Metro 2033 Redux Recensione Nintendo Switch

Metro 2033

Il primo amore, dicono, non si scorda mai. Ed effettivamente è vero. I giocatori PC più aficionados (ovvero quelli duri e puri, cresciuti a first person shooter) lo sanno bene e nel cuore custodiscono quello S.T.A.L.K.E.R: Shadow of Chernobyl come uno dei migliori sparatutto in prima persona mai custoditi. Normale dunque che l’uscita nel 2010 di Metro 2033 sia ancora oggi una pietra miliare nel mondo dei videogiochi. Sviluppato da 4A Games, negli anni la serie si è espansa fino ad essere una trilogia, ma lo storico, primo capitolo è ad oggi presente su tutte le piattaforme con una versione Redux, ovvero un’edizione rimasterizzata che include anche i DLC precedentemente rilasciati. Come? Grazie alla release (a sei anni di distanza) di Metro 2033 Redux (e di Metro Last Light) su Nintendo Switch. La neonata console della casa di Kyoto ha così avuto modo di accogliere una delle release più importanti dell’ultimo decennio, che ancora oggi resta perfetto per concedersi una scampagnata nei territori russi sconvolti da una guerra nucleare, con un mondo da esplorare ricco di segreti e minacce terribili. Il tutto con un protagonista quasi silenzioso, che si muove in un territori ostili, tenendo a mente il suo obiettivo principale ed evitando la morte, praticamente presente ad ogni angolo.

Metro 2033 ReduxUn gradito ritorno alle origini….

Metro 2033 è infatti il racconto di una società che non esiste più. Le popolazioni sono state costrette ad abitare le stazioni della metropolitana di Mosca, creando un sistema sociale non troppo dissimile da quello a cui siamo abituati oggi. Il protagonista, Ayrtom, ha sempre vissuto sotto terra. Ad appena 20 anni però è chiamato ad uscire, affrontando quello che sarà un percorso con morte certa. Gli incubi abbondano: tra minacce fantasma, visioni inspiegabili, le radiazioni dovute ad una guerra nucleare che ha lacerato la società e l’ambiente e una sua particolare abilità nel sopravvivere ad un elemento sovrannaturale il viaggio non è così sicuro. Ed ecco che tutte le 8 circa necessarie per il completamento, il giocatore viene quasi abbandonato a se stesso, in quella che è a tutti gli effetti una sorta di missione suicida. Si comincia nella metropolitana, nei tunnel costellati di oscurità e radizioni appena si sale un poco più sopra e si finisce ad abbracciare una natura mai più aggressiva. Sotto questo aspetto Metro 2033 non è cambiato minimamente. un’attenta gestione delle risorse sarà l’unica arma di sopravvivenza: proiettili, filtri delle maschere antigas e medkit sono necessari per farsi avanti. Occorrerà anche strategia di panificazione e calcolare ogni arma più adatta a gestire gli scontri e quando è possibile, magari, riuscire anche ad evitarli. L’esperienza survival, unita ad un sistema di shooting quasi perfetto completano dunque il quadro proposto dagli sviluppatori 10 anni fa, che resta ovviamente immutato anche su Nintendo Switch: emotività al massimo, quasi paura, niente jump-scare ma un continuo e crescente senso d’ansia, che obbliga il giocatore a tenere alto il livello di attenzione. Questo fino a quando, ovviamente, non si impara a prendere confidenza con il feeling delle armi e soprattutto ad esplorare. Il level design di Metro 2033 infatti ci aiuta moltissimo sotto questo aspetto: i luoghi sono ricchi di armi e risorse utili e il loot dei cadaveri è cosa importante, ma non solo. Stanze nascoste, anfratti da esplorare: tutto può essere utile alla causa, ovvero la nostra sopravvivenza ma questo ovviamente è un tratto distintivo della serie, di cui si era già a conoscenza nel momento in cui i giochi debuttarono sul mercato.

L’anima è dunque rimasta immutata e chi ha già avuto modo di girovagare per i territori dilaniati dalla minaccia nucleare avvenuta nella fantasia dell’autore Dmitrij Alekseevič Gluchovskij apprezzerà sicuramente la scelta di poterlo giocare anche su una nuova piattaforma. Qualcuno poteva infatti palesare dei dubbi in merito all’operazione, ma la scelta di rimasterizzare i primi due capitoli su Nintendo Switch si è rivelata sostanzialmente azzeccata, per due motivi: un crimine privare le console della casa di Kyoto di giochi così belli e godibili ancora oggi, seppur siano passati 10 anni e sopratutto la possibilità di giocare l’opera di 4A Games in mobilità. Una scelta azzeccatissima quell’ultima, nonostante le varie controindicazioni del titolo. Il lato tecnico del porting infatti è stato ben curato, ma ovviamente intervengono alcune problematiche di fondo. Fatta di necessità virtù dell’hardware, infatti, Metro 2033 è stabile, fluido, anche in mobilità. I 30 frame al secondo sono granitici (certo, c’è differenza sul giocarlo a 60), così come i 720p non risentono affatto. Merito di un grande lavoro sulle texture, che sono state giustamente ridotte rispetto alle versioni PlayStation 4, Xbox One e PC, ma in nome della fluidità si prende atto e si accetta. D’altronde stiamo sempre parlando di un first person shooter, con tantissimi elementi su schermo e scontri a fuoco mai banali e il rischio di avere un lag dovuto al frame rate ballerino non è stata probabilmente un’ipotesi messa sul tavolo da parte di 4A Games. Discorso diverso invece per quanto riguarda la batteria: su una console del lancio (2017, dunque) sarà difficile riuscire a fare più di un’oretta e mezza senza dover necessariamente ricorrere ad un powerbank o carica batterie. Un elogio invece lo meritano assolutamente i tempi di caricamento, considerabili corretti e la differenza con la modalità docked non si percepisce neanche per un attimo.

Metro 2033 Redux…con qualche piccolo problema

Purtroppo non è tutto rosa e fiori. In favore di un porting comunque ben realizzato, 4A Games ha sacrificato molto sul piano grafico. Le texture ne risentono davvero tantissimo ed alcuni particellari, come ad esempio il fuoco, non sono assolutamente di un livello qualitativo oggi accettabile. Certo, stiamo sempre parlando di un gioco di 10 anni fa, ma i limiti tecnici della console Nintendo e la grande quantità di risorse richiesta da Metro 2033 si fa vedere. Anche la luminosità è completamente da rivedere: manca un’opzione per regolare la luce e questo purtroppo porta a sforzare gli occhi, in ambienti che spesso restano scuri pur utilizzando la torcia: sotto questo aspetto, purtroppo, il paragone con le altre versioni è davvero a favore delle console di casa Sony e Microsoft. Compromessi, come detto poco sopra, che servono per garantire una stabilità del porting, che resta comunque esiguo: lo spazio necessario su console (o SD card nel caso fosse a disposizione) è di soli 6GB. Un’inerzia, considerando che spesso alcuni titoli hanno bisogno di 10GB o di più, come nel caso di L.A. Noire. Bisogna anche essere onesti ed è vero che pur non avendo un dettaglio grafico al pari con le produzioni odierne su Nintendo Switch, Metro 2033 regala comunque un colpo d’occhio davvero affascinante, in grado di lasciare soddisfatti tutti coloro che affronteranno questo viaggio per la prima volta oppure per la decima. Elogio speciale a metà per i controlli: in modalità docked il titolo si fa giocare perfettamente, un po’ fastidiosa la vibrazione per via della tecnologia implementata da Nintendo, ma il Joy-Con Grip resta un’ottima scelta per poter affrontare le ore in compagnia dell’avventura. Discorso diverso (ma molto soggettivo invece) per quanto riguarda la modalità portable: con mani troppo grandi si può incorrere a difficoltà nel tenere il tutto sotto controllo, ma con un po’ di sforzo è possibile passare sopra anche questo ostacolo. Completano il quadro un layout di controlli ben strutturato, che riporta quello visto sulle altre piattaforme: una scelta intelligente da parte di 4A Games, che permette di affrontare questa nuova incarnazione del gioco senza troppa fatica.

Metro 2033 Redux è un gioco per tutti. La conversione su Nintendo Switch è infatti l’ideale per chiunque si affacci per la prima volta al mondo di gioco di 4A Games, sia per coloro che vogliono rivivere le avventura dopo essersi già addentrati nel cuore russo. L’opera infatti ha ancora oggi una grande valenza a livello di gameplay e se si è dispositi ad andare oltre le limitazioni tecniche la ricompensa è una grande esperienza di gioco, che resterà nel cuore di tutti.

VOTO: 7.0

Alessandro muove i primi passi nei videogiochi grazie a Crash Bandicoot 2 e The Curse of Monkey Island. Il suo genere preferito restano le avventure grafiche e narrative ma ama anche gli sportivi come ad esempio FIFA (dove comunque non sarà mai bravo quanto vorrebbe). Nel tempo libero impreca per i risultati dell'Inter, legge e suona la chitarra