The Walking Dead: Saints & Sinners VR Recensione

The Walking Dead Saints and Sinners

Il franchise di The Walking Dead in questi ultimi anni è cresciuto esponenzialmente conquistando sempre più fan. La new entry The Walking Dead: Saints & Sinners in VR si aggiunge alle altre opere che adattano il fumetto originale. Il titolo inaugura la collaborazione basata sulla realtà virtuale tra gli sviluppatori di Skydance Interactive con la titolare dei diritti della serie Skybound Entertainment, fondata dall’autore Robert Kirkman. A differenza dei titoli più narrativi di Telltale, The Walking Dead: Saints and Sinners è un’opera che si avvicina di più all’esperienza dinamica della serie televisiva. Un survival horror in prima persona con elementi d’azione, ruolistici e stealth disponibile per tutti i dispositivi VR, dove non mancano difficili scelte morali e la trama matura ed adulta tipica della serie. L’immersione offerta dal visore è decisamente notevole, ma addentriamoci nella recensione per analizzare al meglio gli elementi di gioco.

The Walking Dead Saints & Sinners

Saints & Sinners presenta un nuovo cast di personaggi, trama e ambientazioni basati sul fumetto e non sulla serie televisiva. Questo rende accessibile l’esperienza anche a nuovi fan o giocatori che non si sono mai interfacciati al media ma non hanno mai trovato l’occasione per farlo. La storia è ambientata un anno dopo lo scoppio dell’apocalisse zombie nella deteriorata e sommersa città di New Orleans: una metropoli in guerra, contro gli zombie e contro gli altri sopravvissuti. Lo scenario è differente dal resto della saga, pur rimanendo familiare, ed ovviamente non mancano gli “erranti” (walkers), gli zombie. Il fruitore interpreta “il turista“, un individuo interessato all’alluvione, così chiamato dagli abitanti della città. Veniamo subito accolti da una difficile scelta morale dopo che troveremo il nostro unico contatto lasciato in fin di vita dagli abitanti, in via di zombificazione. Arriviamo così nell’area di riposo, l’hub dove nel furgone lasciatoci dal nostro contatto potremo svolgere attività di crafting, smantellamento, controllare la mappa di gioco, accedere ad un deposito e salvare, dopo aver bevuto una fiaschetta di quel che pare whisky.

Potremo esplorare le altre otto zone che comprendono la città tramite una barca, un’area al giorno. Una volta arrivati in una di queste mappe, relativamente grandi ma molto dettagliate, verremo invitati a completare una missione principale e ad esplorare, andando a scoprire le varie quest secondarie e i tesori. Qui troveremo principalmente due fazioni con cui potremo interagire: i The Tower, disposti a tutto per la sopravvivenza, e i Reclaimers, che non considerano il sopravvivere cercando un pasto al giorno come vita, paragonando l’attività agli erranti. Piuttosto che un vero e proprio schieramento per parti, ci potremo alleare alle singole persone coinvolte nelle vicende che andremo ad affrontare. Le difficili scelte morali nelle missioni secondarie scendono al livello personale ed hanno sempre conseguenze che dovremo accettare. Non solo queste influenzeranno il finale ma anche il mondo intorno a noi. La possibilità è portata ad un livello successivo potendo uccidere altri sopravvissuti. Gli utenti non sono obbligati a seguire un determinato allineamento ma possono giocare come un “santo” o come un “peccatore”, eventualmente portandosi dietro sensi di colpa o ripensamenti.

The Walking Dead Saints & Sinners

Come citato in precedenza, l’opera è un titolo più dinamico rispetto ai videogames episodici di Telltale, pur mantenendo una forte componente narrativa. Il focus tuttavia è l’aspetto survival. Il cibo ricopre un elemento fondamentale, a stomaco vuoto non si può scappare o combattere. I pasti che troviamo in questo mondo infestato da zombie non sono sicuramente salutari e nutrienti, e faranno diminuire la nostra barra della salute. Trovarsi senza energie davanti un errante è altamente sconsigliato, siccome basta un morso per ritrovarsi ad ammirare la schermata di game over. Il sistema di respawn è simile a quello dei souls-like, che vede il giocatore perdere temporaneamente ogni loot a meno che non raggiunga la posizione della morte e recuperare il suo zaino.

Uno degli elementi fondamentali dell’esplorazione è quella di raccogliere “spazzatura” e riporla nella nostra borsa per poter poi creare nuove armi e potenziamenti nell’area di riposo. Lo zaino è uno delle sei parti dell’inventario che gestiremo, utilizzabile afferrando sopra la spalla sinistra. Questo movimento, benché divertente, diventa subito macchinoso e ripetitivo. Altri due slot sui taschini richiameranno nella stessa maniera una torcia cinetica a sinistra e un “delizioso” block notes a destra che funge anche da mappa diegetica. I restanti 3 slot situati sulla spalla sinistra e ai lati della cintura saranno dedicati alle armi, rispettivamente arma contundente, coltelli a sinistra e armi da fuoco a destra. Una delle “easter eggs” presenti nel gioco si propone nella forma di Lucille, presente nell’edizione “Tourist”La varietà di equipaggiamento è sorprendente soprattutto nelle armi da fuoco, ognuna con un sistema di ricarica unico che dovremo imparare ad usare da soli, a volte circondati da erranti. L’estensivo sistema di crafting ci permette di rimpiazzare armi che hanno raggiunto il limite di durevolezza con altre più performanti, principalmente tramite l’utilizzo di “junk” ottenuto dallo smantellamento. È anche possibile cucinare, per non rimanere senza energie nel momento sbagliato.

È stato accennato più volte nel corso di questa recensione ed è arrivato il momento di analizzare il sistema di combattimento. La componente di sopravvivenza è onnipresente durante l’esplorazione e si fa sentire anche durante i combattimenti, grazie alla musica di sottofondo e al costante respiro degli erranti nelle vicinanze. Il breve ma intenso tutorial ci interfaccia per la prima volta alle diverse armi. La fisica applicata può essere descritta con una sola parola: “soddisfacente”. Il movimento dell’azione d’attacco e il responso del nemico colpito rendono il trovarsi ad una spanna di distanza da uno zombie dal morso letale per poi estrarre a forze l’arma, è divertente ed emozionante. Questa semplice azione aiuta a far sembrare le battaglie meno ripetitive. Tuttavia la scarsa illuminazione in alcune zone e l’assenza della relativa impostazione tra le opzioni di gioco macchiano il sopracitato sistema.

The Walking Dead: Saints & Sinners è un’unica esperienza in virtual reality che attesta la crescita del settore. La nuova trama e ambientazione rendono il titolo accessibile sia ai fan di lunga data che ai meno esperti della serie. La narrativa insieme alle componenti audio e gameplay offrono un atmosfera suggestiva, si riesce a sentire la tensione di un’apocalisse zombie. Nelle 12-15 ore di gioco si sentirà l’urgenza di andare avanti ma soprattutto si sentirà il peso delle decisioni del giocatore. Scelte difficili, morali e svincolate da ogni allineamento, sono probabilmente il fulcro dell’esperienza, rendendo coinvolgente la nostra permanenza a New Orleans. Un altro elemento cardine è sicuramente il confronto con zombie e sopravvissuti, che nonostante i problemi di illuminazione e la macchinosità dell’inventario si dimostrano molto validi.

Recensione e testo a cura di William Di Tizio.

Il fortuito incontro con una piccola cartuccia usata per Game Boy ha acceso la passione per i videogames in Lorenzo, al tempo ignaro ragazzetto con la passione per la narrazione. Non ci è voluto molto prima dell'entrata nel mondo del modding, seguita a ruota dagli esperimenti su GameMaker, un breve soggiorno su YouTube e infine l'investitura a Dungeon Master. I videogiochi hanno accompagnato Lorenzo durante tutto questo viaggio, sia come momento di relax e divertimento che come fonte di ispirazione. Adesso, la sua ultima tappa lo vede pienamente immerso nella scrittura giornalistica, nel frattempo che continua a coltivare il suo amore per le grandi storie.