Ogni segreto ha un prezzo. Lo sanno bene Chiara e Ludovica, le due protagoniste della serie Baby, giunta ora alla terza ed ultima stagione. Disponibile sulla piattaforma Netflix a partire dal 16 settembre, il titolo porta a conclusione quanto fino ad ora narrato, e lo fa dimostrando un elemento non indifferente. Se nel corso delle tre stagioni le due protagoniste hanno intrapreso un naturale processo di crescita, così sembra aver fatto anche la serie. Al momento di dover narrare le conseguenze degli eventi fin qui accaduti, questa ricerca la maturità giusta per farlo. Con la terza stagione di Baby, dunque, ci si ritrova ad entrare infine nel fatidico mondo degli adulti.
Nei nuovi episodi, tutti sembrano essere a conoscenza dell’attività notturna di Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani). I segreti che ora vengono allo scoperto costringono le due ragazze a fare i conti con i loro coetanei e con le loro famiglie. Lo stesso legame che le ha fin qui unite sembra ora tremare sotto i colpi delle pesanti accuse. Per loro è giunto il momento di scegliere chi vogliono essere, mentre si trovano a dover gestire anche la complessa situazione con la giustizia. Per loro, incastrare Fiore, il vero promotore della prostituzione, potrebbe essere l’unico modo per uscirne libere. Ora che i 18 anni si avvicinano per entrambe, fare i conti con se stesse è inevitabile, ed entrare nel mondo degli adulti potrebbe rivelarsi più doloroso del previsto.
La difficile vita degli adolescenti
Ciò che è sempre stato rimproverato a Baby e a i suoi autori, è quello di aver voluto raccontare la vita, certamente complessa, di un gruppo di adolescenti, in modo però eccessivamente artificioso e carico di drammaticità. Se si pensa ad una serie da questo punto di vista simile, ma ben più riuscita, come SKAM Italia, si rende evidente come ci si trovi su due mondi completamente diversi. Se quest’ultima ha un sapore più naturale nello svolgersi delle situazioni, Baby al contrario sembra volutamente ricercare una complessità che però finisce con il diventare soffocante. Quest’ultima stagione, per quanto dimostri dei decisi miglioramenti, non riesce ancora a distaccarsi da tutto ciò. Ne risulta una narrazione appesantita, talvolta dispersiva, che fatica a dar vita a qualcosa di veramente compiuto.
C’è di buono, come poc’anzi accennato, che il tono della serie sembra essere maturato insieme alle sue protagoniste. Nonostante rimangano i problemi appena citati, si ritrova anche uno scarto che permette a questa terza stagione di portare alla luce una serie di interessanti riflessioni. Sappiamo ormai che Baby non è mai stata, contrariamente a quanto inizialmente si pensava, una serie incentrata sulle baby squillo. Il focus, partendo dal reale fatto di cronaca, è invece sulle vite allo sbando di una generazione trascurata, dove gli adulti hanno fallito nel loro ruolo di mentori e i valori che hanno vinto sono in realtà veri e propri vizi. Il collettivo GRAMS dimostra dunque sin da subito di voler arrivare ad una conclusione che non ha paura di fare una serie di affermazioni, di puntare il dito e dare la propria sentenza.
Scelte sicuramente forti, ma che premiano un prodotto fin qui dimostratosi altalenante nelle scelte compiute. Si arriva così a provare empatia per le due protagoniste, che sono sì cresciute, ma a che prezzo? Le tensioni crescono per poi trovare una propria conclusione in cui ognuno raggiunge il termine del proprio arco. Oltre alle due giovani, infatti, vi è comunque un mondo di personaggi pronti ad arrivare a conclusioni altrettanto incerte, divisi tra chi sono e che dovrebbero essere. Nonostante i suoi difetti, dunque, la serie dimostra di poter offrire un punto di vista lucido e non necessariamente consolatorio sui propri protagonisti.
La resa dei conti per le due baby
Tutto volge al termine, dunque, ed ogni nodo viene infine al pettine. Se le figure adulte tendono progressivamente a scomparire, ad annullarsi nella loro inutilità, i giovani del caso si trovano ad imparare sulla loro pelle le conseguenze delle proprie azioni. Che il finale sia prossimo lo si avverte già dal primo episodio, dal sapore particolarmente crepuscolare. Anche questi 6 conclusivi episodi si svolgono dunque come una lenta discesa verso il fondo della storia, che trova qui con uno sbrigativo processo una sua apparente conclusione. Una volta che la vicenda delle due giovani giunge al termine, cosa rimane della serie?
Rimangono certamente una serie di errori che hanno impedito al titolo di compiere un salto di qualità. Rimangono dialoghi e situazioni artificiose, come anche una dispersione di forze in sottotrame probabilmente non così necessarie. Rimane però la popolarità indiscussa, come anche la consapevolezza che molte delle iniziali premesse si sono poi col tempo rivelate sbagliate. Gli autori si concentrano sempre di più sui loro personaggi, ricercandone motivi, fragilità e punti di forza. Nel loro voler rappresentare una realtà tanto complessa, sembrano non voler mancare di ricercare anche una luce in fondo al tunnel, una speranza di quiete in vite tanto tormentate.