Project Cars 3 Recensione: la svolta arcade di Slightly Mad Studios

Quello di Project Cars 3 non era un trailer di annuncio qualsiasi ma, ora lo sappiamo, un vero e proprio manifesto. Una dichiarazione di intenti firmata da chi, evidentemente, voleva mettere in chiaro che tipo di gioco dovevamo aspettarci. Ovvero, non più una simulazione che puntava con decisione al realismo, quanto, piuttosto, un racing arcade non per forza semplicistico, ma, appunto, decisamente accessibile. Inutile, a questo punto, soffermarci sulle recenti dichiarazioni degli sviluppatori, pronti a giurare fedeltà rispetto ad un modello di guida amato dalla community, perché la nuova opera di Slightly Mad Studios con i precedenti capitoli ha ben poco a che fare. Questo in permessa, tanto per chiarire subito come stanno le cose. Poi, nel dettaglio, andiamo a sviluppare la critica di un titolo che, giusto sottolinearlo, per diversi aspetti ci è anche piaciuto molto, lasciandoci allo stesso tempo un po’ attoniti. Muti al cospetto di qualcosa che no, proprio non ci aspettavamo. Almeno, non in questi termini.

Project Cars 3: Progetto Arcade

Project Cars, lo sanno bene gli appassionati, è l’acronimo di Project Community Assisted Racing Simulator. Ci troviamo quindi davanti ad una serie di racing creata appositamente per raccogliere e sfruttare suggerimenti, consigli e veri e propri diktat forniti da una community vasta e variegata. In cabina di regia c’erano sempre i ragazzi di Slightly Mad Studios, ovvero gli sviluppatori dietro al “vecchio” Need for Speed: Shift. Ora, tra corsi e ricorsi storici, è necessario puntualizzare alcuni fatti. Il primo, riguarda il titolo originale. Project Cars, pubblicato prima su PC nel 2015 e successivamente arrivato su console, era un titolo decisamente ruvido, per nulla incline ad un approccio leggero e, anzi, pensato per gli amanti della simulazione pura. Non è un caso che il gioco fosse approcciabile solo con un buon volante, risultando indigesto a chiunque tentasse di avvicinarsi con un semplice pad. Il seguito, forte anche di uno sviluppo parallelo tra PC, PS4 e Xbox One, aveva risolto, in parte, questa criticità. Si trattava sempre di un racing fortemente simulativo, con una “fisica” complessa e non semplice da metabolizzare, ma l’approccio era comunque più accomodante. Persino per gli amanti del tradizionale controller. Questo, accadeva nell’autunno del 2017, quando Project Cars 2 fu premiato dal sottoscritto con parole al miele e un voto che non lasciava spazio all’immaginazione. A distanza di tre anni, ci ritroviamo di fronte ad una rivoluzione, per altro annusata da chiunque avesse analizzato per bene il trailer pubblicato da Bandai Namco ai primi di giugno. Tornanti, derapate, inseguimenti. Gli sviluppatori inglesi, con quel filmato, avevano messo nero su bianco una rivoluzione tutt’altro che annunciata che pone il terzo capitolo della serie in un campionato completamente diverso.

Tanto per capirci, abbandonate le velleità simulative proprie della saga, Project Cars 3 è una sorta di simcade che, però, vira decisamente sulla componente arcade. Siamo, insomma, più dalle parti di Grid o del già citato Shift, piuttosto che sui lidi ibridi e accoglienti di un Gran Turismo. La sensazione di trovarsi di fronte ad un gioco più accessibile, in tutti i sensi, arriva già dai menu iniziali prima ancora che dalla pista. Modellato, via semplice editor , il proprio avatar, con tanto di nome, nazionalità  e colori di casco e tuta, il single player si presenta con una struttura sin da subito chiara e leggibile. Si sceglie un’auto, la nostra prima auto, e si comincia a gareggiare nella Classe E. Qui, si viene messi al cospetto di un corposo numero di eventi, solitamente suddivisi in 4 gare singole dove, prima ancora che inseguire la vittoria, è richiesto il raggiungimento di determinati obiettivi. Questi obiettivi, una volta sommati, vanno poi a sbloccare un main event. E così via, fino al completamento della sezione o dello “sblocco” di un’altra categoria di auto, dalle stradali sino alle GT, con campionati divisi per varie classi. Il numero di eventi è soverchiante perché ai campionati e alle gare classiche dove si gareggia con un’auto del proprio garage, vi sono anche gli eventi ad invito e le sfide, con altre regole e altre caratteristiche. La varietà è assicurata anche da un numero di location soddisfacente. Superando alcuni limiti della serie, in Project Cars 3 la parte del leone la fanno i tracciati originali, disseminati in giro per il mondo tra città, campagne, riviere. Luoghi particolarmente iconici e persino suggestivi, per altro impreziositi da un eccellente design delle “piste”, uno degli elementi più riusciti dell’intera produzione.

Project Cars 3: I numeri del Progetto

Una produzione comunque mastodontica per numeri. Al lancio, Project Cars 3 vanta oltre 200 vetture e 140 tracciati disseminati lungo il mondo. Grande cura, per altro, è stata riposta nella personalizzazione delle auto. Tanto da un punto di vista estetico, con la possibilità di intervenire su colori e livree attraverso un comodo editor accessibile dal garage, quanto e soprattutto nella fase di tuning vero e proprio. Anche qui, il richiamo è proprio a Shift o, se si preferisce, ai primi episodi di Gran Turismo. Le possibilità di potenziamento delle vetture è particolarmente vasta. Dalle gomme ai cerchi, dalla meccanica al telaio, dal motore fino alle prese d’aria, passando per l’iniezione del carburante. Ogni auto, insomma, può essere letteralmente “trasformata” senza, però, che vi siano particolari sbilanciamenti nelle gare. Il sistema di classi, infatti, viene preso in considerazione laddove, di fronte ad una specifica modifica o potenziamento, la vettura vada a superare un determinato valore numerico. Questo vuol dire che un’auto, qualsiasi auto, pur nata per gareggiare in una determinata classe possa poi sforare determinati requisiti, raggiungendo le caratteristiche proprie di altre categorie, di altri campionati. E ancora, sono presenti veri e propri “kit da gara”, capaci di trasformare una “stradale” in auto da GT.

Il gioco in singolo, tanto per essere chiari, funziona. La campagna è stata strutturata in maniera piuttosto classica, è vero. Eppure, ha una personalità piuttosto marcata. Tanto vi basti, almeno in questa sede. Almeno per il momento. L’apertura dei server posticipata al giorno di lancio non ha permesso, al netto di brevi finestre programmate dagli sviluppatori, di comprendere nel dettaglio cosa aspettarci dal multiplayer online e dalle “sfide”. Un aspetto, quello legato alla componente online, che, giocoforza, saremo costretti ad affrontare solo in un secondo momento.

Le novità fin qui descritte, ad ogni modo, non potrebbero giustificare da sole l’utilizzo, in attacco, della parola rivoluzione. Di quella “sorpresa” reale, tangibile, avvertita durante la guida. Di quell’anima arcade già citato, ma non ancora esplicata in contesti e momenti. Project Cars 3, tanto per capirci, è un gioco incredibilmente accessibile, che permette a priori di scegliere un livello di difficoltà capace, in automatico, di plasmare diversi aspetti del gameplay. Eppure, nonostante le modifiche ad intelligenza artificiale degli avversari piuttosto che all’incidenza degli aiuti elettronici, la sensazione sarà sempre e comunque di trovarsi di fronte ad un racing tutt’altro che realistico, più vicino ad una esperienza da “sala giochi” che a quella di un vero sim. Non è un male, sia chiaro. Il lavoro svolto in questi anni sulla fisica non è stato buttato via: piuttosto, è stato utilizzato in maniera diversa, disegnando un feeling di guida originale e carismatico. In Project Cars 3, chi lo avrebbe mai dato, la derapata ha un’incidenza imponente. Eppure, valga a mo’ di esempio, la particolare tecnica dovrà essere metabolizzata con intelligenza, garantendo comunque una generale pulizia di guida. Sembra un paradosso, e forse lo è, ma guidare aggressivi, in questo terzo capitolo, poterebbe non bastare. In Project Cars 3, non ci avrei scommesso una moneta, non vi è alcuna usura delle gomme e, quindi, nessuna strategia legata alle soste. E questo, a prescindere dalla lunghezza di una gara, dalla sua durata. In Project Cars 3 si guida in maniera molto “muscolare”, con sportellate a destra e a sinistra e con danni che, per quanto presenti, hanno un incidenza evidentemente minore rispetto al passato. Infine, in Project Cars 3 guidare è divertente. Non solo con un buon volante, ma anche con il più classico e normale dei controller analogici in dote ad una qualsiasi console. Ed è forse questo l’elemento più sorprendente per chi, conoscendo la serie, i suoi pregi e i suoi difetti, mai si sarebbe sognato di incoronare il feeling offerto con il pad dal racing di Namco Bandai come uno dei più soddisfacenti di questa generazione.

Progetto poco fluido

E arriviamo, così, alle note dolenti. Se le modifiche alla guida pensate e realizzate dagli sviluppatori appaiono coraggiose e, comunque, soggette al gusto personale, Project Cars 3 presenta dei difetti oggettivi, in gran parte legati al comparto tecnico. In questa recensione, dobbiamo comunque limitarci a parlare della versione testate in questo weekend, dove la ventola della fidata PS4 PRO collegata ad un Oled LG è stata messa a dura prova da lunghe sessioni di gioco. Se l’obiettivo, dichiarato, di Slightly Mad Studios è sempre stato quello di garantire i 60FPS costanti è chiaro che qualcosa sia andato storto. Per carità, è possibile, oltre che auspicabile, che i problemi di frame rate in cui siamo inciampati su alcuni circuiti possano essere risolti in tempo per il Day One o, più probabile, nelle settimane successive. Resta però evidente che, anche prediligendo il frame rate piuttosto che la risoluzione, la nuova incarnazione del Madness Engine faccia grande fatica. D’altro canto, non si tratta solo di fotogrammi, quanto di una lunga serie di problemi tecnici che sembrano affliggere il titolo. Glitch, aliasing, sfarfallii e sincronia. Alcuni, come promesso, saranno risolti già al momento della pubblicazione. Per altri, immaginiamo che ci vorrà molto più tempo e lavoro aggiuntivo, per un processo di ottimizzazione che, su console, non era probabilmente giunto a termine. Non sfugga che anche il livello di dettaglio di tracciati e auto è piuttosto altalenante. Così come il sistema di illuminazione che, semplicemente, sembra ancora piuttosto acerbo, nonostante alcune interessanti prove di forza ammirate nella gestione degli effetti atmosferici, specie quelli legati alla pioggia e al vento. Un vero peccato visto che, immaginiamo, si tratta di carenze che potrebbero minare l’esperienza ad un’utenza particolarmente esigente, coccolata dalle meraviglie grafiche sfoggiate dall’agguerrita concorrenza. Allo stesso tempo, anche l’intelligenza artificiale sembrerebbe necessitare di qualche ritocco, con piloti avversari forse troppo inclini allo “scontro” in alcune situazioni. Senza parlare di un fastidioso effetto elastico che, alle volte, risulta francamente inspiegabile visti i tempi su giro.

Project Cars 3 è una produzione coraggiosa, dall’inizio alla fine. Slightly Mad Studios, rinnegando i natali della serie ma non le sue origini, ha optato per un deciso cambio di rotta trasformando una simulazione in un sim-cade accessibile, eppure non banale. Persistono, in questo racing, alcune contraddizioni, alcune imprecisioni, alcune scelte di sviluppo che, pur ampliando in concetto l’utenza, potrebbero indispettire una larga fetta della community che, in questi anni, ha dimostrato di sapere e di volere supportare il progetto. Eppure, nonostante i difetti e un comparto tecnico che dovrà essere rivisto, non possiamo negare che Project Cars 3 abbia una sua personalità. Ovvero, che sia un gioco divertente, dinamico, artisticamente interessante. Non più una simulazione, ma un bel titolo arcade con una carriera in singolo varia e poderosa. Project Cars 3 è una rivoluzione interna che ci ha stupito. In tutti i sensi. 

Michele Iurlaro è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo