AO Tennis 2 arriva poco dopo il termine di un decennio a dir poco infernale per i videogiochi legati al mondo delle racchette. Tolta Nintendo, che ha proseguito con successo il suo Mario Tennis portando avanti una filosofia arcade, il filone simulativo (e più propriamente affine a quello che è lo sport reale) ha vissuto senza dubbio il suo periodo peggiore, orfano dello storico Top Spin. Negli ultimi tempi il publisher francese BigBen ha provato a invertire la rotta, acquisendo una licenza importante come quella degli Australian Open e incentrando il capostipite, pubblicato nel gennaio di due anni fa, sulla continua collaborazione con la community, capace di produrre contenuti, come nuovi tennisti e stadi, altrimenti impossibili da inserire in un videogioco dal budget limitato come il primo AO Tennis. Il secondo capitolo, pur consapevole dei suoi limiti e di una filosofia produttiva modesta, prosegue su quel filone, sposando una filosofia di crescita volta a migliorare quanto più possibile le meccaniche basilari (già ritoccate a suon di patch da due anni a questa parte) per poi costruirvi sopra qualcosa. Che cosa? Scopriamolo.
Le modalità
La relativa semplicità formale di AO Tennis 2 si evince già dall’impostazione dell’interfaccia, oltre che dal faccione del (o della) tennista di turno che ci accoglie una volta caricato il menu principale. Si tratta, anche in questo caso, di un videogioco realizzato in maniera piuttosto semplice (e non lo diciamo in maniera necessariamente negativa), destinato ai fan duri e puri del tennis, stufi di giocare a Top Spin 4 da quasi nove anni e desiderosi di provare qualcosa di nuovo. La licenza ufficiale degli Australian Open fa si che la prima e più importante modalità di gioco sia proprio quella: la possibilità di competere, nei panni di uno dei tennisti reali presenti, per vincere il primo dei quattro Slam annuali, in tutte le categorie, siano esse di singolare (maschile o femminile) o doppio (maschile, femminile o misto). Si può anche cominciare uno o più tornei e lasciarli a metà per poi riprenderli a piacimento, opzione utile soprattutto nel caso in cui si decida di giocare i match per intero, al meglio dei cinque set. Quella degli Australian Open – o di qualunque altro torneo personalizzato – è però soltanto una “vetrina” con cui limitarsi a scalfire la superficie: contenutisticamente, infatti, il videogioco di Big Ant Studios può offrire molto di più.
A cominciare dalla modalità carriera, giocabile sia con un tennista preselezionato che plasmandone uno da zero, purtroppo senza la possibilità di importarlo dal capitolo precedente. Pur essenziale in termini di opzioni e priva di caratterizzazione – tutti i tennisti vengono trattati più o meno allo stesso modo – la carriera è realizzata piuttosto bene e permette di seguire la vita di un professionista, scegliendo le sue attività settimana per settimana: si va dalla possibilità di giocare tornei – e ce ne sono davvero tantissimi, molti coi loro nomi reali, pur senza licenze – all’allenamento, passando per le dovute settimane di riposo e gli appuntamenti con gli sponsor. Anche il paese di residenza di un giocatore o il punto del globo in cui si trova in quel momento sono elementi da tenere in considerazione, per evitare un eccessivo affaticamento da trasferta: in generale, scegliere i propri impegni con intelligenza è di fondamentale importanza per scalare la classifica mondiale. Peccato sia presente soltanto la possibilità di impersonare un tennista professionista; dal nostro punto di vista avremmo gradito avere anche la possibilità di calarci nei panni del suo agente o allenatore, con un maggior focus sui guadagni e sul sistema manageriale, altrimenti fin troppo abbozzato.
Un tennis “comunitario”
Il vero e proprio cuore di AO Tennis 2 sta però nella libertà offerta alla community: gli utenti possono sbizzarrirsi come meglio desiderano a creare nuovi format per tornei, nuovi tennisti o addirittura interi stadi, tramite un editor tutto sommato completo, sia per gli uni che per gli altri, anche se visivamente piuttosto grezzo (dal punto di vista tecnico il titolo non fa gridare al miracolo). Tutto ciò, come avviene per esempio in PES per i giochi di calcio, permette di compensare almeno in parte le enormi lacune in termini di licenze e la totale (e incomprensibile) assenza di beniamini di livello mondiale come Federer, Djokovic, Murray, Thiem, Del Potro e tanti altri. Vero è che la profondità concessa dall’editor non consente di raggiungere risultati completamente attinenti alle loro controparti reali, ma si tratta comunque di una possibilità in più, che non va affatto sottovalutata. Peraltro, scaricare giocatori personalizzati è di una semplicità notevole: basta navigare nel menu Accademia e selezionare i relativi pannelli per poi procedere al download diretto, senza la relativa macchinosità di altri videogiochi che consentono simili opzioni di creazione e condivisione comunitaria.
Ma non è tutto, perché i tennisti creati o scaricati possono poi essere utilizzati ovunque, dal semplice match veloce, ai tornei, alla modalità carriera, fino alle competizioni online, che pure noi abbiamo avuto modo di provare solo marginalmente – prima del lancio i server erano talmente deserti da farci ipotizzare che siano stati spenti a più riprese – trovando però, in generale, un buon bilanciamento e nessun giocatore che utilizzava il classico “signor nessuno” con tutti i parametri impostati a 99 al solo scopo di scalare le rank.
Si, ma il gameplay?
Tolto ogni discorso legato ai contenuti, cominciamo finalmente a scoperchiare il Vaso di Pandora e a parlare del gameplay duro e puro di AO Tennis 2. L’impegno profuso dagli sviluppatori per cercare di avvicinarsi il più possibile ai “grandi” del passato è evidente, a cominciare dalla miriade di opzioni selezionabili: oltre a quelle tradizionali (difficoltà, set, game per set eccetera) c’è persino la possibilità, in determinate modalità, di scegliere il sistema di punti. Una volta scesi in campo, il distacco rispetto ai recenti titoli tennistici è piuttosto evidente: si avverte un deciso rallentamento del gioco e un sistema che prova a copiare – o almeno ci prova – quello di Top Spin, con la possibilità di regolare la potenza dei colpi e la loro direzione con le levette analogiche in maniera millimetrica. Il “flow” generale ne beneficia in maniera molto positiva, e l’estrema personalizzazione della difficoltà – su ben otto livelli differenti – aiuta a trovare le impostazioni perfette per tornare a divertirsi, dopo molti anni, con un videogioco di tennis. Il punto è proprio questo: se siete amanti del popolare sport con le racchette, di base AO Tennis 2 riuscirà a intrattenervi, ed ogni ulteriore spiegazione potrebbe risultare inutile se, dopo tanti anni di buio, questa è l’unica cosa che cercate.
Questo non significa, però, che sia tutto oro quel che luccica. Gli scambi da fondo campo sono ben fatti e denotano un movimento laterale abbastanza convincente e animazioni fluide; i problemi, però, cominciano nel momento in cui bisogna effettuare azioni più tecniche come una smorzata o un pallonetto, o reagire a una di queste azioni di gioco da parte dell’avversario. Il gioco a rete, infatti, è molto meno armonioso e reattivo, per non parlare della necessità di tornare a fondo campo per recuperare un lob: quando ci si trova spalle alla rete, infatti, può capitare che il tennista ai nostri comandi si pianti sul posto, indeciso sul da farsi, spesso mancando clamorosamente la pallina a pochi centimetri di distanza. Per non rendere il tutto troppo simulativo, una buona parte del gameplay è costruita attorno ad animazioni precalcolate e legate all’interazione con la palla, che però in più di un caso hanno qualche inciampo, finendo col rovinare l’immersione in maniera abbastanza marcata. Vero è che gran parte di questi difetti potranno essere risolti tramite degli update, così come alcune imperfezioni nella gestione della fisica della palla, che trasformano dei colpi di recupero, effettuati in allungo, in vere e proprie bordate imprendibili. Anche in questo caso si tratta di problemi risolvibili, magari in un futuro terzo capitolo, che, se visto sotto quest’ottica, non può che migliorare.
Senza infamia e senza lode il comparto tecnico: gli sviluppatori, con strumenti limitati e un budget non altissimo, hanno davvero fatto il possibile, riuscendo, specie nella fluidità delle animazioni, a limare parte delle storture del predecessore. AO Tennis 2 ha raggiunto un livello accettabile anche da questo punto di vista, sebbene anche qui il livello degli ultimi Top Spin sulla precedente generazione sia ancora insuperato. Le musiche, infine, sono davvero poche e poco varie (malgrado un paio di apprezzabili brani su licenza, che però dopo pochissimo si ripetono), mentre gli effetti sonori si attestano su livelli più che discreti.
AO Tennis 2 è un titolo onesto, che, senza l’ambizione di rivoluzionare il genere, fa quel che può per divertire almeno gli appassionati. I ragazzi di Big Ant Studios, consapevoli di non avere mezzi incredibili alle spalle, hanno scelto la strada più intelligente e se vogliamo lungimirante: lavorare di fino per continuare a migliorare il sistema di gioco negli anni, affidandosi al contempo a un continua collaborazione con la community che già da ora comincia a raccogliere quanto seminato e che nella prossima generazione potrebbe finalmente sbocciare del tutto. Per il momento, però, quel che che ci ritroviamo di fronte è un titolo ancora obbligato a fare i conti con un passato ingombrante, con il quale non è mai facile confrontarsi.