Può una Goty risultare, a distanza di un anno, sensibilmente migliore rispetto al prodotto originale? Nel caso di DiRT Rally 2.0 Game of the Year Edition assolutamente sì, con una valutazione che, 13 mesi dopo, viene addirittura rinvigorita in numero oltre che in concetto. Merito di una struttura ludica talmente solida da non poter essere neppure scalfita dal poco tempo trascorso. Merito, soprattutto, di una mole di contenuti impressionante che, nell’impreziosire la nuova pubblicazione, apre, se mai, dubbi sulla quantità offerta al videogiocatore nel febbraio del 2019. Non è infatti errato dire che il “nuovo” DiRT abbia più del doppio dei contenuti, ben integrati nella struttura tra eventi, location, auto e persino una modalità “ad hoc” dedicata allo Scozzese Volante Colin McRae che, due decadi prima, aveva idealmente inaugurato la serie giunta, tra alti e bassi, ai giorni nostri.
DiRT 2.0… o meglio DiRT 2.1
Da un punto di vista ludico, inutile girarci intorno. Pur non essendo un titolo per tutti, DiRT 2.0 è il miglior racing dedicato al Rally e a tutte le sue sfaccettature. Non c’è competizione che tenga rispetto ad un titolo che, anche al netto dei paletti imposti dalla disciplina, resta, più in generale, una delle migliori simulazione presenti in assoluto sul mercato. Restano, in questa sede, i dubbi già espressi all’epoca della pubblicazione originale in tema di accessibilità. I settaggi di default rischiano di traumatizzare un incauto giocatore laddove si approcci al racing Codemaster come ad un qualsiasi simcade. DiRT 2.0, piuttosto, ha un approccio più votato alla simulazione. Lo si capisce già alla prima gara, alla prima curva, al primo dosso. Niente ABS, niente aiuti in prestito dall’elettronica. In linea con la filosofia sposata dalla serie già da qualche anno, anche questo secondo capitolo ha puntato molto sul realismo, su quelle sensazioni alla guida e di guida diverse, quasi uniche. Licenze e contenuti, in questo senso, non devono distrarre. Nonostante i buoni livelli produttivi, come già sottolineato nella recensione dello scorso anno, DiRT Rally 2.0 mantiene un’anima quasi artigianale, forgiata da un confronto serrato con la community e con “le” community di appassionati. Giocare a Dirt Rally 2.0 con un buon volante e rinunciando alla maggior parte degli aiuti può risultare un’esperienza quasi mistica, capace di “isolare”, in senso buono, il pilota più scafato e più abile. Allo stesso tempo, forse complice il controller Microsoft utilizzato nella prova della Goty in versione Xbox One, il gioco ci è parso più accomodante.
A patto, ovviamente, di trovare settaggi adeguati e di far ricorso di abbondanti dosi di elettronica su qualsiasi tipo di auto. Inutile, ad ogni modo, farsi troppe illusioni Anche con gli aiuti, il gioco si mantiene lontano da velleità arcade puntando sempre con decisione al realismo. Quanto detto lo scorso anno, insomma, valga anche oggi. Ogni dosso, in Rally 2.0, diventa un trampolino se affrontato ad una velocità troppo elevata. Così come ogni sasso, ogni albero a ridosso della carreggiata, persino un cespuglio può essere letale anche solo per il prosieguo della tappa. Per quanto le “collisioni” con gli elementi ambientali siano stato evidentemente limate, il Rally secondo Codemaster continua ad essere particolarmente esigente in termini di pulizia della guida, andando ad esaltare, anche per questo, derapate controllate del proprio mezzo. Ed è sempre la fisica a fungere da perno centrale per l’intera esperienza. Il bilanciamento dei pesi sulla vettura è ben avvertibile in ogni fase, in ogni momento. Lo è in ingresso di curva, quando si cerca un vantaggio nel posizionamento del mezzo. Lo è, a maggior ragione, nel mentre e in uscita, per auto che tendono, in misura diversa a seconda del loro peso e della loro potenza, non solo ad andare in testa coda, ma anche, letteralmente, a prendere il “volo”. Questo perché, a dispetto del concetto di “scalabilità” dell’esperienza ben noto al panorama moderno, Rally 2.0 rinuncia, ancora una volta, a quell’opzione “rewind” introdotta oltre un decennio fa proprio dalla serie originale. L’errore, ogni errore, viene pagato a caro prezzo in termini di danni, tempi e classifiche, mettendo a serio rischio il proseguo di un intero campionato.
Le novità, a questo punto, sono tutte nei contenuti. E che contenuti. Quelli che, al lancio originale, avevano mostrato il fianco ad un’offerta non certo povera, ma lontana dall’opulenza propria di un Tripla A. L’assenza di alcune location particolarmente iconiche, tra stradine innevate e principato, aveva deluso la fanbase e, in parte, anche la critica. Nei mesi, Codemaster ci ha messo una pezza. Anche di più: l’aggiunta costante di location e tappe, unita ad un incremento notevole del parco auto e di qualsiasi contenuto scandito in quattro stagioni via DLC ha trovato una convincente amalgama in questa nuova edizione che, detto in maniera estremamente in sintetica, quanto meno raddoppia l’offerta.
Lo Scozzese Volante
Più auto, più rally, una Carriera più lunga e strutturata. Una sorta di enciclopedia del Rally e della sua storia, con l’ovvio mantenimento delle auto storiche e del Rally Cross fino all’inedita modalità Flat Out che celebra la carriera del compianto McRae. Un pacchetto non esclusivo, perché acquistabile anche per chiunque abbia già il gioco originale, ma che rappresenta, ad ogni modo, una piacevole variazione sul tema. L’espansione, cui è dedicata una sezione specifica raggiungibile dal menu principale, permette di rivivere, negli anni e nelle auto, l’intera carriera del pilota scozzese. Dai primi passi e dai primi piazzamenti in patri fino alla conquista delle tappe più prestigiose. Il tutto, inframmezzato da brevi filmati che, non senza un pizzico di commozione, raccontano una grande carriera e un grande sportivo. La modalità non nasconde, per altro, il romanticismo e la nostalgia del team inglese. McRae, per gli sviluppatori e pure per i videogiocatori più anziani, è quasi un supereroe, icona e simbolo di una serie nata su Playstation alla fine degli anni ’90 e capace, in epoca post Gran Turismo, di innalzare l’asticella della simulazione anche su console. Flat Out è, insomma, un gioco nel gioco, dove rivivere la vita sportiva dello scozzese divertendoci a cavalcare epoche diverse e contesti sempre nuovi.
Inutile, in questa sede, soffermarsi troppo sugli aspetti tecnici. Trattandosi dello stesso gioco è importante, più che altro, confermare come la varietà dei contenuti spalmati nei 4 DLC stagionali e racchiusi nell’offerta garantiscano, pure, un’alternanza visiva sicuramente importante. Allo stesso tempo, sembrano superate alcune criticità registrate lo scorso anno nel frame rate e nell’effettistica. Di certo, aver provato la nuova edizione su Xbox One X ci ha restituito un comparto tecnico di eccellente fattura che mette in mostra un’ottima modellazione poligonale per quanto riguarda le vetture bissate, pure, nella “ricostruzione” delle superfici di asfalto e terreno. Al netto di configurazioni da PC di fascia alta, la versione testata sull’ammiraglia Microsoft ha messo in risalto un Ego Engine, il motore proprietario di Codemaster, mai così bello, fluido e performante. Bello da vedere, DiRT 2.0 resta, anche in questa edizione, splendido da ascoltare. Merito degli effetti sonori e, pure, delle voci dei copiloti, sempre precise, puntuali e foriere di informazioni. Ultima chicca per uno dei migliori racing di questa generazione.
Come è ovvio, DiRT Rally 2.0 Game of the Year Edition non muta le qualità ludiche del gioco originale. Allo stesso tempo, però, la mole di contenuti presenti nel pacchetto, capaci di raddoppiare il numero di location, auto ed eventi, rende l’offerta particolarmente interessante, praticamente imperdibile, per chi aveva saltato l’appuntamento con il secondo capitolo del reboot della serie Codemaster. L’aggiunta di una modalità dedicata al compianto Colin McRae non può far altro che ingolosire il possibile acquirente cui, fondamentalmente, sono richiesti pochi ed essenziali requisiti. Amore per la disciplina, voglia di imparare e reale abilità alla guida. DiRT 2.0 concede pochi sconti al pilota occasionale, ma è capace di regalare momenti di ludogodimento a chi, armato di talento e buona pazienza, vorrà approfondire uno dei sistemi di guida più appaganti e “fisici” degli ultimi anni.