Il genere degli RPG strategici di stampo giapponese è da sempre considerato un po’ di nicchia per i palati occidentali, che hanno iniziato ad avvicinarsi allo stesso grazie a titoli come Final Fantasy Tactics o Shining Force, ed ha guadagnato maggiore popolarità in tempi recenti grazie al successo esponenziale di Fire Emblem, che ha esordito su Famicom negli anni ‘80. Ma, a causa dei costi esorbitanti per la traduzione e della tiepida accoglienza che all’epoca veniva riservata aoli un po’ più “ponderati” per console, oltre ai summenzionati capisaldi gli RPG in generale, sono ben poche le serie affacciatesi al di fuori dei confini giapponesi in maniera ufficiale, e fra queste possiamo certamente annoverare il qui presente Langrisser, distribuito in patria da Nippon Computer Systems sotto etichetta Masaya: benché il primo episodio sia stato distribuito in America da Treco, pochissimi sono i sequel ad aver beneficiato di un adattamento che non fosse ad opera di volenterosi appassionati, privando quanti non masticano kanji, hiragana e katakana di alcune fra le migliori simulazioni tattiche mai realizzate nella terra del Sol Levante grazie ad un bilanciamento (quasi sempre) perfetto tra profondità, accessibilità e presentazione visiva. Scopo del remake confezionato da Chara-Ani Corporation, che ha ottenuto licenza di ammodernare i capitoli iniziali della saga dagli attuali detentori dei diritti, la Extreme Corporation, ed ha collaborato con NIS America per formalizzarne la versione inglese, è proprio quello di incentrare nuovamente l’attenzione su una delle epopee fantasy videoludiche più meritevoli che, grazie pure alla recente localizzazione di Langrisser Mobile, sembra stia alfine ricevendo il riconoscimento che merita in tutto il mondo.
Padre! Non vi abbandonerò in questo luogo!
Ciò che distingue Langrisser dagli altri suoi “colleghi” è la mastodontica scala delle sue battaglie: la maggior parte dei titoli simili mette il giocatore al comando di poche manciate di soldati, mentre in questo caso non è raro controllare più di trenta plotoni in contemporanea e affrontare decine di nemici in ciascuna mappa. I personaggi principali sono unità estremamente potenti chiamate “generali”, che guidano battaglioni di soldati generici con i quali condividono un’importante relazione simbiotica: i coscritti sono infatti relativamente deboli e sacrificabili, ma la vicinanza con i comandanti elargisce loro bonus significativi e l’opportunità di recuperare parte della salute persa negli scontri ad ogni turno, aumentandone l’effettiva utilità. Non è poi necessario spostare tutti i drappelli facenti capo ad ogni singolo generale perché, se lasciati al loro autonomo giudizio, questi si disporranno in formazione difensiva attorno ai rispettivi condottieri, semplificando il coordinamento e la gestione delle forze schierate. Abbattere i nemici frutta non soltanto punti esperienza, che vengono dispensati all’intera brigata anziché ai singoli personaggi, ma anche denaro utile per reclutare soldati aggiuntivi o acquistare equipaggiamento migliore. E’ importante decidere di volta in volta l’approccio per ciascuna mappa a seconda delle circostanze: se un generale avversario viene eliminato, tutte le sue truppe moriranno con lui privandoci di soldi e livelli preziosi, mentre falciare i reggimenti uno ad uno lasciando il capitano per ultimo consente di raggranellare fondi preziosi, ma potrebbe altresì prolungare in maniera eccessiva gli scontri mettendo a repentaglio l’incolumità dei nostri combattenti e la buona riuscita della missione. Al posto delle promozioni automatiche assegnate con l’esperienza, Langrisser I & II mette a disposizione un fondo comune di Class Points (CP) guadagnati ogni qualvolta che un personaggio accumula un nuovo livello, da investire per sbloccare le specializzazioni complementari incluse nella sua personale ramificazione di “mestieri” che, di contro, consentono di accedere a poteri, incantesimi e tipologie aggiuntive di mercenari da reclutare: il vantaggio di questo cambiamento risiede nella sua straordinaria versatilità, grazie alla quale non siamo più costretti ad utilizzare classi poco efficienti solo perché propedeutiche all’accesso di quelle più forti. Inoltre, il costo per le branche di pari livello che non abbiamo selezionato in prima battuta viene dimezzato, dunque l’accesso a quella particolare capacità che riteniamo indispensabile per la costruzione del nostro personaggio viene ulteriormente agevolato, a completo vantaggio della libertà di scelta dato che, qualora ci trovassimo a corto di CP o monete, è sempre possibile affrontare i livelli già superati per fare scorta di risorse.
Nella lingua celeste, Langrisser significa “Spada Santificata”
Un’altra delle caratteristiche degne di nota di Langrisser sono le splendide illustrazioni del maestro Satoshi Urushihara, noto per produzioni animate quali Legend of Lemnear e Plastic Little, nonché per titoli rivolti ad un pubblico adulto come Ragnarok City e Front Innocent: Urushihara è un artista specializzato nella caratterizzazione di ragazze con occhi grandissimi e forme voluttuose, che in questo contesto si accompagnano a protagonisti maschili dalle capigliature sgargianti ed una muscolatura che ostenta virilità da tutti i pori, fasciati in armature dagli spallacci improponibili la cui robustezza è inversamente proporzionale alla percentuale di pelle coperta. Il tono che sto utilizzando potrebbe sembrare denigratorio, ma in realtà sono uno sfegatato nostalgico dello stile di Urushihara e ho apprezzato moltissimo la possibilità di utilizzare gli artwork originali di entrambi i giochi al posto del restyling inchiostrato da Ryo Nagi, che in molti ricordano per Ar Tonelico e Million Arthur, il cui lavoro è senza dubbio gradevole ma risulta purtroppo meno incisivo e tende a mitigare un po’ troppo la trascendente epicità dei giochi. Di certo, però, potrebbe venire apprezzato da quanti ritengono (a ragion veduta, in effetti) i lavori dell’artista di Hiroshima un pochino esagerati. Anche le mappe possono essere visualizzate con una sfumatura pixellosa che ricalca gli equivalenti visti sulle console di quarta e quinta generazione, ma sfortunatamente non è possibile fare lo stesso con gli sprite delle unità il cui stile, non dissimile da quello utilizzato in Fire Emblem Heroes, resta sempre invariato e non si sposa come dovrebbe con la grafica a 16-bit. A onor del vero, mi sarei aspettato una revisione estetica più affine al già citato Langrisser Mobile di Zlongames, perché quella impiegata in Langrisser I & II lascia traspirare una scarsa cura in termini sia di design che di animazioni, limitate a banali interpolazioni fra pochissimi fotogrammi principali. Ulteriore elemento distintivo della serie è la colonna sonora, merito del fantasmagorico Noriyuki Iwadare che ha cementato la sua fama grazie alle sue collaborazioni con Game Arts, per la quale ha realizzato i brani principali di titoli quali Lunar e Grandia: la musica di Iwadare è piena di energiche battute rock che hanno messo a dura prova i sintetizzatori dell’epoca, con un sapore molto più intenso delle orchestrazioni meditabonde che è possibile ascoltare in altri strategici come Final Fantasy Tactics e Tactics Ogre. Il remake permette di scegliere fra le composizioni strumentali ed il riarrangiamento moderno delle stesse, già incluso nei precedenti porting su Sony PlayStation e Sega Saturn, mentre futuri contenuti scaricabili dovrebbero permettere di acquistare altri pacchetti musicali con le versioni in modulazione di frequenza, autentico must per i puristi.
Fermare l’impero è la principale responsabilità dell’alleanza!
Ma in cosa consistono di preciso i due giochi che compongono questa raccolta? Langrisser I inizia letteralmente in medias res: nella prima battaglia, veniamo catapultati senza complimenti nei panni del principe Ledin (in Warsong, era stato ribattezzato Garrett), costretto a fuggire dalla repentina invasione di un impero rivale, ed a radunare vecchi amici e improbabili alleati per conquistare di nuovo il fatiscente regno di Baldea con il potere della leggendaria Spada Sacra Langrisser. Essendo il primo titolo in assoluto, Langrisser I era all’epoca un po’ più legnoso dei suoi eredi, ma i successivi remake hanno uniformato le meccaniche di gioco e introdotto tutta una serie di migliorie destinate poi a diventare le fondamentali, come l’assegnazione delle caratteristiche del personaggio principale tramite domande introduttive poste dalla dea della luce Lushiris e la presenza di percorsi e finali alternativi tratti direttamente dalla Dramatic Edition pubblicata sul 32-bit targato Sega, e considerato la versione definitiva di entrambi i giochi. Analogamente, il Langrisser II presente in questa riedizione non è l’originale sviluppato per Mega Drive ma la trasposizione potenziata prima dalla revisione per Super Famicom, intitolata Der Langrisser senza progressivo numerico, e poi dalla suddetta Dramatic Edition: la storia si apre con un contingente armato che invade un piccolo villaggio in cerca di una ragazza di nome Liana. Hein, amico d’infanzia di quest’ultima, cerca di portarla in salvo e viene aiutato da Elwin, figlio del protagonista del primo gioco, e così il dinamico terzetto si troverà invischiato nelle sordide macchinazioni dell’impero di Rayguard, alla ricerca della spada maledetta Alhazard, gemella di Langrisser, per unificare l’intero reame. Il cast di Langrisser II è molto più ampio rispetto al predecessore, dal quale attinge qualche volto già noto per questioni di continuità narrativa, mentre le ottimizzazioni introdotte assicurano un’incredibile rigiocabilità grazie al quantitativo enorme di bivi presenti e alla facoltà di aumentare esponenzialmente la prepotenza dei nemici, fornita con la versione che stringiamo fra le mani. E’ un peccato che Langrisser I & II non contenga nessuna delle sequenze animate che rappresentavano una formidabile attrattiva degli originali, forse escluse per questioni di diritti o manifesta impossibilità di riversare i formati compressi per renderli compatibili con gli schermi moderni, oppure che le interfacce non siano state minimamente rivisitate per aggiungere qualche beneficio supplementare come la velocità del testo visualizzato, la posizione del cursore all’interno dei labirintici menù o, magari, la capacità di saltare in toto i turni nemici che ci obbligano ad attendere minuti interminabili prima dell’esaurimento di tutte le possibili azioni. Oltre a ciò, musica ed effetti sonori vengono spesso interrotti da rumori statici poco piacevoli, che accentuano la sensazione di leggera e immotivata negligenza riservata a questa trasposizione.
Langrisser I & II è un’ottima occasione per mettere, o rimettere, le mani sui capostipiti di un franchise leggendario che, fra i tanti revival proposti negli ultimi tempi, meriterebbe davvero una rinfrescata in chiave attualizzata. La raccolta contiene la versione “nuda e cruda” dei due capitoli iniziali, scevri degli elementi accessori come i summenzionati video che, sebbene fossero pleonastici, avrebbe fatto piacere rivedere in versione rimasterizzata, ed è costellata da piccoli difetti che alla lunga possono risultare fastidiosi. Nondimeno, i titoli mantengono inalterato il loro fascino e si confermano di nuovo, a distanza di anni, una delle colonne portanti degli strategici a turni. Non resta dunque che sperare nella riedizione degli episodi successivi (magari saltando in toto Millennium) e nel perfezionamento degli aspetti meno convincenti, come lo stile delle unità impiegate in combattimento: al momento, Fire Emblem sembra essere l’unica scelta possibile per i cultori del genere, dunque sarebbe interessante vedere un’altra serie che tenta di declinare in ottica moderna la filosofia dei wargame tattici.