Eravamo rimasti alla tragedia scampata nella Foresta di Nibel, con un finale strappalacrime e se vogliamo autoconclusivo, motivo per cui il nuovo titolo dedicato allo spiritello magico si è rivelato una sorpresa al momento dell’annuncio (si parla ormai di parecchio tempo fa). Dopo aver inframmezzato l’attesa tra il primo e secondo episodio con l’uscita per Nintendo Switch di Blind Forest, esce l’11 marzo il nuovo capitolo dedicato a Ori, dal titolo Ori and the Will of the Wisps, il seguito della storia del pluripremiato primo capitolo disponibile per Xbox e Microsoft PC. Si tratta ancora una volta di un lavoro svolto da Moon Studios in maniera davvero incredibile, a 5 anni esatti dalla storia precedente e ricreando un viaggio davvero interessante, che abbiamo percorso in anteprima per voi e che vale la pena raccontarvi.
Al di là della foresta
Ricorderemo sempre il giorno in cui nuova vita arrivò a Nibel. Così comincia la storia di Ori and The Will of the Wisps, con un quadretto familiare positivo e raccolto, quasi per dimenticare le fiamme che ancora ci balenano davanti agli occhi mentre percorriamo i primi passi nella foresta di Nibel. Ku è la nuova arrivata nel grande cerchio della vita, un piccolo animale simile a un gufo, tutto occhi e penne scure e arruffate. Quasi ricalcando i passi de Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare, assistiamo ai primi tentativi di volo di Ku, in una foresta che ha ritrovato l’armonia e il suo equilibrio, consentendo ai suoi abitanti di vivere in serenità. Un prologo piuttosto simile a quello che avevamo conosciuto nel 2015, anche se gli anni non sembrano essere passati, soprattutto da un punto di vista grafico, ma torneremo su questo aspetto poco più avanti. Come dicevamo, assistiamo alle prime fasi di crescita della piccola, quando un giorno il cielo la chiama a sé, una voce udita anche da Gumo e Naru, ma la piccola proprio non riesce a librarsi nell’aria come dovrebbe…
Era una notte buia e tempestosa
Ci addentriamo allora nel cuore del gameplay, che comincia subito dopo il prologo, una parte che possiamo decidere di saltare in toto, un’opzione che non consigliamo per non perderci la base della trama di gioco. Tenete a mente però che in questa prima fase non ci sono salvataggi automatici (novità di questo nuovo capitolo disponibile lungo l’intero gioco) finché non comincia la partita vera e propria. Eccoci allora di nuovo nel buio della notte, nella foresta, sotto un terribile acquazzone, soli. Partiamo dalla Palude di Acquanera, dove ci imbattiamo nelle classiche dinamiche di gameplay in stile metroidvania che avevamo già conosciuto in precedenza: sfere di vita da accumulare per ricaricarci, un percorso a scorrimento orizzontale ricco di nemici da scansare e pedane semoventi da cui spiccare il volo per aggrapparsi a liane, addentrandosi sempre più nella foresta per poi uscirne, alla volta del destino e del significato profondo dell’esistenza di Ori.
Coerenza stilistica: pregi e difetti
La tecnica narrativa è la stessa che avevamo conosciuto nel titolo precedente: attraverso una serie di rimandi in flashback e una giustapposizione di sequenze, i personaggi non dialogano tra loro, ma si rendono assolutamente espressivi attraverso la gestualità e il comportamento, due strumento coadiuvati in parte dalla narrazione interamente tradotta in italiano e dalla colonna sonora che ben supporta e amalgama tutti questi ingredienti. Tutto molto bello, sì, e in continuità con il lavoro che Moon Studios ci aveva offerto in precedenza, ma forse avremmo preferito respirare nuova aria e notare qualche novità più forte, soprattutto a fronte di una maturazione del personaggio, che sta appunto compiendo un vero e proprio “cammino dell’eroe”, alla ricerca del proprio “io”. Con 37 obiettivi da sbloccare e una classifica da scalare, in competizione con i propri amici, The Will of the Wisps rimane però in single player e con tante difficoltà da superare: sin dall’inizio riscontriamo una scalata verso la fine del livello non così facile da completare, per via di movimenti talvolta difficili da compiere dall’imput della tastiera del nostro PC. L’input dei comandi non è sempre puntuale e preciso, ma questo aspetto non va sicuramente a inficiare la resa complessiva del gioco.
Al limite della perfezione
Abbiamo riscontrato qualche glitch nella resa del piumaggio di Ku e di alcuni altri dettagli, soprattutto quando i soggetti sono in movimento e in primo piano, così da poter osservarli meglio in azione e notare purtroppo queste piccole sbavature in un gioco altrimenti dalla grafica perlopiù perfetta. Come non notare il riflesso del sole al tramonto sull’iride color ambra intenso di Gu e l’atmosfera intensamente introspettiva alla Last Day Of June? I dettagli riescono ancora una volta a fare la differenza, in particolare da un punto di vista emotivo, vero fulcro della narrazione che riesce a soddisfare le aspettative decisamente alte rispetto a quanto avevamo visto nel primo episodio. Ci teniamo anche a precisare che non è necessario aver giocato The Blind Forest per capire la trama e le meccaniche di questo capitolo; anche coloro che sono rimasti a digiuno della parte precedente possono accedere tranquillamente al gioco senza incappare in fallacie di comprensione, per quanto consigliamo di recuperare anche il primo episodio, più come toccasana per la vostra anima che per puro scopo pratico.
https://www.youtube.com/watch?v=y4Z_dMYTXEU
Il nostro spiritello è sempre lo stesso, ma più potente, più agile e si incammina verso un percorso degno di essere vissuto e assaporato in tutti i suoi frangenti, sperimentando nuovi boss e risolvendo tanti tranelli e puzzle. Un’autentica avventura ricca di sogni, quella di Ori and the Will of the Wisps, che riceve l’eredità di piccole imperfezioni da The Blind Forest, ma ha d’altro canto lo stesso portato di emozione e coinvolgimento degno di un completamento di percorso come quello che un piccolo, grande eroe come Ori. Un nuovo capitolo a seguire? Solo se migliore; alla “peggio”, della stessa qualità di questo titolo.