Mafia Definitive Edition Recensione: ritorno al futuro

mafia: definitive edition

Sono passati diciotto anni dall’originale pubblicazione di Mafia, arrivato sulle nostre console di attuale generazione sotto le super seducenti spoglie di Definitive Edition nel corso della scorsa settimana, facendoci subito fare un balzo nel passato estremamente complesso.

D’altronde, diciotto anni son tanti. ƈ un lasso di tempo imponente, una ā€œvitaā€, il cui passaggio genera, inevitabilmente, più di una presa di coscienza: il tempo ĆØ un avversario temibile, anche e soprattutto se porti dietro un nome e un’ereditĆ  pesanti. La serie Mafia, del resto, ha rappresentato un punto d’arrivo per molti prodotti del genere nei suoi anni d’oro, con i primi due capitoli divenuti una vera e propria icona di un settore in continuo divenire. Il tempo, però, lo dicevamo giĆ , ĆØ uno scoglio imponente, titanico, e giocando a Mafia Definitive Edition ce ne siamo resi conto una volta di più.

La nostra mente ha infatti viaggiato nel viale dei ricordi, essendo il sottoscritto tra i fortunati ad aver preso parte all’avventura originale ormai quasi venti anni fa, rendendosi conto, ora dopo ora, di quanto sia stata incredibilmente curata questa manovra di restauro, limitata soltanto dalle catene del rispetto, un termine che mai come in questa produzione ha assunto un’importanza capitale sin da subito.

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Il risultato finale? Vogliamo spoilerarvelo subito: ĆØ molto buono, per certi versi splendido, ma per onorare in toto il lavoro svolto con l’originale versione e con i suoi stilemi ludici non riesce a sforare la soglia che separa un ottimo gioco da un capolavoro.

Mafia Definitive Edition: gangster, amore e jazz

Chiunque abbia bene in mente la storia dietro al primo – mastodontico – capitolo della serie Mafia si ritroverĆ , dopo aver avviato la partita, spiazzato e a casa allo stesso tempo.

I ragazzi di Hangar 13 (gli stessi di Mafia III) hanno saputo riproporre lo stesso comparto narrativo di diciotto anni fa, impreziosendolo però con quegli elementi tipici di una concezione più moderna e attuale nel raccontare una (splendida) storia. Ne consegue un racconto ancor più intrigante, più emozionante, più consapevole di sĆ©, in cui viene splendidamente ricreata la più ā€œclassicaā€ storia di gangster, piazzata con delicatezza e decisione all’interno di un periodo storico delicato come quello del Proibizionismo sullo sfondo dell’America delle opportunitĆ . Ed ĆØ proprio da qui che parte la storia: da un’opportunitĆ , capitata per sbaglio e che spalanca le porte al protagonista e al giocatore verso un racconto incredibilmente crudo e maturo, che rispecchia appieno gli stilemi tipici dei gangster movie più apprezzati e famosi della storia del cinema.

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Thomas ā€œTommyā€ Angelo ĆØ un tassista senza troppi orizzonti per il suo futuro. Non ĆØ ambizioso (o almeno cosƬ pare) e non sembra avere la voglia e la volontĆ  di puntare più in alto. Questo, almeno, finchĆ© una notte non si imbatte in Sam e Paulie e nella loro caccia all’uomo. Gli uomini di Don Salieri, lo storico boss del primissimo Mafia, sono infatti alle prese con un inseguimento che assumerĆ  ben presto dei connotati molto importanti, e che finisce per coinvolgere anche alcuni membri della famiglia Morello, l’acerrima e inamovibile nemica della famiglia Salieri. Quello che sembra essere un incubo ad occhi aperti si trasforma per Tommy in un vero e proprio sogno.

Avvicinatosi alla malavita organizzata e scoperti i lussi e i vantaggi che essa può portare, specialmente in anni difficili come quelli, l’ormai ex tassista si lascia trasportare e sedurre in toto dal fascino del potere, finendo col diventare, lentamente, uno dei membri più fidati e influenti del Don. La storia viene qui narrata, cosƬ come nella versione ā€œoriginaleā€, attraverso dei flashback legati al racconto dello stesso Tommy, che rivive gli anni d’oro della famiglia e della sua carriera in compagnia del detective Norman, divenuto per l’ex membro della famiglia l’unica speranza di salvezza per lui e per la sua famiglia.

Qualcosa ĆØ evidentemente andato storto, la magia ĆØ finita e grazie al grande lavoro svolto proprio in cabina di regia con questo remake il tutto ĆØ ancor più chiaro, più duro e più spietato. Hangar 13 non ha toccato le corde della narrazione, ma si ĆØ ā€œlimitataā€ – tra l’altro con ottimi risultati – a dare connotati ancor più cinematografici e maturi a tutto il racconto. Il team di sviluppo ha rifatto completamente le scene d’intermezzo, aggiungendo linee di dialogo aggiuntive utili non soltanto a dare ancor più giustizia al poderoso comparto narrativo del titolo, ma anche necessarie per valorizzare ancor di più l’importanza di un cast decisamente di primissimo livello.

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E, inutile dirvelo, il risultato finale ĆØ assolutamente encomiabile e centra perfettamente l’obiettivo posto dagli sviluppatori nel restituire al pubblico moderno un’opera importante ora più viva e ā€œpulitaā€ che in passato, che sfocia in un finale decisamente strappalacrime e incredibilmente emozionante.

Mafia Definitive Edition: sprazzi di gameplay d’altri tempi

Oltre al grande lavoro svolto in fase di ricostruzione delle cutscene e in generale nel dare un taglio decisamente più moderno e se vogliamo più autoriale dal punto di vista narrativo e tematico, Hangar 13 si ĆØ – ovviamente – concentrata parecchio su un altro di quegli elementi che hanno reso il titolo targato 2K una vera e propria icona del suo genere: il gameplay. Per quanto limitato dall’hardware e dalle ā€œdottrineā€ dell’epoca, l’originale Mafia risultava molto divertente da giocare e da vivere, per quanto non avesse una struttura veramente vasta come potrebbe sembrare ma più lineare e precisa nel suo incedere.

In questa Definitive Edition, rispetto al lavoro svolto appunto sulla narrazione, gli sviluppatori si sono presi maggior libertĆ , necessarie per rendere il gioco più godibile e soprattutto fruibile senza problemi e limitazioni di sorta in un contesto ludico come quello attuale. A subire i maggiori scossoni ĆØ senza dubbio il fronte legato ai combattimenti e agli scontri, il vero cuore della produzione. Mafia Definitive Edition, cosƬ come l’originale, si inerpica attraverso venti capitoli dalla difficoltĆ  sempre maggiore, in cui nella maggior parte delle volte si vince ā€œsemplicementeā€ uccidendo tutti i nemici sul proprio cammino.

Per farlo, Tommy ora potrĆ  fare affidamento su elementi shooter ben più consapevoli e precisi rispetto al passato, che ereditano il proprio stilema complessivo dal più recente terzo capitolo della saga. A cambiare profondamente ĆØ lo stesso approccio alle sparatorie, ora più sicuro e convinto nel suo sistema da TPS ā€œpuroā€, in cui a fare la voce grossa troviamo anche un sistema di coperture completamente rivisto e più che funzionale, che accompagna ottimamente uno shooter in cui la varietĆ  delle armi e il loro feedback incredibilmente convincente la fanno da padroni.

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A rompere l’apparente perfezione di cui vi stiamo scrivendo c’è però la presenza costante (forse inevitabile?) di una legnositĆ  generale impossibile da non notare che accompagna ogni singolo movimento, cosa che ci ricorda come il titolo sia comunque arrivato sul mercato con tanti anni sulle spalle. I movimenti dei corpi, in particolare, ci sono sembrati sempre legnosi e poco credibili, specialmente nei combattimenti corpo a corpo (una novitĆ  interessante), legati ad un semplice gioco di tasti (Cerchio per colpire, Triangolo per schivare). Ciò si aggrava considerando anche l’alto tasso di difficoltĆ  del titolo, tipico dei prodotti dell’epoca, che a questo giro appare ancora più evidente grazie ad un’IA decisamente aggressiva, ma non sempre sveglia. Ci ĆØ capitato più volte di vedere nemici fare il giro per poi ucciderci alle spalle o chiedere rinforzi, soltanto per fare qualche esempio, cosa che ci ha reso la vita molto difficile in più di un’occasione. Questo fattore, però, ha una doppia faccia. Alcuni momenti sono infatti vittime di uno sbilanciamento in ā€œnegativoā€ generato soprattutto da alcuni buchi proprio dell’IA a volte incomprensibili. Niente di grave, certo, ma ne abbiamo notati alcuni veramente inspiegabili.

Discorso molto simile per le sequenze in auto, decisamente numerose e spesso e volentieri molto complesse. Gli sviluppatori hanno portato su schermo uno stile di guida difficile da padroneggiare, figlio anche delle vetture dell’epoca non esattamente faciloni da manovrare, che in più di un’occasione ĆØ risultato il vero problema principale per proseguire con la storia. Va detto che ĆØ possibile saltare alcune sequenze di guida, quelle non indispensabili, e che lo stesso modello può essere regolato per venire incontro alle esigenze di tutti. Non vi nascondiamo, però, che abbiamo preferito saltare quasi tutte le sequenze in auto, ove possibile, anche per una questione di tempistiche varie.

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Sfortunatamente, però, il gameplay non è esente da bug e glitch vari che comunque non inficiano più di tanto la qualità complessiva del titolo. Alcuni passaggi sono decisamente goffi e nel complesso la legnosità generale si sente ancor di più in certi casi, ma non ci sentiamo di additare questo aspetto come un vero e proprio difetto strutturale per un titolo che, comunque, viene da almeno tre generazioni di console passate.

Lost Heaven ĆØ bella, ma vuota

Il vero punto negativo, a dirla tutta, oggi più di ieri, ĆØ legato alla struttura intrinseca della produzione stessa, piacevole e rivoluzionaria vent’anni fa ma eccessivamente spoglia e poco comprensibile al giorno d’oggi. Per quanto sia liberamente esplorabile e sia stata realizzata con una qualitĆ  audiovisiva semplicemente emozionante, Lost Heaven, teatro della storia, ĆØ un luogo meramente fine a se stesso, incapace di offrire al giocatore attivitĆ  accessorie, svaghi ed elementi di interesse che vanno al di lĆ  della storia principale.

Certo, per chi – giustamente – si fosse avvicinato al titolo principalmente per la trama, questo potrebbe non essere un vero problema, ma ĆØ impossibile non prestare attenzione a questo aspetto, complice, appunto, anche l’incredibile lavoro svolto proprio sul profilo della ricostruzione di una cittĆ  semplicemente splendida. Proprio tornando al discorso tecnico, ĆØ impossibile non apprezzare le prodezze del motore grafico applicato al primissimo capitolo della saga, che rende ogni singolo colpo d’occhio veramente memorabile. Certo, non siamo di fronte a miracoli vari, ma ad esempio l’illuminazione, specialmente nelle fasi all’aperto, in alcuni casi ci ha veramente stupito.

Su PlayStation 4 Pro Mafia Definitive Edition ĆØ una vera gioia per gli occhi, al netto dei 30 fps, grazie anche all’introduzione dello screen space reflection, un sistema, appunto, di illuminazione che promette grandi cose per il futuro, specialmente quando il Ray-Tracing arriverĆ  un po’ per tutti grazie alle console di nuova generazione.

Chiosa finale, riguardo al discorso tecnico, per il comparto sonoro. Da un lato troviamo una colonna sonora encomiabile, semplice nella sua incredibile bellezza composta da brani interamente riarrangiati ad hoc, e dall’altro un doppiaggio italiano di primissimo livello, che senza mezzi termini supera di gran lunga quello originale in lingua inglese, se non fosse per Paulie. GiĆ , proprio lui, l’amico fidato del buon Tommy. Il suo doppiaggio ĆØ forse l’unica nota stonata del pacchetto e si può notare facilmente quanto il doppiatore sia in difficoltĆ  con il ruolo attraverso una cadenza sbagliatissima dei vari accenti, tipici del dialetto siciliano, in alcuni casi veramente evidenti secondo il nostro modesto parere.

Mafia: Definitive Edition ĆØ un prodotto imperdibile, perfetto per recuperare o rivivere un’avventura matura, cruda e spietata, ma allo stesso tempo memorabile. L’opera di ammodernamento ĆØ risultata più valida del previsto e nel complesso ĆØ riuscita a svecchiare quasi in toto un titolo che vanta quasi vent’anni sulle spalle, se non fosse per una legnositĆ  generale difficile da scrollarsi di dosso e soprattutto per l’assenza di nuove attivitĆ , che avrebbero potuto dare un senso ancor più considerevole alla manovra di restyling. Nel complesso, comunque, il lavoro di Hangar 13 ĆØ più che valido, ma attenzione: se odiate guidare nei giochi potreste trovare in questo remake un avversario molto ostico!

Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.