nelle politiche Nintendo dai tempi del Wii.
L’idea di inserire un’appendice da party game, declinata chiaramente nel mondo spettrale di Luigi’s Mansion e capace di ereditarne alcune dinamiche, risulta troppo interessante e ben realizzata per risultare un pensiero dell’ultimo minuto; tutti i minigiochi sono di ottima caratura e in grado di catalizzare l’attenzione dei giocatori, soprattutto quelli più piccoli (rappresentando una grave minaccia per i membri più adulti della famiglia intenzionati a concentrarsi sul gioco vero e proprio: un classico, insomma). Nonostante l’attitudine orientata a trovare una ragion d’essere all’interno di un nucleo familiare, Luigi Mansion 3 rimane comunque estremamente rispettoso di tutti coloro che invece cercano una sfida, se non impegnativa, quanto meno longeva; in realtà, a ben ripensarci, anche l’originale Luigi’s Mansion era già in origine abbastanza lineare, rivolto più al “completista” che ai tentacolari atleti del pad. Questa filosofia rimane anche in questo terzo capitolo, che offre un sistema di progressione molto fedele al capostipite della serie, basato sulla necessità di affrontare le diverse stanze in sequenza, alla ricerca di fantasmi chiave da sconfiggere, che a loro volta ci portano faccia a faccia con gli esuberanti boss. Ognuno di questi ectoplasmi “VIP” fa storia a sé in quanto a carisma e creatività della battaglia, e non saremo certo noi a spoilerarvi le bizzarre creature dell’Aldilà con le quali sarete chiamati a scontrarvi in questo nuovo capitolo della serie. Ancora, è criminoso che non sia stata dedicata una serie animata al microcosmo di Luigi’s Mansion, che come sa bene ogni appassionato di Nintendo ha le sue regole, i suoi personaggi e i suoi capisaldi.
Risate dell’altro mondo
Uno di questo è sicuramente il Professor Strambic, che venne introdotto proprio dal primo Luigi’s Mansion (e lì confinato, salvo poi fare diverse comparsate, per esempio nella serie RPG dell’ormai compianta AlphaDream). Strambic è l’inventore del Poltergust e dei suoi successivi modelli, l’aspirapolvere che anima le vicende di Luigi’s Mansion, e anche in questo nuovo capitolo ricopre la funzione di folle inventore che permette a Luigi di svolgere le sue eroiche imprese. Il nuovo modello di Poltergust rappresenta del resto l’anima della più radicale innovazione introdotta all’interno di Luigi’s Mansion, ossia la presenza di Gommiluigi, che introduce anche in questa serie le trasformazioni del personaggio tanto care agli episodi platform. Gommiluigi, come suggerisce anche il nome, è un clone gommoso del nostro eroe, da lui evocato tramite l’aspirapolvere e strumentale alla risoluzione delle situazioni puzzle necessarie per il proseguimento nell’avventura. Gommiluigi può infatti muoversi indipendentemente e passare in fessure che sarebbero altrimenti inaccessibili per gli umani, come una porta con le sbarre o una grata; in molti frangenti il level design del gioco si sviluppa a partire proprio dalla presenza del gommoso doppelgänger, offrendo una finestra su modalità di gioco innovative che ricorda in certi frangenti la libertà del pensiero laterale evocata in Portal 2. Facile immaginare come un simile power-up possa tornare utile in un luogo come lo spettrale hotel in cui sono ambientate le vicende, dove in effetti la possibilità di attraversare le pareti può rivelarsi decisamente utile. L’interazione con tutte queste meccaniche porta chiaramente il giocatore mano nella mano fino a ostacoli sempre più complessi, discorso applicabile anche ai boss, che nelle fasi più avanzate del gioco tendono a essere sempre più assurdi, facendo uso di tutte le possibilità a disposizione di Luigi nonché dell’arsenale messo a disposizione dal Professor Strambic. Il bizzarro scienziato continua anche in questo episodio a offrire il suo aiuto sotto forma di potenziamenti, acquistabile tramite i soldi e le gemme che possono essere reperite all’interno dello scenario del gioco.
La fisicità quasi tangibile delle stanze e la profondità delle interazioni con gli oggetti lavorano quindi in collaborazione con uno degli obiettivi principali del giocatore, ossia accumulare un tesoretto in grado di facilitarlo non poco nell’avventura, ma che spiana la strada anche a non poche sorprese una volta terminata la modalità Storia, cosa che richiederà diverse decine di ore, almeno per poter veramente dire di aver messo mano su tutto quello che era in grado di offrirci. A garantire l’effetto collectathon, torme di Boo nascosti nei punti più impensabili di una magione che si pone non troppo sorprendentemente come la più grande e profonda della serie. A questo riguardo, è apprezzabile l’intento di Next Level Games, sviluppatori canadesi già artefici di Luigi’s Mansion: Dark Moon, volto a espandere la “mitologia” della serie e del Regno dei Funghi in una struttura che si sviluppa tanto in verticale, attraverso i 17 piani dell’hotel, quanto in orizzontale, propagandosi alla circostante Cupavalle, ambientazione già vista nel secondo capitolo. Per il fan Nintendo di vecchia data, abituato alla granitica matrice orientale dei team di sviluppo della compagnia, fa d’altronde un certo effetto vedere che un personaggio come Poltercucciolo, creatura autoctona dello studio canadese, sia diventato canonico e ricorrente nel Regno dei Funghi.
Lo scarto tra gli sviluppatori giapponesi del gioco originale, e i loro eredi occidentali, non si avverte ormai minimamente (come invece succedeva in Dark Moon), complice anche la possibilità avuta dai designer di lavorare su una console che chiaramente offre un ventaglio di possibilità enormemente più ampio rispetto al pur fenomenale Nintendo 3DS. Operazioni del genere sono del resto esemplificative di una filosofia di game development molto più aperta e globalizzata rispetto al passato, ma anche di una crescita del team che potrebbe portarlo ben presto ad allinearsi a capisaldi come Retro Studios. D’altronde, la simpatia e la genuina gioia fanciullesca che si provano aspirando fantasmi, fanno di Luigi Mansion 3 molto più di un semplice gioco d’azione, rendendolo piuttosto simile a un vero e proprio cartone animato interattivo, dalla fattura per giunta il più pregevole possibile.