Dreams Recensione: il sogno di Platone

Dreams

La community. Quanto è importante nell’odierna game industry questa parola? Inestimabile. C’è chi la coltiva da anni creando stretti rapporti, o chi la segue da molto vicino, traendo dei feedback costanti. Dreams, la nuova esclusiva PlayStation 4 di Media Molecule, riesce ad essere entrambe e nessuna contemporaneamente. Dopo anni e anni di duro sviluppo interno, sessioni di game jam, beta e Accesso Anticipato; uno dei progetti più ambiziosi e deliziosamente artistici dei nostri giorni prende ora forma, e lo fa grazie alla community. Sin dai piani del primo Little Big Planet, uscito agli albori della PlayStation 3, si inizio a definire gradino dopo gradino la scala di successo dello studio britannico. Le avventure del nostro alter ego di pezza hanno sempre infatuato grandi e piccini, ora merito del mondo immaginifico di background, ora grazie a una sempre più marcata intenzione da parte degli sviluppatori nel proporre un’atmosfera creativa senza tempo, ove chiunque poteva sentirsi autore e pilota del proprio sogno. Un progetto nobile e romantico, se vogliamo, da parte dell’esclusiva Sony, capace per anni di andare controcorrente sul mercato, presentando un’opera che si poteva erroneamente catalogare come prodotto di stampo puerile, e nulla più. L’amore e la perseveranza di Media Molecule hanno dato però i suoi frutti sulla lunga tratta, confezionando lo strumento onirico per antonomasia: la nostra mente. Cosa vuol dire? Lo studio ha difatti reso accessibile a tutti i fruitori un tool unico nel suo genere, con il quale plasmare i proprio sogni e idee, per poi renderle vive e pulsanti, in quello che possiamo definire il primo engine ludico della storica. Platone aveva sbagliato epoca in cui nascere.


L’arte del popolo, per il popolo

Troppo riduttivo catalogare Dreams con l’etichetta di sandbox, decisamente. Inquadrare un titolo che si traduce nell’essenza stessa di “out of the box” sarebbe un paradosso diplomatico e semantico non da poco. Mi sono girato e rigirato nel letto in questi giorni per trovare un definizione accettabile e credo che sia il know-how del mondo videoludico: un manuale per tracciare e concretizzare le proprie idee, talvolta anche allenando la nostra stessa creatività. Un’estrosa palestra mentale, ove ognuno di noi può dosare e sperimentare la propria fantasia, simulando e dissimulando quell’impulso infantile che abbiamo imparato – a nostre spese – a soffocare nella quotidianità. La mattina dopo aver fatto un sogno bizzarro o grottesco ci domandiamo spesso che senso esso possa avere. Io, ad esempio, quando rimugino su tali fantasie, mi soffermo sui dettagli e sul contesto nel quale mi trovavo, talvolta scrivendo tutto su un foglietto per non dimenticarmi. Quella piccola scintilla di genialità che si illumina a notte fonda non è altro che una nostra percezione della realtà, che collide con il mondo immaginifico del nostro subconscio, generando chimere artistiche apparentemente insensate. Attingere da tali ricordi risveglia in noi la dose artistica che ci permette di lavorare in Dreams. Un ricordo, un sogno buffo, un gioco che ci ha fatto sussultare o banalmente un’emozione pura: ogni pensiero può trovare in quest’opera la corretta trasposizione. L’ostacolo più grande rimane a tutti gli effetti il “muro del dubbio” come lo definisce il titolo stesso, ossia una profonda insicurezza radicalizzata nella nostra, che non ci permette di sfoggiare l’estro creativo. Dreams crea pertanto un ambiente protetto e gradevole, offrendo spunti, idee e soprattutto strumenti di game design intuitivi per tutti.


Un trionfo di diversità e creatività

Gli stessi dogmi della critica videoludica vengono messi in discussione in un progetto del genere, e francamente io stesso mi sono trovato in forte imbarazzo. Dreams non è un prodotto stratificato, ma si propaga nei due macro universi al suo interno: la creazione onirica, che è semplicemente la modalità creativa che siamo abituati a sperimentare nei titoli di Media Molecule, e il viaggio tra i sogni, la modalità online che permette ai tutti noi sognatori di partecipare ad un vero e proprio simposio onirico, ove si provano con mano i sogni e la sana goliardia espressa da tutti gli utenti della community. Già dall’Accesso Anticipato ogni tanto spuntavano galvanizzanti notizie in merito alle imprese più geniali dei fruitori e come questi avessero lasciato indelebilmente il proprio nome su Dreams. Ogni abitante del Sogniverso è difatti il motore immobile di questo brillante know-how ludico, e la partecipazione attiva di tutti è la linfa che sostiene il gioco stesso. Ogni giorno idee più o meno bizzarre si palesano nella sezione online, impreziosendo quello che possiamo definire l’iperuranio dell’opera, e insieme creano un catalogo potenzialmente infinito per chi volesse semplicemente spulciarsi le creazioni di altri utenti. La partecipazione, anche sporadica, di tutti contribuisce a elargire contenuti freschi con una velocità sorprendente. Ciò che ci ha fatto più riflettere però è che il fiorire di così tanti sogni nel gioco è direttamente proporzionale alla qualità dei contenuti proposti, e questo si può definire uno dei grandi successi del team britannico. Vuoi un intuitivo sistema creativo, o le potenzialità uniche di questo micro engine, ma non si è mai a pancia vuota se si cerca del sano intrattenimento. Il singolo è sempre valorizzato nell’opera, ora merito di un comparto online potenzialmente sconfinato, ora per l’estrema duttilità proposta nella fase creativa.

DreamsLa mente di Platone, l’anima di Van Gogh e le mani di Roger Waters

L’aggiunta più significativa sbarcata con l’uscita ufficiale di Dreams è il Sogno di Art: un piccola storia della durata di tre orette circa, in cui si sfiora l’abisso emotivo di un artista controverso e turbato, che non riesce a trovare più se stesso. Art è difatti l’essenza dell’artista maledetto della letteratura, un uomo che si duole nella propria incertezza e inettitudine. Egli non si sente più all’altezza della propria ambizione ed è il prigioniero delle proprie insicurezze. La sua mancata ispirazione non è altro che il riflesso di una mente smarrita e arida di sogni e creatività, che ha fatto marcire la propria fanciullezza tra dubbi e pregiudizi. Grazie alla perfetta rappresentazione del suo tormento interiore, Media Molecule pone l’accento sui freni introspettivi che bloccano il flusso creativo in ognuno di noi, raccontando una flebile, ma avvincente, storia nella quale ognuno di noi può trovare se stesso. Amici persi nei nostri sogni, amori svaniti e la perdita della propria bussola morale, diventano così parte di un unico grande schema di fragilità che rendono l’artista un essere irrequieto. Al di là dell’eccellente direzione narrativa ed emotiva orchestrata dagli sviluppatori, il Sogno di Art vuole essere la dimostrazione empirica delle prestazioni di Dreams. In questa piccola grande avventura, si alternano a ritmi ben dosati molti generi videoludici diversi, dall’avventura grafica alle corse, passando per platform e action. Un sogno poliedrico che apre a ventaglio su una miriade di generi e prospettive diverse, così come il sogno. Parlavamo di simposio creativo prima, proprio perché di questo si tratta. I creatori non mettono paletti o freno all’estro artistico dei giocatori, ma anzi si esibiscono in una storia così eterogenea, da offrire a tutti gli input necessari per concepire le proprie idee. Passate in rassegna le potenzialità eccezionali di Dreams, l’utente ha ora la piena possibilità di plasmare, siccome Demiurgo, un proprio gioco con gli strumenti stuzzicati tra il Sogno di Art e il caleidoscopio creativo di sogni, partorito dalla mente della community. Non vi peraltro alcuna difficoltà nell’area creativa del Sogniverso, dato che sono disponibili una serie di tutorial ben calibrati e propedeutici all’apprendimento dei vari strumenti da utilizzare per costruire il proprio progetto. Ogni concetto è difatti assolutamente intuitivo e facile da assimilare, anche grazie alla presenza di piccoli traguardi step by step introdotti nell’opera, volti a far familiarizzare il fruitore con l’ambiente onirico. I comandi all’inizio sono l’unica cosa che può realmente spaventare, anche perché si passa spesso dall’utilizzare il sistema di movimento, sino ai consueti tasti direzionali del Pad. Un problema da poco, che al massimo vi ruberà qualche minuto per prendere confidenza con la sensibilità dei movimenti del controller, ma che permette un’immersività senza eguali nel mondo videoludico non VR, oggi.

https://youtu.be/hZS67fCb0Ss

Molti anni di duro lavoro hanno finalmente dato il lustro che meritava a Media Molecule. Non siamo al cospetto di un sandbox solo ben fatto, ma di un progetto che esulta completamente dalle leggi di mercato e ludiche. Impossibile non mischiare arte e filosofia in un’opera così sontuosa, che ha riscritto i limiti della creatività nel videogioco. L’iperuranio delle idee si è spalancato per accogliere tutti, dai designer ai fruitori, generando un flusso onirico unico che li unisce: il Sogniverso ove ognuno può essere il Demiurgo, e non per un giorno, ma ogni volta che vuole. Nel caleidoscopio creativo crescono rigogliose le idee di migliaia di utenti che provano a mettersi in gioco, costruendo, sperimentando e proponendo una visione personalissima e orgogliosamente individuale, che permette di valorizzare le capacità e la sensibilità di tutta la community. Mai come ora il pubblico è così in simbiosi con un gioco e, il palpabile entusiasmo che sprigiona, non è altro che il frutto di uno squisito lavoro di pluralità e diversità partorito dal team britannico. Un esempio di progressismo. Il Sogno di Art è urlo creativo che mancava a un progetto come questo: un segnale forte e chiaro diretto al nostro subconscio, oltre che magistrale exploit delle capacità intrinseche di Dreams. Ci siamo addentrati nel Sogniverso con un piccolo pupazzo di pezza tanti anni fa e ora ne usciamo più maturi e consapevoli. Consci di noi stessi, delle nostre capacità e del pozzo immaginifico che per anni abbiamo segregato nell’abisso della nostra infanzia. Il titolo ci tende la mano, non solo per essere fruitori più sani, ma per essere più umani. Dalla pluralità e la diversità di una community educata alla creatività, nasce così un piccolo artista, che, nascosto sotto dubbi, insicurezze e forse inettitudine, non era mai riuscito ad esprimersi, forse perché non ne era ancora conscio, forse perché l’aveva dimenticato, ma che ora può farlo senza indugi. Quell’artista sei tu.

Sebbene abbia un nome così letterario, sin dalla tenera età egli matura un interesse per il genere RPG e quello fantasy, al punto tale da sognare di farne parte. Avete presente quei bambini che emulano l’onda energetica? Ecco, il suo sogno è invece quello di entrare nella realtà virtuale per lanciare lui stesso magie ai suoi nemici! Se non gli piace qualcosa, attenti, vi farà assaggiare la potenza degli elementi!