Tenet Recensione: il centro del quadrato del Sator

Tenet

Che cos’è il tempo? Secondo la scienza è una dimensione ipotetica che serve per misurare e concepire il trascorrere degli eventi. Ma cosa accadrebbe se si potesse riavvolgere? E, domanda ancora più complessa: cosa accadrebbe se riavvolgendolo si potesse anche mettere mano alla linea temporale? Ci sono molti studi a riguardo e nessun dato può garantirci che qualcosa del genere sia possibile. Ma il cinema ci ha sempre insegnato che si può sognare e che, se un uomo può entrare nella mente di un altro quando sogna, si può immaginare di tutto. Christopher Nolan torna con un nuovo film. Dopo tre anni di silenzio, dove abbiamo potuto vivere in prima persona la battaglia di Dunkerque nel 1940, il cineasta riemerge dalle gelide acque francesi per cambiare completamente rotta e trascinarci in una guerra che “ancora non è accaduta”. Tenet, che ricordiamo uscirà domani 26 agosto, è uno sci-fi action che saprà coinvolgere i veri appassionati, sia della cinematografia del regista che del protagonista principale: il tempo. Noi di GamesVillage abbiamo avuto la possibilità di vedere Tenet in anteprima e siamo qui per dirvi la nostra a riguardo. Ci avrà convinto?

Tenet

Inizio e fine

Partiamo dal principio, che a fine recensione, dopo aver letto alcune cose, potrebbe persino sembrarvi la conclusione. Il nostro Protagonista, interpretato da un risoluto John David Washington, si trova in mezzo a qualcosa di molto pericoloso, ma che può essere fermato e corretto solo da lui stesso. In Tenet, infatti, non si parla mai di come le cose debbano essere cambiate, ma di come queste debbano essere fatte accadere come dovrebbero. C’è quindi chi le fa accadere, e chi invece combatte per fermare chi vorrebbe impedirle. Una compagnia fantasma che lavora dietro qualsiasi cosa per garantire un equilibrio così precario da essere in mano a qualcuno che nemmeno sa di possedere tale potere. Con un incipit del genere, che non lascia nulla al caso, ma che non spiega alcun avvenimento, ci troviamo catapultati nel bel mezzo di una terza guerra mondiale, che sta per accadere ma che può essere fermata tramite il tempo. In questo film infatti, c’è un modo per tornare indietro, ma non come eravamo stati abituati. Si può riavvolgere e toccare ma non manovrare. L’istinto permette di poterlo padroneggiare e sfruttare a proprio vantaggio, giocando quindi con le leggi della fisica.

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Il vero protagonista

Ad aiutare John David Washington c’è un cast ricco e adatto al ruolo assegnato. Robert Pattinson abbraccia un personaggio chiave per comprendere appieno il film, e che sarà indispensabile per il Protagonista per andare avanti. Anche Elizabeth Debicki si fa apprezzare, soprattutto nella seconda metà, dove è chiamata a cambiare approccio o soccombere al classico stereotipo della donzella in pericolo. Ma il vero asso nella manica che Tenet possiede è sicuramente il suo stesso antagonista, più carismatico e interessante del Protagonista stesso: Kenneth Branagh. Con lo sguardo attento e ferale di una tigre, il pericoloso Andrei Sator non è solo il classico criminale in cerca di fama e potere, ma il fulcro del dilemma stesso. Se da una parte abbiamo una trama che va contro questo personaggio, arricchendolo con aggettivi negativi fino raggiungere quasi il cliché, dall’altra parte non si può fare a meno che amare il suo stesso attore. Capace di terrorizzare chiunque, Branagh ruba spesso, o forse sempre, la scena ad un più sterile Washington. Tutti questi personaggi però hanno in comune un fattore che va ad incidere parecchio a livello narrativo: la loro caratterizzazione. Uno dei problemi principali in Tenet è che ci sono solo buoni o cattivi, nessuna via di mezzo. Se da una parte questo argomento non va ad intralciare la trama principale, e il suo seguito, sicuramente non giova a chi avrebbe preferito più colpi di scena, non banali, su delle loro azioni. O, meglio ancora, se nelle poche interazioni verbali avessero potuto raccontare di più della loro storia e della loro vita, invece che lanciarsi da un combattimento all’altro senza lasciare spazio alle emozioni.

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Scene da brivido

Uno degli elementi principali e fondamentali in Tenet è senza alcun dubbio la fotografia. Capace di catturare qualsiasi istante nella migliore angolazione, la camera segue ogni scena, soprattutto action, senza mai sembrare confusionaria o frustrante. Ogni transizione e “inversione” temporale viene mostrata in modo fluido e impeccabile, garantendo una spettacolarità ricercata e fuori dal comune. Sebbene ci siano alcuni problemi con le spiegazioni, soprattutto nella prima metà del film, ciò che viene mostrato permette di capire tutto alla fine, proprio come un cerchio che si chiude senza più nessun dubbio. Ma non è finita qui. Tenet gioca col tempo sia tramite il comparto grafico e visivo, che con quello auditivo. Se poi si ha la possibilità di guardarlo in una sala IMAX tutto viene massimizzato, raggiungendo livelli di qualità davvero alti. Fondamentali sono le tracce sonore che accompagnano le scenografie più incalzanti e cruente, generando uno spettacolo audiovisivo gratificante. Persino quando il tempo viene invertito e tutto si riavvolge come in un nastro, i suoni e le musiche seguono perfettamente ogni scena, pompando adrenalina ad ogni cambio di inquadratura. Nonostante questo, però, c’è una presenza minore di soundtrack epiche, rispetto ad altre opere di Nolan come Interstellar o Inception che permettevano di identificare l’intera pellicola tramite poche e semplici note.

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Quadrato del Sator

Passando ora a parlare dei riferimenti dietro il film e delle sue citazioni, Tenet è il centro del quadrato del Sator, famoso in ambito archeologico per essere composto da parole latine che se lette in qualsiasi direzione non cambiano il loro significato. Ci sono stati vari ritrovamenti di queste tavolette, tra cui uno persino a Pompei, che viene citata nella pellicola come una delle molteplici location in cui sono state fatte le riprese. La loro giustapposizione, ovvero il loro affiancamento, nell’ordine preciso (SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS) dà vita a un palindromo. Vale a dire che comunque queste vengano lette il loro significato resta lo stesso. Anche se nel film si fa un riferimento a questo quadrato, conoscere le sue origini o meno non cambia assolutamente la contemplazione della trama. Infatti, anche per chi non conoscesse questo reperto, Tenet resta altamente godibile, mentre chi ne è a conoscenza non viene aiutato a capire la storia. Questo perché, sfortunatamente, è la pellicola stessa ad avere un problema di fondo.

Trattando un tema così complesso come il tempo, è capitato anche in altri casi che si potesse incappare in buchi di trama, generando parecchia confusione. Anche se in Tenet i buchi di trama non ci sono, c’è sempre la sensazione che le spiegazioni date non siano abbastanza e che, ciò che non viene spiegato, sia in realtà frutto del caso. Questa supposizione non resta del tutto errata nemmeno alla fine dove, persino uno dei personaggi afferma che c’è qualcosa che deve ancora accadere e che è già accaduto. Ciò, quindi, lascia l’amaro in bocca a chi una spiegazione la voleva davvero. Forse questo è un modo per dare spazio ad un possibile seguito, un Tenet 2, che, proprio come accade già in questo film, avrebbe parecchie cose da raccontare e “riavvolgere”. Ma, probabilmente, questo titolo non è stato pensato per avere un successore. E, almeno per ora, le spiegazioni complessive sul tempo e sulla sua “lavorazione” non sono state abbastanza convincenti per farci davvero apprezzare il finale, che senza troppi giri di parole sembra “lavarsi le mani” di tutte le premesse iniziali.

In conclusione, possiamo affermare che Tenet è un film da vedere assolutamente al cinema, soprattutto se muniti di uno schermo IMAX per una maggiore gratificazione. Sebbene sia un titolo che può creare parecchia confusione, possiede un quadro registico e fotografico che non è possibile mettere da parte e anzi, trascina a forza l’interna pellicola, persino quando la trama inizia a perdersi.

Nata con in casa una PS1 ed una stanza con pareti ricche di personaggi disegnati dal padre, si innamora ben presto dei videogiochi e dei manga. Dal primo titolo giocato, Paperino: Operazione Papero, fino ad arrivare a Death Stranding, vive ogni avventura come se fosse la propria, amando e studiando ogni personaggio che le si pari davanti. Le due opere che le sono più rimaste più nel cuore sono: Bioshock Infinite e The Last of Us. Appassionata di grafica, fumetti e storytelling, nel tempo libero scrive, disegna, gioca e soprattutto immagina. Incurabile sognatrice dal 1999.