Trovare qualcosa di diverso in un titolo racing è particolarmente difficile. Ci sono molti paletti da rispettare e tanti aspetti tecnici che rischiano di mettere in secondo piano la sperimentazione in favore di un conservazionismo a oltranza. Eppure c’è ancora chi sperimenta, chi prova nuove vie. La software house olandese RageSquid ci ha provato, proponendo le sue idee in Descenders, una corsa sui pedali di una bicicletta che viaggia su percorsi nuovi che forse nessun racing ha mai attraversato. Dopo essere passata su Xbox One e PC con alterne vicende, questa esperienza a base di trick quasi impossibili e natura incontaminata ci prova nuovamente salendo sulla irta collina di PlayStation 4.
Non si può negare che ci siano tanti valori messi in vetrina da questo racing game per certi versi atipico con alcune componenti che mai ci si aspetterebbe di vedere in un titolo del genere, ma che allo stesso tempo sono portatori di qualche difetto e handicap di non poco conto. Se vi dicessi che ci sono delle parti quasi strategiche? E se vi dicessi che è quasi impossibile percorrere due volte lo stesso tracciato? Andiamo per gradi e cerchiamo di capire fin dove si spinge Descenders e se durante la corsa si è schiantato contro qualche problema.
Descenders da soli giù per la collina
La base su cui poggia Descenders è presto detta. Si prende una mountain bike e in sella ci si lancia a capofitto su sterrati e boschi più o meno ripidi cercando di eseguire evoluzioni aree mirabolanti sui salti ed evitando di finire spiattellati contro un albero, una roccia o sul terreno. L’anima da trial non è nascosta e appare preponderante nelle prime fasi di gioco portando con sé tuttavia non un esasperato realismo della fisica ma una giusta commistione con componenti e meccaniche più accessibili e votate all’arcade. La difficoltà di esecuzione si sente soprattutto quando è il momento di dover affrontare i tracciati più densi di ostacoli e salti più elevati, ma per fortuna si sentono molto gli aiuti automatici che offre il gioco. Certo riuscire a coordinare le varie combinazioni di tasti per realizzare i trick più funambolici non è un’impresa immediata ma toccherà cadere più e più volte per trovare il giusto ritmo. A questo si aggiunge l’assenza di una reale sezione dedicata a modifiche tecniche alla bici per migliorare le prestazioni o ad un progressivo sblocco di nuovi veicoli sempre più performanti. Descenders pare voler dire che “questa è la bici, questa è la pista, ora pedala e basta”.
Purtroppo questa sensazione di abbandono a se stessi si sente molto forte anche a causa della totale solitudine che aleggia nelle gare e in tutto il gioco. Non ci sono altri concorrenti in gara nel tracciato nemmeno in maniera asincrona, non c’è il pubblico ai bordi della pista, non c’è una voce che ti incita o che ti accompagna prima dell’inizio della gara. Tutto il silenzio della natura circonda ogni singola tappa lasciando spazio unicamente alla colonna sonora leggermente monotona nelle sonorità. Le tracce musicali elettroniche della soundtrack sono molto tendenti a suoi lounge e sono molto più adatti a godersi il panorama delle vette del gioco che ad accompagnare le frenetiche discese giù per la collina che avrebbero meritato in alcuni momenti più ritmo.
Una scampagnata libera tra i boschi
La sensazione generale già nelle prime ore di gioco è quella di una rilassante scampagnata nella natura più che di un racing game vero e proprio. E questo non è un male assoluto poiché alcune meccaniche, di cui parlerò in seguito, permettono di dare al gioco una sensazione di open world in cui scorrazzare libero perfino dai paletti del tracciato, lasciando che i boschi, le colline o le montagne siano il nostro parco divertimenti. Purtroppo più si va avanti nel gioco e più ci si sente soli. E poco può fare il multiplayer online che offre l’unica occasione di scontrarsi direttamente con altri giocatori reali proponendo discese giù per la collina con una mappa aperta e possibilità di modificare qualche impostazione per la corsa libera potendo scegliere tra poche impostazioni speciali. Questa si rivela quindi una parte monca che meriterebbe di essere approfondita in eventuale capitolo successivo.
Perfino nei menu si sente questo senso di solitudine accompagnato dalla percezione che il mondo è il nostro parco giochi. Basta pensare che l’hub di gioco è una piana verde immersa nella natura dove ci sono tende, tavoli da picnic e casupole di legno tutte deserte e nelle quali si ha la libertà di girovagare anche senza una meta precisa, utilizzando anche gli ostacoli e le rampe che si trovano qua e là per provare i trick con la bici prima delle gare vere e proprie.
Trial and error nel vero senso della parola
Descenders ha dalla sua una serie di interessanti meccaniche implementate nel gameplay che lo rendono unico e appagante in molti aspetti. Prima tra tutti l’assenza di una reale carriera. In sua vece il gioco propone modalità più rapide in cui il giocatore si può cimentare in una serie di tappe le cui mappe sono generate randomicamente via via che si avanza nella partita. Nonostante ci siano quattro scenari fissi entro cui si snodano le sfide, la proceduralità dei tracciati rende le gare sempre diverse, seppur con dei limiti di composizione. Questa casualità si fonde con la possibilità di scegliere alla fine di ogni discesa, tramite una piccola mappa, la tappa successiva attraverso una rete di collegamenti con l’obiettivo di raggiungere la sfida-boss finale di ogni singolo scenario. La scelta tra compiere il percorso più breve o uno più lungo spetta al giocatore che può decidere di accumulare più punti reputazione andando a zig-zag e facendo più tappe, cercare quelle meno ostiche o arrivare spedito al salto finale. Bisognerà provare più volte e sbagliare altrettante poiché non si possono imparare a memoria i tracciati e si dovrà improvvisare o lasciarsi guidare dall’istinto nella scelta dei trick da compiere o delle strade da seguire.
C’è quindi un sentore di essere in un rogue-like non solo in questa proceduralità ma anche perché avvio di una nuova sessione, si avranno a disposizione delle vite che andranno via via a scalare ogni volta che si compirà una rovinosa caduto o un incidente con gli ostacoli. E una volta esaurite saremo costretti a ricominciare da capo la sessione di gioco. Per fortuna se ne potranno recuperare di nuove completando le sfide bonus delle singole tappe. Una scelta che sarà importante per non arrivare alle tappe più ostiche con poche chance di commettere errori. Questo aspetto offre un guizzo di strategia e pianificazione in più al gameplay di Descenders rendendo le solitarie discese un po’ meno fini a se stesse e più interessanti da compiere. Le vite servono anche per avere l’occasione di “rischiare” maggiormente sui trick e ottenere così più punti reputazione, uno dei pochi parametri che resterà disponibile anche dopo aver terminato una sessione di gioco e che serviranno anche a sbloccare alcune sezioni di gameplay o ad attivare nelle sessioni degli aiuti e abilità speciali.
L’estetica standard di un mondo casuale
La proceduralità degli scenari e le meccaniche a essa collegate hanno anche degli aspetti negativi che si ripercuotono soprattutto sulla grafica degli scenari. Dovendo dare la possibilità al motore grafico Unity di comporre in maniera sempre casuale i tracciati, la loro immagine finale risulta molto poco caratterizza e ridondante, con i paesaggi statici, spesso abbozzati e senz’anima. La proceduralità pesa molto anche sul hardware di PlayStation 4 (soprattutto sulla mia Slim che di suo non ha una perfetta areazione e quindi soffre molto le elaborazioni complesse, ndr) con la ventola che è costretta agli straordinari nonostante sia stata pulita a dovere. Aggiunto a tutto questo c’è stato almeno un crash in ogni run fatta a rovinare un po’ l’esperienza di gioco. Tutto questo dà la percezione di avere tra le mani un prodotto che potrebbe dare molto di più, ma che non ci riesce completamente.
La creazione delle mappe poi comporta lunghi e frequenti caricamenti che contrastano un po’ con la brevità delle tappe che si esauriscono quasi sempre in pochissimi minuti. Graficamente poi ci sono alcune texture che avrebbero potuto essere più dettagliate e alcuni effetti di luce e particellari, come il fango e i raggi del sole al tramonto, che avrebbero potuto essere più enfatizzati e che invece risultano solo accennati. Un aspetto che a livello visivo invece è stato particolarmente riuscito sono le tappe in prima persona nelle quali ci si sente davvero sul sellino della bici e si percepisce maggiormente la velocità oltre a dare un’ guizzo di adrenalina maggiore durante i trick nei quali si deve davvero essere perfetti e ricordare le tempistiche di salti e rotazioni per evitare di finire rovinosamente a terra.
Descenders è un’esperienza di gioco diversa dai canonici racing game. Si è da soli contro se stessi e contro le asperità della natura. Una natura che si compone sempre diversa ogni volta che ci si cimenta in una nuova sessione. Una scelta che fa emergere il gioco di RageSquid dalla massa dei giochi di corse e che grazie al suo giusto mix tra simulazione e arcade lo rende difficile il giusto senza quasi mai eccedere in difficoltà insormontabili. Le idee interessanti date dalla proceduralità e dalle componenti rogue-like tuttavia si vanno a scontrare anche con i loro difetti naturali e consequenziali. La mancanza di caratterizzazione e di anima del mondo di gioco e l’assenza di stimoli esterni dettati da altri corridori o dal pubblico ci fa sentire soli in un mondo un po’ troppo artificiale di cui non si riesce a godere in maniera completa. Essere in sfida con se stessi è un qualcosa che non tutti possono apprezzare. Per chi ama questo tipo di sfide, Descenders è un gioco amabile e appagante.