Need for Speed Heat è il nuovo capitolo corsistico della saga di Electronic Arts. Una serie fatta di alti e bassi che da un po’ di tempo sta cercando un’identità precisa che con il passare degli anni si è persa in declinazioni dalle diverse sfaccettature, più o meno apprezzate. Con Heat, i ragazzi di Ghost Games vogliono dare lustro ad una leggenda della guida arcade che fa del tuning e delle gare clandestine la propria struttura portante. Dopo un Payback parzialmente riuscito sotto alcuni aspetti e carente sotto altri, lo studio svedese ha raccolto molti feedback dalla community, che sono serviti per indirizzare il titolo verso una precisa direzione, ma saranno riusciti a centrare il cuore di milioni di fan?
Benvenuti a Palm City
La nostra storia avrà inizio proprio da una gara clandestina finita male, dove a bordo di una Polestar 1 in corsa entreremo subito nel vivo dell’azione. Il tutto si concluderà con un incidente e un avvertimento delle autorità a lasciar perdere il business delle gare clandestine notturne: la polizia di Palm City non sembra intenzionata a far sconti a nessuno. Nei panni di un nuovo arrivato proprio nella vasta cittadina ispirata a Miami, dovremo farci un nome nell’automobilismo locale per diventare uno dei piloti migliori partendo dal basso, insieme ad una crew per dominare le altre sul territorio. Presto faremo la conoscenza di alcuni personaggi che ci guideranno in tutte le pratiche iniziali, tra cui la scelta di un auto. È sempre un momento magico la scelta del primo bolide, che anche qui figura in tre macchine totali tra le quali scegliere, tutte in linea con gli standard prestazionali dei veicoli iniziali. Prese le chiavi e acceso il motore, veniamo subito catapultati per le strade esotiche della città, dove rivalità e ricerca del successo sono all’ordine del giorno. Il mondo di Need for Speed Heat è letteralmente scisso in due fasi ben distinte: la fase diurna e quella notturna. Nella prima, prenderemo parte alle competizioni dello Speedhunters Showdown, evento dedicato alle competizioni lecite su percorsi autorizzati dove i premi in denaro ammontano ad una bella somma. Di notte tutto si trasforma. La città diviene un enorme parco giochi per i piloti che amano il rischio, dove sarà possibile competere clandestinamente per le strade su percorsi improvvisati divisi in checkpoint per incrementare notevolmente il nostro livello di Reputazione, elemento essenziale per la progressione nel gioco. Sempre nelle fasi notturne avremo a che fare proprio con la polizia, che pattuglierà le vie in cerca di qualche pilota dell’ultima ora da arrestare.
Saremo in grado di cambiare dal giorno alla notte grazie alla pressione di un tasto all’interno del menù di pausa e, sebbene sia una funzione abbastanza surreale, appare ben congegnata, e proprio questo continuo alternarsi tra sfide diurne e notturne sarà un motore più che stimolante per chi cercava qualche novità dal titolo EA, nonostante non sia l’unica. Un binomio che funziona bene anche in ottica narrativa, che nonostante quest’ultima lasci il tempo che trova, contorna bene tutti gli eventi disponibili a Palm City, tra gare singole di vario genere, set di sfide giornaliere ed eventi storia di diverso tipo relativi ai personaggi di gioco. Aumentare la posta in gioco sarà fondamentale per un accumulo rapido di soldi e reputazione e quindi dopo una giornata passata ad racimolare denaro per potenziare il nostro veicolo, è giunto il momento di fare sul serio con le forze dell’ordine. Gli inseguimenti con le pattuglie ci garantiranno un moltiplicatore di reputazione che potremmo sfruttare nelle gare notturne, prima di tornare al garage e completare effettivamente “la giornata” dove ci sarà l’accumulo e la conta di quanto guadagnato in termini di fama e capitale. Questo ciclo di gare giorno/notte è come se creasse un’istanza a sé ogni qual volta ripetiamo la routine, e si conclude tornando in uno dei rifugi sparsi per la mappa dopo un numero a piacimento di gare e inseguimenti. Più si completano nella stessa giornata e meglio è, ma attenzione! Il sistema di inseguimenti è stato rivisto e non è sempre così semplice sfuggire alla pubblica sicurezza. L’implementazione di una barra adibita ad indicare lo stato della nostra carrozzeria sarà un nuovo impedimento impostoci per complicare le cose. L’azzeramento di tale barra segnerà il game over e dovremo ripartire dall’ultimo rifugio visitato, perdendo di fatto eventuali moltiplicatori bonus ottenuti durante le giornate. Importante è dunque tenere sempre d’occhio l’indicatore dei danni nel corso delle scorribande. La polizia impiegherà tutte le risorse disponibili in base al nostro livello di allerta, che crescerà man mano che inneschiamo inseguimenti o distruggiamo pattuglie. Ci ritroveremo contro bolidi della sicurezza più veloci, disturbatori, posti di blocco e i Rhino per inibirci come ultima spiaggia. Durante la corsa sarà possibile riparare l’auto ai classici distributori di carburante, ma questa volta il numero di modifiche possibili per istanza è limitato, quindi non sempre le cose andranno per il verso giusto, anche perché non è sempre semplice seminare le forze dell’ordine in questo nuovo capitolo. Essere beccati comporterà all’azzeramento del moltiplicatore e la perdita di una quantità di denaro accumulato. Se non vogliamo prendere parte a un inseguimento, all’inizio dell’incontro con una pattuglia, sarà possibile corrompere il poliziotto di turno con il denaro per evitare guai.
Tuning estremo
Parte fondamentale dell’esperienza di gioco, tra un giorno di gare e l’altro, è proprio il potenziamento del proprio bolide, vera anima della serie. Al di là della presenza di moltissimi veicoli a disposizione (parliamo di circa 120 veicoli ben distinti) – tra cui la maggior parte ripresi da Payback – che potranno essere sbloccati attraverso l’aumento di reputazione e poi acquistati, potremo personalizzare da cima a fondo il nostro mezzo sia esteticamente che a livello di prestazioni. Abbandonato il non tanto amato sistema delle carte del precedente capitolo, si torna ad una formula più classica e funzionale, fatta di ricambi sbloccabili attraverso i vari livelli di reputazione e acquistabili con la valuta di gioco, divisi per prestazioni e inerenti a tutte le componenti meccaniche di un bolide che si rispetti. Sotto il profilo estetico, invece, non molto è cambiato dai precedenti titoli, dove saremo in grado di ritoccare tutte le parti visibili dell’auto grazie a un preciso cursore per applicare dei nuovi pezzi di ricambio delle marche più famose del tuning mondiale. Notiamo con piacere che sono state aggiunte ulteriori elementi di personalizzazione possibili per veicoli dagli scorsi capitoli, mentre ritorna anche il sistema dedicato ai wrap e verniciature, non dimenticando i neon, clacson, sospensioni idrauliche e fumo delle ruote. Elementi che qui, a differenza di Payback, possono essere acquistati direttamente senza l’ausilio di casse randomiche, ormai solo un ricordo.
Novità invece per quanto riguarda la possibilità di personalizzare il suono dello scarico, giocando con i vari livelli di rumore disponibili e la possibilità di scambiare il motore della nostra auto con un altro per creare delle ibridazioni prestazionali tutte da sperimentare, sebbene non tutti quelli di una determinata macchina possono essere cambiati con altri. Molti componenti di natura prestazionale saranno ottenibili nell’endgame di gioco grazie all’ausilio di sfide e obiettivi preposti, con i quali creare dei veri e propri mostri da strada.
Il nostro personaggio, come abbiamo detto all’inizio, è un nuovo arrivato a Palm City e sarà il nostro avatar per tutta la durata del gioco, ma per la prima volta saremo in grado di personalizzarlo proprio come le nostra auto. La scelta del nostro alter ego avviene tra una serie di modelli preimpostati che però solo successivamente potremo “far nostro” grazie a una vasta gamma di accessori di abbigliamento di marche note, tra cui Adidas. Potremo scegliere tra cappelli e stile di capelli, giacche, pantaloni, occhiali e scarpe, per creare uno stile tutto nostro da sfoggiare mentre si guida o post gara quando saremo fuori dalla carrozzeria per esultare, oppure ancora per distinguerci nella nostra crew. Sarà infatti possibile creare una banda di corridori insieme ad altri giocatori online oppure, in assenza di amici, ce ne verrà assegnata una “d’ufficio” che aumenterà di livello in base alle gesta di tutti i membri.
Tecnica e problemi
Purtroppo non è tutto splendente come il sole di Palm City al mattino. Need for Speed Heat porta con sé anche qualche difetto di natura tecnica e legata al gameplay che potrebbe dar qualche noia, ma non solo. Per tutta la durata della storia, si avverte un’atmosfera fastidiosamente umoristica e mai seria, che non sempre si sposa bene con le situazioni a schermo e con la serie di appartenenza, e che sembra voler puntare molto sull’impalcatura social odierna. Di sicuro non è cosa che i fan di vecchia data gradiranno molto, specialmente a fronte di linee di dialogo raramente seriose, anche da parte della polizia, che fino allo scorso capitolo rappresentava l’istituzione autorevole per eccellenza. D’altro canto però, questa derivazione può aiutare a mettere in risalto alcuni personaggi più di altri tra quelli che ci vengono presentati, ma che difficilmente ricorderemo; vuoi per un carisma che sa di già visto, vuoi per un apporto grafico indegno per questa annata; sta di fatto che la narrativa con tutti i suoi personaggi funge esclusivamente da collante per le meccaniche di gioco ben implementate. Dispiace molto vedere dei modelli umani così di bassa qualità in cutscene gestite dal motore di gioco, privi di espressione, e modernamente “tamarri” in una saga che qualche decennio fa faceva della serietà e dello spettacolo clandestino il suo cavallo di battaglia.
In generale, la qualità grafica del titolo appare un po’ sporca con pochi dettagli concreti e texture poco definite, ma con un buon sistema di illuminazione e riflessi, sebbene su una PlayStation 4 standard rimanga stabile a 30 frame al secondo senza alcun calo. Nulla da ridire invece per quanto riguarda i modelli delle auto, tutte di pregevole fattura, che si esprimono al meglio nel sound, su cui la produzione sembra voler puntare molto in questi anni. Strana invece la scelta della colonna sonora, che non calza sempre bene nelle situazioni proposte, nonostante sia divisa per ciclo diurno/notturno. Di giorno avremo delle musiche prettamente di natura ispanica, mentre di notte si va sul genere techno e trap. Si sposano bene con le atmosfere, insomma, ma non con il contesto di guida. Ottimo invece il doppiaggio italiano, coerente e piacevole all’orecchio.
Anche il sistema di guida ha ricevuto una parziale rivisitazione garantendo una coerenza fisica migliore, dove le auto ci sono sembrate più pesanti da controllare e la derapata non è innescabile istantaneamente con la pressione del freno in curva, bensì sarà necessario frenare, rilasciare il gas per poi riattaccare ed eseguire quindi una svolta perfetta controsterzando a dovere, che però non risulta mai troppo risolutiva. Complessivamente il modello di guida è rimasto arcade come da tradizione e diventa più agevole con i bolidi più prestanti mentre tende ad essere estremamente legnoso con le auto delle prime ore di gioco senza elaborazione alcuna.
Abbiamo invece gradito la mappa di gioco di Need for Speed Heat: Palm City è grande, piena di collezionabili, e offre una discreta varietà di zone, dove l’atmosfera urbana sulle coste è preponderante. I tornanti nell’entroterra metteranno alla prova i piloti migliori, al fronte di un’intelligenza artificiale non sempre calibrata bene anche in base alle impostazioni di difficoltà selezionabili, che va oltre al singolo livello della nostra macchina dato dai potenziamenti apportati. Sarà possibile altresì creare una lobby online per competere con altri giocatori o solo per scorrazzare insieme liberamente per la mappa, magari combinando disastri con le forze dell’ordine.
Need for Speed Heat è un titolo controverso. Si evolve sotto alcuni aspetti, tappando quei buchi che si sono aperti con le ultime produzioni, ma ne crea di nuovi sotto il profilo narrativo e di contorno. Ad ogni iterazione il tuning sembra essere sempre più completo e in questo capitolo non manca davvero nulla se guardiamo alle modifiche attuabili in ottica moderna, dimenticando i tempi di Underground. L’atmosfera fin troppo baldanzosa non troverà accoglimento da parte di tutti i fan di vecchia data, specialmente dai sempre fedeli della frenesia automobilistica in chiave seriosa, che potrebbero non apprezzare la deriva social-fanatista che contorna il nuovo prodotto di Electronic Arts. Nonostante ciò, al netto di qualche imperfezione di natura tecnica e grafica, il sistema rimane solido, godibile, divertente e frustante quando serve, aggiungendo un po’ di pepe all’esperienza e che forse era proprio ciò che mancava alla produzione. Gli inseguimenti con la polizia acquisiscono finalmente una dinamica intrigante e difficoltosa al punto giusto, dove la scaltrezza e il buon mantenimento della carrozzeria saranno le chiavi per non farsi catturare e progredire più velocemente. Il binomio giorno/notte implementato dai ragazzi di Ghost Games si incastra alla perfezione con il sistema di gioco e la narrativa. Quest’ultima, seppur non brillante e priva di novità concrete per il genere con personaggi comprimari dimenticabili, riesce a trovare il suo spazio in un titolo automobilistico arcade che si riconferma un punto di riferimento per gli amanti del tuning, le gare clandestine e la car culture. Need for Speed Heat non è un titolo rivoluzionario, assolutamente, ma una produzione che vuole compiacere i suoi fan con gli elementi che amano di più, aggiungendo delle chicche lato tuning e non curandosi troppo dello storytelling o dei modelli umani, ma enfatizzando ulteriormente il gameplay, che si tiene in linea con gli ultimi due capitoli della serie motoristica di Electronic Arts.