Destroy All Humans! Recensione: il remake della prima invasione Furon

Destroy All Humans

Ben quindici anni fa vestivamo i panni di un alieno intento a dominare la razza umana con armi fuori dal comune e stratagemmi mentali capaci di sovvertire intere comunità. Nel 2005, Destroy All Humans! ci metteva nei panni di Cryptosporidium 137, Crypto per gli amici, per indagare sui terrestri e soggiogarli in nome dell’impero Furon. Dopo l’ultima iterazione della serie, che risale al lontano 2008 con Path of the Furon su PlayStation 3 e Xbox 360, Destroy All Humans! ritorna in grande spolvero su PlayStation 4, Xbox One, PC e Google Stadia grazie al remake del primo capitolo, ripercorrendo la nascita di uno dei personaggi più sboccati e rissosi sotto l’ala di THQ in grafica rivisitata e nuove feature di gameplay. Saranno riusciti i ragazzi di Black Forest Games a ridare vita a un franchise che ha saputo divertire, tra alti e bassi, le due scorse generazioni? Dopo averlo provato alla Gamescom dello scorso anno per l’ultima volta, siamo pronti a dare un verdetto definitivo.

Destroy All Humans!: tra Drive-in e cervelli

Corre l’anno 1959, in una America in fermento tra elezioni politiche e feste popolari dove è possibile cogliere tutta l’essenza del paese a stelle e strisce. Tuttavia, la caccia alle forme di vita aliene non si è mai fermata e la speranza di entrare in contatto con un corpo celeste senziente per studiarne qualsivoglia caratteristica si fa sempre più forte. Sarà il caso di Destroy All Humans!, che si aprirà proprio con il maldestro atterraggio di un disco volante durante un test missilistico che metterà a nudo Crypto-136, alieno del pianeta Furon che sarà catturato dai militari e consegnato a degli scienziati per condurre esperimenti sul misterioso omuncolo spaziale.

Successivamente entreremo in gioco nei panni di Crypto-137, l’ennesimo clone alieno della razza Furon, con il compito primario di salvare il nostro fratello rapito e ottenere più informazioni possibili sulla razza umana per conquistare l’intero pianeta terra. Con gli insegnamenti e le indicazioni del nostro mentore Orthopox, uno degli scienziati e comandanti più brillanti dell’impero Furon, passeremo subito all’azione, districandoci attraverso varie missioni in sei location degli Stati Uniti d’America completamente esplorabili che spaziano dall’analisi degli umani, alla distruzione di intere cittadine, trovandoci a fare i conti con un’associazione segreta, detta Majestic, che mira a sviluppare tecnologie anti-aliene dopo aver studiato gli extraterrestri.

Destroy All Humans - World map

Per compiere l’impresa al meglio, Crypto ha a disposizione un vasto set di armamenti e trucchi per ogni evenienza, dal fidato Zap-O-Matic, capace di elettrizzare qualsiasi bersaglio davanti a sé, al Disintegratore, utile arma da fuoco a ripetizione in grado di incenerire velocemente ogni forma di vita e non sul nostro cammino. Muniti di un migliorato Jetpack, potremo spiccare grandi balzi e fare lunghe planate, con le quali muoverci agilmente per le mappe di gioco, sfruttando anche gli edifici più alti e conseguentemente organizzare al meglio i piani di attacco. Grazie invece ai poteri psicocinetici del nostro protagonista, saremo in grado di usare le telecinesi per spostare oggetti e persone, scaraventandoli dove si vuole, oppure giocare con la mente dei nostri bersagli per fargli compiere diverse azioni in base alle necessità.

In alcune missioni sarà fondamentale utilizzare l’olografo per camuffarci tra la gente, prendendo le sembianze di un bersaglio umano, e per mantenere tale forma è necessario scansionare periodicamente le menti altrui, dove è possibile captare pensieri più o meno profondi delle persone. Per superare alcune sezioni senza dare nell’occhio è possibile far dimenticare alle persone ciò che hanno appena visto, creare un diversivo facendo ballare uno dei malcapitati che attirerà altre persone a sé, e infine ipnotizzare un individuo che ci seguirà e ci proteggerà, in caso sia armato, contro le altre minacce. Alcune zone ad accesso limitato potranno essere varcate solo con il travestimento giusto, come ad esempio le aree militarizzate, che richiedono obbligatoriamente un simulacro di un operatore dell’esercito per non far scattare l’allarme.

Destroy All Humans - zapomatic

Mostrarsi direttamente al pubblico farà aumentare il livello di allerta, che incrementerà fino a quattro stadi, in ordine crescente, in cui verranno inviate pattuglie sempre più ostili, dalla polizia fino ai servizi segreti, passando per l’esercito. È dunque fondamentale muoversi con discrezione per non farsi scoprire, seppur alcuni incarichi richiedano proprio di seminare grande caos nelle location americane dopo aver ottenuto le informazioni necessarie. La struttura degli incarichi è quasi sempre la medesima, in cui dovremo alternare le sezioni di terra a quelle con il disco volante, che potremo utilizzare per causare morte dall’alto grazie ad altre armi a disposizione del mezzo, tra cui il canonico raggio traente, il raggio della morte e l’assorbimento di veicoli per ripristinare l’energia. Nel complesso, la struttura delle missioni tende ad essere ripetitiva e molto basilare, tranne in alcuni casi eccezionali.

Ogni aspetto dell’esperienza distruttiva può essere potenziato nell’astronave madre tra una missione e l’altra, dove nel laboratorio di Pox potremo scegliere quale elemento rafforzare, tra cui le varie armi per aumentarne capienza di munizione ed effetti offensivi, o incrementare i poteri psicocinetici, oppure ancora massimizzare l’equipaggiamento del disco volante o i nostri scudi personali. Crypto infatti, sarà munito di uno scudo auto-rigenerante che costituirà a conti fatti la sua salute, dove una volta distrutto, il minimo colpo potrà esserci fatale. Rimanere qualche secondo senza subire danni ricaricherà lo scudo, ma potremo decidere di velocizzare il processo utilizzando un altro trucco mentale a nostra disposizione in grado di estrapolare i cervelli dagli umani. Raccogliendoli, il recupero dell’energia sarà enormemente accelerato e otterremo più DNA, che rappresenta a conti fatti la valuta di gioco che useremo per i potenziamenti sopracitati.

Destroy All Humans - upgrades

Stile e tecnica Furon

Tutto è esattamente come quindici anni fa nel primo capitolo della serie, che già allora ironizzava sul grande paese dal forte patriottismo e ne sottolineava l’astio contro la minaccia rossa, tanto da indicare la razza aliena come prodotto di spionaggio dell’URSS. Oggi, lo fa allo stesso modo, ma con una veste grafica rinnovata, rappresentando i modelli umani americani estremamente più caricaturali che in passato, seguendo pedissequamente il copione del prodotto d’origine, aggiungendo davvero poco alla formula di quindici anni fa. Non bastano l’aggiunta delle skin di Crypto, sbloccabili portando a termine i compiti secondari di ogni missione, e l’inclusione di uno scatto evasivo (che può diventare una sorta di skateboard gravitazionale), con una funzionalità di blocco sul bersaglio per giustificare totalmente un’opera di restauro che tende a mantenere anche quelle imperfezioni strutturali che, nel bene e nel male, hanno creato un piccolo fenomeno videoludico. Una missione che fu rimossa durante lo sviluppo del gioco originale, ora è disponibile nel remake, denominata proprio ‘Lost Mission’, che contribuisce, anche se di poco, alla longevità della storia principale, introducendo qualche elemento narrativo interessante.

Destroy All Humans - santa modesta

La messa in scena a conti fatti, non si distanzia dal passato se non per un buon rinnovamento grafico, che sebbene non brilli per pulizia e non si presenti propriamente al passo con i tempi, rimette in moto la prima avventura di Crypto con coraggio, tra una buona gestione delle luci e un numero ben superiore di poligoni rispetto al passato, occupando quei fondali vuoti caratteristici e non tradendo assolutamente quella goliardia che ha contribuito all’identità del franchise. Anche gli effetti speciali hanno trovato una nuova espressione e ben si addicono al contesto non dimenticando le proprie origini. Le animazioni di Crypto trovano una nuova e brillante vita nella produzione, ma lo stesso non si può dire per quelle degli umani nemici intenti a spararci. Proprio i modelli umani, ora incarnati da una dimensione caricaturale piuttosto marcata, fanno storcere un po’ il naso quando inquadrati direttamente, specialmente nelle cut-scene di gioco, che non sorprendono per qualità e messa in scena, ma si limitano a riproporre con il nuovo motore di gioco le classiche scene d’intermezzo del primo gioco.

Destroy All Humans - jetpack

L’Unreal Engine 4 è stato ben sfruttato, garantendo una buona resa a 30 fotogrammi al secondo che solo nelle situazioni più caotiche subisce dei cali abbastanza vistosi, che non compromettono comunque l’esperienza generale. Il pop-up delle texture invece, è l’elemento tecnico più evidente in molte delle occasioni proposte. Qualche bug di gameplay ha interessato l’uso della telecinesi durante il lancio di oggetti che spesso si rivelano imprecisi nel caso delle collisioni dell’oggetto stesso scagliato contro un bersaglio.

La natura sandbox della produzione in terza persona emerge grazie all’alto tasso di distruttibilità ambientale, possibile grazie all’ausilio del nostro disco volante con il quale radere al suolo ogni edificio di ogni zona: dalle fattorie ai laboratori dell’Area 42, fino alla soleggiata cittadina di mare di Santa Modesta. Come è possibile intuire, la marea ironica che permea il titolo si riflette in giochi di parole e citazioni più o meno marcate relative al periodo storico di riferimento, focalizzandosi specialmente sulla cultura popolare americana e sugli stereotipi della nazione stessa.

Destroy All Humans - disco volante

La longevità della produzione purtroppo, si attesta a quella originale, che voleva la prima avventura di Cryptosporidium completarsi in circa 6 – 7 ore di gioco in una trama non proprio avvincente ma con diverse situazioni da affrontare gradualmente sfruttando tutto il kit a nostra disposizione. Cercare di completare ogni incarico assecondando le richieste secondarie può richiedere un po’ più di tempo, ma nulla di troppo complesso da portare a termine, anche se ci si voglia dedicare al completamento delle sfide proposte in ogni zona d’America e recuperare i collezionabili. Potrebbe venire in impedimento il fattore frustrazione più o meno accentuato in alcune sezioni di gioco più grezze come nel Destroy All Humans! originale, privilegiando i giocatori vecchia scuola di PlayStation 2 e Xbox.

Il gioco, come da tradizione, è recitato in inglese, con un voice acting semplice che non urla al miracolo, forte di sottotitoli in italiano, dove quest’ultimi durante le missioni diventano di difficile lettura per seguire un fattore stilistico che vuole una finestra di dialogo aperta in alto a sinistra dello schermo, non sempre immediata nella ricezione e facile da perdere nell’azione generale che va a compromettere la comprensione dei dialoghi con Pox. L’audio infine, si presenta di buon livello, non esagerando nella qualità ma accompagnando ogni momento su schermo con sufficienza.

La nuova creatura di THQ Nordic si presenta come figlia del suo tempo, riportando alla luce un franchise che non ha mai avuto molto spazio nel panorama ma dal grande potenziale ludico. Rinasce forse con pigrizia e qualche imperfezione tecnica, senza aggiungere elementi davvero incisivi e innovativi all’esperienza, facendo della fedeltà la sua arma migliore. Forse il tempo ha disgregato l’attrattiva nei confronti del brand, che oggi è debole nella presa estetica e narrativa, ma sa regalare ancora qualche soddisfazione con un gameplay shooter in terza persona semplice in ambienti completamente distruttibili, rappresentando un vero e proprio parco giochi per aspiranti alieni, che strizza l’occhio chiaramente ai fan di lunga data.

Il primo capitolo al tempo fu una sorpresa, ma visto nell’ottica moderna appaiono evidenti alcune carenze a livello contenutistico che ci saremmo aspettati in parte colmate in questo remake. Tuttavia il compito di rifacimento può dirsi tutto sommato convincente, non osando in alcun frangente e introducendo qualche timido elemento ludico ed estetico che ben si sposa con l’immaginario originale di Destroy All Humans!. Venduto onestamente al prezzo budget di 40 euro, la prima avventura di Crypto è un piccolo gioiellino grezzo, rafforzato da un’atmosfera ironica dissacrante, che tuttavia non tutti apprezzeranno, prodotto di un periodo videoludico diverso e oggi parte di un’operazione nostalgia piuttosto elitaria. È apprezzabile ad ogni modo il coraggio di riportare l’impero Furon sulla cresta dell’onda, in attesa di un possibile remake del secondo capitolo, indubbiamente il migliore dell’intera saga e che potrebbe sfruttare appieno la tipologia di remake pedissequo adottata per questo primo titolo del 2005 dai ragazzi di Black Forest Games.

VOTO: 6.8

Mirko è un appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni. Ama alla follia i platform 3D e i GDR, ma è un giocatore a tutto tondo. Grazie a una PlayStation e a un Mega Drive, il mondo per lui si è fatto dinamico fin da subito grazie a un irriverente marsupiale arancione e a un velocissimo porcospino blu. Cresciuto credendo che il cuore sia la propria chiave guida, ritiene che il videogioco sia la quintessenza dell’intrattenimento e materia dall’alto potenziale costruttivo.