Ne avremmo fatto tutti volentieri a meno, sviluppatori e giocatori compresi, ma MotoGP 20 è il primo capitolo nella storia della serie ad essere pubblicato prima dell’inizio ufficiale del Motomondiale. Tutta colpa del Coronavirus, tutta colpa di una tempistica inedita che si riflette, anche, nei contenuti del racing su licenza targato, ancora una volta, dall’esperta e italianissima Milestone. Tutti i circuiti ufficiali, tutte le moto e tutti i piloti. C’è davvero tutto e anche di più, tanto che non è ardito postulare come la stagione 2020 del mondiale Dorna possa essere vissuta, per come era stata originariamente pensata, programmata e calendarizzata, solo sui lidi virtuali di un gioco a scadenza annuale che, ancora una volta, innalza l’asticella dei contenuti e della qualità. MotoGP 20 è il gioco che gli appassionati del Motomondiale meritano. Di quel Motomondiale che, per l’appunto, avremmo meritato anche noi.
MotoGP 20: il Motomondiale che non c’è
Non è un caso se, proprio in questi giorni, gli stessi piloti reali, alcuni di loro, stiano testando il gioco in una sorta di mondiale virtuale simile, per certi versi, a quella scena competitiva cui Milestone, da tempo, strizza l’occhio. La serie, forte di una licenza inossidabile per fascino e valore e pur annualmente scadenzata è riuscita, step by step, a migliorare capitolo dopo capitolo una base che, universalmente, è sempre stata giudicata valida. Il passaggio fondamentale, ovvero il “trasloco” dell’intero pacchetto su Unreal Engine 4, ha segnato, con l’edizione 2018, un netto cambio di passo in termini simulativi, con un’elaborazione della fisica rinnovata proprio lo scorso anno. Ecco, a voler essere pignoli, MotoGP 20 si limita a raffinare quanto già visto, giocato e apprezzato con l’edizione 2019, senza rivoluzionare le fondamenta strutturali e ludiche dell’esperienza. Il menu principale rinnovato nella grafica mette subito in risalto la modalità carriera, nuovamente rivitalizzata da quelli aspetti manageriali che colorano la sequenza di gare, eventi e campionati. è possibile, ancora una volta, fare subito affidamento su abilità di guida e ambizioni “saltando” le classi minori e approdare subito in MotoGP. Oppure, ed è il consiglio di chi vi scrive, decidere, una volta creato il proprio alter ego con il più basilare degli editor, di “andarci piano” e iscriversi ad un meno veloce campionato Moto3 optando per uno dei team ufficiali o, piuttosto, salire su una moto originale. Il suffisso “manageriale” alla carriera si esplica in tutta una serie di aspetti gestionali legati allo studio del calendario e all’assunzione di figure chiave nel proprio team. Insomma, non solo asfalto, ma anche ricerca, sviluppo, risultati e, perché no, contratti e sponsor migliori. Allo scopo, compaiono le figure del Personal Manager, del Chief Engineer e del Data Analyst, per uno studio di situazioni e possibilità necessario per completare la scalata nei vari campionati. Lo scoglio da superare, almeno all’inizio, è legato alle prestazioni delle propria moto. Per essere il più veloce, bisogna avere una moto adatta. Se non la migliore, una delle migliori del lotto. Da qui, l’importanza degli ingegneri e dello sviluppo del mezzo, il cui potenziamento sarà legato a diversi rami: dall’aerodinamica all’elettronica, dalla potenza del motore fino ai consumi di carburante e gomme passando per il telaio. Non si tratta di semplici orpelli, ma di aspetti che andranno a modificare sensibilmente le proprie prestazioni. Al netto di una difficoltà sempre scalabile, proprio come l’abilità dei piloti avversari, il potenziamento della squadra e della moto risulta di importanza vitale e non dovrebbe mai essere ignorato durante il susseguirsi degli appuntamenti che scandiscono il calendario degli impegni. Da un punto di vista della complessità, il lavoro di Milestone è, per quanto riguarda gli aspetti gestionali, una sorta di piacevole conferma, figlia di livelli produttivi evidentemente innalzati rispetto al passato. D’altro canto, il modo in cui i “miglioramenti” vengono snocciolati nel corso di una stagione influenzano sensibilmente le proprie prestazioni. All’inizio, bisognerà davvero sudare per ottenere, già in qualifica, una posizione migliore rispetto alla 22esima piazza, lottando, letteralmente, con la moto ad ogni curva. Piano a piano, gran premio dopo gran premio, sviluppo dopo sviluppo, la situazione migliora. Agli spigoli di una guida inesperta, si sostituiranno pennellate via via più precise, con traiettorie finalmente leggibili ed eseguibili. Con prestazioni finalmente degne di una giovane promessa chiamata a raggiungere, in un tempo relativamente breve, le prime file della MotoGP. C’è da dire che il racing Miliestone estremizza ancora di più il concetto di scalabilità. Il gioco può realmente essere adattato ad esigenze diametralmente opposte, intervenendo, via menu, su un gran numero di settaggi. Come è ovvio, sfruttare la frenata automatica, ma anche fare affidamento su una fisica più accomodante, può rendere una gara semplice, persino semplicistica. Quando si sceglie, però, di rinunciare a gran parte degli aiuti alla guida, MotoGP 20 si trasforma, da arcade, in una simulazione pura, dove ogni aspetto dovrà essere preso in considerazione. Dallo stile di guida, capace di influenzare in maniera decisa il consumo delle gomme, fino alla gestione della frenata e del posizionamento del corpo del pilota in uscita e ingresso di curva. Tanto per dire che chiunque, davvero chiunque, può trovare un giusto compromesso tra la voglia di Gran Premio e le proprie capacità di pilota virtuale.
Alla modalità classiche legate al Time Trial e alla singola corsa, MotoGP 20 affianca, ancora una volta, la modalità storica, rinnovata nei numeri prima ancora che in concetto. Il punto di collegamento tra presente e passato resta sempre Valentino Rossi che, da protagonista dell’attuale roster, diventa, anche, “collezionabile” da sfruttare, nelle varie fasi della sua lunga carriera, negli scenari legati alla storia della disciplina. è un giovane Rossi appena approdato nella classe 500, agli inizi del secolo, che dovrà vedersela con giganti come Biaggi, Barros e Capirossi. Come sarà sempre Rossì, con l’abbandono della vecchia cilindrata, a dare vita a sfide memorabili con Gibernau, Kato e Hayden. Attorno al Dottore, una lunga sequela di campioni, protagonisti di un modo di intendere le corse che, forse, non c’è più. Doohan, Swartz, Kenny Roberts Jr sono solo alcuni dei piloti sbloccabili in quello che, al netto di scenari sempre nuovi, rappresenta quasi un gioco nel gioco, capace di solleticare i ricordi degli appassionati, e dei videogiocatori, di vecchia data. Non fosse altro che a quei nomi e cognomi capaci di scrivere pagine importanti del motociclismo, tra cui l’indimenticato Simoncelli, si affiancano i modelli del tempo, completi di sponsor, colori, livree e, da non sottovalutare, rombi di motori particolarmente ruvidi, ma proprio per questo incredibilmente affascinati. Chiude il pacchetto la modalità multiplayer, ancora acerba, alla vigilia della pubblicazione ufficiale, per numero di partecipanti. Eppure,il lavoro svolto in questi anni da Milestone, con un occhio rivolto alla scena Esport e server dedicati, ci mette al riparo da giudizi avventati. Da questo punto di vista, ancora una volta, si preannuncia un successo.
MotoGP 20: Canzone per A.N.N.A.
Restano i dubbi, purtroppo, sulle performance di A.N.N.A, l’intelligenza artificiale sviluppata da Milestone che, nonostante i proclami, sembra ancorata ad alcuni comportamenti poco “moderni”. Ancora una volta, i piloti avversari tendono a correre, così sembrerebbe, su binari prestabiliti, incapaci di leggere in maniera “realistica” una determinata situazione. L’IA Neurale su cui il tema milanese continua a puntare è sicuramente migliorata, certo. Come è altrettanto certo che resta sicuramente migliorabile. Anche perché il comportamento spesso scorretto degli avversari innesca antipatici scontri che mettono in mostra alcuni storici problemi legati alle collisioni. Problemi che gli sviluppatori conoscono bene e che, almeno visivamente, hanno cercato di mascherare con l’introduzione di una sorta di “regia” in tempo reale che, dalla camera “on board” a quella panoramica, contribuisce a nascondere qualche magagna inseguendo e, al contempo, quel realismo televisivo che, ormai da qualche anno, caratterizza la serie. Da una parte, quindi, i motori. Dall’altra, il motore grafico per eccellenza. L’Unreal Engine 4 sta mostrando, a fine generazione, dei muscoli insospettabili che, nel bene e nel male, si riflettono anche in MotoGP 20. I risultati, in termini di modellazione di moto e piloti, si vedono e, per quanto limati dalla stessa licenza, rendono il colpo d’occhio particolarmente piacevole. La possibilità, su hardware più performanti, di scarificare in dettaglio quanto cercato da un punto di vista prestazionale riporta la serie sul traguardo dei 60 fotogrammi al secondo che, sulla PlayStation 4 Pro utilizzata per il test, hanno mostrato ben pochi cedimenti. D’altro canto, la parziale riscrittura di shader e texture relative ad asfalto e circuiti hanno reso tutto più realistico, quasi più conforme e coerente a quel fotorealismo rincorso da anni e, in determinate situazioni, addirittura raggiunto. Pur lontano da alcune produzioni “mastodontiche” come Gran Turismo e Forza, l’effettistica legata alle condizioni meteo prima ancora che all’illuminazione rende MotoGP 20 semplicemente più bello da vedere rispetto al suo predicessero, Everest qualitativo di una serie fortunata che, ancora oggi, rappresenta il fiore all’occhiello, anche per vendite, del catalogo Milestone. Orgoglio italiano: come un certo Valentino.
MotoGP 20 è il miglior titoli possibile per una licenza importante come quella legata ai campionati Dorna. Il miglioramento, pur limitato alla scadenza annuale propria della stessa licenza, è continuo, palpabile. Tanto concettualmente, quanto tecnicamente. Alcuni difetti legati a collisioni e intelligenza artificiale sembrano purtroppo legati alla generazione attuale e, se pur sopportabili, meritano di essere affrontati e risolti sin dal prossimo anno. Quel che resta, con una stagione motoristica ancora ferma ai box per l’emergenza sanitaria in atto, è un titolo aggiornato nei nomi e nei colori, che preme forte sulla personalizzazione in ottica eSport e che, in maniera ancora più convinta, sceglie di rinunciare a qualcosa sul piano del carisma in virtù di una forte scalabilità del modello di guida. MotoGP 20 è, insomma, un pacchetto completo, ricco di modalità e persino di suggestioni, dalla voce di Guido Meda ai richiami del passato, che difficilmente scontenterà l’appassionato. Eppure, la perfezione, chimera dello sviluppo milanese, è ancora lontana. Al momento irraggiungibile.